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Speciali

Palworld: il mondo, i giocatori e anche i telegiornali forse non hanno compreso il gioco

Ho superato il punto di non ritorno. […] Il punto in cui è più conveniente proseguire che tornare indietro” diceva William Foster, il personaggio interpretato da Michael Douglas nel celebre film “Un giorno di ordinaria follia”.

Un punto di non ritorno che molto spesso si raggiunge anche su internet, quando le discussioni ormai vanno così tanto avanti che non è più possibile tornare indietro, ma conviene piuttosto aggiungere l’ennesimo commento per animare il parapiglia internettiano.

Non è ancora chiaro perché si arriva a tanto, forse perché non si vuole rimanere in silenzio e si sente l’impellente bisogno di dire la propria opinione non richiesta, forse per fare appello alla tanto acclamata libertà di parola e di stampa; sta di fatto che tutti vogliono essere presenti e cosa si fa quando magari non si conosce l’argomento nel dettaglio, ma si vuole allo stesso tempo partecipare alla discussione? Semplice: si ripete come un mantra ciò che esce dalla tastiera delle altre persone.

Tutto questo per preparavi al racconto di ciò che sta succedendo in questi giorni nella macro sezione “videogiochi” dell’internet nella quale, ormai da una settimana, si sta discutendo animatamente riguardo un nuovo titolo rilasciato sul mercato e del quale, se siete qui e avete aperto questo articolo, sicuramente avete sentito parlare.
L’elefante nella stanza è proprio Palworld ed è giunto il momento di parlarne e di capire come ha reagito l’internet (e non solo) al suo successo.

Che cos’è Palworld

Palworld è un videogioco sviluppato da un’azienda giapponese indipendente chiamata Pocket Pair, una software house fondata abbastanza di recente, nel 2015, e che ha battuto il suo primo grande colpo nel mondo videoludico soltanto nel 2020 con un titolo chiamato Craftopia.
Un videogioco che molti sicuramente conosceranno e avranno anche giocato, ma che per adesso mettiamo da parte: ci sarà da parlare anche di questo più avanti nel nostro articolo.

Passano circa due anni dal rilascio di Craftopia e Pocket Pair torna con un nuovo annuncio, un titolo nuovo di zecca il cui primo trailer viene rilasciato a settembre del 2022: si chiama Palworld e il primo video dimostrativo è così confusionario che i fan non riescono nemmeno a capire che cosa sia.
Costruzione, esplorazione, creature animalesche e magiche e… fucili, pistole, lanciarazzi e armamentari di ogni genere e dimensione.

Nelle prime settimane si sente già qualcuno parlare di “Pokémon con le armi“, un’etichetta che viene attaccata al dorso di Palworld e dal quale non si staccherà mai più da quel momento in poi.
Un sottotitolo nato quasi per scherzo, ma che nessuno pensava potesse essere una lama pendente sulla nuca del videogioco e che potesse far arrivare le discussioni sul titolo di Pocket Pair a quel punto di non ritorno che abbiamo citato in introduzione.

Passano ancora due anni di notizie, aggiornamenti, immagini e trailer prima che il titolo venga finalmente reso disponibile a tutti i videogiocatori, o meglio, a coloro che hanno un’iscrizione a Steam o un Xbox Series X|S dato che sono le uniche due piattaforme sulle quali il titolo è stato rilasciato, almeno per il momento.
Pocket Pair ci tiene a specificare che si tratta di un titolo in accesso anticipato e che potrebbero esserci diversi problemi da limare, ma chiaramente questo non frena affatto le discussioni, anzi, le alimenta fortemente.

Due anni di attesa, il celebre Pokémon con le armi è finalmente disponibile e si può giocare, ma succede davvero l’impensabile: il titolo nel giro di due giorni raggiunge numeri stratosferici da una parte, ma dall’altra il mondo dell’internet aizza i forconi e grida allo scandalo, una situazione a dir poco kafkiana nella quale Palworld vende 7 milioni di copie in una settimana facendo registrare quasi 2 milioni di utenti attivi contemporaneamente, ma dall’altra internet si trasforma in un’enorme aula di tribunale nella quale proprio il titolo di Pocket Pair è l’imputato.

Cosa sta succedendo? Palworld è contemporaneamente il gioco più amato e odiato nel momento, una situazione che nemmeno un carme di Catullo potrebbe interpretare, ma che sostanzialmente è la spiegazione di ciò che dicevamo in apertura: il punto di non ritorno, ormai le persone non possono fare a meno di giocarlo e discuterne o, come spesso accade, non giocarlo e discuterne comunque soltanto per partecipare all’accesa diatriba.

