Benvenuti ad un nuovo #Gamersdigest, recap delle principali notizie della settimana videoludica appena trascorsa!
Le sorti traballanti dell’edizione di quest’anno dell’E3, dalla quale si sono già defilate Sony, Microsoft e Nintendo, sono state parzialmente risollevate dalla conferma della presenza di Ubisoft, che ha assicurato la propria presenza parlando in settimana con GamesIndustry. Era sorto qualche dubbio sulla presenza della compagnia a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate dal CEO Yives Guillemont nel corso di un meeting con gli investitori, come riportato da VG247, in cui si diceva incerto circa la realizzazione della manifestazione. Non si sa ancora quali saranno i titoli che Ubisoft mostrerà durante la fiera losangelina, ma è ragionevole aspettarsi qualche novità in merito ai numerosi Assassin’s Creed in sviluppo.
Ecco un esempio estremo di cosa può andare storto nel rapporto tra fan e developer di un videogioco. nel 2019 la software house polacca 3Dvision ha dato alle stampe Workers & Resources: Soviet Republic, un city builder ambientato in Unione Sovietica incentrato sull’edificazione e mantenimento di una città tramite gestione delle risorse e attività commerciali. Il gioco ha la sua nicchia di appassionati, tra cui l’utente Steam denominato Storpappa. Quest’ultimo, ritenendo il ruleset base del gioco troppo semplice, si è divertito a concepire una guida per giocarlo in modo più realistico, così da dare ulteriore stimolo e senso di sfida ai giocatori più hardcore. Storpappa ha pubblicato questa guida nel community hub di Steam, denominandola COSMONAUT MODE (sì, tutto in caps lock).
Fin qui tutto bene, se non che 3Dvision ha rilasciato, qualche tempo dopo la pubblicazione della guida, un aggiornamento del gioco che include una nuova modalità, la Realistic Mode, la quale implementa in modo nativo alcune delle soluzioni proposte dal documento di Storpappa. Quest’ultimo non l’ha presa troppo bene, perché ha iniziato un processo di notice and take down (in sostanza una richiesta di rimozione di un contenuto sospettato di infrangere un copyright) nei confronti della pagina Steam del gioco, nonché del sito internet dello sviluppatore e di alcuni video del suo canale YouTube, che sono andati tutti offline!
Tutta la vicenda è stata resa pubblica dal lead programmer e proprietario di 3Dvision Peter Adamcik, che ha pubblicato un lungo post per spiegare ai suoi utenti come mai il gioco fosse sparito da Steam da un giorno all’altro (anche se è ancora accessibile a chi l’ha scaricato). Nel post il programmatore difende l’operato dello studio, sostiene che il nome di Storpappa sarebbe stato aggiunto ai credits del gioco una volta finiti i lavori sulla Realistic Mode, e soprattutto rivendica la completa proprietà sul gioco e le sue espansioni, pur ammettendo tranquillamente di aver ricorso al feedback degli utenti per valutare l’inserimento e/o la modifica di alcuni aspetti del gioco. Del resto, parliamoci chiaro: è quello che fanno tutti gli sviluppatori, specialmente se pubblicano il gioco in Early Access come in questo caso. Inoltre quella dell’utente è, come detto, una guida che propone un particolare approccio al gioco,, non certo un documento che indica modifiche al codice di gioco tramite un linguaggio di programmazione.
…nel suo lavoro [la guida in questione] non c’è nulla in termini di design del gioco che si riferisca al codice di per sé, né lui offre alcuna concreta soluzione tecnica al team di sviluppo. Ha letteralmente creato una semplice guida che illustra un possibile metodo di gioco e l’ha chiamata Cosmonaut mode, ma ciò non è stato di alcun aiuto rispetto al processo di sviluppo del gioco.
Peter Adamcik, Special Report for the Community! – 16 febbraio 2023
Posto che, quindi, la questione non si pone da un punto di vista puramente informatico, resta aperta la questione circa la proprietà intellettuale di questa modalità: l’utente in sostanza accusa il developer di avergli “rubato l’idea”. Anche qui, come capite, gli appigli sono davvero deboli. Non sono certo un avvocato o un esperto di copyright, ma mi apre che non ci sia davvero nessun modo per accusare 3Dvision di furto. Tra l’altro Adamcik spiega nel suo post che l’implementazione di tale modalità era stata pensata già all’inizio dello sviluppo, ma non attuata immediatamente perché non considerata prioritaria. Se ciò corrisponde a verità, lo studio avrà sicuramente in mano dei documenti di progettazione a sostegno di questa dichiarazione.
Al momento della stesura del pezzo, la pagina Steam è ancora offline. Se ci saranno aggiornamenti degni di nota ve ne darò conto nel prossimo Digest.
