Benvenuti ad un nuovo #Gamersdigest, recap delle principali notizie della settimana videoludica appena trascorsa!
Ci aveva provato quest’anno ReedPop a revitalizzare l’E3, per tanti anni massimo evento business/consumer dedicato all’industria del gaming, fallendo però miseramente: dopo mesi di notizie contraddittorie, infine era arrivata l’ammissione che non persistevano più le condizioni necessarie al fine di poter garantire il regolare svolgimento dell’evento. Letto altrimenti: tutte le principali realtà di sviluppo e pubblicazione di videogiochi avevano scelto di disertare la manifestazione. Da qualche anno a questa parte, infatti, le major hanno cambiato la propria strategia di comunicazione, preferendo diluire gli annunci nel corso dell’intero calendario annuale, anziché costringersi a concentrarli tutti nello spazio di un’unica kermesse.
Del resto ogni compagnia maggiore è oggigiorno proprietaria di decine di studi diversi, ognuno con le proprie roadmap e necessità differenti a livello di tempistiche, e le holding devono pianificare accuratamente la comunicazione relativa a decine, quando non centinaia di titoli in uscita nel breve-medio termine, oltre che prospettare agli investitori i piani di lungo periodo. Tutte queste rinnovate esigenze del panorama del marketing videoludico, unite alla mazzata della pandemia che ha ridotto sensibilmente l’occorrenza di eventi dal vivo favorendo gli showcase digitali, hanno fatto eclissare la stella dell’Electronic Entertainment Expo, soppiantato negli ultimi anni dalla Summer Game Fest e altri eventi di singoli editori e sviluppatori.
E così in settimana l’ESA ha comunicato ufficialmente la decisione di cancellare definitivamente l’evento estivo che, dal 1995 al 2021, ha tenuto compagnia alla community di videogiocatori di tutto il mondo facendoli sognare con le novità più succose della stagione in arrivo, oltre che la presentazione delle nuove generazioni di console.
Sappiamo che l’intera industria, sia pubblico che creativi, hanno molto a cuore l’E3. Sappiamo che è difficile dire addio ad uno show tanto amato, ma è la cosa giusta da fare dal momento che esistono altre opportunità per l’industria di comunicare con i propri fan e partner.
– Stanley Pierre-Louis citato da Gene Park, E3, once gaming’s biggest expo, is officially dead – 12 dicembre 2023
Alcuni saranno colti da profonda malinconia alla lettura della notizia, io personalmente no: certo, il big event annuale aveva il suo indubbio fascino, ma non rispondeva più alle esigenze di un’industria che nel giro di 30 anni è radicalmente cresciuta e cambiata nelle sue logiche produttive e di comunicazione. Senza contare che, E3 o non E3, l’estate rimane sempre un periodo caldissimo sul fronte degli annunci, dunque la singola manifestazione in presenza è stata semplicemente sostituita da una pletora di eventi in streaming, forse un po’ più freddi ma senz’altro più democratici, oltre che molto più numerosi. Solo quest’estate abbiamo avuto, uno dopo l’altro: Meta Quest Gaming Showcase, Guerrilla Collective, Summer Game Fest, Tribeca Games Spotlight, Wholesome Direct, Future Games Show, Xbox Games Showcase, PC Game Show, Ubisoft Forward, Capcom Showcase, RGG Summit, Nintendo Direct e Limited Run Showcase. I consumatori e i media insomma ci hanno solo guadagnato, l’unico settore che ci ha perso è probabilmente il B2B, che dovrà crearsi nuovi eventi di settore in momenti diversi. Anche in questo caso non mi sembra certo un problema insormontabile.
A ottobre 2022 vi avevo parlato del rinnovato interesse di Disney nei confronti dei videogiochi, dopo il totale abbandono dello sviluppo in-house deciso nel 2016 a seguito del flop del progetto Disney Infinity. Da lì in poi l’azienda ha smesso di occuparsi di sviluppo e distribuzione di videogiochi in prima persona, limitandosi a cedere licenze a studi esterni: forte dei marchi Marvel, Indiana Jones e Star Wars, oltre che dei personaggi originali Disney, ha dato vita negli anni ad un impero videoludico per procura, affidando lo sviluppo di titoli AAA e AA a studi piccoli e grandi, generalmente con grande successo (a parte il caso dei flop di vendite dei titoli Crystal Dinamics e Eidos Montréal, studi che sono stati poi ceduti da Square Enix ad Embracer Group). La strategia è tutt’ora in essere, con tanti titoli in sviluppo:
Insomma Disney non sta certo con le mani in mano quando si tratta di spremere le proprie licenze come limoni, e l’ambito videoludico non fa eccezione. Proprio in questo campo, inoltre, si sta facendo largo una voce di corridoio secondo cui la compagnia di Topolino starebbe valutando un cambio di strategia, con un possibile ritorno allo sviluppo interno di videogiochi. Ciò potrebbe avvenire con l’istituzione di una nuova divisione di sviluppo creata ad hoc, ma le voci più insistenti parlano invece di un’acquisizione in blocco di un grande gruppo già esistente: un report di Bloomberg in particolare considera plausibile l’acquisizione di EA!