Al di là di concezioni psicologiche e abitudini internettiane, ma di cosa stiamo parlando esattamente? Perché Palworld è un titolo così discusso? Bisogna fare qualche passo indietro per capirlo e spiegare con esattezza in cosa consiste davvero il gioco e quali sono le basi che hanno generato l’infinita discussione sul web andando ad analizzare in maniera oggettiva le due parti in causa.

Il mondo scopre la verità su Palworld (o non la vuole scoprire)

Il titolo viene rilasciato ufficialmente e iniziano chiaramente a girare i primi screenshot su internet, le prime recensioni, i primi commenti su diverse meccaniche di gioco e proprio in quel momento che inizia a nascere e crescere un pensiero all’interno della community di videogiocatori: “Palworld ha copiato spudoratamente Pokémon, si tratta di un plagio e Nintendo dovrebbe prendere seri provvedimenti contro Pocket Pair”.

A quel punto vengono chiamati in causa proprio i fan di Pokémon che entrano a gamba tesa nella discussione, dividendosi in due diverse filosofie di pensiero: c’è chi è contento di Palworld perché la sua uscita potrebbe spronare Game Freak a fare di meglio e chi invece urla al plagio perché i design dei Pal, ovvero delle creature che abitano il mondo di Palworld, sono fin troppo simili ai Pokémon accusando anche Pocket Pair di aver utilizzato l’intelligenza artificiale per crearli.

Ai posteri l’ardua sentenza, scriveva Manzoni in un suo celebre componimento poetico; ciò che possiamo fare noi da appassionati di videogiochi e critica videoludica è avviare il gioco, provarlo per diverse ore e capire se ciò di cui si sta discutendo su internet è frutto di cognizione di causa oppure di quella malsana discussione internettiana che, arrivata al celebre punto di non ritorno, non può più tornare indietro, ma solo andare avanti.

Avviando Palworld ciò che ci troviamo di fronte è un titolo open world che, seguendo i primi passi del tutorial, ti chiede di creare un banco da lavoro, creare degli strumenti per estrarre le risorse come legno e pietra e porre le fondamenta, sia letterali che figurative, per la creazione di una base nella quale ospitare i propri Pal.
Un incipit totalmente diverso da quello di Pokémon, ma anche totalmente diverso da qualsiasi altro gioco di ruolo nel quale è presente una componente di collezione e addestramento di creature.

Palworld è dunque un titolo con meccaniche originali e all’avanguardia mai viste prima nel mondo dei videogiochi? Chiaramente no, il titolo di Pocket Pair, per ammissione anche degli stessi sviluppatori, è un videogioco fortemente derivativo che unisce in un’unica soluzione chimica diversi solventi: alla base formata dal più classico dei survival si aggiungono altre componenti come quella del monster collector, ovvero quel sottogenere di JRPG lanciato proprio da Pokémon.

Questo non vuol dire che qualsiasi altro monster collector nato dopo Pokémon dovrebbe essere silurato dai legali di Nintendo, altrimenti lo stesso dovrebbe succedere con i metroidvania che non sono né Metroid e né Castlevania.
Quindi perché la discussione si è accesa così tanto sul web? Solo perché Palworld ha avuto così tanto successo in così poco tempo? Difficile dirlo, ciò che è certo è che Pocket Pair sapeva benissimo a cosa stava andando incontro e non è certamente la prima volta che lo fa.

Ricordate quando abbiamo detto che avremmo parlato di Craftopia più avanti? È giunto il momento: forse molti di voi non l’hanno mai giocato e neppure mai visto, ma bastano 20 secondi di trailer per rendersi conto che è un titolo fortemente ispirato a The Legend of Zelda: Breath of the Wild.
Un personaggio dalla chioma bionda che si muove in un open world abitato da creature dalle sembianze suine (qualcuno ha detto Boblin?), che può cavalcare cavalli, combattere all’arma bianca ed esplorare un mondo a metà tra natura sconfinata e una città antica caduta in rovina.

Pocket Pair non ha mai nascosto la sua grande stima per Nintendo e quel sottotitolo scherzoso “Pokémon con le armi” ha certamente aiutato la campagna marketing del videogioco che, quando è uscito, è particolarmente esploso perché la curiosità dei giocatori a quel punto era diventata enorme.
Palworld però non è Pokémon con le armi, è un’etichetta che non ci sta considerando quanto il gioco punti sulla controparte survival e quanto la componente di monster taming abbia comunque una derivazione diversa rispetto a quella di Game Freak: certo, anche con i Pal si combatte (in fasi action e non a turni), ma il fulcro del titolo di Pocket Pair è utilizzare i mostri all’interno della base per il farming di risorse.

