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Speciali

Lies of P | 3 (+1) ispirazioni che non tutti avevano colto

Lies of P è un titolo che, dopo essere partito in sordina, tra le voci che lo volevano come una sorta di sequel spirituale/scopiazzatura di Bloodborne, ha saputo convincere molto più di quanto si potesse anche solo immaginare. Il lavoro degli sviluppatori sudcoreani di NEOWIZ e Round8 Studios ha portato a un titolo che è un vero parco giochi per gli amanti dei Souls-like.

Il nostro giudizio sul titolo è stato molto positivo, grazie a tanti elementi convincenti: da un gameplay estremamente solido fino a una narrazione che procede in maniera chiara e lineare, in grado di proporre intriganti segreti da disvelare.

Proposto sin da subito come “il SoulBorne-like con Pinocchio“, la nostra aspettativa era quella di trovarci d’innanzi all’ennesima rivisitazione della classica storia de “Le Avventure di Pinocchio”, il meraviglioso romanzo di formazione scritto da Carlo Collodi, al secolo Carlo Lorenzini, nel 1881.

Dopo che, con grande fatica, il romanzo venne pubblicato nel 1881 (e poi con una nuova edizione nel 1883), passò del tempo prima che l’opera di Collodi riuscisse a entrare nell’Olimpo dei racconti per ragazzi. Un primo scossone lo diede Benedetto Croce, quando tra il 1903 e il 1904 pubblicò “La letteratura della nuova Italia“, dei saggi in cui parlava della letteratura italiana dopo l’Unità d’Italia. Tra tutte quelle opere, quattro pagine vennero dedicate all’opera di Collodi, che ricevette di fatto un incremento pazzesco della notorietà, tanto da far assurgere Pinocchio allo status di classico.

Pinocchio versione Disney

A far conoscere Pinocchio al mondo poi ci pensò la Disney quando, nel 1940, realizzò uno dei lungometraggi animati più amati dai bambini di ogni epoca. Vennero apportate delle modifiche alla storia originale, ma poco male: Pinocchio era diventato un personaggio conosciuto e amato in tutto il mondo.

Da quel momento, tanti presero a narrarne le gesta: parlando delle mie riproduzioni preferite, mi vengono in mente il manga di Osamu Tezuka “Pinocchio”, che grazie all’estro dell’autore, acquisisce una dimensione più dinamica, con atmosfere diverse rispetto a quelle del film Disney, tanto semplice nella narrazione quanto ben studiato dal punto di vista grafico; il “Pinocchio” di Guillermo Del Toro, che sfrutta la tecnica dello stop-motion per raccontare una storia cupa e decadente, con uno sfondo politico d’eccezione.

Alla lista delle reiterazioni del personaggio che ho preferito, si aggiunge di prepotenza proprio Lies of P che è riuscito a stregarci per una quarantina d’ore.

Ma oltre alle citazioni a “Le Avventure di Pinocchio”, che ovviamente non potevano mancare, gli sviluppatori si sono divertiti a inserire nel gioco tantissimi riferimenti ad altri brand molto famosi, a volte in maniera velata, altre volte in maniera decisamente più esplicita. Noi abbiamo raccolto tre riferimenti a tre personaggi diversi, siano essi realmente esistiti o di fantasia.

Voi siete riusciti a trovarli?

L’articolo conterrà SPOILER su LIES OF P

Isaac Isamov, le Tre leggi e il Grande Patto

Io, Pinocchio

Per chi è amante di letteratura di fantascienza, sarà impossibile non essersi mai imbattuto nella lettura delle opere di Isaac Isamov. A quanto pare, anche gli sviluppatori di Lies of P hanno visto in Asimov una fonte d’ispirazione da prendere in particolare considerazione.