Questa opzione sarebbe sul tavolo del board di amministrazione della società, con alcuni dirigenti che starebbero cercando di spingere il CEO Bob Iger a valutare attentamente la questione. Del resto ultimamente Disney ha perso lo smalto per quanto riguarda il botteghino cinematografico, con i proventi dei nuovi film in sala che diminuiscono sempre più. Lo stesso Wish, nuovo lungometraggio per il cinema uscito a fine novembre negli Stati Uniti, ha racimolato incassi deludenti in queste prime settimane di proiezioni (ancora non si è ripagato i costi di produzione), ed ha ricevuto giudizi tiepidi da critica e pubblico. Il calo di popolarità sta inducendo l’amministrazione della società a valutare varie opzioni, sia di dismissione di alcuni ambiti di business, sia di acquisizione di altri più promettenti:
Sono giunte un paio di offerte per gli asset televisivi di Disney – Byron Allen ha inviato a Iger un”offerta di 10 miliardi di dollari per la rete ABC e altri canali, mentre Nexstar Media Group sarebbe entrata in trattative per quanto riguarda i network di news – ma nessuno dei due sembra vicino a concretizzarsi. ESPN [media company di proprietà di Disney specializzata nel settore sportivo, ndr] ha siglato un accordo riguardante le scommesse sportive con il gestore di casinò Penn Entertainment, che pagherà a Disney 1,5 miliardi di dollari nell’arco di un decennio. (…)
– Thomas Buckley, Has Bob Iger Lost the Magic? – 10 ottobre 2023
I vice di Iger lo stanno spingendo a considerare una trasformazione della compagnia da semplice licenziataria di giochi a gigante delle produzioni videoludiche, ad esempio tramite l’acquisizione di Electronic Arts. Ma per il momento egli non si è impegnato chiaramente, come per ogni altra ipotesi.
Insomma se il cinema non tira più come un tempo, probabilmente Disney ci guadagnerebbe ad entrare in prima persona nel settore del gaming, che di gran lunga offre possibilità di guadagno maggiori. Per la compagnia acquisire in blocco una major come EA non sarebbe certo un problema, tanto più che di sicuro non correrebbe rischi con l’antitrust essendo ormai totalmente sprovvista di studi interni. La collaborazione con EA, inoltre, dura ormai da svariati decenni e rappresenterebbe probabilmente lo sbocco più naturale per l’attuazione di una strategia di questo tipo.
Interrogato da Axios in merito a questa possibile strategia, Sean Shoptaw, capo della divisione gaming di Disney, non si è voluto sbilanciare in alcun senso, dichiarando in modo sibillino che l’azienda è soddisfatta del modello corrente e che non è così semplice passare di punto in bianco ad una formula di sviluppo in-house. Ciò ovviamente non conferma né smentisce le voci in questione, probabilmente si tratta di un’opzione effettivamente sul tavolo su cui però il board sta ancora ragionando senza aver preso una decisione definitiva. Non resta che tenere le orecchie aperte nell’attesa che il 2024 possa portare maggiore chiarezza sulla questione.
The Day Before è stato pubblicato in early access su Steam il 7 dicembre 2023. Era stato annunciato per la prima volta a gennaio 2021 dallo sviluppatore russo Fntastic, finanziato dal publisher neozelandese Mytona e descritto come un enorme MMO survival open-world ambientato in un’America post-apocalittica piagata da un’epidemia zombi. 4 giorni dopo la release, l’11 dicembre, Fntastic ha comunicato tramite i propri canali social la chiusura del progetto e la chiusura dello studio, a causa dell’insostenibilità finanziaria dell’uno e dell’altro. Ha ricordato la carriera quindicennale dello studio – nel corso della quale ha prodotto i giochi The Wild Eight, Dead Dozen, Radiant One, Propnight – e ha ringraziato i fan per il supporto, sostenendo che tutti i ricavi accumulati saranno utilizzati per pagare i debiti contratti. Lo stesso giorno, Steam ha inibito l’acquisto del gioco, che è stato rimosso dallo store.
