Sebbene Loki non fosse molto amato dagli scandinavi pagani, la sua popolarità è aumentata negli ultimi anni insieme a un rinnovato interesse per la mitologia norrena (senza dubbio favorito dall’interpretazione del personaggio da parte di Tom Hiddleston nei film della Marvel).
Sono tantissime, oggi, le opere in svariati media che parlano del Dio degli Inganni. Il mondo dei videogiochi in primis ha rispolverato tale figura: basti pensare al ruolo predominante in Assassin’s Creed Valhalla o al misterioso giovane Loki cooprotagonista dei due recenti God of War.
Eppure, escludendo i titoli che direttamente parlano di lui, questo complicato dio ha da sempre ispirato il mondo videoludico. Anche se con nomi e aspetti differenti, ma, del resto, come aspettarsi altro dal Signore delle Illusioni?
Loki è un dio del caos. Non si prega Loki, ma gli altri dei per tenere lontano Loki
Sebbene le moderne rappresentazioni di Loki possano variare dal sinistro di American Gods di Neil Gaiman all’incompreso di Runemarks di Joanne Harris, in genere seguono lo stesso schema. Loki tende a essere ritratto come malizioso ed egoista, ma anche amabile e affascinante. Viene spesso inquadrato come un antagonista, anche se raramente è un “cattivo” stereotipato.
Tuttavia, mentre la caratterizzazione di Loki è coerente nella cultura popolare, c’è ben poco di coerente in Loki nella mitologia norrena.
Nella mitologia norrena, Loki è noto soprattutto come Trickster (imbroglione).
Spesso usa la sua astuzia per aiutare gli dei Aesir a uscire dai guai, altre volte è il motivo per cui si trovano nei guai. Travestimenti, tranelli, sotterfugi e menzogne sono il suo pane quotidiano, il suo stesso aspetto muta costantemente: uomo o donna, animale o divino.
Sia nei miti che nella cultura popolare (e anche in questo post), Loki è generalmente descritto come maschio. Ma non è sempre così. Basti pensare che, secondo una leggenda, rimane anche incinta, partorendo un cavallo a sei zampe che diventerà il destriero di Odino. Un chiaro esempio di come la sia natura sia “fluida”.
Sappiamo che Loki diventa uno dei principali antagonisti degli Aesir, dal momento che guiderà un esercito di non-morti contro di loro scatenando il Ragnarok (una guerra che porrà fine al mondo intero), ma questo non significa che sia un cattivo.
La parola “antagonista” significa “Una persona che si oppone attivamente o è ostile a qualcuno o qualcosa; un avversario”. Gli Aesir sono i principali avversari di Loki e, a detta di tutti, il loro comportamento è piuttosto terribile. Non solo trattano male sia Loki che i suoi figli, ma mentono, imbrogliano, rubano e uccidono, spesso per i propri interessi.
Inoltre, è chiaro che Loki, a causa del suo amore per la malizia, è un dio del caos, ma questo non lo rende automaticamente cattivo. Il caos è cattivo nella mitologia norrena perché va contro l’ordine stabilito dagli Aesir. Tuttavia, questi ultimi non mantengono l’ordine perché è buono, ma perché è vantaggioso per loro.
Loki è un male necessario, un elemento caotico che scardina un mondo rigido. Una scintilla di follia che porta alla progressione dell’intero universo. Del resto, il Ragnarok nella cultura norrena non è solo la fine del mondo, ma anche l’inizio di un nuovo ciclo.
Tamriel, il continente in cui è ambientata la saga di The Elder Scrolls, capolavoro di Bethesda, ha una storia particolarmente complessa ed una dettagliata mitologia vagamente ispirata a quella norrena. I Daedra sono misteriose divinità che alle volte si intromettono nelle vicende dei mortali, altre restano in disparte raccogliendo la venerazione dei numerosi seguaci. Malgrado una nuova religione unificatrice si faccia strada favorita dall’Impero, il culto dei Daedra resiste, portando, in genere, a sette e rituali particolarmente loschi.
