Benvenuti ad un nuovo #Gamersdigest, recap delle principali notizie della settimana videoludica appena trascorsa.
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Mela VR
Sono anni che periodicamente emerge la notizia di un possibile visore per realtà virtuale e aumentata prodotto da Apple e solitamente, quando i rumors non si placano (anzi aumentano) è segno che qualcosa di vero c’è. Ora è Bloomberg a dirsi sicuro che il 2023 sia l’anno giusto: Apple sarebbe finalmente pronta a presentare al mondo il dispositivo, su cui starebbe lavorando fin dal 2017.
Il giornalista Mark Gurman spiega che, in base alle informazioni di cui dispone, l’azienda di Cupertino aveva pianificato in prima battuta un annuncio entro questo mese di gennaio, con commercializzazione nel giro di qualche mese. In seguito si sarebbe deciso di slittare il tutto un po’ più avanti, ed ora la presentazione ufficiale di Apple VR dovrebbe avvenire durante la consueta Worlwide Developer Conference di giugno.
Ovviamente scrivo “Apple VR” in mancanza di un nome ufficiale. Sempre secondo Gurman, tuttavia, si sarebbe già dato un nome al sistema operativo creato ad hoc per il visore, ovvero xrOS, e nello specifico la versione corrente dovrebbe essere battezzata Borealis. Allo sviluppo del dispositivo Apple avrebbe dedicato ingenti risorse interne, anche al costo di sacrificare lo step tecnologico della prossima generazione di Mac, che dovrebbero offrire upgrade tutto sommato contenuti rispetto alla corrente generazione. Insomma, dopo uno sviluppo durato numerosi anni, la mela morsicata sarebbe intenzionata a focalizzare tutta l’attenzione alla spinta del nuovo visore per realtà virtuale e aumentata.
Avrà ragione Mark Gurman? Non resta che attendere la prossima WWDC per scoprirlo. Alla peggio, andremo a citofonargli a casa.
Do ut des
Leggete questo spazio pubblicitario che Microsoft si è comprato sul Washington Post e ditemi se non vi fanno tenerezza.
Per chi avesse difficoltà con l’inglese, Microsoft si cimenta in un’auto-incensazione che si concretizza subito dopo in una velata richiesta di benevolenza verso la FTC, secondo un’agghiacciante logica do ut des che suona così: Cara FTC, hai visto che non abbiamo intralciato la costituzione di un sindacato interno a ZeniMax Media? Ecco, siccome siamo buonissimi e bravissimi, potresti avere un’atteggiamento bonario nei nostri confronti e non metterci i bastoni tra le ruote mentre procediamo con l’operazione di acquisizione di Activision Blizzard? Grazie!
Il riferimento, se ve lo foste perso, è alla notizia di settimana scorsa che riguarda la decisione del reparto QA di ZeniMax di costituire un sindacato interno all’azienda, che prende il nome di ZeniMax Workers United. Si tratta della prima union nata in seno a Microsoft, che si è affrettata a far sapere di non avere nulla in contrario ad essa, anzi di auspicare una proficua collaborazione con i suoi rappresentanti.
Già quando vi ho riportato la notizia nello scorso Digest supponevo che tale lungimiranza fosse principalmente una mossa di marketing, ma almeno si trattava di una scelta positiva per i dipendenti e genuinamente ben orchestrata, con tanto di endorsement da parte del presidente di CWA, l’unione dei lavoratori americani del settore comunicazione, che ha coadiuvato i QA tester nel processo di sindacalizzazione.
Ora questa ulteriore e plateale mossa pubblicitaria, sagacemente riportata da The Verge, è talmente spudorata nel rivelare la strategia recondita dell’azienda da far cadere le braccia e suscitare, come scrivevo sopra, un po’ di tenerezza nei confronti di Microsoft per la clamorosa caduta di stile, peraltro aggravata dalla ridicola retorica che conclude l’annuncio con un “grazie di esistere” che arriva a qualche settimana di distanza dall’aver tacciato l’FTC di incostituzionalità per l’accanimento con cui l’ente regolatore si sta opponendo all’operazione di M&A (salvo poi ritrattare pochi giorni dopo).