La scorsa estate ho inaugurato la rubrica #GamersDigest con la notizia della vittoria legale di Bungie nei confronti di Veterancheats, piattaforma incentrata sulla compravendita di cheats per videogiochi, compreso appunto Destiny 2. A settembre era invece giunta la notizia opposta: il sito di cheats AimJunkies muoveva causa contro Bungie, accusandola di aver hackerato i computer aziendali dei dirigenti per scovare tracce di presunte attività dannose per Bungie stessa. In realtà si tratta di una contro-denuncia, nel tentativo di difendersi dalla causa che Bungie aveva a sua volta intentato contro la società proprietaria di AimJunkies, denominata Phoenix DG.
Ora arriva un primo verdetto parziale su questa seconda vicenda, che dà ancora una volta ragione a Bungie e condanna AimJunkies ad un risarcimento di 4.3 milioni di dollari per aver effettuato del reverse engineering sul codice di gioco in modo da scrivere dei cheats per lo stesso. Sebbene tale attività di ingegneria inversa sia stata operata da James May, uno sviluppatore esterno a Phoenix, ha adoperato un sfotware sviluppato dall’azienda per effettuare questa oeprazione, il che rende Phoenix DG di fatto complice e corresponsabile dei reati commessi, che comprendono “violazioni delle disposizioni antielusione del DMCA, violazioni del traffico, violazione del contratto, interferenza illecita, spoliazione e altro ancora” (fonte). Manca ancora il verdetto riguardo l’ulteriore capo di imputazione di violazione di copyright, che dovrebbe arrivare nel corso dell’anno. Se è vero che non c’è due senza tre…
Fatto senza precedenti, Microsoft avrebbe concluso un accordo che assicurerebbe il port del franchise Call of Duty sulle console Nintendo per i prossimi 10 anni. Ciò includerebbe quindi Switch e la console che presto o tardi ne prenderà il posto. Inoltre i nuovi titoli della serie sarebbero rilasciati al D1 su tutte le piattaforme. Questa dichiarazione è stata pubblicata da Brad Smith, Vice Chair e presidente di Microsoft, sul suo canale Twitter (che inizialmente aveva parlato genericamente di “Xbox Games” e poi si è corretto specificando che si sta parlando della sola IP di CoD).
Il condizionale resta comunque d’obbligo dato che CoD non è ancora proprietà esclusiva di Microsoft. Lo sarà se il tentativo di acquisizione di Activision Blizzard andrà in porto, tentativo al momento fortemente osteggiato dalla FTC americana, nonché al vaglio degli enti regolatori inglese ed europeo. Riguardo la CMA – l’ente britannico – esso ha espresso un parere preliminare fortemente negativo, che vi ho riassunto in questo #GamersDigest speciale. La CMA ha anche avanzato delle proposte correttive, la più leggera delle quali implicherebbe la cessione totale dell’IP di Call of Duty, che quindi non rientrerebbe più nella disponibilità di Microsoft. Insomma questo accordo può essere al massimo inteso come una dichiarazione d’intenti, nella speranza di ammansire le autorità antitrust che stanno mantenendo un atteggiamento tutt’altro che conciliante con l’azienda di Redmond.
C’è da notare, tra l’altro, che l’accordo con Nintendo sembra essere stato annunciato apposta per smentire le previsioni della CMA, che nel suo verdetto ha scritto: Nintendo attualmente non offre CoD sulle proprie piattaforme, e non abbiamo trovato riscontri del fatto che,nell’immediato futuro, le sue console sarebbero tecnicamente in grado di supportare tali titoli allo stesso livello qualitativo di gameplay delle controparti Xbox e PlayStation [Nintendo does not currently offer CoD, and we have seen no evidence to suggest that its consoles would be technically capable of doing so with a similar quality of gameplay as Xbox or PlayStation in the near future].
A un giorno di distanza da questo annuncio, Phil Spencer ha rilanciato twittando di un ulteriore accordo, siglato questa volta con Nvidia, che assicurerebbe l’arrivo sul servizio GeForce NOW tutti i titoli Xbox disponibili su PC e tutti i titoli per PC prodotti da Activision Blizzard, inclusi ovviamente i CoD. L’accordo avrebbe anche questo caso durata decennale.
Da queste mosse sono evidenti due cose:
Si può dire insomma che gli enti regolatori (ovviamente su input delle lamentele di Sony) ci abbiano visto giusto a considerare tanto importante il franchise fps di Call of Duty, che sembra proprio rappresentare anche per Microsoft l’obiettivo principale di questa operazione di M&A. Ora Microsoft deve sondare il terreno e fare promesse, sperando di trovare quel punto di incontro con le autorità che finora è clamorosamente mancato. Come è mancato finora un accordo tra Microsoft e Sony, tutta colpa di quest’ultima, a detta di Brad Smith.