Sheogorath è il Principe Daedrico della Follia. Il suo regno in Oblivion è conosciuto come le Isole Shivering. Tale reame è separato in due comunità distinte: il lato fantastico e colorato, dove risiedono gli appassionati d’arte e i folli festaioli, e il lato orribile, oscuro e minaccioso, abitato da coloro che hanno il lato più oscuro delle benedizioni di Sheogorath.
Si tratta di una divinità multiforme, caotica, legata alla follia ed agli inganni. Sheogorath è un dio dalla doppia personalità: per un periodo è il signore della Follia e del caos, per un altro diventa Jyggalag, Principe Daedrico dell’Ordine e della Giustizia che, adirato con se stesso, mette a ferro e fuoco tutto ciò che la sua parte caotica ha generato.
Tutto questo il giocatore lo scopre in The Elder Scrolls IV: Oblivion, nell’espansione dedicata proprio alle Isole Shivering. Qui il nostro protagonista entra in contatto con Sheogorath perché convocato dallo stesso dio nel suo regno come Campione destinato ad affrontare e sconfiggere i suoi nemici. Il compito è quello di fermare Jyggalag ed impedirgli di distruggere tutto. Secondo una teoria una volta arginata la minaccia il Campione diventerà il nuovo Sheogorath.
Durante la Quarta Era e la Crisi dei Draghi, periodo in cui è ambientato The Elder Scrolls V: Skyrim, Sheogorath è “in vacanza” nella mente dell’Imperatore Pelagius Septim III e la sua assenza dalle Isole Shivering è avvertita dal suo servitore Dervenin, che chiede al nostro personaggio, il Sangue di Drago, di convincere il Dio Folle a tornare. Inizia una missione folle in cui bisognerà letteralmente entrare nella mente del sovrano, “guarirla” e dare la possibilità a Sheogorath di tornare a casa.
Il protagonista di Persona 5, Joker, viene definito, nel momento in cui ottiene i poteri che lo accompagneranno per il resto dell’avventura, un Trickster. Per comprendere cosa voglia dire all’interno del titolo bisogna analizzarne, brevemente, la meccanica principale.
Nel momento in cui un abitante del mondo reale entra nel regno illusorio in cui albergano i desideri e le volontà ottiene uno “stand”, una sorta di anima che lo accompagna e lo protegge all’interno di quel pericoloso mondo: si tratta della “Persona”, un termine che deriva direttamente da uno dei padri della psicologia, Carl Gustav Yung. Per Yung la Persona era la parte di noi stessi che ci rappresenta con il resto del mondo, il lato che mostriamo all’esterno e che costruiamo per meglio integrarci.
Joker, a differenza degli altri, non possiede una Persona specifica, ma può assorbire le altre e modificarle per farle proprie. Quindi, in questo caso, il Trickster non è un imbroglione, ma qualcuno con un’anima mutevole, multiforme, in grado di sorprendere qualunque avversario. Molto simili al concetto di Trickster che caratterizza Loki.
Le similitudini non finiscono qui.
Proprio perché fuori dalle normali regole del mondo, il Trickster è l’entità che porta il caos, che può effettivamente stravolgere il mondo illusorio dei desideri. Il protagonista, grazie alla sua natura mutevole, può rubare i “cuori” delle persone, svuotandole dei loro desideri più nascosti, può alterare quel regno dove chiunque altro non ha il minimo controllo.
Più volte viene ripetuto che il protagonista ha sia il potere di cambiare e migliorare il mondo, che quello di distruggerlo completamente. Nel momento in cui si chiude emotivamente, infatti, il rischio è proprio che ciò abbia ripercussioni gravissime.
Un potere così grande che tutti i suoi predecessori erano stati incatenati in un palazzo mentale inespugnabile, marcendo lì dentro per non stravolgere l’ordine millenario.
Una chiara raffigurazione moderna dell’antico Trickster Loki: un’entità mutevole, caotica, che può scardinare completamente l’ordine costituito, nel bene o nel male a seconda della sua volontà.