Si sentiva puzza di scam già da mesi. I trailer diffusi da Fntastic riguardanti il gioco furono oggetto di approfondite disamine in quanto aveva palesemente riciclato inquadrature e battute da altri trailer di giochi famosi. Il gioco era anche misteriosamente scomparso e riapparso dallo store di Steam, e gli sviluppatori avevano dato la colpa a problemi tecnici della piattaforma. Il lancio del gioco fu rimandato a più riprese, ed emerse che molti sviluppatori che vi stavano lavorando erano volontari non pagati, assunti e licenziati in modo arbitrario e improvviso. In concomitanza con la chiusura del gioco e la sua sparizione da Steam (i serve sono tuttavia ancora aperti), Fntastic ha chiuso il canale Discord e altri social (X risulta ancora attivo), dileguandosi di fatto. Inutile dire che tutte le promesse fatte dal reparto marketing non si sono verificate: al momento dell’uscita, The Day Before si è rivelato un gioco a mala pena abbozzato, spoglio, buggato, con interattività prossima allo zero, componente narrativa quasi inesistente, quest ripetitive ed inconcludenti, livello di sfida nullo, mappa limitata e meccaniche poco o per nulla implementate. Peraltro non è affatto un survival MMO bensì un extraction shooter!
La sommatoria di tutte queste circostanze concorrono a far pensare ad una gigantesca truffa, anche se per la verità il publisher Mytona ha fatto sapere tramite X che provvederà al rimborso completo tramite Steam di chiunque ne faccia richiesta, a prescindere dalle ore di gioco impiegate, e di essere in contatto con Fntastic riguardo “il futuro del gioco”. Difficile intuire il significato dietro questa affermazione: forse il publisher lo affiderà a qualche altro studio affinché lo porti a termine? Del resto è suo interesse rientrare dei soldi investiti (che per la cronaca, non si sa quanti siano) e non subire un danno di immagine permanente da questa incresciosa vicenda.
Il giudice di primo grado ha dato ragione ad Epic nella causa contro Google, in merito alle politiche monopolistiche della compagnia di Mountain View che non consente l’installazione di store digitali di terze parti sui dispositivi Android in modo da vincolare qualsiasi acquisto di app al Google Play Store, garantendo così il 30% dei ricavi per ogni acquisto a Google stessa. Vi avevo già riportato la notizia dell’inizio del processo e di alcune curiosità emerse in sede di dibattito in aula. Epic aveva intentato una causa simile anche contro Apple nel 2020, perdendola (se non per il punto delle politiche anti-steering su cui comunque Apple è ricorsa in appello e la partita su questo specifico punto è ancora aperta.
Anche nel caso del processo odierno Google farà ricorso in appello, come annunciato da Wilson White, Google affairs and public policy VP. In ogni caso questa è un importante vittoria per Sweeney e la sua compagnia, che può nuovamente farsi portabandiera di tutti quegli sviluppatori che fino ad oggi hanno dovuto piegarsi all’imposizione della “tassa” di Google.
Il verdetto di oggi è una vittoria per tutti gli sviluppatori e consumatori del mondo. Prova che le pratiche condotte da Google con il suo app store sono illegali e che l’azienda sfrutta il suo monopolio per imporre pagamenti esorbitanti, soffocare la competizione e ridurre l’innovazione. Nel corso del processo abbiamo visto le prove del fatto che Google era disposta a pagare miliardi pur di soffocare l’emergenza di app store alternativi pagando gli sviluppatori affinché rinunciassero alle proprie ambizioni di aprirsi store proprietari e piani di distribuzione diretta, nonché a stipulare accordi lucrativi con produttori hardware al fine di escludere la presenza di altri store sui dispositivi. (….)
– Epic v Google Trial Verdict, a Win for All Developers – 11 dicembre 2023
Le prove presentate in questo caso dimostrano la necessità urgente di una legislazione ed un sistema di regole indirizzate allo strapotere di Apple e Google nel settore mobile, incluse le auspicate leggi al momento in via di definizione Digital Markets, Competition and Consumer Bill nel Regno Unito e Digital Markets Act nell’Unione Europea.
Nel concreto della situazione attuale, comunque, la giuria ha stabilito che le pratiche di Google violano le normative antitrust americane, controllando di fatto l’intera distribuzione di app su dispositivi mobili, nonché l’intera infrastruttura di pagamento tramite l’infrastruttura Google Play Billing. Nel corso del processo è anche emerso il piano di Google noto come Project Hug, ovvero il disincentivo dei maggiori produttori videoludici di lanciare store alternativi, preferendo invece pubblicare i propri giochi sul Play Store dietro un compenso economico. Tale piano si è tradotto in trattative con 22 major, di cui solamente 2 non hanno accettato, ovvero SuperCell ed Epic, malgrado all’azienda di Sweeney fu proposta la ragguardevole cifra di 147 milioni di dollari in cambio della pubblicazione di Fortnite sul Play Store! Altre aziende come Activision, che stavano lavorando a store proprietari, sono state così convinte a suon di milioni di dollari a desistere dal loro proposito.