In questo mare di imbarazzo si scorge tuttavia una nota positiva, ovvero l’intenzione scritta di Microsoft di portare, in caso di avvenuta acquisizione, la stessa cultura aziendale all’interno di Activision Blizzard, che ha più volte mostrato aperta ostilità nei confronti dei tre sindacati sorti nei suoi studi interni nel corso del 2022 (Raven Software, Blizzard Albany e Proletariat). Sarà anch’essa pura propaganda, o in questo caso si tratta di un proponimento sincero? Lo vedremo a tempo debito, se l’azienda di Redmond riuscirà a vincere questa partita.
Cattivissima me
A proposito di Activision Blizzard, l’azienda sembra apparire sempre più come uno dei maggiori villains oggi esistenti tra le major videoludiche. Il suo odio per i sindacati interni, cosa che accennavo sopra, si è infatti tradotta nel secco rifiuto di riconoscere spontaneamente la votazione interna al reparto QA di Proletariat, studio che collabora con Blizzard allo sviluppo di WoW.
Ovviamente la casa madre non può rifiutarsi tout court di riconoscere la costituzione di un sindacato, se è la maggioranza dei dipendenti a votare tale risoluzione. Tuttavia, il management di Proletariat ha scelto di appellarsi al National Labor relations Board per chiedere che sia imbastita una votazione ufficiale in cui tutti i dipendenti possano votare in forma anonima.
A comunicarlo è stato lo stesso management dello studio con un post pubblicato sul blog ufficiale, che ha rivendicato la bontà delle proprie intenzioni.
Siamo giunti a capire che molti nostri dipendenti vorrebbero votare questa risoluzione in forma anonima. Per tale motivo abbiamo presentato formale istanza al National Labor Relations Board chiedendo che venga organizzata una votazione in forma anonima. Oltre ad essere la modalità più equa, essa consente a ciascun lavoratore di raccogliere maggiori informazioni e vagliare differenti punti di vista […] La leaderhip di Proletariat è sempre stata dalla parte dei lavoratori. In effetti il nome Proletariat è stato ispirato dal sentimento di malcontento dei fondatori rispetto al ruolo dei lavoratori dell’industria. Volevano che tutti fossero partecipi del successo e del senso di appartenenza alla compagnia, e che fossero trattati con giustizia. The Proletarian Leadership Team, Everyone Deserves a Vote – 9 gennaio 2023
I dipendenti di Proletariat non hanno gradito affatto una mossa che, a conti fatti, potrebbe consentire ai vertici dell’azienda di mettere pressione sui singoli lavoratori e indurli a votare contro il sindacato, protetti dalla garanzia di anonimato. Hanno perciò tenuto a ribadire il proprio disappunto via Twitter, tramite l’account della CWA:
In sostanza, sostengono che non ci sia bisogno di alcuna ulteriore votazione, tanto più in forma anonima, dal momento che internamente c’è già stato un plebiscito a favore della costituzione della nuova Union, e che l’atteggiamento dell’amministrazione è palesemente contro i lavoratori.
Oltre a questa antipatia verso i diritti dei lavoratori, di cui aveva già dato ampia dimostrazione, Activision Blizzard risulta anche una delle aziende più taccagne dal punto di vista degli emolumenti conferiti ai propri dipendenti. GamesIndustry si è presa la briga di esaminare il range retributivo degli annunci di lavoro di diverse software house, range che le aziende sono state recentemente costrette a pubblicare in base ad una legge sulla trasparenza dei salari entrata in vigore proprio dall’1 gennaio 2023 negli stati di California e Washington.
Da questa ricerca emerge come gli stipendi annuali proposti da Activision Blizzard per varie posizioni nei settori QA, Engineering e Design occupino spesso gli ultimi posti in classifica!
