Benvenuti ad un nuovo #Gamersdigest, recap delle principali notizie della settimana videoludica appena trascorsa!
La CMA – autorità antitrust inglese – ha definitivamente bocciato il tentativo di acquisizione di Activision Blizzard (di cui fa parte anche King) da parte di Microsoft, malgrado le buone parole spese qualche settimana fa in proposito dei passi avanti che l’azienda di Redmond ha tentato di mettere in campo stringendo accordi decennali con svariati player dell’industria, cui aveva garantito la futura distribuzione delle IP di ABK. Tuttavia queste aperture non sono bastate a sciogliere uno dei nodi cruciali che avevano portato la CMA ad esprimere un giudizio provvisorio negativo (che ho ampiamente analizzato in questo #GamersDigest Speciale) sull’operazione, ovvero il rischio di deriva monopolistica legata al settore del cloud gaming, ambito in cui Microsoft spadroneggia quasi indisturbata: dopo l’aborto del progetto Stadia, i concorrenti rimasti sono pochi e più piccoli di molti ordini di grandezza. Proprio sulla necessità di garantire una libera concorrenza in ambito cloud CMA ha motivato la sua decisione, che potete leggere nella sua interezza (418 pagine) qui. Concedetemi un tempo utile e presto vi proporrò un #GamersDigest Speciale in cui vi esporrò i punti salienti del verdetto.
Microsoft detiene già il 60-70% dei servizi di cloud gaming globali e ha altri importanti vantaggi nel settore, possiede infatti Xbox, il sistema operativo per PC più diffuso e una struttura computazionale per il cloud gaming a livello globale (Azure e Xbox Cloud Gaming). L’accordo rinforzerebbe ulteriormente il vantaggio di Microsoft in questo settore di mercato garantendogli il controllo su importanti marchi quali Call of Duty, Overwatch e World of Warcraft. […]
Comunicato stampa della CMA all’indomani del verdetto – 26 aprile 2023
Le proposte correttive indicate da Microsoft contengono alcuni difetti, connessi al sempre crescente e mutevole mercato dei servizi di cloud gaming: – non prendono in considerazione tutti i differenti modelli di sottoscrizioni a appagamento, incluse quelle multi-gioco; on sono abbastanza aperte a fornitori che vorrebbero offrire versioni dei giochi PC per sistemi operativi diversi da Windows; creerebbero degli standard nei Termini e Condizioni sotto i quali i giochi sarebbero disponibili, invece che lasciare che essi vengano a crearsi autonomamente per dinamismo di mercato e libera concorrenza.
Accettare le proposte di Microsoft richiederebbe forzatamente una supervisione nel corso del tempo da parte della CMA. Al contrario, impedire l’acquisizione permette efficacemente alle leggi di mercato di plasmare lo sviluppo del cloud gaming senza l’intervento esterno dell’ente regolatore.
Ora che destino avrà l’operazione? Microsoft ha già annunciato che farà appello contro la decisione della CMA, ma onestamente vedo difficile che riesca a portare argomentazioni e/o documenti utili a far cambiare idea all’ente regolatore. Inoltre la decisione inglese potrebbe avere un’eco da parte degli enti UE (22 maggio) ed USA (prossima udienza fissata il 2 agosto), che ancora devono far pervenire il proprio giudizio definitivo. Va da sé che nel momento in cui anche un solo ente si oppone all’acquisizione, com’è accaduto, l’intera operazione rischia di sfumare, poiché sarebbe difficilmente praticabile un’acquisizione che prescinda da un intero mercato, sia esso quello inglese o europeo o americano.
Va da sé che il presidente di Microsoft Brad Smith non l’ha presa benissimo, definendo la mossa della CMA come il punto più basso della quarantennale presenza di Microsoft nel mercato del Regno Unito, e ventilando minacciosamente di rivedere le proprie politiche di investimenti nel paese, con dichiarazioni roboanti e a dirla tutta un po’ sproporzionate se pensiamo che il gaming rappresenta solo una parte degli svariati settori di business dell’azienda:
Microsoft è presente da 40 anni nel Regno Unito e vi giochiamo un ruolo vitale, non solo supportando attività commerciali e no-profit ma anche difendendo la nazione da minacce legate alla cyber-sicurezza. Ma questa decisione, devo dirlo, rappresenta probabilmente l’ora più buia delle nostre quattro decadi in terra britannica. Scuote la nostra fiducia nelle possibilità di crescita future nel settore delle attività tecnologiche in Gran Bretagna di quanto non sia mai stato fatto prima.
dichiarazioni di Brad Smith rilasciate alla BBC Radio 5 e riportate da Christopher Dring per GamesIndustry – 27 aprile 2023
Lato Activision Blizzard, anche Bobby Kotick ha annunciato la decisione di appellarsi affiancando Microsoft, ribadendo in una lettera ai dipendenti la convinzione che l’accordo possa giovare alla libera concorrenza:
Il Regno Unito vuole accrescere la propria posizione in ambito tecnologico, e una fusione Microsoft-Activision servirebbe esattamente allo scopo. In un momento in cui stanno fiorendo i campi del machine learning e dell’intelligenza artificiale, sappiamo che il mercato inglese beneficerebbe della forza di Microsoft in entrambi, tanto quanto la nostra capacità di mettere subito a frutto tali tecnologie. D’altro canto, se la decisione della CMA perdurasse, reprimerebbe gli investimenti, la competizione e la creazione di posti di lavoro nell’industria videoludica inglese.
