Prendete un bel respiro e cercate di contare uno per uno tutti gli abitanti censiti dell’India, della Cina, degli Stati Uniti D’America, Dell’Indonesia, e dei prossimi dieci stati più popolosi del pianeta terra.
Una volta che avete finito immaginate nella vostra testa che ognuno di questi dia un singolo dollaro ad grande ente; una volta fatto avrete più o meno compreso la portata della multa che l’Unione Europa ha comminato a Google, uno dei più grandi colossi del Web presenti al giorno d’oggi: 4,34 Miliardi di euro ovvero cinque miliardi, cinquanta milioni e spicci dollari, al cambio attuale.
Per Google tale multa non sarà un grande problema da pagare, secondo i ricavi del 2017 l’azienda ha bisogno di circa tre settimane per generare tale quantità di denaro; è però importante vedere perché sia stata ricevuta tale multa.
Era da tempo che non si vedeva una multa così salata a un colosso dell’hi-tech ma andiamo con ordine per scoprire cos’è successo.
Quello che sembra essere il problema principale per l’unione europea è l’esecuzione di pratiche anti-concorrenziali da parte dell’azienda californiana. Dal 2011 in poi il colosso ha imposto ai produttori di apparecchiature con sistema operativo Android e a chi armeggia nel mondo della telefonia mobile restrizioni inquadrabili sotto il profilo dell’illegalità. Il tutto è stato fatto da Google per cercare di consolidare, secondo l’opinione della corte, la sua posizione dominante nel mondo della ricerca sulla rete.
Il quantitativo di denaro indicato nella multa è stata confermato dall’Unione Europea dopo le indiscrezioni di alcune agenzie internazionali. L’azienda californiana ha risposto rapidamente alla dichiarazione europea dichiarando di voler proseguire facendo appello contro la posizione della commissione.
L’ecosistema Android ha donato fin da subito più possibilità di scelta per tutti grazie alla sua apertura all’innovazione e al suo prezzo concorrenziale, entrambi fattori che hanno sfidato la concorrenza in modo deciso. Per questo motivo non siamo d’accordo con la decisione della commissione e faremo presto appello contro tale.
A far tremare ancor di più la situazione arriva la penale che prenderà forma se l’azienda deciderà di non adeguarsi agli standard richiesti: tale penale è uguale al 5% del fatturato di Alphabet, la Holding a cui Google appartiene.
Soldoni in sostanza.
La multa ufficializzata in giornata dall’Unione Europea non è l’unica che la grande azienda californiana si è vista infliggere: nel corso dell scorso anno Google Shopping e il suo servizio di comparazione prezzi era stato preso come esempio di concorrenza sleale nel mondo della tecnologia poiché portava chiari svantaggi ai competitors. Per tale evento la multa ammontava alla modica cifra di 2.4 miliardi di euro, poco meno della somma degli abitanti di Cina e India volendo continuare il parallelo iniziale.
Per non farsi mancare nulla, oltre a queste due indagini Google è al momento sotto i riflettori per un terzo caso legato agli strumenti di ricerca e di advertising (AdSense, parliamo proprio di te.).
Al momento le accuse mosse dall’antitrust di Bruxelles in seguito alle indagini accusano l’azienda di aver utilizzato Android come forzatura per imporre le ricerche tramite google sui dispositivi mobili. Questo ha avuto il fine di monopolizzare gli introiti relativi ai contenuti pubblicitari legati al mondo della navigazione sul web da smartphone.
In esame sono state portate alcune condizioni sancite da Google nei confronti dei produttori, condizioni come la necessità di installare Google Search e Google Chrome come precondizione per l’utilizzo della licenza relativa al Play Store, il marketplace attorno a cui gira l’intero ecosistema Android.
A questa condizione poi si sono aggiunte ulteriori forzature eseguite dietro compenso monetario nei confronti di grandi produttori e di grandi brand legati alle reti mobili; forzature che avevano l’obbiettivo di massimizzare il numero di prodotti con l’applicazione Google Search preinstallata sul dispositivo. In tal modo ai produttori e agli operatori era impedito in qualsiasi modo di vendere smartphones e dispositivi mobili con versioni di Android alternative, versioni del sistema operativo non approvate direttamente da Google per un motivo o l’altro.
Aver mantenuto il predominio nel mondo dei motori di ricerca ha portato Google ad avere un vero e proprio impero basato sul mondo della pubblicità Online; un impero talmente grande che, secondo Bloomberg, rappresenta un terzo del complessivo relativo alle pubblicità mobile nel mondo per valori di 40 miliardi di dollari di ricavi al di fuori degli Stati Uniti D’America.
Tali pratiche sono state ritenute dannose ai fini di una concorrenza leale e proficua per utenti e aziende, questo è stato anche sottolineato dalla commissaria Margrethe Vestager che ha poi ufficializzato l’importo e la natura della multa stessa.
Android è stato il veicolo di google per consolidare la posizione dominante tenuta dal suo motore di ricerca. Questa pratica, insieme ad altri comportamenti dell’azienda, ha negato alla concorrenza la possibilità di innovare e di competere nello spirito che dovrebbe animare il mercato. Come se non bastasse, tale linea d’azione ha negato al consumatore europeo medio il vantaggio della concorrenza stessa nel mondo dei dispositivi Mobile. Ciò è semplicemente illegale sotto le regole antitrust dell’Unione Europea e pertanto va penalizzato.
A rispondere alla questione è stato direttamente il CEO Sundar Pichai in un lungo post sul blog dell’azienda.
Android, per il suo CEO, è stato il fautore della nascita di oltre 24.000 dispositivi differenti distribuiti tra 1300 marchi produttori differenti per qualsiasi fascia di prezzo. Questi produttori diversi tra loro per nazionalità (Pichai cita infatti produttori di praticamente qualsiasi nazione europea, Italia compresa) e per finalità ma accomunati dalla possibilità di far eseguire sul loro dispositivo le stesse applicazioni.
Per il CEO le piattaforme Open Source sono perennemente a rischio frammentazione, un rischio in grado di danneggiare pesantemente gli sviluppatori, gli utenti e gli stessi produttori di telefoni. La sanzione ricevuta da Google potrebbe turbare l’equilibrio raggiunto con il modello di business finora perseguito, inviando al mondo un segnale preoccupante al mondo chiedendo a tutti di preferire un sistema proprietario rispetto a una piattaforma aperta. L’utilizzo di Google Search e del resto delle tecnologie ha sinora permesso al sistema operativo e alle tecnologie di restare low-cost da praticamente tutti i punti di vista.
This post was published on 19 Luglio 2018 2:53
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