L’espressione comunemente utilizzata per indicare l’arte che parla di se stessa è “ars gratia artis”.
Se parliamo di libri, senza dover sondare saggistica e bibliografie, parecchi sono gli autori che hanno voluto celebrare nei propri romanzi l’amore per la scrittura mettendo al centro della narrazione la letteratura stessa, conferendogli rilevanza a fini di trama.
Ma se si parla di videogiochi, viene a mancare un po’ quella facilità a essere autoreferenziali che hanno le canzoni o quel feticismo di svelare in modo diretto le dinamiche al di là del palcoscenico di certi film. Esclusi i riferimenti e i tributi specifici o impliciti agli altri titoli, non sono molti i videogames che parlano di videogames.
Sarà anche che il medium va a braccetto con il condizionamento sociale, talvolta anche morale, del suo tempo e deve stare attento a logiche di mercato e di appeal. Fatto è che l’esaltazione dell’arte fine sé stessa non è una cosa sugli schermi interattivi. Probabilmente fino a qualche decennio fa nemmeno aleggiava come ipotesi nelle intenzioni di chi ne creava.
Però, oltre i cieli dell’avventura del magico mondo mobile, ove tutto è concesso e si osa un po’ come meglio si crede, questa possibilità vi è . Un proliferare di gameplay dove si impersonano vettori, nudi poligoni, o addirittura interi sistemi operativi, ci è.
Scopriamo insieme alcuni giochi mobile totalmente incredibili. Tanto per cambiare.
Verso la metà degli anni 80 si schiudeva il cuore di un’epoca segnata dalla fantascienza.
Nei cinema la gente scalciava per un posto in prima fila davanti a pellicole come Terminator e sui monitor a tubo catodico faceva capolino per la prima volta un marchio, ancora acerbo, che oggi non faremmo fatica a riconoscere. Insomma, quello col logo dei quattro quadrati di colore diverso disposti in modo da formare una finestra.
Sorge spontanea una domanda.
Se da un lato si fantasticava sui non-limiti e pericoli delle invenzioni cibernetiche, dall’altro come funzionavano gli home computer di oltre due decadi fa?
La risposta potrebbe essere: “mah, come uscire da un parcheggio stretto senza servosterzo né specchietti“.
Se la domanda sorta chiedesse invece come apparivano, come si vedevano, che rumori facevano e che lingua parlavano gli esimi precursori dei sistemi operativi che usiamo oggi ecco il diritto di replica scivolare in bocca a Progressbar95.
Dopotutto questo hypercasual UI game ci tiene a precisare fin da subito che personaggi e i sistemi operativi rappresentati sono fittizi e ogni riferimento è da considerare puramente casuale. Quindi fa esattamente al caso nostro.
La “Progressbar” è qui la barra di progresso del caricamento che potremo muovere sullo schermo, vestito da desktop per l’occasione. Mentre spostiamo la barra vuota scenderà una pioggia di frammenti colorati: trattasi delle percentuali di caricamento che cadono dall’alto dello schermo. Andremo a raccogliere quelle di colore chiaro utili a progredire e a dribblare quelle rosse che vanno a compromettere il processo terminando la nostra partita.
In realtà fa tutto parte di una grossa ironia sul fatto che tempi addietro, agli albori dei sistemi operativi basati su interfaccia grafica, i caricamenti avevano una costante liturgica e venivano vissuti pressoché con lo stesso clima gioviale di una sala d’attesa al pronto soccorso.
Ma non solo, perché tra caricatura e nostalgia, Progressbar95 opera una vera e propria ricostruzione di quelle caratteristiche iconiche, dispensando chicche, guidandoci in un assurdo viaggio di riscoperta e incredulità.
Per dirne alcune: al 100% di loading avremo completato il livello corrente e una finestra di partizione del disco con tanto di inconfondibile torta colorata dei frammenti raccolti ci elargirà un punteggio; con i punti andremo a sbloccare pezzi di hardware, componenti da installare come schermi lcd desueti, schede grafiche e audio da pochissimi bit, scatti di ram. Gli effetti di queste azioni saranno altrettanto esilaranti, come ad esempio sbloccare sfondi del desktop o migliorare la risoluzione dello schermo o aggiornare alla versione successiva il media player.
Il gusto di questo gioco è nei dettagli. Lo schermo di gameover è la blue screen of the death, i suoni del processore a caricamento prossimo a concludersi sembrano quelli di un jet in partenza. E ancora la presenza preponderante di Clippy, cani, il cestino, la connessione al modem 56k, il DOS.