Insomma Activision Blizzard ce la mette proprio tutta per non passare per buona! A leggere certe cose si fa davvero il tifo per la sua sua acquisizione da parte di Microsoft… Ma attenzione, c’è sempre Ubisoft!
Mors tua colpa tua!
Che non sia stato un anno buono quello di Ubisoft, è evidente. Titoli di rilievo non ne sono usciti, quelli usciti non hanno fatto il successo sperato (vale soprattutto per Just Dance 2023 e per l’ottimo Mario + Rabbids Sparks of Hope, probabilmente il titolo migliore rilasciato dal gruppo, ha soddisfatto in termini di vendite), e i report della compagnia prospettano una perdita di 500 milioni di euro per l’anno fiscale in corso, inoltre le azioni della compagnia hanno toccato il picco negativo da sette anni a questa parte.
Morale: taglio dei costi e dirottamento di personale e risorse su meno giochi, ma buoni (si spera!). Oltre ai quattro giochi di cui ha interrotto lo sviluppo quest’estate, Ubisoft ha comunicato di averne cancellati di recente altri 3, per un totale di 7 progetti cancellati in poco meno di un anno, e come se non bastasse ha rinviato per l’ennesima volta Skull and Bones, gioco di avventure piratesche che ha cambiato più volte forma e sostanza: era stato concepito addirittura nel lontano 2013, prima come DLC e poi come spinoff stand-alone di Assassin’s Creed IV: Black Flag, oltre ad aver subito continui passaggi di mano tra team e capi progetto. In capo a Ubisoft Singapore, fin dal 2020 è in co-developement con Ubisoft Paris.
Dopo rinvii continui, finalmente sembravamo ad un passo dalla release, fissata per il 9 marzo, ma in una recente riunione con gli investitori il management del gruppo ha annunciato un ulteriore posticipo senza una data ben definita, indicando come periodo di lancio l’inizio del prossimo anno fiscale 2023-2024. Ipotizzando (augurandoci) che si tratti del Q1, stiamo parlando di una finestra compresa tra aprile e giugno. Non è certo l’unico ritardo eclatante, dato che ad esso si affianca il remake di Prince of Persia: le Sabbie del Tempo, sparito dai riflettori dopo il famigerato trailer di presentazione di due anni fa. Vogliamo rivedercelo? Massì, rivediamocelo!
La fanbase accolse male un trailer che lasciava intendere un’evidente arretratezza tecnica, e per tutta risposta Ubisoft tolse lo sviluppo del gioco dalle mani di Ubisoft Pune e Mumbai, affidandolo a quelle più navigate di Ubisoft Montréal. Dopo anni di silenzio ha pure dovuto rimborsare i soldi dei preorder, specificando però che il titolo non sia stato cancellato, anche se non è stata mai fornita alcuna ipotetica finestra di lancio. I ritardi hanno interessato anche Avatar: Frontiers of Pandora e Assassin’s Creed: Mirage, inizialmente previsti per la fine del 2022, che dovrebbero uscire invece nel corso di quest’anno.
Ma tutto questo non è grave. O meglio, non è grave rispetto a ciò che ha dichiarato il CEO dell’azienda Yvies Guillemont, che in una e-mail indirizzata ai propri dipendenti li ha esortati a fare di più e meglio per recuperare le perdite registrate.
Oggi più che mai, chiedo la vostra massima energia e dedizione per assicurarci di tornare a percorrere una strada di successo. Chiedo anche che ognuno di voi eserciti particolare cura e strategia nelle scelte di spesa e iniziative, per assicurare di mantenerci il più possibile efficienti e snelli. Yives Guillemot citato da Ethan Gach per Kotaku – 11 gennaio 2023
Della serie “Noi manager caproni facciamo i danni, ma sta a voi sgobbare per ripararli, e vedete di farlo bene e in fretta”! Una comunicazione che denota nel migliore dei casi mancanza di visione, nel peggiore mancanza di onestà intellettuale. C’è da augurarsi che questi ridimensionamenti – i quali peraltro comporteranno per forza di cose un licenziamento di personale – contribuiscano veramente a migliorare la qualità dei giochi, e non solo a far mantenere la poltrona a chi la occupa a prescindere dal risultato.
