Una notizia che gli appassionati già avevano iniziato a sentire nell’aria da qualche settimana e che, adesso pare essere ufficiale. L’E3 2023 è stato cancellato definitivamente.
Quella che fino a pochi anni fa rappresentava la più importante vetrina per il mondo dei videogiochi e la loro presentazione sul mercato, è stata ufficialmente cancellata.
La notizia non è certamente una sorpresa.
Nonostante gli organizzatori avessero voluto dare un segnale di ripresa, dopo gli anni della pandemia che avevano visto la mutazione della fiera in evento totalmente digitale e nonostante le date fossero state fissate con mesi di anticipo, la cancellazione pareva ormai inevitabile.
Molte delle software house più importanti sul mercato infatti, avevano già annunciato che non avrebbero partecipato. Editori come Sony, Microsoft o Nintendo infatti, avevano da subito reso noto che non avrebbero presenziato alla manifestazione di Los Angeles.
Sin dalla pandemia infatti, le grandi di case di videogiochi hanno mostrato una tendenza nel cercare di organizzare mini conferenze private, della durata di diversi minuti o, a volte, poche ore, così da offrire al pubblico finestre più comode per fruire di presentazioni dedicate a specifici prodotti, piuttosto che perdersi nel marasma di presentazioni di una fiera come l’E3.
Inoltre, la pandemia ha anche permesso di comprendere come, lo sfruttamento di spazi online come ad esempio la nota piattaforma di streaming Twitch, rappresentassero un’alternativa ideale sia relativamente al pubblico raggiunto che per quanto riguardava gli investitori.
Gli organizzatori parevano comunque fiduciosi, dando con largo anticipo le date durante le quali si sarebbe svolta la manifestazione e aprendo alla prenotazione di pass per la stampa, per assistere a conferenze dedicate.
Tuttavia, secondo l’ opinione di molti, a porre definitivamente la parola “fine” sull’E3 sarebbe stata la notizia che anche Ubisoft, non avrebbe presenziato. La notizia, giunta come un fulmine a ciel sereno, aveva subito destato la curiosità degli appassionati, che hanno cercato immediatamente di capire come avrebbe reagito l’organizzazione dell’E3 alla notizia.
E tuttavia, gli organizzatori, ancora fiduciosi, sembravano intenzionati a portare a casa la manifestazione, affidandosi ad alcune case che avevano confermato la presenza come Electronic Arts o Devolver Digital, ancora in forse.
Ma qualcosa è andato storto.
Quello di quest’anno sarebbe dovuto essere l’E3 della rinascita e del ritorno in presenza della conferenza.
L’evento, organizzato per la prima volta dai ragazzi di Reedpop, avrebbe dovuto aver luogo a giugno, al Los Angeles Convention Center, ma sin dal suo annuncio, le avvisaglie non erano delle migliori.
Ciò che fece più discutere fu la mancanza delle Tre Grandi case, Sony, Nintendo e Microsoft. Nonostante quella di Sony non fosse troppo una sorpresa, dato che non presenzia ad un E3 sin dal 2018, la notizia nell’insieme è apparsa comunque sconvolgente.
Quando dopo l’abbandono di Ubisoft, anche Sega e Tencent hanno confermato la loro assenza, quelli che erano solo rumor sono subito diventati triste realtà.
L’email dell’ESA riferisce di come, nonostante l’E3 sia una manifestazione amata “non è riuscita a raccogliere l’interesse necessario per essere eseguita, in una maniera che valorizzasse la dimensione, la forza e l’impatto della nostra industria”.
Con l’E3 fuori dai giochi, le strade che potranno essere percorse dalle varie case sono diverse.
Editor come Sony o Nintendo hanno già dimostrato ampiamente di non aver bisogno di una vetrina come quella della convention losangelina, riuscendo ad attirare comunque parecchia attenzione sui loro prodotti grazie agli State Of Play (Sony) e ai Nintendo Direct.
Per le case più piccole, che non hanno la forza e i mezzi di Nintendo e Sony tuttavia, un altro attore è pronto a cogliere la palla al balzo.
Si parla di Geoff Keighley che col suo Summer Game Fest, già da diverso tempo, fa parecchio discutere in positivo. L’evento, confermato proprio nella serata di ieri per l’8 giugno, arriverebbe così alla sua quarta edizione, dimostrando ancora una volta di rappresentare il vero futuro delle convention a tema videogiochi.
Keighley, in un post, si è detto fan dell’E3 ma ha anche voluto rendere noto quale fosse il suo pensiero sulla convention. In un Tweet scrive che:
Quattro anni, ho capito che l’E3 non si stava evolvendo come avrebbe dovuto, per competere in un mondo digitale, globale. Cos’ abbiamo iniziato a costruire quello che sarebbe stato il dopo, il Summer Game Fest.
Bisognerà capire però, quale sarà l’esito dell’E3 nei prossimi anni.
Questa cancellazione potrebbe essere solo uno sfortunato mix di fattori sanabili nei prossimi anni o è solo il primo passo verso un’inesorabile fine definitiva per un’istituzione del mondo videoludico?
Un triste discorso va però approfondito.
L’E3 è una fiera che, nel cuore di ogni appassionato ha lasciato qualcosa, un ricordo bello o brutto, un momento particolare, una presentazione più riuscita delle altre o anche soltanto la lettura dei titoli annunciati il giorno dopo.
Viene però da chiedersi se l’E3, nel contesto sociale entro cui si muoveva, fosse ancora necessario.
Analizzando vari fattori, ci rendiamo conto di come l’E3 potesse essere considerato, per alcune software house, un’occasione sprecata. Pensiamo ad esempio all’E3 2019. Durante quella conferenza, tra i tanti giochi presentati, fu annunciato in pompa magna con tanto di data d’uscita (che sarebbe poi slittata numerose volte) Cyberpunk 2077.