Il concetto alla base di Lies of P, sembra prendere a piene mani dalla letteratura asimoviana, in maniera impunemente palese: prima di tutto, l’idea dei burattini è mutuata dai robot positronici di Asimov, creature nate con lo scopo di servire e proteggere l’essere umano, mai di sostituirlo o esacerbarlo. Occorre ricordare, che prima di Asimov, l’idea del robot come “essere patetico” appariva in opere come Io, Robot di (dei fratelli) Eando Binder, da cui poi Asimov non prese soltanto i concetti di robotica ma persino il titolo per la sua antologia Io Robot.

Il riferimento più forte alla letteratura asimoviana che possiamo trovare nel titolo di NEOWIZ e Round8 però, riguarda ciò che viene definito Grande Patto. Contrariamente a quanto possa suggerire il nome, non si tratta di un vero e proprio accordo tra due parti: il Grande Patto è un meccanismo di controllo che Geppetto e Lorenzini Venigni hanno installato in ogni burattino, delle regole di comportamento che avrebbero dovuto rappresentare non solo dei “facere” ma, soprattutto, dei “non-facere”.

Il Grande Patto si compone di 4 norme morali e comportamentali:

  • I burattini obbediscono al creatore;
  • I burattini non aggrediscono gli umani;
  • I burattini servono Krat e la sua gente;
  • I burattini non possono mentire.

Il riferimento appare dunque palese, se si conoscono le 3 leggi formulate proprio da Isamov:

  • Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  • Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
  • Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Si tratta di un trittico di norme che Isamov formulò nella stesura dei suoi romanzi, dopo varie discussioni coi suoi consulenti, così da creare un gioco retorico e narrativo che si sarebbe innescato quando le Leggi sarebbero state infrante o quantomeno spinte al limite, tanto da portarlo poco più avanti a introdurre una quarta legge, denominata Legge Zero:

Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno.

Quello alle tre leggi è soltanto il riferimento più palese ad Asimov ma tutto, nella narrativa di Lies of P, pare aver assorbito dagli elementi che Asimov aveva sparso per tutti i suoi scritti: dalla descrizione del “robot patetico” vista nel romanzo “Robbie”, che nel titolo di NEOWIZ diventa il burattino che sviluppa un Ego alla stregua di un uomo.

O l’enorme bara entro cui la Confraternita dei Conigli Neri vuole rinchiudere il burattino Pinocchio, con su scritto “Liar!”, riferimento estremamente palese al romanzo “Bugiardo!”, in cui tra l’altro, viene descritto un robot capace non solo di leggere la mente, ma di mentire deliberatamente così da non infrangere la prima regola.

La verità potrebbe portare gli umani a rischiare la vita, forse è meglio mentire. E questo tipo di narrativa mi ricorda qualcosa.

Batman, tra indovinelli e wrestler

Batman?

Cos’hanno in comune Pinocchio e Batman?
Beh, francamente nulla ma… in Lies of P, dei punti di contatto si trovano.

Nel titolo di NEOWIZ, sarà possibile imbattersi in due grandi riferimenti non tanto a Batman, quanto al mondo del Crociato Incappucciato. Due sue nemesi sono infatti state prese, adattate al mondo di P e proposte come figure che ci terranno compagnia per l’intero playthrough.

Arlecchino enigmatico?

Chi c’è all’altro capo?

Il primo e più palese riferimento che incontreremo, sarà già nelle primissime fasi di gioco (da essere persino presente nella Demo, pubblicata a giugno 2023): andando avanti nella prima zona, dopo aver abbattuto qualche cane robotico, sentiremo squillare un telefono.

Seguendo il suono, troveremo un telefono pubblico con cui potremo interagire. All’altro capo del telefono, una voce sogghignante si introdurrà a noi: sarà Arlecchino, personaggio presente nel romanzo di Collodi sotto forma di marionetta del teatrino di Mangiafuoco, che in Lies of P però assume tutta un’altra connotazione.

Si propone di porci degli indovinelli che, nel caso dovessimo azzeccare, non solo ci condurranno a dei premi, ma ci faranno interrogare e scavare sulla nostra natura di mezzi burattini e mezzi uomini.

