Benvenuti ad un nuovo #Gamersdigest, recap delle principali notizie della settimana videoludica appena trascorsa!
VGC ha riportato la notizia che tutti i fan Nintendo si aspettavano: secondo documenti e dichiarazioni in possesso del portale, infatti, la console succeditrice di Switch dovrebbe essere lanciata nella seconda metà del 2024. A inizio del prossimo anno, infatti, dovrebbe approdare su Switch l’ultima grande produzione first party ovvero Metroid Prime 4, dopodiché i tempi dovrebbero essere finalmente abbastanza maturi per mandare in pensione la console, lanciata nell’ormai lontano 2017.
Fonti di VGC hanno infatti confermato che i main partner di Nintendo sono già da tempo in possesso del dev kit della nuova console, cosa ovvia del resto, dovendo essere in grado di proporre un certo numero di titoli pronti al day one. Inoltre lanciare la console ad oltre un anno da oggi permetterebbe a Nintendo di avviare la produzione di massa ed evitare il problema di shortage che ha azzoppato le vendite console current gen di Sony e Microsoft per lungo tempo. Consideriamo inoltre che un lancio l’anno prossimo manterrebbe fede alla consuetudine di Nintendo che è solita immettere sul mercato il proprio hardware sfasato rispetto alle concorrenti Xbox e PlayStation.
Riguardo le specifiche tecniche della nuova piattaforma nulla è trapelato, se non la conferma da più voci sulla sua natura ibrida di portatile e dock: si tratterebbe quindi a tutti gli effetti di una “Switch 2” piuttosto che di un nuovo concept. Pare inoltre che i modelli di lancio saranno dotati di schermo LCD e non OLED per contenere i costi, e che presumibilmente la memoria interna sarà aumentata rispetto ai 32GB di Switch. Dovrebbe inoltre essere mantenuta la possibilità di inserire cartucce di gioco: a questo punto dunque è lecito presupporre una retrocompatibilità con i titoli Switch, sebbene non ci siano informazioni in merito.
Serkan Toto, analista giapponese noto per il suo blog Kantan Games, riflette su come il competitor di Nintendo per Switch 2 sia… Nintendo stessa! Ovvero come la principale difficoltà dell’azienda giapponese sarà convertire i propri stessi utenti invogliandoli al salto generazionale. Le vendite hardware di Switch infatti sono in calo costante, motivo per cui Nintendo ha necessità di una nuova macchina che gli faccia mantenere quote di mercato. Tuttavia la base installata di Switch è enorme (125 milioni di copie vendute!) e con titoli di forte richiamo da poco usciti (Tears of the Kingdom) o ancora in arrivo (il nuovo Metroid) molti giocatori potrebbero non essere così invogliati ad effettuare il salto in tempi brevi. Ecco perché forti titoli di lancio, retrocompatibilità e prezzo di lancio contenuto dovrebbero essere i principali driver su cui puntare.
Per tutti questi motivi, personalmente non mi aspetto che “Switch 2” esca prima del periodo natalizio, magari successivamente ad un taglio di prezzo di Switch: sarebbe una manovra utile a smaltire le scorte e massimizzare le vendite degli ultimi grandi titoli in arrivo. In ogni caso, per i fan di Nintendo il 2024 sarà senz’altro un anno da ricordare.
Nella lunga contrattazione tra CMA e Microsoft per l’approvazione dell’acquisizione di Activision Blizzard King si aggiunge un nuovo tassello. Nelle scorse settimane Microsoft ha fatto pervenire alla CMA nuovi documenti in merito a quelli che, secondo l’azienda di Redmond, sarebbero motivi sufficienti a far riconsiderare il parere negativo dell’ente antitrust britannico: in particolare Microsoft starebbe cercando di far valere i numerosi accordi decennali stretti nei mesi scorsi con vari distributori e proprietari di piattaforme cloud, che garantiranno la presenza delle IP di ABK su canali terzi rispetto a Xbox e Game Pass. A quanto pare, inoltre, Microsoft avrebbe anche fatto ulteriori concessioni alla CMA, sebbene i punti di questa proposta di modifica nella procedura di acquisizione non sia stata divulgata nei suoi dettagli.
Come vi avevo spiegato mesi fa, la CMA aveva scritto che le uniche misure correttive che avrebbe potuto prendere in considerazione sarebbero state lo scorporo di una o più divisioni di Activision Blizzard, condizioni che chiaramente Microsoft non avrebbe mai potuto accettare. Di conseguenza, tali opzioni non possono verosimilmente essere state proposte ora, tuttavia Microsoft potrebbe essersi detta disposta a cedere qualcosa, magari scorporare e vendere qualche IP (eccetto ovviamente CoD e WoW), pur di trovare una mediazione con l’authority inglese.
Quanto messo sul piatto da Microsoft, di qualsiasi cosa si tratti, è ora al vaglio della CMA, che ha annunciato di voler ricorrere a pareri esterni per la valutazione di tali nuove condizioni. Si tratta di una procedura piuttosto rara, a quanto riporta un portavoce dell’ente, che indica il livello di complessità della materia in questione e la volontà della CMA di avere un quadro predittivo il più chiaro e verosimile possibile rispetto alle possibili implicazioni a lungo termine.
Il fatto che l’ente decida di ricorrere a ulteriori pareri potrebbe indicare il fatto che la proposta messa sul piatto da Microsoft sia potenzialmente interessante, o inaspettata: un tentativo di sparigliare le carte, o una sincera volontà di trovare un punto di incontro? Probabilmente è questo che la CMA vuol cercare di capire nel corso delle prossime settimane: il termine ultimo per la raccolta di questi pareri è fissato al 4 agosto, mentre il termine ultimo entro cui la CMA esprimerà un parere sulla questione è il 29 agosto. Sull’identità dei soggetti terzi vi è un grande punto interrogativo, dato che la richiesta di opinioni è aperta a tutti, basterà inviare le proprie osservazioni all’indirizzo: Microsoft.Activision@cma.gov.uk.
