Benvenuti ad un nuovo #Gamersdigest, recap delle principali notizie della settimana videoludica appena trascorsa!
Nel corso di un PlayStation Showcase del 2021 Sony annunciò in pompa magna l’esistenza del remake di Star Wars: Knights of the Old Republic per PlayStation 5. Sviluppato, almeno inizialmente, da Aspyr Media – parte di Embracer Group dal 2021, sotto Saber Interactive – il titolo prometteva di ridare lustro ad uno dei più famosi giochi di ruolo occidentali dei primi anni Duemila, massima espressione della creatività di Bioware in quegli anni d’oro. L’entusiasmo generato dalla notizia fu fortissimo, tanto quanto le aspettative, pur se accompagnate da qualche perplessità circa la scelta del developer (Aspyr infatti è prima di tutto un publisher, con una limitata esperienza nel campo dello sviluppo).
Peccato che quel reveal trailer del 2021 sia stata l’unica cosa mai vista di questo remake, che è diventato sempre più fantomatico di anno in anno. Dopo che il rumour sullo spostamento del progetto dalle mani da Aspyr ha iniziato a serpeggiare, a seguito di un report di Bloomberg del 2022, lo sviluppatore non ne ha più parlato, rimuovendone persino ogni menzione dal proprio sito web. Poi anche Sony ci ha messo del suo, rimuovendo da YouTube proprio quel reveal trailer che ad oggi costituiva ancora l’unica traccia visiva concreta dell’esistenza del gioco. Il video in questione è sparito dal canale YouTube di Sony, tuttavia bisogna sottolineare che compare ancora nella replica integrale del PlayStation Showcase dove era stato mostrato ufficialmente. Potete vederlo qui sotto, il trailer in questione inizia attorno al minuto 4.
Ora che il rischio vaporware sembra quantomai probabile, rimane il mistero delle cause legate all’accantonamento del progetto e a questa damnatio memoriae. Sul primo punto, sembra improbabile che la ristrutturazione di Embracer c’entri qualcosa, poiché il silenzio radio sul gioco risale a molto tempo prima. Certo, la situazione finanziaria complessa in cui versa la holding svedese ha sicuramente contribuito alla dare il colpo finale, ma dev’essere successo qualcosa prima, qualcosa forse legato a difficoltà incontrate da Aspyr nel gestire un progetto di tale portata. Lo scorso maggio, a domanda diretta sullo stato del progetto, il CEO di Embracer Lars Wingefors aveva preferito glissare.
Ma se non è più Aspyr ad occuparsene (e pare proprio di no perché dal sito web del team è scomparso ogni riferimento al gioco), a chi è stato affidato? E quali difficoltà sono emerse? Dobbiamo metterci il cuore in pace e rassegnarci a non vederlo mai uscire? Temo di sì, ma mai dire mai.
Naughty Dog ha licenziato circa 25 dipendenti, secondo un report di Kotaku, prevalentemente dal reparto QA ma anche art design. Si tratta di dipendenti con contratti di brevi periodi o non a tempo pieno. Le stesse fonti hanno riportato che l’azienda avrebbe fatto pressioni ai dipendenti stessi per far passare la notizia sotto silenzio. Queste notizie contribuiscono a far temere per la sorte del progetto multiplayer legato al franchise The Last of Us, riportato come in alto mare da più fonti.
In sviluppo già dal 2020, inizialmente pensato come una modalità aggiuntiva di The Last of Us Part II, il titolo fu poi lavorato come progetto indipendente ma lo sviluppo è andato incontro a varie difficoltà. Pare infatti che una sua versione preliminare, sottoposta alla revisione e giudizio da parte di Bungie, team esperto di giochi multiplayer online e recentemente entrato a far parte della famiglia dei PlayStation Studios a seguito della sua acquisizione da parte di Sony a luglio 2022, fosse stato mal giudicato dallo stesso, portando ad una battuta d’arresto.
Nelle premesse – perché solo quelle abbiamo dato che del gioco non si è mai visto nulla – il titolo sarebbe dovuto essere un progetto ambizioso ed ampio tanto quanto i titoli single player della compagnia. A queste roboanti dichiarazioni però non è mai seguita nessuna diffusione di materiale alla stampa né al pubblico, sintomo che i lavori procedevano a rilento o avevano incontrato difficoltà di ignota natura. Lo scorso maggio Naughty Dog ha ammesso che lo sviluppo del titolo avrebbe richiesto più tempo del previsto, ragion per cui il team preferiva continuare a lavorare in silenzio, rimandando ulteriori comunicazioni ad un momento successivo.
