Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Questa citazione è una di quelle che sprofondano in solchi che mai del tutto si rimarginano.
Una di quelle che scontornano con precisione laser un vezzo tutto umano e di difficile rappresentazione; una tra quelle che, nelle salse più melense, ho letto e riletto un milione di volte senza mai scomodarmi a capire da dove provenisse.
Con tutta probabilità da una canzone e a quest’ora, voi che siete più bravi di me, saprete già dire quale.
Intanto, da pochissimo, Vampire Survivors è arrivato sui cellulari, in una veste totalmente scevra da alcun genere di acquisto in-app dopo aver fatto razzie su Windows, Mac e un sempre felice, rapido, passaggio su Xbox.
Io non sono certo più bravo di voi, ma sono convinto si possa affermare una cosa: più che un’ ulteriore tappa alla conquista dei nostri cuori da giocatori, questo approdo mobile significa la chiusura di un cerchio.
Il ritorno sul luogo della genesi per un genere, una formula, che Vampire Survivors ha incarnato gloriosamente, prendendosi il giro un po’ largo.
Provo a spiegarvi perchè, ma vi avverto, ce la andremo a prendere un po’ larga pure noi.
Vi invito a fare un esperimento: digitate nel box di ricerca del vostro store mobile il nome di un qualsiasi gioco esclusivo di qualunque altra piattaforma. Un tripla A, ad esempio.
La ricerca vi darà come risultati innanzitutto almeno un paio di app che nel titolo non hanno nessuna corrispondenza con le parole chiave da voi cercate. La spiegazione spicciola di quello che avete appena saggiato è la seguente: l’algoritmo di ricerca in qualche maniera riconosce il tripla A da voi digitato e, per prima cosa, vi lista tutti i cloni presenti su smartphone.
Ne abbiamo parlato in passato, e continueremo a parlarne in futuro con il dovuto humor, ma sì, pare proprio che i giochi mobile abbiano la tendenza a copiare.
Ora che l’abbiamo detto siamo tutti più tranquilli e possiamo andare avanti come veri best buddies. Tra migliori amici non esistono segreti.
E quindi andiamo a svelare il reale segreto: sta cosa che i giochi mobile copino rispecchia solo una parte della verità. E ci crediate o meno, è una parte minima.
Gli sviluppatori dei giochini per cellulare hanno una marea di limiti potenziali e un grandissimo privilegio, ovvero il potersi cimentare in cose nuove con una libertà impareggiabile. Soprattutto, senza importanti spade di Damocle a gravare sul groppone.
Specie sul versante del gameplay e delle meccaniche di gioco, abbiamo assistito e assistiamo a ogni tentativo di implementare le possibilità della piattaforma nativa: tra invenzioni rocambolesche per esplorare al massimo il giroscopio o i controlli touch, per trarre vantaggio dalle abitudini del giocatore medio e dall’avere un dispositivo di gioco racchiuso nella tasca dei pantaloni, del giubbotto, della pochette.
Ci sono esempi di tipologie di giochi nate su mobile per il mobile, gli idle games o gli endless runner per dirne un paio; più raro è invece il caso in cui un tale gioco abbia finito per tracciare delle vere e proprie linee guida. Uno di questi è Magic Survival.
Questo piccolo swarovski compariva qualche anno fa sugli store e si distingueva per due aspetti fondamentali di indubbia caratura. Il primo, una componente visiva particolarissima disegnata su un fondale di un nero dilagante. Dalle scritte fino agli sprite dei personaggi, tutto appare come inchiostrato da una penna dal tratto nervoso e povero di dettagli.
Poi, il gameplay. Un qualcosa di decisamente inedito. Forse al tempo, la definizione migliore che si poteva azzardare era: una sorta di 2-stick shooter ma con un solo stick, quello legato al movimento. Il nostro personaggio orbita su un piano infinito dove spara automaticamente agli abomini che cercano di avvicinarsi per infliggere danno da contatto.
A schermo sono presenti solo due ulteriori elementi: delle cifre di orologio che misurano il tempo della partita e una barra rappresentativa dell’esperienza, accumulabile raccogliendo gli orbs sparsi sulla mappa. Salendo di livello si accede alla scelta tra numerose skills, anche queste accumulabili livello dopo livello, dando il via a una sfrenata personalizzazione, risultando nella costruzione di diverse build dai variopinti arsenali.