Bobby Kotick, lettera ai dipendenti pubblicata dalla Newsroom di Activision Blizzard – 26 aprile 2023
In tutto ciò insomma le ripetute lagnanze di Sony, che paventava l’addio di CoD dall’ecosistema PlayStation, non sembrano essere state la principale preoccupazione dell’ente anglosassone. In ogni caso possiamo immaginare che in Sony si stiano stappando diverse bottiglie di champagne in questi giorni, sebbene Jim Ryan non abbia commentato in alcun modo la decisione della CMA, almeno per il momento.
In ogni caso Microsoft prova ad ostentare sicurezza annunciando la firma di un nuovo accordo decennale stipulato con Nware, piattaforma di cloud gaming gestita dall’azienda spagnola Cloudware. Nel Tweet Brad Smith ci tiene a sottolineare che tale accordo riguarderà anche le IP di Activision Blizzard “una volta chiusa l’acquisizione”. L’importante è crederci!
Sony sta continuando a vendere alla grande, ora che che lo shortage di console è acqua passata. Con Xbox in lieve contrazione sembra destinata a vincere la partita di questa generazione, almeno per questi primi anni. I numeri diffusi da Sony nell’ultimo report finanziario parlano chiaro: le vendite hardware hanno toccato i 19 milioni di unità battendo gli obiettivi di vendita della stessa compagnia di ben 1 milione di esemplari. In generale i numeri dell’anno fiscale 2022 (appena conclusosi) della compagnia segnano valori percentuali su base annua nettamente positivi: 84,5 miliardi di dollari di vendite nette (+16%), di cui 26,5 relativi allo specifico settore gaming (+33%). Si mantiene stabile a 47,4 milioni il numero di sottoscrittori di servizi Ps Plus, segno che la compagnia non è ancora riuscita a fare breccia nei cuori degli utenti da questo punto di vista.
Comunque sia evidentemente basta la sola console a vendere, a prescindere da Ps Plus. Tanto che che il COO Hiroki Totoki ha comunicato di aver fissato un obiettivo ambiziosissimo, il più alto di tutta la storia di PlayStation: arrivare a quota 25 milioni di console vendute nell’anno fiscale 2023 (che inizia ora). Ovviamente per raggiungere tale risultato sarà importante rilasciare giochi all’altezza, e Totoki sottolinea con la compagnia si stia impegnando per mantenere sempre alta la qualità delle produzioni:
Per quanto riguarda il software, siamo continuamente impegnati, siamo continuamente impegnati nel rafforzare ed espandere il nostro ventaglio di titoli. (…) Stiamo pianificando l’uscita di Marvel: Spider-Man 2 entro l’anno fiscale corrente. Il nostro obiettivo è quello di continua re a creare nuove IP, rilasciare su PC ulteriori titoli del nostro catalogo e rafforzare lo sviluppo dei giochi live service.
Hiroki Totoki, Sony Group Corporation (SONY) Q4 2022 Earnings Call Transcript – 28 aprile 2023
Con una mossa che non ha precedenti nella storia della compagnia, 144 impiegati di Sega of America – precisamente nella sede di Irvine, California – si sono costituiti in sindacato con l’appoggio della CWA (unione dei lavoratori americani del settore comunicazione). Il neonato sindacato prende il nome di Allied Employees Guild Improving Sega (AEGIS), e comprende lavoratori provenienti dai reparti QA, localizzazione, live service, marketing e sviluppo. Come fa notare The Verge, che per prima ha battuto la notizia, si tratta del sindacato videoludico più grande d’America per numero di reparti coinvolti.
La union ha pubblicato la propria mission sull’account Twitter costituito ad hoc, spiegando le motivazioni che hanno condotto a tale storica decisione:
Come impiegati di SEGA, il nostro obiettivo è creare videogiochi ed esperienze cross-mediali di alta qualità per la nostra ampia ed affezionata fanbase. La mancanza di controllo sulle nostre condizioni di lavoro ha grandemente impedito il raggiungimento di questo risultato. Con l’obiettivo di consegnare ai nostri fan prodotti dalla qualità maggiore possibile, dobbiamo avere l’opportunità di poter prendere decisioni che riguardino le nostre condizioni lavorative. Dobbiamo assicurarci che SEGA rimanga competitiva all’interno di un’industria in crescita. Rispetto a salari sotto la media dell’industria, scarsi benefit, e mancanza di opportunità di carriera, la nostra risposta è la sindacalizzazione.
