Dal punto di vista prettamente videoludico lo abbiamo già detto diverse volte: il 2023 è stato un anno veramente incredibile. La qualità media dei videogiochi che sono stati pubblicati durante il corso del 2023 è stata veramente esagerata, con tantissime produzioni anche a basso budget dimostratesi capaci di rivaleggiare senza particolari problemi con i titoli più blasonati.
Impossibile poi non citare le produzioni che più di tutte hanno dimostrato al mondo dei consumatori cosa sono in grado di fare i videogiochu una volta che c’è dietro la maturità necessaria per plasmare esperienze di confine tra l’avanguardia e il passato del mezzo di comunicazione; Baldur’s Gate 3 si è dimostrato un incredibile mashup tra gioco di ruolo cartaceo e videogioco classico, The Legend Of Zelda: Tears Of The Kingdom ha mostrato cosa vuol dire creare dei sistemi di gioco solidi ma incredibilmente profondi per i giocatori che li vogliono scoprire, Alan Wake 2 ha mostrato quanto profonda sia la tana del bianconiglio quando hai uno un po’ pazzo come Sam Lake alla scrittura.
Ecco, in tutto questo rimangono un po’ fuori dai riflettori tutti quanti quei videogiochi che hanno mostrato all’industria cosa siano in grado di fare i grandi tecnici che vengono pagati migliaia e migliaia di dollari al mese per puntare sempre più al fotorealismo o alla bellezza visiva.
Questo articolo serve proprio a questo: a celebrare i graficoni che inquinano il marketing ma che rendono bellissimi (da vedere) i videogiochi.
Vediamoli insieme con 9 videogiochi disponibili su PC e un paio di chicche che offrono un comparto visivo incredibile pur senza richiedere particolari risorse grafiche.
Di base Cyberpunk 2077 era un videogioco visivamente molto bello, specie su PC; al netto di uno dei peggiori lanci della storia del videogioco moderno, tra comunicazione da denuncia penale, tantissimi rinvii e imponenti problemi tecnici sulle console di vecchia generazione, con gli anni CD Projekt Red è riuscita a rimettere del sale in zucca alla produzione creando un prodotto degno di essere apprezzato dal suo pubblico.
Con l’arrivo di Phantom Liberty nel 2023, CD PR ha permesso ai videogiocatori dotati di un computer molto carrozzato di godersi ulteriormente tutto quel ben di dio che il RedEngine è in grado di mostrare a schermo attraverso la presenza della modalità overdrive, con il quale è possibile ottenere una qualità grafica veramente senza paragoni.
Il remake di Dead Space operato da Motive Studio è riuscito nel difficile compito di traslare l’inquietante e opprimete atmosfera della Ishimura nell’attualità, mantenendo nel mentre tutta una serie di caratteristiche estetiche che rendono la produzione perfettamente al passo con i tempi.
Grandi sforzi sono stati effettuati da Motive nell’aggiornare con abilità tutti gli effetti particellari e volumetrici necessari per rendere più belli che mai i vapori polverosi che abitano i corridoi nella nave saziale, senza dimenticare poi tutto il lavoro svolto per mantenere i necromorfi alle posizioni più alte di un’eventuale classifica degli esseri più disgustosi del creato.
Per questi ultimi, infatti, è stato costruito tutto un nuovo sistema di shared chiamato peeling system che permette di corpi dei necromorfi di avere interi strati di pelle e frammenti di osso da distruggere, offrendo nel contempo un feedback di maggiore qualità in termini di risposta ai colpi.
Quando abbiamo avuto l’occasione di recensire l’opera prima di Mundfish Studio non abbiamo potuto fare a meno di sottolineare quanto tecnicamente impressionante sia il gioco dal punto di vista della qualità visiva.
La stragrande maggioranza degli elementi visibili in game sono rappresentati con una cura per i dettagli e con una perizia che lasciano spesso senza commenti, dagli splendidi shader utilizzati per realizzare visivamente i gel navigabili alla cura nei particellari dietro le esplosioni, senza dimenticare poi tutti i dettagli estetici di grande raffinatezza che stanno dietro al design industriale delle armi, dei nemici o anche soltanto del proprio guanto parlante.
Dove il gioco ha mostrato il meglio di sé comunque è nella rappresentazione di gigantesche strutture, con interni ed esterni dettagliatissimi e caratterizzati da una qualità visiva a dir poco impressionante; tutto questo viene offerto senza nemmeno essere particolarmente pesanti dal punto di vista delle prestazioni, rendendo il gioco uno spettacolo da vedere anche soltanto con la qualità impostata su medio.
Se avete una 4090 però è possibile ottenere ancora di più, alzando i dettagli e arrivando a gustare un videogioco graficamente impressionante.