Arlecchino in Lies of P è chiaramente modellato sull’Enigmista (vera identità: Edward Nigma), uno dei più particolari antagonisti di Batman, che in varie storie mette sotto torchio il Cavaliere Oscuro, tramite interrogativi estremamente complessi, dalla cui risoluzione, a volte, può dipendere la salvezza di una vita o di un’intera città.

Il personaggio dell’Enigmista, sin dalle sue origini sul finire degli anni ’40 del ‘900 (a ridosso di uno dei periodi editorialmente più bui per Batman) ha lottato psicologicamente contro l’uomo pipistrello per scoprire la sua vera identità. Questo è sicuramente un punto di contatto con Arlecchino, che ci interroga proprio per scoprire la nostra vera natura.

Victor, il lottatore

Anche meno dai

Victor il Campione, è uno dei boss che sarà possibile incontrare in Lies of P.
Si tratta di un wrestler, un grande campione, divenuto un’attrazione della nuova e decadente Krat grazie agli Alchimisti, che sotto la guida di un uomo estremamente intelligente, cercano di portare l’umanità a un nuovo step evolutivo.

Come Victor stesso ci dice:

Benvenuto nel mio ring. Qui è dove l’evoluzione diventa reale.

Qui la citazione al mondo dell’Uomo Pipistrello è piuttosto palese ma non scontata da trovare, nel mondo di Lies of P: parliamo infatti di Bane. Questo, conosciuto in Italia anche come Flagello, è uno dei nemici che negli anni ha sempre messo più in difficoltà Batman dal punto di visto prettamente fisico.

Tanti dei nemici del Cavaliere Oscuro usano vari trucchetti mentali, mentre Bane fa affidamento sicuramente sull’intelletto, ma il suo obiettivo è spezzare (nella maniera più letterale possibile) Batman. Lo stile di lotta del nostro cattivo riprende tanto da varie tecniche realmente utilizzate nel wrestling professionistico, mondo a cui Bane avrebbe da sempre voluto appartenere; inoltre, i vari tubi che iniettano liquido nelle sue vene ricordano tanto il “Venom”, una droga che migliora forza e capacità fisiche dell’utilizzatore, di cui Bane fa largo uso.

Una delle storie più famose in cui compare il “Venom” è Batman: Knightfall“.

Il Ritratto di Pinocchio

Un ritratto, un destino

Alla fine dell’800, lo scrittore decadentista Oscar Wilde, scrisse uno dei romanzi che più di altri influenzarono non solo la vita dello scrittore, ma che caratterizzano lo scenario sociale della Belle Epoque: Il Ritratto di Dorian Gray.

Nel romanzo di Wilde, Dorian Gray è un giovane borghese della Londra vittoriana del XIX secolo, che da innocente virgulto della sua epoca diventa un vanitoso amante di se stesso fino a quando gli viene consegnato un ritratto dall’amico Lord Henry Wotton. Il tempo però è un’inesorabile bilancia, a cui Gray tenta di sfuggire, pregando il quadro di invecchiare al posto suo.

Il ritratto dunque, assimilerà l’anima di Gray, che manterrà il suo aspetto, mentre la sua figura nel quadro continuerà a invecchiare al posto suo.

In Lies of P, esplorando bene, sarà possibile trovare un quadro raffigurante un bambino dai capelli neri, lunghi circa fino alla spalla, con una veste blu e gli occhi vitrei su un viso diafano. Portandolo all’Hotel Krat (hub di gioco) saranno tanti i personaggi che noteranno una certa somiglianza tra noi, il burattino di Geppetto, e il bambino rappresentato nel quadro.

Quando lo mostreremo a Geppetto, colto da commozione ed emozione, deciderà di appenderlo nella sua stanza. Proseguendo con la storia, potremmo quasi dimenticarci dell’esistenza di quel dipinto. Eppure, se dovessimo avere la curiosità di andare a sbirciare, noteremo che dal quadro fuoriesce un’escrescenza di legno, che si estende dal naso della figura rappresentata nel dipinto.

