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Speciali

Berserk 375, riassunto e considerazioni | Lo stregone, l’idiota, il figliol prodigo

Arriva il nuovo capitolo di Berserk, il manga creato da Kentaro Miura e portato avanti, dopo la sua dipartita, dagli assistenti di Studio Gaga e dal suo amico d’infanzia, nonché mangaka, Kouji Mori. Vediamo cosa succede nel capitolo 375 di Berserk.

Gatsu è consumato

Gatsu, lo spadaccino nero

Gatsu sta vivendo, ormai da diversi capitoli, uno dei momenti più bui della sua più recente storia. Certo, la sua vita è stata costellata da disgrazie: nato dalla morte, vessato da Gambino, abusato da Donovan, tradito da Grifis. Le cicatrici le ha portate a lungo sul suo corpo e nella sua anima, nella sua testa.

Sin dalla tenera età, dentro di lui consapevolezze diverse hanno cercato di prendere il sopravvento, portando allo scontro tra due aspetti del suo carattere: la ferocia e la ragione. Spesso, la prima ha avuto la meglio, portando in realtà Gatsu ad avere la meglio anche contro nemici che andavano ben oltre le sue possibilità, rendendolo noto per esempio come colui che sconfisse 100 uomini in una sola battaglia.

Poi arrivò l’armatura del Berserker, ritrovata durante l’attacco della nuova Squadra dei Falchi, guidata da Grifis/Phemto, alla dimora di Flora e proprio grazie a quell’artefatto magico, Gatsu riuscì ad avere la meglio su un potente apostolo, il Cavaliere del Drago di Fuoco, Grunbeld, diventato ora seguace di Grifis. Ma quale può essere il futuro di un uomo che ha passato tutta la vita sui campi di battaglia?

Gatsu, nella sua vita, ha conosciuto sempre e solo la guerra, che fosse contro un uomo, contro 100, contro un esercito o contro la cosa più vicina a Dio di tutta la storia (tralasciando il capitolo 83). Indossare l’armatura del Berserker, avrà sicuramente significato diventare più forte ma pagando un prezzo non indifferente. La funzionalità dell’armatura infatti, è quella di incrementare le capacità di chi la indossi.

Tuttavia, l’armatura non è un oggetto inanimato: al suo interno dimora uno spirito, che tende ad adattarsi alla personalità di chi la indossa, assumendone anche in parte le sembianze. Quando Gatsu la indossa, l’armatura assume la forma della bestia ferale che risiede nel profondo dell’animo di Gatsu, che finisce col venir amplificata, portando alla distruzione fisica e mentale dello spadaccino nero.

Dopo essere ricorso così tante volte all’armatura, rischiando addirittura di trucidare i suoi compagni di viaggio in preda alla possessione ferale del manufatto, salvato solo dalla grande capacità della giovane strega Shilke, Gatsu ha raggiunto un punto di non ritorno. Già Flora e Gaissel–cioè, il Cavaliere del Teschio avevano messo in guardia Gatsu sulla pericolosità nell’utilizzare l’armatura, rivelando che il precedente possessore aveva concluso la sua vita dilaniato dal manufatto magico.

Dove eravamo rimasti

Il figliol prodigo

La saga dell’isola degli Elfi si è conclusa dopo anni d’attesa, fatti di lunghi viaggi, capitoli criticati e attese estenuanti. Grifis è ritornato e, per la prima volta dall’Eclissi, l’abbiamo visto in una forma “umana”, nello stesso posto in cui risiedevano Gatsu e Casca. Quest’ultima, dopo essere rimasta sconvolta nel rivedere quello che un tempo era stato il suo salvatore, diventato poi il suo peggior incubo, è stata rapita e portata a Falconia in cui abbiamo potuto rivedere la Casca combattiva, che tanto mancava (capitolo 373).

Gatsu è crollato nello sconforto più totale, vedendo tutto il suo lavoro per tornare alla normalità, totalmente vanificato e l’isola degli Elfi, che aveva quasi un sapore di nuova casa, totalmente distrutta con tutti quelli che la abitavano e che, probabilmente, vi erano legati a doppia mandata (ci sono ancora dei punti oscuri a riguardo).