Finché sono persone competenti a parlare andrebbe anche bene

In genere discussioni del genere, seppur continue nel tempo e formate da un’ingente quantità di commenti e pareri, non riescono ad andare oltre i confini del web, anzi, a dirla tutta, a volte non riescono nemmeno a fuoriuscire da quella che è la nicchia di videogiocatori.
Stavolta però la situazione è diversa, si sta parlando di un videogioco che ha distrutto ogni record, è diventato un fenomeno internazionale e, soprattutto, ha generato discussioni e prese di posizione che nemmeno ai tempi del Senato romano.

Tutto era pronto e apparecchiato per servire sulla TV nazionale l’ennesimo servizio sui videogiochi per ricordare a tutti ancora una volta che il giornalismo nostrano è attento anche a questo, anche se un videogiocatore a vedere questi servizi percepisce le stesse sensazioni di quando Massimo Boldi provava a imitare l’accento romanesco all’interno dei suoi film.
Detto ciò Palworld è finito anche in prima serata al TG e anche questo va raccontato per onore di cronaca.

Prima del servizio Palworld viene presentato, non sto manco a dirlo, come “un gioco che ricorda un po’ i Pokémon, ma in cui si usano le armi“: una definizione che è solo il preludio a un servizio di qualche decina di secondi nel quale non si parla assolutamente del gioco, ma soltanto del fatto che molti giocatori sono arrabbiati perché il titolo è uno snaturamento di Pokémon.
Il servizio procede parlando del motivo per il quale Palworld può essere considerato tale e la persona che si è occupata dell’inchiesta giornalistica ha pensato bene di citare Pokémon GO, un titolo quanto più lontano dai canoni di Pokémon, un’espressione del tutto particolare del franchise, ma ovviamente un altro fenomeno mondiale che probabilmente è l’unico gioco Pokémon conosciuto dalle masse.

Per dare solidità al servizio e chiaramente anche una forte motivazione al fatto che Palworld sia stato citato anche dal telegiornale, il giornalista cita anche delle dichiarazioni emanate da The Pokémon Company riguardo presunte violazioni di proprietà intellettuale: a quel punto tutto torna, viene detto che l’azienda è infastidita perché in Palworld si usano le armi, ignorando il fatto che all’interno del comunicato citato all’interno del servizio si parla esclusivamente di modelli e assets presumibilmente rubati e non del fatto che siano infastiditi perché le creature imbracciano i fucili.

Il comunicato di The Pokémon Company: ma quindi il pubblico aveva ragione?

Sembra un po’ strano affermare che Palworld non abbia nulla a che fare con Pokémon quando la stessa The Pokémon Company ha rilasciato un comunicato ufficiale sul proprio sito web nel quale cita proprio il titolo di Pocket Pair quasi minacciando azioni legali nei loro confronti.
Dunque le critiche avevano senso? Chi diceva che Palworld è solamente un plagio di Pokémon aveva ragione? In realtà anche in questo caso bisogna andare con ordine e fare le dovute distinzioni.

Come specificato dallo stesso comunicato, The Pokémon Company ha puntato gli occhi su Palworld chiaramente non sul gameplay monster collector del quale parlavamo in precedenza, ma sui design di diversi Pal che, come tutti hanno notato, sono simili (per non dire identici) alle creature partorite dalla mente di Game Freak.
Basta farsi un giro su X o su Instagram, cercare l’hashtag di Palworld e vedere quante comparazioni palesi possono esistere tra i Pal e i Pokémon.

La questione è talmente delicata che però nemmeno questo basta per chiamare Palworld un plagio di Pokémon: non basta una semplice ispirazione (seppur molto profonda) per cadere nella violazione di copyright, ma, come afferma anche la stessa The Pokémon Company nel suddetto comunicato, il reato arriva nel momento in cui viene comprovato un furto o comunque una replica 1:1 di assets e modelli 3D che sono proprietà intellettuale di un’altra azienda.

Abbastanza sospetto

A questo punto entriamo nel merito della legge e non ci sembra il posto adatto per farlo, anche perché qui si parla di critica videoludica e non di giurisprudenza, ma fino a prova contraria possiamo dichiarare Pocket Pair innocente; tra l’altro anche la stessa azienda giapponese sta dormendo poggiando la testa su 10 guanciali dato che ha già dichiarato qualche giorno fa di aver effettuato tutte le verifiche legali del caso proprio per evitare uno scenario del genere.