Secoli fa, la leggenda narra che Bann Conobar prese in moglie una bellissima giovane donna che aveva un talento segreto per la magia: Flemeth di Highever. Per un certo periodo vissero felici, fino all’arrivo di un giovane poeta, Osen, che catturò il cuore della donna con i suoi versi.
Si rivolsero alle tribù di Chasind per chiedere aiuto e si nascosero dall’ira di Conobar nelle Terre Selvagge, finché non giunse loro la notizia che Conobar stava morendo: Il suo ultimo desiderio era quello di vedere il volto di Flemeth per l’ultima volta.
Gli amanti tornarono, ma era una trappola. Conobar uccise Osen e imprigionò Flemeth nella torre più alta del castello. In preda al dolore e alla rabbia, Flemeth fece un incantesimo per evocare uno spirito in questo mondo e vendicarsi del marito. Vendetta che ottenne, ma non come aveva previsto. Lo spirito si impossessò di lei, trasformando Flemeth in un abominio. Creatura contorta e folle, massacrò Conobar e tutti i suoi uomini e fuggì nelle Terre Selvagge.
Il giocatore incontra più volte Flemeth in tutti i capitoli della saga di Dragon Age.
In Origins è la misteriosa madre di Morrigan, uno dei personaggi principali. Flemeth salva il protagonista da morte cerca e lo guida nella sua missione per salvare il Ferelden, ma è già evidente che le sue intenzioni non siano del tutto limpide.
Infatti, si scopre presto che la donna ha un piano per impossessarsi del corpo della figlia Morrigan una volta che quest’ultima diventi abbastanza forte nel corso dell’avventura. Una volta scoperto tutto questo il giocatore ha persino la possibilità di uccidere Flemeth. Si tratta di uno degli scontri più duri di tutto il gioco dal momento che la strega può trasformarsi in un drago antico. Nel caso in cui si faccia questa scelta, però, ci si renderà presto conto che la madre di Morrigan non è nemmeno mortale: l’entità verrà sconfitta, ma risulta evidente che ricomparirà.
In Dragon Age II e Inquisition Flemeth appare più volte, in alcuni casi come guida, in altri come minaccia, a riprova del fatto che le sue intenzioni vanno ben aldilà di qualunque idea si possa avere di lei.
Per quanto riguarda i poteri parliamo di una strega potentissima che può trasformarsi in più creature: sappiamo che lei si trasforma in drago, ma la figlia può anche diventare un orso, un ragno o qualunque altro animale, quindi è evidente che anche la madre abbia simili poteri.
Flemeth è la scintilla caotica che pervade l’intera saga e lavora nell’ombra per realizzare un qualche oscuro piano. Chissà se in futuro, magari con un nuovo titolo, le intenzioni della strega si faranno più chiare.
L’Esterno è nato oltre 4000 anni prima degli eventi di Dishonored. All’età di quindici anni, fu cercato e preso dagli Invidiosi che videro in lui tutti i segni per diventare un tutt’uno con il Vuoto, in particolare la sua età e alcune profezie (i movimenti celesti e gli eventi come la morte di massa dei pesci).
I cultisti lo portarono nel Vuoto attraverso un luogo del Picco di Shindaerey dove il confine del mondo etereo è più sottile. Lì lo drogarono fino a fargli dimenticare qualunque cosa, persino il suo nome, e lo sgozzarono. In seguito a quel rituale il ragazzino morì, ma la sua anima si fuse col vuoto divenendo l’Esterno.
L’Esterno è un essere eterno, dotato di insaziabile curiosità per ciò che le persone fanno quando gli viene dato il potere sugli altri, spingendolo ad apparire a coloro che trova “interessanti”. L’Estraneo decide se entrare in contatto con questi individui attraverso i loro sogni o durante le preghiere nei suoi santuari. Può contrassegnarli con il suo nome per collegarli al Vuoto attraverso di lui e concedere loro capacità soprannaturali. Sceglie solo persone in cui vede un potenziale per cambiare il mondo.
