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Speciali

Atari 2600+ | Meglio dell’originale e carica di nostalgia

Correva l’anno 1977, c’era il telefono con il filo e qualche amico ogni tanto lo usava per invitarti a casa a giocare. Non sapeva cosa fosse il ray-tracing o l’Unreal Engine, ma bastavano 4 pixel in croce su uno schermo e una levetta per svoltare la giornata. Io non c’ero, ma c’era l’Atari 2600, pilastro fondante dell’industria videoludica e principale responsabile della diffusione di giochi come Super Mario, Pac-Man e Space Invaders. Facciamo un salto temporale: siamo nel 2023, i TikTok sono la principale fonte di informazione videoludica e il mercato dei titoli mobile ha letteralmente cambiato il nostro modo di giocare. Io ho 34 anni, l’Atari 2600 qualcuno in +, ma è di nuovo qui. Anzi usa quel + per ripresentarsi come Atari 2600+ e tornare grazie alla collaborazione tra la nuova Atari e a Plaion.

Come prima, più di prima

Sulla scia della nostalgia che hanno già seguito altre vecchie glorie dei videogiochi, anche Atari 2600 ritorna più smagliante che mai ma con un 20% in meno di grandezza rispetto al passato. L’Atari originale non era certo un qualcosa che poteva essere posizionato su un mobile a cuore leggero e quindi la versione + propone una dimensione ridotta mantenendo però tutte le caratteristiche dell’originale.

Sul lato superiore troviamo le 4 levette dedicate (da sinistra a destra) all’accensione, al passaggio tra colore e modalità bianco e nero, al selettore di difficoltà fino al reset del gioco. Al centro la storica bocca per le cartucce è invece diventata più grande in modo da favorire l’aggancio e ridurre l’aderenza.

Per semplificare la connessione con le TV odierne c’è un’uscita HDMI, mentre l’alimentazione è affidata ad un cavo USB-C to USB (di cui però lo spinotto finale non è compreso nella scatola). Rimangono ai loro posti, sul retro, le prese per i due joystick ed è possibile utilizzare con la nuova console anche il joystick CX40 di Atari originale. Il nuovo pad (uno solo nella scatola) è praticamente identico all’originale e mantiene anche lo stesso nome aggiungendo un +.

10 giochi per me, non posson bastare

Accendere Atari 2600+ un colpo al cuore per qualunque appassionato di retrogaming, specie se questo può accedere anche ad una collezione di vecchie glorie. Eh si, perché Atari 2600+ permette di giocare anche con le cartucce originali di Atari 2600 e 7800 in modalità widescreen. Inoltre offre la possibilità di giocare con i titoli del programma Atari XP, nuovi giochi creati all’epoca della prima Atari ma mai rilasciati fino ad ora.

Atari 2600+ non ha una connessione ad internet, come altre vecchie console che sono tornate in questi ultimi tempi, ma inclusa nella scatola c’è una cartuccia “10 giochi in uno” in cui non mancano alcuni grandi titoli del passato come Haunted House, Yar’s Revenge o Adventure. Per selezionare il gioco desiderato basta riposizionare i 4 dentini presenti dietro la cartuccia nel modo indicato sull’adesivo frontale.

Più vintage del vintage

Il logo che si illumina è davvero un tocco di classe!

Inutile affermare il contrario, Atari 2600+ è un bellissimo oggetto vintage da esporre nella propria collezione, con un design indubbiamente migliore delle console di nuova generazione e un logo Atari che si illumina ad ogni accensione. Proprio come l’originale, presenta inserti che assomigliano al legno, di ottima fattura e una scocca in plastica, non proprio al top, ma nel complesso buona.

Il prezzo per questo pezzo di nostalgia è di 120 euro, non proprio bassissimo considerando che le cartucce del programma Atari XP costano circa 60 dollari l’una e che quelle di un vecchio Atari sono reperibili ad almeno 10-15 euro l’una nel mercato dell’usato. Considerate però che quando arrivò sul mercato americano l’Atari costava 200 dollari.

Questa però non è una console che si compra per i titoli, è una console che si compra per il cuore, per rivivere un’epoca di cui ogni generazione videoludica successiva è stata debitrice. Personalmente, riempirei il mobile del salotto di cartucce vintage dell’Atari, non tanto per la nostalgia di un’epoca che non ho vissuto, ma solo per ricordarmi che a volte basta una cover colorata e tanta immaginazione per dare vita ai migliori videogiochi.

This post was published on 17 Novembre 2023 11:46

Simone Alvaro "Guybrush89" Segatori

Ritrovato in tenera età su una spiaggia pixelata le sue prime parole sono state "Voglio fare il pirata!" In mancanza di un vero galeone è partito all'arrembaggio del mare della rete depredando le conoscenze di ogni isola su cui è approdato: Ha scritto per Games, VGN, Adventure's Planet, Badgames, FlopTV, Cinefilia Ritrovata, Ridble e creato qualche video per la ciurma di Game Series Network. Nel mentre la taglia sulla sua testa è aumentata e dopo che l'Università di Viterbo lo ha ritenuto un pericoloso "Capitano della Comunicazione", l'Alma Mater Studiorum di Bologna lo ha classificato come "Minaccia Pirata esperta di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale". Per circa un anno è quindi rimasto nascosto nella Cineteca di Bologna, gestendo dall'ombra l'Archivio Videoludico e organizzando anche un ritrovo piratesco conosciuto come Svilupparty. Dopo qualche tempo passato in mare tra cinema, fumetti, serie tv, libri, aspirapolvere e videogiochi, senza mai una vera casa, mette l'ancora alla fonda nella baia videoludica di Player.it, dove passa le giornate in compagnia di scimmie, balene e altri animali. Va spesso ad ubriacarsi nella taverna di Tom's Hardware, inoltre va all'arrembaggio di libri e fumetti su Frasix, di gadget e serie TV su Nospoiler e Cinematographe e svolge ricerche su antichi manufatti per conto di Ivipro. Il richiamo dell'oceano però lo trascina continuamente tra le onde e anche se non sa dove lo porterà il vento quello che conta davvero è il viaggio.

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