Respawn Entertainemnt è una delle aziende più capaci del mercato attuale quando parliamo di mere prestazioni tecniche, avendo messo sul mercato soltanto videogiochi che dal punto di vista grafico hanno saputo il fatto loro.
Star Wars: Jedi Survivor rientra in questa categoria ma con una piccola postilla: il titolo è stato caratterizzato da un pessimo lancio su PC, con una versione del gioco funestata da bachi e problemi di natura tecnica che ad oggi ancora non sono stati risolti del tutto.
Se il gioco però gira quello che si ottiene come risultato è un videogioco visivamente impressionante, in cui la fedeltà visiva è seconda soltanto all’attenzione al dettaglio posta dagli sviluppatori nel rappresentare l’universo di Star Wars con tutto quello che ne consegue.
Che si tratti quindi di gustarsi gli orizzonti sconfinati di Koboh, gli effetti particellari e luminosi che rendono indimenticabili gli scontri con le spade laser o le animazioni facciali realizzate con grande cura, Jedi Survivor offre sempre un’esperienza degna di tal nome.
From Software non è esattamente quella che definiremmo una software house dotata di imponenti capacità tecniche e d’altronde lo stato un po’ claudicante di Elden Ring al lancio su PC ne è una perfetta istantanea. Quello che però è impossibile negare è il livello di bellezza di Armored Core 6: Fires Of Rubicon su PC a prescindere dal mero quantitativo di poligoni su schermo.
Quello che in questo caso fa la differenza è il tipo di rappresentazione visiva che al giocatore viene offerta. Armored Core 6: Fires Of Rubicon ha dei livelli con mappe molto grandi, in cui colossi di metallo di bulloni volano, viaggiano, si scontrano e affrontano in un delirio di esplosioni, effetti particellari e deliri di vario genere.
Gli elementi a schermo quindi non sono tantissimi e non hanno nemmeno un livello di fotorealismo tale da far scendere la mascella, ma la cura per il singolo dettaglio, la capacità di miscelare sapientemente colori ed effetti, l’imponenza dei costrutti che From Software ha scelto di parare d’innanzi al giocatore è tale da rendere il tutto uno squisito piatto per gli occhi, con buona pace dei lamentoni.
Se a questo aggiungiamo il “non piccolissimo dettaglio” che il gioco è una bomba vera, come abbiamo anche sottolineato all’interno della nostra recensione, quello a cui possiamo arrivare in conclusione è una cosa sola: Armored Core 6: Fires Of Rubicon è un videogioco imperdibile sotto praticamente ogni punto di vista.
Uscito durante il corso degli ultimi mesi del 2023 e funestato forse da una struttura troppo “fedele” ai canoni di Ubisoft, Frontiers Of Pandora dal punto di vista prettamente visivo è uno dei punti più alti mai raggiunti dall’industria del videogioco.
Molte parole e molti minuti sono stati spesi da esperti di tutto il mondo nel descrivere l’elevato livello di qualità della grafica del titolo, complice anche un orizzonte particolarmente distante, dei cieli di un fascinoso raro, un sistema di renderizzazione del fogliame incredibile e tanto altro ancora, tutto in mano allo Snowdrop Engine (quello di The Division) evidentemente capace di far girare tutto quanto con un livello di qualità visiva difficile da gestire in altra maniera.
Ancora più stupefacente la capacità di Avatar: Frontiers of Pandora, di essere bello per non dire bellissimo da vedere a prescindere dalla piattaforma sulla quale viene eseguito, con una buona ottimizzazione anche su PC. In questo caso, però, con una 4090 potrete veramente vedere il massimo che Pandora ha da offrire dal punto di vista visivo.
Alan Wake 2 è un videogioco molto particolare: è considerato da chi lo ha giocato come la summa dell’universo narrativo messo in piedi da Remedy, è considerato da tanti altri come uno dei più importanti videogiochi del 2023, è considerato da altri ancora come un mediocre survival horror con una storia carina da raccontare.
Quello che è certo è che Alan Wake 2 è visivamente uno dei prodotti più incredibili di questi anni ed è anche la conferma che da Remedy è impossibile aspettarsi qualcosa di diverso da videogiochi esteticamente incredibili. Nell’universo delle esperienze visive di qualità stellare, AW2 riesce a primeggiare attraverso una cura certosina nella realizzazione di luci, ombre e di tutto ciò che c’è tra di loro, creando ambienti in cui i chiaroscuri sono più dettagliati e fascinosi che mai.
A questo poi va aggiunta la cura con cui Remedy ha cesellato i vari momenti in cui scene in-gameplay e momenti live action si fondono; la sapiente conoscenza dei principi cinematografici e la ferrea art direction, inoltre, contribuiscono a innalzare ulteriormente verso il cielo il livello di qualità visiva di questo incredibile titolo.