Nel capitolo 374, Gatsu aveva maturato quello sconforto. Lo ritrovavamo riverso a terra, chiuso in una stanza buia, costretto nell’armatura del Berserker, con al fianco quell’imponente pezzo di ferro, lo spadone Ammazzadraghi, diventato ormai troppo pesante anche per lui per essere sollevate e brandito, con le “swingate” che avevano contraddistinto lo stile dello spadaccino nero.

La nave su cui viaggiavano Gatsu e i suoi compagni, la Cavalluccio Marino di Rodrick, veniva circondata e assalita. Decine di navi, un’intera flotta, blocca la Cavalluccio Marino. Salgono a bordo gli artefici di questo blocco: sono i Kushan, la temibile popolazione orientale, introdotta nei capitoli di poco precedenti all’Eclissi.

Procedendo con fare militare e metodico, la nave si riempie subito di Kushan che incatenano tutti gli ospiti della Cavalluccio Marino, con Serpico e Isidoro che non possono fare nulla se non assistere impotenti. Un gruppetto di Kushan, con grande cautela arriva fino alla stanza di gatsu. Aperta la porta, il guerriero nero appare sdraiato a faccia sotto, senza forze, con l’Ammazzadraghi poco distante dalla sua mano.

Prese le giuste precauzioni, Gatsu viene incatenato, la spada allontanata. Vediamo delle catene spezzarsi, che siano quelle della bestia?
Dopo tanti capitoli, ritroviamo infine una conoscenza tanto cara agli amanti di Berserk, una delle figure ormai più importanti per la risoluzione finale del conflitto, Rickert.

Berserk 375, si va a casa dei Kushan

Lo stregone

Il capitolo 375 si apre, mostrandoci una delle figure più importanti dietro l’attacco alla Cavalluccio Marino: Silat, attorniato dai Tapasa intento a comunicare telepaticamente con qualcuno. Come fosse una profezia, Silat pronuncia delle parole:

Quando la luna disegna un arco nel cielo, nella notte in cui la luna è buia… dall’oceano da cui il Sole nasce, una bestia incatenata giungerà, coperta da una nebbia offuscante

Scopriamo subito, che Silat sta ripetendo le parole di una profezia, pronunciata da una vecchia conoscenza del mondo Kushan: Daiba, il potente stregone conosciuto inizialmente per essere uno dei consiglieri o meglio, il consigliere, di Ganishka. Quella che potremmo definire una profezia, viene inquadrata da Silat come capacità di predire il futuro, finendo col riflettere a una parte della profezia non pronunciata, riguardo un “cavallo di legno”, riferendosi sicuramente alla nave che trasporta Gatsu.

Ma Silat non ha ancora chiara una cosa: di chi è quella nave? Un’imbarcazione che arriva dall’ovest, da quella direzione… che siano i Falchi di Grifis, pronti a invadere i territori Kushan? Daiba però, che compare per la prima volta in volo su un Garuda, ricorda a Silat che Falconia si trova a migliaia di miglia di distanza e che quindi sarebbe improbabile ritrovare lì una delle loro navi.

Silat, convinto dalla tesi di Daiba, si chiede però perché sia stato necessario mobilitare un’intera flotta, per catturare una singola nave. Subito però, si rende conto che la domanda risulta insensata: tutto procede secondi i piani del grande stregone.

A quel punto Daiba, sale di quota e si erge sulla nave, desideroso di vedere coi suoi occhi se la sua predizione fosse vera. C’era veramente lui, su quella nave? Il focus passa sulla nave, dove i soldati Kushan strattonano con pesanti catene una figura che esce dall’oscurità. Tra lo sgomento e la curiosità generale, vediamo dei piedi tremanti uscire da quell’oscurità.

Sono i piedi di Gatsu, con indosso l’armatura del Berserker. Grondante di sudore, con ogni articolazione indebolita, Gatsu esce alla luce sotto gli occhi increduli di Serpico, Isidoro e Pak. Si nota la grande fatica dei soldati, nel trascinarlo e tenerlo fermo. «Non può essere — obietta Serpico — il Gatsu che conosciamo, essere così calmo…».

Alle parole di Serpico, seguono subito quelle di Isidoro. Se il primo era sgomento, il secondo mostra tutta la rabbia nel vedere il suo idolo, la figura su cui stava costruendo tutta la sua personalità e il suo futuro, ridotta a una bestia costretta in catene, che addirittura cade al suolo sbattendo la faccia, quando viene strattonata da un soldato Kushan.