L’annuncio di Cyberpunk 2077 fece il giro del web, anche grazie allo scambio di battute tra un ragazzo del pubblico e Keanu Reeves, a suon di “you’re breathtaking!“.
Finita questa presentazione, col pubblico in visibilio, parte il trailer di Spiritfarer. Trattasi di un indie, veramente interessante che però, venne totalmente ignorato a causa della troppo forte contrapposizione con l’annuncio precedente.
Paradossalmente quindi, nonostante l’E3 fosse molto seguito ai tempi e rappresentasse ancora un punto di riferimento nel mercato videoludico, visto che a quello si guardava per sapere cosa avremmo giocato da lì a qualche anno, videogiochi indie, la cui vera necessità era ritagliarsi una nicchia, non riuscivano a trovare spazio, schiacciati da quei due/tre annunci che finivano col monopolizzare la discussione.
E tutto ciò confluisce nel discorso affrontato poco sopra: l’E3 ha dovuto scontrarsi a muso duro con l’era dello streaming e con delle prese di coscienza forti.
Per una qualunque software house, partecipare all’E3 significava creare abbastanza contenuti da presentare, che si trattasse di trailer o di annunci vari, godendo soltanto delle finestre di presentazione che la settimana di conferenza offriva. Se un anno, una software house avesse avuto troppo o troppo poco da annunciare, avrebbe dovuto comunque stare alle regole del gioco.
Il risultato, la maggior parte delle volte, era assistere a sprazzi di conferenze piacevoli intervallati da noia e conferenza raffazzonate, messe in piede solamente perché all’E3 bisognava esserci e far parlare di sé, in qualche modo.
Staccarsi da tale mentalità, ha permesso alle SH di progettare autonomamente i propri annunci, coi tempi e i mezzi che preferivano.
Prendiamo i vari State of Play di Sony: si tratta di mini conferenze trasmesse in streaming, che spesso non raggiungono l’ora di durata ma che riescono alternativamente o a dare una visione ad ampio spettro su vari titoli in sviluppo, o a focalizzarsi su un unico titolo, riuscendo a creare discussione solo su quello che vogliono loro in quel momento.
L’E3 peccava inoltre di incostanza. Alcuni anni, le presentazioni erano belle ghiotte e corpose, offrendo indirettamente uno spettacolo gradito. Altri anni, avendo fatto solo l’anno prima gli annunci più succulenti, ci si trovava in difficoltà e si finiva in quelle conferenze da 15 minuti in cui venivano annunciati DLC estetici (Ubisoft, parlo con te).
In un mondo fatto di streaming e di contenuti da fruire velocemente, voracemente, l’E3 boccheggiava, non essendo mai riuscito ad adattare la formula ai tempi che correvano.
A prescindere però da ogni elucubrazione, l’E3 è anche riuscito a regalare alcuni tra i momenti più entusiasmanti e pieni di hype che l’industria abbia mai vissuto.
Abbiamo ricordato ad esempio la presentazione di Cyberpunk, con Keanu Reeves che ha infiammato i cuori della platea e che ha dato inizio alla macchina dell’hype che ha contribuito al disastroso lancio di Cyberpunk 2077.
Altri momenti però, sono riusciti a far sussultare più di un cuore.
Pensiamo ad esmpio all’E3 2016. Il buio della sala crea la cornice perfetta per l’orchestra, che inizia ad intonare delle note fino a quel momento sconosciute. Sul grande schermo alle spalle dell’orchestra, compare la scritta “Sony Interactive Entertainment” e parte un trailer. Un bambino gioca con due pupazzi di legno, finché una voce possente non lo chiama dall’altra stanza.
La figura, dapprima nascosta nell’ombra, si rivelerà: è Kratos e quello è l’annuncio del nuovo God Of War, che uscirà poi nel 2018. Il pubblico impazzisce e molti urlano “non ci credo, non ci credo”. Quella presentazione diventerà iconica, essendo la prima volta che sentiremo Kratos chiamare suo figlio “Boy“.
All’E3 2010 invece, Todd Howard, accerchiato da diversi uomini in toga e cappuccio nero, salì sul palco, col fumo che gli serpeggiava tra i piedi e il canto delicato di una donna. L’annuncio che ne sarebbe conseguito, avrebbe cambiato per sempre il modo di concepire i giochi di ruoli. Howard annuncia infatti The Elder Scrolls V: Skyrim.
La sensazione in cui si sperava sempre, era la sorpresa. Fummo sorpresi quando, dopo un trailer fatto di rumore bianco, immagini sfocate e ambienti claustrofobici comparve il titolo del gioco: Resident Evil, il 7 per la precisione.
Fummo sorpresi quando nel 2019, allo showcase Xbox, all’annuncio di Elden Ring, al nome di Hidetaka Miyazaki venne affiancato quello di George R.R. Martin.
Fummo sorpresi quando Kojima Productions presentò il trailer di Death Stranding, di cui si parlò per settimane, cercando di capire qualcosa in quel marasma di incomunicabilità.
L’E3 è riuscito a regalare momenti unici, non solo con le presentazioni ma anche con spettacoli musicali, esibizioni varie, monologhi comici, cercando di essere sempre i più eccentrici, cercando di avere sempre qualcosa in più da dire rispetto ai propri competitor.
Per quanto si possa parlare di ciò che l’E3 era diventato, non possiamo non rivolgere lo sguardo al passato glorioso che lo ha caratterizzato e, con un po’ d’amarezza, salutarlo, sperando in un ritorno adeguato alla grandezza dell’evento che fu.
This post was published on 31 Marzo 2023 10:30
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