Se la sentenza sarà confermata anche in appello, provocherà conseguenze enormi sul modello economico di Google e l’intero ecosistema delle applicazioni mobile, al di là dei soli videogiochi. Ciò potrebbe tradursi in un futuro in cui gli acquisti su mobile saranno più economici, ma potenzialmente “complicati” da un’offerta sparpagliata su decine (se non centinaia) di nuovi store, magari ad hoc per ogni singola compagnia. Insomma una prospettiva che, come tutti i grandi cambiamenti, recherebbe con sé vantaggi e svantaggi per l’utente finale. Resta invece da capire se questo processo avrà un’influenza nell’appello di Epic VS Apple: legalmente i due casi non sono legati, dunque la corte d’appello non è tenuta a tener conto dell’esito di questo processo nella valutazione del caso riguardante Apple, tuttavia è facile immaginare che questo verdetto possa giocare una qualche influenza sulle valutazioni dei giudici.
Con un update pubblicato sui canali social, Naughty Dog ha ufficializzato la cancellazione del progetto multiplayer online legato a The Last of Us. Il gioco è stato in sviluppo per anni e ha subito numerosi ritardi e battute d’arresto; voci non ufficiali parlando di una build provvisoria testata da Bungie, che ‘avrebbe sonoramente bocciata. Le recenti dimissioni di Jim Ryan dal ruolo di CEO di SIE ha probabilmente fornito ai cagnacci l’occasione giusta per mettere da parte questo progetto che rispondeva a maggiormente alla vision aziendale di quest’ultimo piuttosto che alle ambizioni specifiche dello studio, da sempre legato allo sviluppo di titoli single player.
Abbiamo preso la difficile decisione di interrompere lo sviluppo del gioco. (…). Il nostro team dedicato al multiplayer ha iniziato la produzione del titolo sin da quando sviluppavamo The Last of Us Part II. (…) Nell’avanzamento dei lavori verso le piena produzione, ci è divenuta sempre più chiara la portata enorme della nostra ambizione. Rilasciare e supportare The Last of Us Online avremmo dovuto dedicare la maggior parte della nostra forza lavoro per garantire il supporto post-lancio per gli anni a venire, cosa che avrebbe avuto un notevole impatto sullo sviluppo dei nostri futuri titoli single player. Perciò avevamo due strade di fronte a noi: divenire uno studio totalmente dedicato ai live service o continuare a dedicarci ai giochi single player focalizzati sulla narrativa che hanno definito l’identità di Naughty Dog. (…)
– AN UPDATE ON THE LAST OF US ONLINE – 14 dicembre 2023
Abbiamo più di un titolo single player totalmente nuovi e di grandi ambizioni in sviluppo qui a Naughty Dog, e non vediamo l’ora di poter condividere con voi maggiori informazioni su ciò che ci aspetta in futuro non appena ne avremo la possibilità.
Insomma, se la cancellazione di The Last of Us Online è il prezzo da pagare per avere in cambio nuove esperienze single player dalla qualità altissima cui Naughty Dog ci ha abituati, sono il primo firmatario!
Sapete che ogni mercoledì sul nostro canale twitch si gioca di ruolo? La nostra campagna originale basata su D&D 5^ si chiama Echoes of Erythmia! Potete recuperare il finale di stagione a questo indirizzo!
Neanche il tempo di essere pubblicata, che Echoes of the Fallen, prima espansione di Final Fantasy XVI, è stata spremuta come un limone da Alessandra Borgonovo, che ne ha riscontrati diversi pregi ma anche qualche difetto.
Sul fronte dei giochi di ruolo, invece, Gaia Tornitore si è immersa in Legendary Kingdoms: La Valle delle Ossa, un librogame ispirato ai GDR classici, che vi richiederà anche di prendere qualche appunto con carta e penna!
Rimanendo in tema, Pasquale Monniello vi offre un’esaustiva recensione di Blade Runner GDR, che mantiene inalterate le tinte noir del setting cyberpunk del film di Scott in questa trasposizione pen-and-paper che vi immergerà nella distopia.
Chi ha fame di giustizia si getti subito a capofitto nella lettura dell’anteprima di Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy, porting dei 3 classici titoli DS su console su dispositivi moderni, di cui vi racconta tutto Gaia Tornitore.
Se avete voglia di menare le mani dovreste invece dedicare la vostra attenzione all’anteprima di Tekken 8, su cui ha messo mano Alessandra Borgonovo che ne è rimasta entusiasta.
Infine, il sottoscritto vi propone un uovo #GameFactory dedicato ad un confronto fra 5 generazioni di videogiocatori, di cui si analizzano abitudini e preferenze legate alla fruizione del medium videoludico.
Per questa settimana è tutto.
Arrivederci a domenica prossima con il #GamersDigest N°51 del 2023!
This post was published on 17 Dicembre 2023 19:30
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