Chiedendo spiegazioni a Geppetto, apprenderemo la verità: quel dipinto è stato realizzato da un artista, un pittore molto in voga a Krat in quel periodo, tale D. Gray: un riferimento davvero prepotente, non trovate?

Proprio come nel romanzo di Wilde, all’interno del quadro col giovane Pinocchio, pare risiedere l’anima del burattino e, per ogni bugia che diremo in gioco (tramite il sistema di bugie di cui abbiamo parlato nella recensione) il naso del ritratto si allungherà.

In quel quadro risiede la vera anima del burattino? E quale potere magico o alchemico ha utilizzato tale D. Gray (troppo esplicito forse, facciamo Dorian G.) per realizzarlo.

La risposta arriverà giocando e noi non vogliamo sottrarvi alla sorpresa che vi verrà riservata.

Ispirazione +1 | T-800, un re, un amico

Una chicca apprezzatissima

Cos’hanno in comune Pinocchio e Terminator?
Beh, fino a poco tempo fa nulla, ma le cose cambiano velocemente e Lies of P è stato il motore di questo cambiamento.

La saga di Terminator è una delle più celebri del cinema d’azione e fantascientifico: tra viaggi nel tempo e androidi venuti dal futuro per ammazzarci, pare quasi logico che proprio dal franchise con Arnold Schwarzenegger siano arrivate delle ispirazioni per il titolo di NEOWIZ.

Il riferimento arriva da Terminator 2 – Judgement Day, sequel di Terminator, diretto da James Cameron. Il film all’epoca, riscosse grande successo, grazie anche alla presenza di diverse innovazioni tecnologiche applicate per la prima volta al campo cinematografico come il primo utilizzo del movimento umano naturale per un personaggio generato al computer.

Ma non so voi, io che di anni ne ho 26, ricordo quel film con una certa dose di inquietudine, specialmente per una scena che, lo riconosco, ai tempi mi sconvolse: T-800 che si cava un occhio, ormai danneggiato e che rimane con il sensore ottico scoperto, creando l’iconica figura dell’androide con l’occhio rosso ed endoscheletro scoperto.

In Lies of P non è mancata l’attenzione a un dettaglio visivamente così iconico di un certo tipo di cinema e i ragazzi di NEOWIZ hanno deciso di proporre la loro versione: uno dei boss di trama che è possibile incontrare nel gioco sarà il Re Dei Burattini, mostrato anche in diversi trailer.

Il boss sarà diviso in due fasi. Quando saremo riusciti ad abbattere la prima fase, in cui combatteremo un enorme burattino con braccia allungabili, dal suo petto uscirà un ragazzo che pare conoscere molto bene il nostro Pinocchio.

Il ragazzo si chiama Romeo ma non siamo qui per parlare della sua lore, quanto più del modo in cui si presenta (e che forse ci fa intuire qualcosa di più su cosa sia in realtà Pinocchio? Ahhhhh non voglio parlare di lore): una volta uscito dall’enorme burattino, Romeo sarà già in parte danneggiato per i danni da noi cagionati. Un lembo di pelle gli è stato rimosso e sotto di lui, figura un endoscheletro metallico, molto molto molto simile a quello del T-800 in Teminator.

E come se non bastasse, ha l’occhio rosso! Pelle rimossa, proprio in quel punto del viso, scoprendo un occhio che è rosso! Spiegato non rende, ma poco sopra trovate una foto che spero vi faccia emozionare almeno quanto è successo a me la prima volta che l’ho visto.
Probabilmente non sarà così, ma è parsa una menzione obbligatoria da fare.

Si conclude così questa prima analisi delle influenze di Lies of P.
Adesso si apre la caccia a chi riesce a coglierne altre, dato che il titolo ne è infarcito.

This post was published on 23 Settembre 2023 19:30

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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