L’altra faccia della medaglia: Palworld è il nuovo fenomeno videoludico mondiale

Appurato che Palworld non può essere considerato un clone di Pokémon, ma allora perché ha avuto così tanto successo? È doveroso sottolineare che, considerando solo la versione Steam, il titolo è salito al secondo posto per utenti connessi contemporaneamente superando un signor videogioco come Counter Strike e posizionandosi alle spalle solo di PUBG.
Noi abbiamo individuato principalmente tre motivazioni per il grande successo del titolo di Pocket Pair: l’accessibilità, la presenza dei Pal e anche l’immortale speranza dei fan Pokémon.

L’accessibilità è un concetto abbastanza vago, ma che in questo caso si può tradurre come l’opportunità che il titolo fornisce a qualsiasi tipo di giocatore di avvicinarsi alle meccaniche di gioco in maniera tranquilla.
Il genere survival non ha chissà quali spiccate fasi di gameplay ed è un tipo di gioco rimasto praticamente immutato nel tempo, ma può capitare che questo genere possa cozzare con la volontà di giocatori novizi di godersi il gioco nelle prime fasi.

Palworld ti dà tutto il tempo di familiarizzare con le meccaniche di gioco, con l’ambiente circostante e con i comandi quasi come se fosse un cozy game senza quella tipica ansia da survival che richiede ai giocatori di fabbricare armi, procacciarsi cibo e cercare un rifugio quanto prima per evitare i pericoli delle tenebre; il titolo, inoltre, possiede un senso di progressione che è percepibile e costante.

Palworld, oltre all’ampiamente discusso paragone con Pokémon, è stato associato anche ad Ark Survival Evolved, titolo pubblicato nel 2016 e che per meccaniche di gameplay può essere davvero messo sullo stesso piano del titolo di Pocket Pair.
Ark però non ha avuto lo stesso clamore mediatico di Palworld e con ogni probabilità la differenza sta proprio nella componente di monster collector/taming dei Pal, un’espediente di gameplay molto più efficace e che attira molti più giocatori rispetto alla sola presenza dei dinosauri allo stato brado.

La speranza dei fan Pokémon è forse un altro fattore determinate per l’assoluto successo di Palworld: sin da quando Pokémon è passato all’era 3D, nell’ormai lontano 2014, i fan dei mostri tascabili hanno percepito l’allontanamento sempre più netto dalla cosiddetta golden era della saga videoludica ideata nel 1996 da Satoshi Tajiri e soci.
Una percezione che è diventata dolorosa realtà all’uscita di Pokémon Scarlatto e Violetto, per molti il punto più basso del franchise più redditizio al mondo.

Chi è all’interno della community Pokémon sa benissimo che ogniqualvolta esce un titolo, anche solo minimamente paragonabile alle opere di Game Freak, c’è sempre quella speranza che il videogioco abbia talmente successo da spingere gli sviluppatori di Pokémon a capire che stanno sbagliando e che è quella la strada da perseguire per riconquistare il cuore dei fan.
Non si parla solamente di giochi esterni come Palworld, ma anche di fan game che palesemente rubano l’IP di Pokémon per farsi pubblicità gratuita.

In conclusione possiamo dire che non sappiamo se davvero Palworld spingerà Pokémon a fare di meglio, anzi pensiamo proprio che la risposta sia negativa visto il comunicato ufficiale di TPC e visto anche il fatto che in fin dei conti siamo convinti che Pokémon dovrebbe seguire altre strade e non quella di creature che imbracciano fucili o minano la pietra giorno e notte senza sosta.

Aspettando l’evoluzione futura di Palworld e anche della questione con The Pokémon Company riguardo assets e modelli, possiamo solo fare i complimenti a Pocket Pair per il lavoro svolto e il successo raggiunto, con la speranza che magari per un prossimo gioco gli sviluppatori evitano di emulare l’usato sicuro creato da altre aziende e provare a creare un titolo originale.

This post was published on 28 Gennaio 2024 21:00

Salvatore Montagnolo

Nasce il 21 maggio 1996 a Napoli e cresce con la passione per i videogiochi e per tutto ciò che c'è di tecnologico nel mondo. Preme il suo primo tasto "START" all'età di 6 anni con Crash Bandicoot per l'inizio di una grande avventura all'insegna di console, comandi e schermi.

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