Del resto lo studio sta attraversando una fase di riorganizzazione interna, coincidente con l’annuncio del ritiro del co-fondatore Evan Wells entro fine anno, lasciando al comando il solo Neil Druckmann. Aggiungiamo a tutto questo pure l’annunciato ritiro di Jim Ryan di cui vi ho parlato la scorsa settimana, che potrebbe concorrere a congelare il progetto in favore di nuove direzioni: infatti la decisione di SIE di focalizzarsi sulla produzione di numerosi titoli live service, fortemente discussa, è derivata dalla conduzione di Ryan, e può darsi che verrà rettificata da chi lo succederà alla conduzione dell’azienda.
Lo scorso agosto Bioware ha rescisso il contratto con il fornitore di servizio QA test Keywords, i cui dipendenti si sono recentemente sindacalizzati, a cui aveva appaltato il lavoro di supporto allo studio canadese Bioware Edmonton in merito allo sviluppo di Dragon Age: Dreadwolf. A seguito dello sfumato contratto, a settembre Keywords li ha poi licenziati in blocco. Si tratta di 13 QA testers rimasti senza lavoro, che proprio tramite la loro unione sindacale hanno espresso lamentela formale per le condizioni di liquidazione imposte dall’azienda, che sono state giudicate da essi non adeguate economicamente, oltre a non esserne ancora stati corrisposti gli importi. L’intera faccenda è stata raccontata a Polygon dall’ex QA tester di Keywords James Russwurm.
I lavoratori dei settori QA sono spesso i peggio pagati di tutta l’industria videoludica. Ecco perché sono le divisioni maggiormente interessate da iniziative di sindacalizzazione. In particolare, i dipendenti di Keywords avevano deciso di unirsi alla United Food and Commercial Workers Canada Union, il che ne aveva fatto il primo gruppo di lavoratori videoludici sindacalizzati della storia del Canada.
Non che all’interno della stessa Bioware la situazione sia più rosea, anzi: 7 dei 50 dipendenti licenziati lo scorso agosto ora hanno denunciato l’azienda per condizioni di liquidazione ingiuste. I dipendenti in oggetti hanno uno storico medio di 14 anni di servizio in azienda, e a loro dire avrebbero avuto diritto a trattamenti di fine rapporto di entità ben superiore rispetto a quelli che hanno dovuto accettare. Richiedono quindi un equa compensazione comprensiva di benefit.
Flash news su trailer e annunci della settimana:
Sapete che ogni mercoledì sul nostro canale twitch si gioca di ruolo? La nostra campagna originale basata su D&D 5^ si chiama Echoes of Erythmia! Potete recuperare il finale di stagione a questo indirizzo!
Dopo essersi preso il tempo necessario ad una disamina accurata, Alessandro Colantonio è finalmente pronto ad esprimervi il suo giudizio su Starfield, la grande opera spaziale di Bethesda, la cui smisurata ambizione e notevole profondità narrativa paga lo scotto di un motore di gioco non esattamente al passo coi tempi e di soluzioni di game design fin troppo conservative.
Giacomo Todeschini ha recensito la versione early access di Witchfire, un promettente FPS roguelite con ottime potenzialità ma ancora scarno di contenuti.
Il sottoscritto ha invece messo mano a Dragonheir: Silent Gods, una perturbante commistione tra gacha game e gioco di ruolo, che nonostante i pregi del secondo è inesorabilmente frenato dai limiti imposti dal primo.
In ambito indie sta facendo molto parlare di sé l’avventura puzzle Cocoon, che non ha mancato di colpire molto favorevolmente anche il nostro Michele Longobardi, decisamente compiaciuto da ciò che ha visto e giocato.
Questa settimana vi proponiamo anche la recensione di un paio di giochi da tavolo: Alessandra Borgonovo si è infatti cimentata nella prova di In Giallo, un investigativo cooperativo (ma giocabile anche in singolo) che riesce a far spremere le meningi senza frustrazioni, impegnandoci a scovare il colpevole in 3 casi impossibili ambientati negli anni ’30.
Giacomo Todeschini, d’altro canto, si è divertito con Stranger Things Il Sottosopra, un cooperativo fino a 4 giocatori che riesce a catturare lo spirito della serie tv e non mancherà di offrirvi ore di sano divertimento.
Infine, l’On. Fabio Antinucci è lieto di presentarvi la sua recensione di Old Gods of Appalachia, un gioco di ruolo folk-horror di grande atmosfera che saprà regalarvi momenti da brivido in un setting fantastorico costruito in modo egregio.
Siccome non volevamo lasciarvi totalmente digiuni dalle nostre leggendarie guide, questa settimana vi offriamo una di ambito hardware: Pietro Falzone vi spiega come configurare il DualSense per farlo funzionare con ogni dispositivo.
Inoltre Salvatore Montagnolo vi propone una divertente riflessione sulle spaventose storie dei Pokémon Spettro, la cui presenza conferisce al franchise un tono più adulto di quanto non sembri.
Per questa settimana è tutto.
Arrivederci a domenica prossima con il #GamersDigest N°41 del 2023!
This post was published on 8 Ottobre 2023 21:00
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