E resta ancora un bel po’ di ciccia che lasciamo scoprire da voi.
Progressbar95 è un conglomerato di minigiochi tenuto insieme da un filo conduttore di rame e altri materiali che a trovarli in un case al giorno d’oggi farebbero venire i brividi. Ha giusto qualche pubblicità e presenta numerosi acquisti in app se volete provare alcune versioni esclusive dell’interfaccia ma il catalogo è già ricco e geniale di suo.
Datawing è un titolo curioso sul quale avevamo messo gli occhi anni fa. Per l’esattezza, il buon occhio del caporedattore Graziano ne aveva già scrutato le atmosfere e saggiato la colonna sonora come si evince da questa recensione.
Per la nostra causa, DATAWING è un gioco che ci inonda di termini tecnici. Non lesina textbox infarcite di astrusità, non tanto per la terminologia in se ma perché questa sembra tirata fuori un po’ a caso, in linea con la più classica tradizione di tecnofrottole propria di alcuni giochi dei Digimon.
Legittimato sempre dal fatto che sono dei software a parlarci, dalla loro bizzarra prospettiva che lascia entrare solo una distorta porzione di mondo.
Il triangolino che muoviamo sulle piste al neon, una Data Wing, è un vettore che attraversa i circuiti di trasmissione di uno smartphone, veicolando informazioni.
Il gioco si prende tutte le licenze del caso, ma importa il giusto, anzi viene da pensare che l’obiettivo della sua parete narrativa sia proprio quello di disorientare.
Tra una corsa e l’altra la nostra particella del sistema si imbatterà in stralci di chat, note, messaggi. Sono le tracce lasciate da una ragazza, la proprietaria del cell. D’altronde il mondo è cambiato molto e quei pensieri che una volta stavano nei diari al segreto ora sono file, chiusi a chiave nel telefono. Le conversazioni, le cronologie.
Ed è significativo come, nei momenti in cui ci imbattiamo in questi pezzi di vita , tutta la confusione, le corse, il setting frenetico e caotico del gioco vadano a farsi un bel giro per fatti loro. Quelle che ci troviamo a leggere, sono invece incontrovertibilmente le sensazioni di una adolescente che sta vivendo delle difficoltà. Una confusione chiarissima.
I nostri cellulari custodiscono amati giochi ma ci sono anche tesori ben più preziosi.
Datawing è una roba. Di diritto tra i titoli più interessanti sfornati per gli schermi tascabili per un gameplay originale e avvincente, per una trama altrettanto unica, tra l’altro tutta tradotta in italiano. Una piccola gemma nascosta.
Ed è pure gratis.
In Blacken Slash è tutto molto vaporwave ma senza una colonna sonora a ribadircelo. Muoviamo una piramide prismatica, come quella dei Pink Floyd, in un rogue-lite a turni: abbiamo una serie di azioni, e dobbiamo eliminare tutti i bug sulla griglia per ogni livello.
La componente testuale di questo gioco incarna la quintessenza di uno Zelig cyberpunk. Nel senso che interfacciandoci con Chip, l equivalente della fatina di Spyro in versione cloud, questi ci sparerà contro senza pietà smitragliate di battute e giochi di parole sulla linguistica del campo digitale che probabilmente funzionano meglio se non hai mai programmato una linea di codice in vita tua che il contrario.
La progressione del nostro avatar prende i toni di un rpg nelle schermate tra un livello e l’altro. Qui potremo installare trasmettitori e circuiti per potenziare le stats o acquisire nuove modalità di attacco.
C’è un ampio margine di modellamento possibile grazie a queste implementazioni, e Blacken Slash è molto generoso nell’offrire diversi stili di gameplay al suo giocatore di conseguenza.
Inoltre è possibile accedere a un archivio dove vengono conservate le parti installabili delle run passate. Questo è il personale modo che ha Blacken Slash di garantire progressione intra-run , assieme ai Kernel da spendere nei negozi per acquistare altri potenziamenti.
Blacken Slash è un avvincente, solido e profondo titolo sotto una maschera di poligoni minimali e forme geometriche pulite. Anche il gameplay è semplice, ma la personalizzazione delle statistiche accurata garantisce sia un gioco mordi e fuggi che una esperienza più ponderata. E’ presente sugli store in versione demo o in versone completa al costo di 5 dollari.
This post was published on 28 Marzo 2023 12:30
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