Tweet di AEGIS del 24 aprile 2023
[…] per fare un esempio, circa un terzo dei lavoratori SEGA di lungo corso non gode ancora di un ingaggio a tempo pieno, ferie pagate, opportuno addestramento, o addirittura del congedo per lutto, nonostante abbiano dedicato a SEGA svariati anni della propria vita.
Nel concreto, ecco le principali rivendicazioni del sindacato, così come le hanno comunicate via Twitter:
Val la pena sottolineare il fatto che tale sindacato coinvolge anche i lavoratori di Atlus, ovviamente limitatamente all’ufficio americano (noto come Atlus West), come è stato chiarito dallo stesso sindacato in un botta e riposta sotto il tweet principale.
Mentre si attende una risposta ufficiale dall’azienda, il sindacato può già incassare il supporto del sindaco di Irvine, Farrah N. Khan, che ha scritto una lettera a Ian Curran, COO di Sega of America, pregandolo di accogliere con neutralità la decisione dei suoi dipendenti e di non ostacolare il processo di sindacalizzazione, citando come esempio positivo la condotta adottata recentemente da Microsoft su questioni analoghe.
Si chiude la diatriba durata anni tra Epic ed Apple con la sconfitta in appello della prima, le cui accuse sono state tutte rigettate dalla corte con l’unica eccezione, anch’essa riconfermata, della necessità da parte di Apple di terminare le sue pratiche anti-steering (ve ne avevo parlato qui). Dunque Epic esce sconfitta dal confronto, sebbene la sua non sia stata una lotta inutile: l’eco mediatica è stata ampia ed ha accesso i riflettori sulle pratiche discutibili di Apple, che trattiene ben il 30% delle revenues degli acquisti in-app, una fetta veramente abnorme, impedendo altresì qualsiasi tentativo degli sviluppatori di promuovere l’acquisto di propri contenuti tramite metodi esterni all’Apple Store. Fortunatamente almeno quest’ultimo punto dovrà cambiare. In tutto ciò l’originario oggetto del contendere, ovvero Fortnite, continuerà a non essere presente nell’App Store, anche se gli utenti Apple potranno comunque accedervi via browser tramite il servizio GeForce Now.
Flash news su trailer e annunci della settimana:
Sapete che ogni mercoledì sul nostro canale twitch si gioca di ruolo? La nostra campagna originale basata su D&D 5^ si chiama Echoes of Erythmia! Potete recuperare le puntate precedenti sul nostro canale Youtube, mentre qui trovate il riassuntone della settima sessione!
Apriamo le recensioni della settimana con Final Fanasy Pixel Remaster, una collezione che tutti i fana spettavano ma che si è frmata un attimo prima di raggiungere l’eccellenza, come vi spiega Pietro Falzone (con un contributo extra di Graziano Salini).
Ma l’attenzione generale è stata senz’altro catalizzata da Star Wars Jedi: Survivor, un sequel che si è dimostrato degno del predecessore al netto di alcuni limiti tecnici, come vi spiega Claudio Albero.
Pasquale Monniello vi presenta invece Hunt The Night, un action-RPG in pixel art che rappresenta una delle migliori uscite del genere in ambito indie.
Mezza delusione invece per la prova di Teslagrad 2, che non ha impressionato la nostra Alessandra Borgonovo, secondo cui il titolo non riesce a raggiungere i fasti del primo capitolo, malgrado alcune buone intuizioni.
Passiamo alle guide: Honkai Star Rail è ormai realta, è Gaia Tornitore non a perso tempo per buttarcisi a capofitto e riempirvi di Codici Stellar Jade gratis, oltre ad aggiornare la Tier list dei personaggi migliori.
Siccome teniamo a voi e ai vostri portafogli, il caporedattore galattico Graziano Salini ha deciso di stendere un’utile guida all’acquisto per i giochi di Nintendo Switch e per i giochi presenti su Amazon, che vi permetteranno di risparmiare un bel po’ di cocuzze.
Non può mancare un consueto aggiornamento su Pokémon Scarlatto e Violetto da parte di Simone Mauro, che vi guida nel completamento del Raid 7 stelle di Inteleon.
Chiudiamo con le rubriche: per la serie “vorrei ma Nintendo non vuole” Alessandro Colantonio lancia alla grande N un’accusa che è anche una preghiera, parlandovi di 5 giochi che dovrebbero tornare su Switch. E siccome gli piace spaziare anche oltre il videogioco, il Cola vi propone 5 anime da non perdere se vi è piaciuto The Last of Us.
Domenico Ascione vi propone una riflessione socio-tecno-filosofica adatta all’epoca di ChatGPT, in cui sta risorgendo un dibattito attorno al concetto di reddito universale e AI.
Per questa settimana è tutto.
Arrivederci a domenica prossima con il #GamersDigest N°18 del 2023!
This post was published on 30 Aprile 2023 18:45
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