E’ il suo marchio a salvare Corvo Attano, protagonista del titolo, e dargli il potere di compiere la sua efferata vendetta.
L’Esterno resta uno spettatore divertito delle vicende, non interviene in prima persona se non offrendo i suoi poteri. Appare spesso, certo, ma solo per giudicare o scherzare sulle imprese dei suoi divertenti burattini.
Eppure, nella sua indifferenza, sembra realmente voler contribuire all’ordine del mondo: non attribuisce i suoi poteri a persone semplicemente “interessanti”, ma a figure che, secondo le sue analisi, potrebbero usare quel dono per cambiare le cose, per stravolgere l’ordine. Irrilevante che sia nel bene o nel male, che lo usino per uccidere o per scatenare un’epidemia di peste. L’importante sembra essere il cambiamento, l’evoluzione.
Persino quando, nell’ultimo capitolo, l’obiettivo è proprio quello di ucciderlo. L’Esterno assiste a questa ennesima iniziativa di un mortale donandogli persino gli strumenti adatti per farlo. Divertito sempre di più da come quei caotici umani si spingano oltre le loro possibilità cercando di uccidere un dio eterno.
Un dio del caos, in tutto e per tutto, che porta alla follia i suoi seguaci o al sangue, tutto sacrificato sull’altare di una rivoluzione cosmica a cui l’Esterno lavora da oltre 4 millenni.
Le divinità di Dark Souls sono la base della complessa lore dell’intera trilogia: i loro rapporti familiari, le loro ambizioni ed i loro fallimenti sono la causa per cui il non-morto prescelto muove i suoi primi passi.
Almeno nel primo titolo, però, un dio in particolare tesse le fila di tutto e, non a caso, è quello che potremmo definire un Trickster.
Gwyndolin è il figlio più giovane di Lord Gwyn, entità suprema che ha plasmato con una guerra per il potere il mondo come lo conosciamo. L’ultimogenito del Dio del Sole è nato, però, sotto l’influenza della Luna. Questo ha cambiato persino il suo genere: Gwyndolin è nato maschio, ma si definisce donna, comportandosi da tale. Secondo alcune teorie sarebbe addirittura ermafrodito.
Più debole dei suoi fratelli, ignorato e disprezzato dal padre, viene definito “Il Sole Oscuro”, in parte come richiamo alla Luna, in parte come offesa rispetto alla luce rappresentata dalle altre divinità. Eppure, quando tutto crolla, dove tutti gli altri falliscono, è Gwyndolin a portare avanti l’ultima speranza di salvezza.
La Fiamma, fonte di vita dell’intero mondo, sta per spegnersi. In un estremo tentativo di ravvivarla Lord Gwyn sacrifica sé stesso come carburante, ma nemmeno tutto la potenza del sole basta a dare forza alla fiamma, servono sacrifici, servono potenti non-morti che decidano di sacrificarsi a loro volta. Ma come convincere qualcuno a morire se gli dei stessi sono fuggiti o dispersi, se l’intero mondo è precipitato nell’oscurità?
Gwyndolin svela i suoi reali poteri: genera un’illusioni di proporzioni colossali. Abbagliato dalle manipolazioni del dio il non-morto arriva ad Anor Londo, casa degli dei, avvolto dalla luce del sole e punta gli occhi sulla magnificenza del regno. Come se non bastasse incontra la prosperosa dea Gwynevere, sorella maggiore di Gwyndolin, che gli chiede gentilmente di andare a morire per il bene di tutti. Con i suoi poteri, il Sole Oscuro ha creato un finto sole e, persino, sua sorella scomparsa da tempo.
A differenza degli altri esempi, Gwyndolin non è un dio caotico. L’unico Trickster che utilizza trabocchetti, inganni e illusioni per l’ordine e non per il caos. Un Loki che, rimasto solo, decide di voler evitare il Ragnarok. La riprova che non tutti gli “antagonisti” puntano solo al male.
La copertina di questo articolo è stata realizzata sfruttando questa opera
This post was published on 31 Gennaio 2023 12:30
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