Tom Warren, il giornalista di The Verge autore del tweet qui sopra, si riferisce alle dichiarazioni rilasciate da Smith nel corso di una conferenza stampa tenuta a Bruxelles, nella quale non ha risparmiato parole dure verso Sony e la CMA, ma si è detto al tempo stesso aperto al dialogo e pronto a venire incontro alle esigenze di entrambi per assicurare una accordo che sia vantaggioso per tutti, produttori e consumatori. C’è amore nell’aria, insomma.
Intanto Microsoft incassa il sostegno del sindacato americano dei lavoratori del settore delle comunicazioni (CWA) che, per bocca del suo presidente Chris Shelton, ha esortato la Commissione Europea ad approvare l’acquisizione, pronosticando conseguenze rosee per i lavoratori di ABK. Shelton ha scritto una lettera indirizzata alla vice presidente esecutive della Commissione Europea, Margrethe Vestager, sostenendo che l’operazione di M&A gioverebbe alla struttura aziendale di Activision Blizzard e soprattutto ai suoi dipendenti. Vi ho riportato più volte degli atteggiamenti apertamente ostili del management di queste aziende nei confronti dei tentativi di sindacalizzazione da parte di alcuni reparti dei loro studi di sviluppo interni (da Raven Software a Blizzard Albany, fino al recente caso di Proletariat); dal canto suo Microsoft ha di recente dato prova di assumere una atteggiamento opposto, ostentando una piena collaborazione con la CWA in merito alla sindacalizzazione del reparto QA di Zenimax. Di conseguenza era naturale aspettarsi questo endorsement da parte del sindacato più importante del settore, il quale non ho dubbi si auguri sinceramente che l’operazione vada in porto. Microsoft si è infatti impegnata (almeno sulla carta) a non ostacolare in alcun modo i eventuali processi di sindacalizzazione che si potrebbero venire a creare nei propri studi interni, ABK compresa.
La Commissione Europea ha l’opportunità di pesare in modo decisivo su una grande operazione inerente il mercato del lavoro dei videogiochi. Date le chiare iniziative perpetrate dalla Commissione e altri enti regolatori nei confronti di misure correttive ai comportamenti che causano potenziali danni ai consumatori, ci auguriamo che approverete tale acquisizione e darete un contributo storico al bilanciamento degli equilibri di potere nel mercato del lavoro.
Chris Shelton, lettera a Margrethe Vestager – 20 febbraio 2023
Fa comunque sorridere il paradosso per il quale un’operazione finanziaria messa in atto da una multinazionale ed ostacolata in tutti i modi dagli organi antitrust di mezzo mondo sia difesa a spada tratta da un sindacato. O tempora! O mores!
Credo siano in pochi a non conoscere Blumhouse, casa di produzione indipendente americana specializzata in film horror che negli ultimi 20 anni ha consolidato la propria reputazione con successi quali Insidious, Ouija, Paranormal Activity, The Purge e il recente M3gan, oltre a moltissimi altri. Fondata da Jason Blum, la Blumhouse è diventata nel tempo una vera e propria media company impegnata, oltre che al cinema, in progetti documentaristici e televisivi. Questa settimana ha annunciato l’inizio di una nuova avventura con la fondazione di Blumhouse Games, una divisione dedicata allo sviluppo di videogiochi di genere horror, guidata da Zach Wood, che vanta una carriera trentennale come producer di videogiochi (qui i suoi credits) e Don Sechler, proveniente dal settore finanziario di PlayStation, che ricoprirà il ruolo di CFO.
In base al comunicato stampa riportato da Bloomberg, Blumhouse Games non si occuperà direttamente di sviluppare videogiochi, almeno in questa fase, bensì sovvenzionerà studi esterni per realizzare giochi a medio budget curandone anche la pubblicazione sul maggior numero di piattaforme disponibili:
La casa di produzione di Blum ha in progetto la realizzazione di videogiochi horror immersivi, con budget di produzione inferiori ai 10 milioni di dollari, che gli utenti possano fruire su PC e console. Individuerà titoli promettenti in sviluppo presso studi indipendenti ed offrirà l proprio sostegno finanziario, input creativo e la propria fama nell’ambito del genere horror.
Lucas Shaw per Bloomberg – 21 febbraio 2023
Insomma Blumhouse Games per il momento fungerà da venture capitalist nei confronti di studi promettenti, magari con la strategia a lungo termine di acquisirli creando un know-how interno alla società. Di certo non c’è l’intenzione di adattare i film della Blumhouse in videogiochi, per il momento, ma di puntare su idee originali. Rimaniamo in attesa di conoscere i primi titoli su cui la neonata realtà videoludica deciderà di puntare.
Rovio ha chiuso le gabbie ai suoi uccelli arrabbiati. Il gioco premium Rovio Classics: Angry Birds è stato ritirato dal Play Store, ed è stato ribattezzato Red’s First Flight su iOS. Il motivo? Troppo successo.