No, tu no!
Quello dei titoli di coda dei videogiochi è un annoso problema, poiché è tutt’altro che raro il problema del mancato riconoscimento dei crediti a membri dello staff, specialmente se appartenenti a settori corollari allo sviluppo del gioco in sé. E’ ciò che accade molto spesso ai localizzatori, anche italiani, come ha evidenziato una bella inchiesta di Massimiliano Di Marco di cui vi avevo parlato diversi mesi or sono. Ora però è stato compiuto un salto di qualità (in negativo) da parte di Striking Distance Studios, che ha addirittura omesso i nomi di alcuni sviluppatori!
Il caso riguarda i titoli di coda di The Callisto Protocol, il recente survival horror che rappresenta la prima fatica dello studio. Secondo quanto riportato da GamesIndustry, sarebbero diversi gli sviluppatori che non sono stati accreditati per il proprio lavoro. La loro colpa? Essersene andati prima della chiusura dei lavori sul gioco.
Come sappiamo sviluppare un videogioco ad alto budget richiede anni di lavoro, perciò è tutt’altro che raro che all’interno di uno studio si verifichi un turnover tale che la squadra di inizio lavori sia parzialmente diversa rispetto alla squadra che consegna il prodotto finito. Le ragioni che possono spingere uno sviluppatore a lasciare un progetto di durata pluriennale possono essere molteplici e non avrebbe senso neanche provare ad elencarle in questa sede: ciò che conta è che dovrebbe trattarsi di un fatto normale, fisiologico in questo tipo di mercato.
Ma a quanto pare non la pensa così parte del management di Striking Distance, che pare vedano di malocchio coloro che se ne vanno prima del tempo. Il mancato inserimento nei credits del gioco sarebbe insomma una forma di ritorsione verso quelli sviluppatori che hanno lasciato la compagnia prima che i lavori su di esso venissero completati. Questo è ciò che emerge dalle dichiarazioni raccolte in gran numero dalla testata sopracitata, di cui vi riporto in traduzione le più significative:
– Ci sono stati senza dubbio dei favoritismi nella stesura dei riconoscimenti. La mia impressione è che i nominativi inseriti siano scelti sulla base di criteri di simpatia o affinità: queste persone sono state menzionate, mentre altre no.
– Lo sviluppo di videogiochi può comportare momenti faticosi, specialmente quando si vuol realizzare un’opera di questo ordine di grandezza, non sempre si riesce a raggiungere un buon equilibrio vita-lavoro. Il mio rammarico è che colori i quali hanno partecipato a tale cultura aziendale, dedicando tempo e lavorando intensamente per contribuire a plasmare il prodotto, siano stati puniti con un mancato riconoscimento per non aver fatto lo sforzo ulteriore… rimanere fino al lancio.
– Credo che i ragazzi di Sledgehammer [la compagnia da cui proviene il fondatore di Striking Distance, Glen Schofield, ndr] abbiano a cuore il concetto di lealtà, e possono diventare punitivi laddove ne rilevino una mancanza… [l’omissione dai credits] è suonato come un enorme vaffanculo a tutti coloro che hanno lasciato lo studio. Qualcuno voleva mandare un messaggio, e il messaggio era “La prossima volta mostra un po’ più di lealtà nei nostri confronti”. Dichiarazioni riportate da Brendan Sinclair per GamesIndustry – 9 gennaio 2023
Insomma lo studio sembra avere qualche problema di cultura aziendale, considerando anche le passate dichiarazioni di Schofield riguardo il crunchtime, concepito assurdamente come un valore. E infatti sono molti gli sviluppatori a lamentarsi di orari di lavoro eccessivi, fattore che ha spinto diversi di essi ad allontanarsi. Non possiamo far altro che auspicare una qualche forma di regolamentazione che obblighi le software house a riconoscere correttamente il lavoro dei propri dipendenti nei credits dei giochi, o quantomeno che dia gli strumenti adatti per permettere a tali lavori di esigere tale riconoscimento, qualora fosse omesso.