I disegni dello Studio Gaga, realizzati molto bene nelle sequenze cruciali di questo capitolo, mostrano gli occhi di Isidoro, uno sguardo che racconta molto più di quanto potrebbero fare le parole. Non che queste manchino. Il ragazzo infatti, inizia a sputare rabbia sull’inerme spadaccino nero:

Cosa stai facendo? Che diavolo ti è successo? Alzati! Combatti!
Non sembri nemmeno tu! Questi tizi… abbattili semplicemente col fendente della tua lama

Isidoro viene però zittito da un soldato Kushan, che lo rigetta al suolo. Questo però, non placa la delusione del ragazzo, che col viso rigato dalle lacrime, insulta Gatsu, quel Gatsu che non riesce più a riconoscere. Dalla folla però, una figura si fa spazio. È Rickert, che si avvicina a Gatsu, cercando di sincerarsi che si tratti veramente del suo amico, mentre Pak aguzza lo sguardo, notando forse il viso conosciuto del ragazzo.

Dopo aver spiegato tutto agli altri soldati Kushan, Rickert fa liberare i passerggeri della Cavalluccio Marino, scusandosi per le maniere adottate, sottolinenando però il fatto che la nave è comparsa all’improvviso nel territorio Kushan ed è stata vista come una minaccia.

Sul finire del capitolo, Silat capisce finalmente il piano di Daiba: mobilitare l’intera flotta non per una nave qualsiasi ma per un solo uomo, per lo spadaccino nero. Certo, la fortuna dei Kushan sta nel fatto che Gatsu ormai è inerme, altrimenti come precisa Daiba stesso, tutte le truppe non sarebbero servite a nulla.

E intanto che Silat prende atto della risolutezza di Daiba, sullo sfondo della tavola finale, vediamo un tempio, la nuova destinazione della compagnia di Gatsu: la terra dei Kushan.

Considerazioni finali

L’idiota

Il capitolo 375 ha rappresentato uno snodo narrativo molto importante, da leggere tutto d’un fiato col precedente. Diversi ruoli nella storia sono stati delineati e la fazione opposta ai Falchi, prende finalmente forma, con l’incontro delle varie forze sospinte da un intento comune. Per quanto si tratti di un capitolo di passaggio, nell’attesa del prossimo dove finalmente inizierà il nuovo arco, nella terra dei Kushan, i disegni si rivelano più che all’altezza.

Questo capitolo però, genera un po’ di domande: viene precisato più volte, prima da Silat e poi da Rickert, come la Cavalluccio Marino sia apparsa praticamente dal nulla nel territorio dei Kushan. Viene dunque da chiedersi, l’Isola degli Elfi si trovava su un piano dell’esistenza diverso, rispetto al mondo normale?

Non sarebbe la prima volta che in Berserk, i piani d’esistenza si mischiano. Viene però da chiedersi se Daiba sapesse dell’esistenza dell’Isola degli Elfi e come funzioni la sua capacità di predire il futuro, fino a dove si spingono i suoi poteri.

E sempre parlando di Daiba, figura centrale di questo capitolo, è giusto accogliere le considerazioni di Silat: Daiba era il braccio destro di Ganishka, colui che gli fornii il bejelit per effettuare il rito e diventare un apostolo. Dopo la caduta di Ganishka, come ha fatto Daib a sopravvivere e a essere, adesso, una delle figure centrali sul tabellone tattico degli eventi di Berserk? Si tratta sicuramente di un uomo pieno di risorse, di cui si deve però inevitabilmente dubitare.

Per il resto, il 375 si rivela un buon capitolo, con dei buoni disegni specialmente su alcuni primi piani come quelli di Isidoro, la vera maschera tragica e patetica del capitolo, forse anche più di un Gatsu che vediamo in queste condizioni ormai da diversi capitoli. Punto in più per la scena in cui diversi soldati Kushan trascinano, tutti insieme, l’ammazzadraghi incatenata, a sottolineare ancora di più la potenza necessaria nell’issarla e maneggiarla, come solo lo spadaccino nero sa fare.

Dal prossimo capitolo, capiremo quali sono i piani che avvieranno la storia verso il suo finale. Non vi è ancora una data d’uscita ufficiale per il prossimo capitolo. Continuate a seguire Player.it per restare sempre aggiornati sul mondo di Berserk.

This post was published on 13 Novembre 2023 12:00

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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