Il 2023 ce lo ricorderemo come uno degli anni più interessanti dal punto di vista della riproposizione commerciale di opere già presenti sul mercato in qualche forma; tra queste quella senza dubbio più interessante è quella di Resident Evil 4 Remake.
Il punto zero dei TPS infatti è stato ricostruito e migliorato da Capcom all’interno di un pacchetto stellare, che per un prezzo davvero esiguo permette di accedere a uno dei migliori giochi della storia in una forma ulteriormente cesellata e rinnovata.
Il RE Engine con questo remake mostra ulteriormente i suoi muscoli, offrendo amosfere che amplificano in maniera imponente il senso di marciume e disagio del suo capitolo originale. Il tiolo presenta un sistema di illuminazione particolarmente dettagliato che unito ai passi in avanti fatti dal punto di vista del color grading offre un livello di fascino mai raggiunto dagli altri capitoli della saga.
A questo vanno aggiunti i classici upgrade che sono stati fatti nei confronti delle texture, degli effetti particellari, dei modelli dei personaggi e così via; tutto che lavora in tandem per offrire un videogioco visivamente impareggiabile anche con le altre produzioni Capcom.
Si, lo sappiamo: parlare di quanto è bella la grafica di Mortal Kombat 1 senza prendere in esame la vergognosa versione Nintendo Switch del videogioco è abbastanza curioso ma facciamo finta che Nintendo sia rimasta quella di una volta, odiando con tutte le sue forze la violenza videoludica.
Mortal Kombat 1 è un netto passo avanti rispetto il suo precedessore, offrendo un livello di qualità e di dettaglio davvero incredibile per un picchiaduro.
Parte del successo di Mortal Kombat 1 si deve poi alla qualità assolutamente fuori di testa degli effetti particellari e degli shader che NetherRealm utilizza per il titolo, mettendo su schermo una balletto di ossa rotte e braccia tranciate di netto che è quasi goloso da guardare.
Il resto è tutto un sapiente gioco di animazioni, sangue, budella, altre animazioni e carisma di personaggi immortali davvero; nonostante un sistema pessimo di monetizzazione, poco possiamo lamentarci dell’aspetto tecnico di Mortal Kombat 1 che a differenza di Street Fighter (di cui parleremo fra poco) riesce ad offrire il fotorealismo in un settore, quello delle botte, in cui di realismo c’è davvero poco.
Menzione d’onore per un altro capolavoro made in Capcom, dotato di un comparto tecnico magari non impressionante per numero di poligono o realismo messo in campo ma capace, questo si, di avere uno stile che molti altri videogiochi non potrebbero mai raggiungere in decenni di lavoro.
Street Fighter 6 è la summa di tutto un universo stilistico che è difficile da riscontrare in altri videogiochi; il dinamismo dei fumetti, il carisma della saga e la bellezza del cel shading all’interno di un singolo pacchetto con una cura davvero anormale per i colori scelti e per lo stile impiegato.
Altro giro altra corsa con TOTK, forse il più incredibile videogioco di sempre a comparire su NIntendo Switch. Sul perché questo Zelda sia uno dei più grandi capolavori della storia del medium già sono state spese una valanga di parole, su perché invece sia uno dei più grandi lavori di sempre dal punto di vista tecnico ne sono state spese molte meno.
Partiamo subito col dire che è incredibile come Tears Of The Kingdom sia sorprendentemente solido, con trenta frame al secondo che rimangono tali per il 95% di un’esperienza videoludica immensa, con caricamenti praticamente nulli, tre mappe sconfinate e con una sorprendente ricchezza ludica.
È chiaro che per poter ottenere tutto questo su Nintendo Switch NIntendo sia dovuta scendere a importanti compromessi dal punto di vista del numero di poligoni a schermo e degli shader, lavorando di sottrazione e semplificazione; dove non arrivano i poligoni, però, arriva la sapiente maestria di NIntendo nel design e nella realizzazione di personaggi dotati di un carisma innato, con dei design che vedremo probabilmente ancora per molti anni all’interno di fiere del fumetto e tanto altro ancora.
Chiaramente Nintendo Switch è qualcosa di separato dal mondo del PC Gaming ma non preoccupatevi, con un po’ di pazienza e abilità informatiche di base sarete in grado di sfruttare una Nvidia 4090 anche su Tears Of The Kingdom. Youtube è pieno di tutorial e internet pieno di mod per rendere l’emulazione del capolavoro Nintendo tecnicamente ancora più interessante da gustare, tra upscaling, texture packs e tanto altro ancora.
This post was published on 7 Gennaio 2024 18:30
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