Fino ad allora, è giusto e doveroso che il giornalismo videoludico aiuti a denunciare queste forme di abuso.
Testimoni
Come vi ho riportato lo scorso dicembre, l’FTC trascinerà Microsoft in tribunale nel tentativo di impedire l’acquisizione di Activision Blizzard. La prima udienza è fissata per il prossimo agosto, data nella quale Google e Nvidia potrebbero essere chiamate a testimoniare contro l’azienda di Redmond.
Questo è quanto riporta Bloomberg, secondo il quale l’FTC avrebbe interloquito proprio con Google e Nvidia (oltre che molti altri player del mercato videoludico) nei mesi precedenti alla decisione di indire l’azione legale. I due colossi del tech avrebbero espresso forti preoccupazioni per la possibilità di una chiusura in senso monopolistico del mercato del cloud e mobile gaming da parte di Microsoft, qualora l’acquisizione andasse in porto: oltre a Game Pass, il servizio di abbonamento che già va per la maggiore, la società fondata da Bill Gates diverrebbe anche proprietaria di King, la software house creatrice di Candy Crush, uno dei giochi mobile più famosi, diffusi e redditizi del mondo.
Se è vero che non ci sia nulla di confermato, è comunque ragionevole supporre che la Commissione abbia dalla sua nomi di peso da chiamare al banco dei testimoni, per corroborare la propria tesi: e chi meglio di due delle maggiori holding del settore per sparare a zero sul competitor? Non dimentichiamo che Nvidia gioca nello stesso campo del cloud gaming con il suo servizio GeForce Now, e che Google, sebbene abbia archiviato definitivamente il capitolo Stadia, che verrà ufficialmente dismesso la prossima settimana, ha altresì fatto presente che ne implementerà le tecnologie in altri servizi presenti e/o futuri, sintomo che potrebbe non aver rinunciato del tutto al proprio ingresso nell’arena del videogioco.
Si tratta dunque di pareri disinteressati? Assolutamente no, ma proprio per questo la voce di corridoio ha le carte in regola per tradursi in realtà. Non resta che attendere agosto per scoprirlo.
Bacheca annunci
Flash news su trailer e annunci della settimana:
- Amazon Gaming: nuovo addio al vertice con le dimissioni di John Smedley, segno di debolezza di una divisione che ancora non è riuscita imbroccare la direzione vincente. Sono molte le produzioni ad essere state arrestate, e quelle partite non hanno mai sfondato il mercato, vedi il MMORPG New World il cui successo è rapidamente declinato pochi mesi dopo il lancio. Va meglio a Lost Ark che è attualmente uno dei titoli più giocati di Steam.
- Arabia Saudita: il Fondo Pubblico di Investimento, che già aveva acquisito quote di proprietà di Nintendo, le ha aumentate ulteriormente portandole al 6%. Un ulteriore segno del crescente interesse del fondo nel mercato dei videogiochi, (ha già acquisito quote di Embracer Group, oltre che di Capcom e Nexon, tramite la sussidiaria Savvy Games Group).
- Dragon Quest: la popolare serie JRPG si arricchirà di un nuovo capitolo mobile, che sarà presentato ufficialmente il prossimo 18 gennaio alle ore 11.00 italiane su YouTube a questo indirizzo.
- Dungeons and Dragons: oltre al film in uscita a marzo (Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves, qui il trailer), Paramount ha annunciato la messa in produzione di una serie tv dedicata al popolare franchise GDR, che consisterà di 8 episodi e sarà un’esclusiva della sua piattaforma online Paramount+. Alle redini del primo episodio sarà lo sceneggiatore e regista Rawson Marshall Thurber, noto per il film Red Notice, grande successo di Netflix.