Come ogni anno, GamesIndustry ha stilato un report atto a evidenziare il grado di controllo adottato dalle major videoludiche in merito alla filiera di fornitori di 3TG, ovvero quei minerali (stagno, tungsteno, tantalite e oro) utili alla fabbricazione di hardware per console o altri dispositivi correlati. L’estrazione di tali minerali avviene spesso in paesi, per lo più africani, dove i diritti e la sicurezza dei lavoratori sono spesso trascurati, per non dire del tutto tralasciati.
Dal 2015, GI invita i principali produttori di hardware a divulgare le informazioni in loro possesso circa l’affidabilità dei propri fornitori dal punto di vista del rispetto di tali diritti, tramite la raccolta di autodichiarazioni da parte dei soggetti stessi, che vengono poi verificate da osservatori esterni. Il problema e che, dopo i primi anni di ottemperanza piuttosto incoraggiante a queste norme (la pratica prese piede dopo l’emersione di alcuni scandali riguardanti l’estrazione di metalli preziosi in alcune miniere della Repubblica del Congo), tutte le grandi compagnie hanno iniziato ad evidenziare un trend peggiorativo, che non accenna a fermarsi nemmeno in quest’ultimo report.
In particolare, GI denuncia il fatto che molte delle 10 aziende invitate a presentare i propri risultati annuali, si sono limitate a copincollare gli stessi testi inviati negli anni precedenti, limitandosi ad aggiornare i numeri, che sono quasi tutti in peggioramento. Insomma le big companies sembrano dimostrare un preoccupante calo di interesse verso le questioni umanitarie collegare al proprio business. Alcuni dei numeri riportati sono particolarmente inquietanti: Microsoft, ad esempio, dichiara che nel 2022 solamente il 65% dei propri SOR (Smelter or Refiner, estrattori e raffinatori di materie prime) ha ottenuto l’approvazione dagli osservatori esterni circa la bontà e correttezza del proprio operato: un crollo impressionante rispetto al 99,6% raggiunto nel 2019, sintomo del fatto che negli ultimi anni i controlli di Microsoft sulla propria filiera (o gli scrupoli legali/morali dei fornitori) sono drammaticamente deteriorati.
Cifre poco lusinghiere anche da parte di GameStop, che utilizza tali minerali per ricondizionare le console usate: delle 50 aziende SOR cui si appoggia, solamente 19 sono state certificate come approvate: si tratta di un misero 38% di conformità! Particolarmente scandalosa la posizione di Amazon, che risponde da anni con le stesse identiche righe: “la maggior parte dei fornitori rispetta le caratteristiche di conformità”. Se non è una presa in giro questa!
Vanno meglio Sony con il 73% (comunque in calo rispetto al 75% dell’anno precedente) e Nintendo col 95% (in calo rispetto al precedente 99%). In ogni caso ciò che preoccupa è l’assenza di contromisure nei confronti di chi risulta non conforme: in teoria i produttori sarebbero – se non giuridicamente – moralmente tenuti a rescindere i contratti con le aziende non conformi e trovare nuovi interlocutori, tuttavia le contromisure sono assai più blande: lettere di richiamo, vaghe promesse di maggior impegno nella questione, o addirittura il silenzio totale.
Se volete sconsolarvi ancora di più vi rimando al report completo, che prende in esame anche la condotta di Apple, Google/Alphabet, Meta, Turtle Beach e Logitech.
Flash news su trailer e annunci della settimana:
Sapete che ogni mercoledì sul nostro canale twitch si gioca di ruolo? La nostra campagna originale basata su D&D 5^ si chiama Echoes of Erythmia! Potete recuperare il finale di stagione a questo indirizzo!
Gaia Tornitore ha giocato per voi The Master’s Pupil, un puzzle game particolarissimo ambientato nei…dipinti di Monet! Con la particolarità di avere ogni fondale letteralmente dipinto a mano dal suo creatore, non stupisce che un indie del genere abbia richiesto ben sette anni di lavoro. Fiondatevi subito a leggere la recensione per saperne di più.
Giacomo Todeschini ha invece saggiato il recente port PC di Ratchet & Clank Rift Apart, che conserva intatto il suo valore rispetto alla controparte PS5, innalzando addirittura il pregio estetico grazie all’implementazione dell’RTX, al netto di qualche calo di frame rate.
Pietro Falzone ha realizzato intervista a Nicholas Ramacciotti, in arte Xeon, pro player italiano di Tekken, per saggiare le aspettative di un professionista rispetto al futuro Tekken 8 e in generale tracciare una panoramica del settore del gaming professionistico in Italia.
Inoltre Demetrio Scira ha visionato per voi il documentario The Story of Nintendo, recentemente diretto da Jake Hickman per Filmhub, su cui ha maturato un giudizio piuttosto severo. Se volete sapere il perché non vi resta che leggere la sua disamina a riguardo!
Infine il sottoscritto vi offre un nuovo appuntamento con rubrica #GameFactory, in cui vi presento i punti salienti del primo report finanziario dell’anno in corso pubblicato da Sega Sammy, utile a tracciare un panoramica di cosa abbia in serbo per noi videogiocatori da qui alla prossima primavera.
Per questa settimana è tutto.
Arrivederci a domenica prossima con il #GamersDigest N°32 del 2023!
This post was published on 7 Agosto 2023 12:30
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