Il classico Angry Birds, pubblicato per la prima volta nel 2009, non era più disponibile da tempo, sostituito da versioni moderne per le quali Rovio ha adottato la modalità di business free-to-play, oggigiorno imperante nel segmento mobile. Nel 2022 però ne rese disponibile un remake, intitolato Rovio Classics: Angry Birds e prezzato 0,99 dollari, riproponendo inalterato il design dell’originale, privo quindi di qualsivoglia microtransazione, popup pubblicitario ed altro. Evidentemente però il gioco ha avuto fin troppo successo, desertificando il bacino di utenza degli altri titoli della compagnia che si è di fatto cannibalizzata. Del resto i numeri del report finanziario Q4-2022 della compagnia parlano chiaro: i ricavi dell’azienda sono in perdita del 2,5% su base annua, e il suo margine operativo lordo segna -57%. Per questo motivo, ad un anno dal lancio Rovio ha optato per la rimozione del gioco dallo store:
L’annuncio twittato qui sopra si conclude invitando i fan a provare le altre esperienze di gioco offerte dal franchise con i titoli Angry Birds 2, Angry Birds Friends e Angry Birds Journey, ovvero le controparti free-to-play dell’IP, cosa che ha maldisposto molti utenti, come potete leggere nei commenti al tweet. Fa sicuramente sorridere il paradosso per il quale un gioco viene ritirato perché fa troppo successo, ma questo la dice lunga su quali sarebbero le preferenze dei giocatori: pagare un prezzo d’ingresso pur di non essere continuamente tediati (spremuti) da richieste di microtransazioni.
Forse la compagnia potrebbe valutare in futuro di riproporre il titolo ad un prezzo maggiorato, per rendere sostenibili le eventuali perdite risultanti dagli altri giochi? Forse dovrebbe concentrarsi sul fare pochi giochi premium, ma belli, per i quali al gente sarebbe disposta a pagare un prezzo ragionevole? Chissà!
Si è tenuto in settimana un nuovo showcase digitale di Sony, incentrato su titoli in uscita quest’anno per il nuovo PSVR 2, in vendita da questa settimana, ed un lungo approfondimento riguardante Suicide Squad: Kill the Justice League, l’ultimo action-adventure di Rocksteady. Si seguito l’elenco di tutti gli annunci (un click sul titolo vi porta al trailer relativo):
Flash news su trailer e annunci della settimana:
Le recensioni della settimana vedono ovviamente in primo piano la disamina di Atomic Heart, discusso shooter di ambientazione sovietico-sci-fi, di cui il nostro caporedattore galattico Graziano Salini vi racconta le molte luci senza tacere le cospicue ombre.
I patiti di giochi musicali e possessori di Switch possono fiondarsi a leggere il pezzo di Alessandra Borgonovo su Theatrhythm Final Bar Line, per perdersi nelle melodie immortali dei JGDR targati Square Enix.
Ma hei, ci sono anch’io! Il sottoscritto infatti ha provato The Pale Beyond, un’avventura survival fra i ghiacci antartici che vi consiglio… caldamente!
I giocatori PC potranno finalmente cimentarsi nella prova di Returnal, e leggere il giudizio di Pasquale Monniello sulla bontà di questa conversione.
Diego Del Buono invece ha spolpato Blood Bowl 3, ultimo capitolo del franchise ibrido sportivo-strategico di Cyanide Studio.
Lato guide non si arrestano i nostri manuali su Hogwarts Legacy. L’irreprensibile Alessandra Borgonovo vi spiega per bene come aprire le porte con i simboli.
Era da un po’ che non mi concedevo il lusso di scrivere il nome di Simone Alvaro “Guybrush89” Segatori; ora che l’esimio in questione ha inaugurato la guida completa di Atomic Heart oltre a quelle dedicate e per ottenere tutti i trofei, tutte le armi, tutti gli Animali morti parlanti, tutti i Morti e tutti i Chirpers, sono stato soddisfatto.
Per chi fosse ancora, inesorabilmente infognato in Genshin Impact, l’indomita Gaia Tornitore ha compilato una guida alle migliori build per il personaggio di Cyno.
Infine, Simone Mauro ha scritto una guida al Raid 7 stelle di Pickachu per tutti i fan di Pokémon Scarlatto e Violetto.
Passando alle rubriche, il nostro esperto di… hem… sedute Luigi Cianciulli vi consiglia 3 dungeon crawler perfetti per il trono di ceramica.
Se siete in vena di curiosità storiche sull’industria videoludica, vi farà senz’altro piacere questo nostalgico pezzo di Demetrio Scira sulle pubblicità videoludiche made in Italy.
Per questa settimana è tutto.
Arrivederci a domenica prossima con il #Gamersdigest N°9 del 2023!
This post was published on 26 Febbraio 2023 10:00
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