- Final Fantasy VII The First Soldier: è stato ufficialmente dismesso il battle royale si Square Enix ambientato nell’universo narrativo di FFVII, dopo poco più di un anno di vita. RIP.
- Hogwarts Legacy: sono stati mostrati due nuovi backstage video incentrati sul personaggio del Preside Phineas Nigellus Black, che evidentemente ricopriranno un ruolo di primo piano nella narrativa di gioco.
- Rainbow Six Siege: pubblicato il trailer che annuncia la collaborazione con la WWE, che si traduce in un set di skin e altri contenuti extra che vi lascio il “piacere” di scoprire da soli.
- Xbox: Microsoft ha annunciato la data del Developer_Direct, show digitale nel corso del quale saranno annunciate diverse novità riguardo l’ecosistema di videogiochi dell’azienda di Redmond. Lo show si potrà seguire in streaming su Youtube o Twitch è avrà luogo mercoledì 25 gennaio alle ore 21.00 italiane. Inoltre Microsoft ha anticipato che più avanti avrà luogo un evento dedicato esclusivamente a Starfield.
La settimana di Player
Nuovo anno, nuove recensioni: si parte fortissimo con One Piece: Odyssey, provato dal nostro Stefano Sergente. Sarà all’altezza del manga di Oda? Leggete e saprete!
Sognate da tutta la vita un gioco che unisca meccaniche da city builder a narrativa da space opera? Allora leggete la recensione di IXION scritta dall’ineccepibile Alessandro Colantonio, che vi svelerà se il sogno è divenuto realtà.
Ormai da qualche mese qui su Player “guide” è sinonimo di Genshin Impact! E di Gaia Tornitore, ovviamente, che stavolta ha provveduto a stendere una guida alla cucina, a cibo e alle pozioni. Per tutti i neofiti che stanno ancora valutando se iniziare la propria avventura o meno, la nostra Gaia ha anche provveduto a scrivere un completissimo riassunto di trama e lore (aggiornata a Sumeru). La nostra eroina vi viene incontro anche con una pronta soluzione dell’evento web Paimon’s Starlight Expedition, qualora aveste riscontrato difficoltà nel completamento. Ma attenzione, ha anche scritto una guida al Grado Avventura e al Livello del Mondo, nonché una spiegazione su come arrivare a Inazuma. Per tutti i fan del personaggio di Hu Tao, inoltre, vi consiglia le migliori build, armi, manufatti e team.
Non lavori un po’ troppo, Gaia? C’è anche un mondo là fuori eh. E ricorda di fare 15 minuti di pausa per ogni ora di gioco! Quella ragazza mi fa stare in pensiero…
E ora passiamo alle rubriche. Ogni tanto ci capita di pubblicare pezzi pazzerelli, in questo caso un pezzo goloso: il nostro chef mancato Luigi Cianciulli vi presenta 4 giochi mobile saporiti come pasta alla cannella.
Amanti del platform, a raccolta: è ora di stabilire quale sia l’alfiere del platform 3D. Ah no scusate, ci ha già pensato Salvatore Montagnolo.
Ho scoperto di avere una mani in comune con l’On. Fabio Antinucci: la mania delle mappe. Il nostro integerrimo rappresentante istituzionale ha infatti redatto una vera e propria ode alle mappe: viaggio fra cartografia e videogioco, che andrò subito a leggere non appena finito di scrivere questo articolo. E mi aspetto che sia citato Wally di Monkey Island 2 altrimenti faccio un casino!
Non abbiate complessi di inferiorità se non conoscete il significato della parola “transumanesimo“: vi viene incontro Michele Longobardi, che vi consiglia 10 titoli per approfondire l’argomento.
Per questa settimana è tutto.
Arrivederci a domenica prossima con il #Gamersdigest N°3 del 2023!