Dopo un paio di partite, era però abbastanza palese quanto restrittivo e complicato fosse in realtà dare una definizione a una roba del genere, tanto inusitato era il mix di ciò con cui ci si trovava a fare i conti.
Di li a poco, come funghi in autunno, una serie di emuli iniziarono a venir su.
Soul Knight, un ben riuscito roguelite/sparatutto, aggiunse una modalità che era praticamente l’interpretazione nel suo universo di questa formula. Un po’ hack and slash, un po’ bullet hell, un po’ deckbuilder, un po’ shoot em up: al momento in cui scriviamo questo articolo, non esiste ancora un nome per classificare questa formula.
Lo staple di tutti è fondamentalmente sempre uguale: attaccare e fuggire, tentare di sopravvivere alle ondate di nemici e costruire il proprio moveset, un level-up alla volta, mentre il contatore del tempo cresce e nemici sempre più forti arriveranno a reclamare il nostro teschio.
Tutti rigorosamente da giocare con il pollice e free to play, con delle ads qua e là e degli acquisti in app per alcuni.
Giacchè molti dei titoli che hanno fatto proprie queste caratteristiche hanno “survival” o “survivors” nel nome, potremmo parlare di survivors-like.
Grimnight Heroes: Survivors (Android, iOS) ad esempio, il survivor nel nome ce l’ha, ed è un survivors-like che richiama l’immaginario dei Castelvania, attraverso la grafica e una componente musicale molto gradevole.
L’enfasi è spostata sugli attacchi a corto raggio, come le sferzate di spada che implicano una differente gestione delle distanze. Inoltre qui la mappa non è più infinita ma ha delle delimitazioni.
Allo scoccare di un tot di minuti, la cpu fa spawnare un boss: niente di apologetico, nella maggior parte dei casi trattasi solo di una versione oversize dei normali mostri con qualche punto vita in più, quindi scialla.
Project Clean Earth(Android, iOS) invece, il survivor nel nome non ce l’ha ma è comunque un survivors-like che ritorna a fornirci armi a distanza, pistole, fucili, dalla mira automatica affidabile e il range bello ampio.
Meglio approfittarne per tenersi alla larga, allora, dalle orde di nemici che qui non sono più mere hitbox ambulanti della dimensione del proprio sprite ma hanno a loro volta la possibilità di spararci proiettili o caricarci con degli inconsulti scatti. Il nostro robottino sarà personalizzabile tra una run e l’altra, spostando il focus sull’orientamento di power up che condurranno le nostre partite in un verso o nell’altro.
Survivor.io(Android, iOS) è uno di quelli che ha avuto maggiore risalto, un ottimo palliativo di Vampire Survivors in attesa della sua venuta. E’ in effetti quello maggiormente entry level.
La grafica molto tondeggiante e colorata, la raccolta dei frammenti di esperienza molto agevola specie in early stage delle run garantisce ottenimenti rapidi dei primi potenziamenti.
Forse un po’ carente sulla varietà delle skills ma per la maniera in cui si compone è la versione maggiormente adatta ai videogiocatori più piccoli d’età.
The Way Home (Android, iOS) è un gioco che tenta di incorporare una narrativa a questa formula, o incorporare nella sua narrativa questa formula, vabbè insomma.
Semplicemente presenta dei livelli costruiti proceduralmente come fosse un roguelite alla fine dei quali una pagina di diario si compilerà per dirci qualcosa in più su quello che sta accadendo.
Non è chiarissimo nei suoi intenti, ma apre sicuramente la strada per un tipo di sperimentazione che siamo certi non tarderà ad arrivare in futuro.
Demon Survival (Android, iOS), del developer Ruben Pecellin, conferma l’intenzione di uno sviluppo su stages e il tentativo di dare un filo conduttore con un minimo di storyline.
Questo titolo si contraddistingue per una ben piacevole pixel art e degli spike di difficoltà insolitamente alti, purtroppo indici di un non sempre ottimo bilanciamento nelle meccaniche proposte. Inoltre è il primo titolo che aggiunge un comando addizionale, la possibilità di compiere un dash facendo doppio tap in una direzione.
Ma abbiamo temporeggiato abbastanza.
Giungiamo dunque alla fine del viaggio, il ritorno ad Itaca.
Vampire Survivors (Android, iOS) non si inventa nulla di nuovo, ma quello che fa lo fa bene, e lo amiamo per quello che è.
Lo amiamo per il suo coraggio, perché si è spinto oltre le Colonne d’Ercole ma è della nostra terra (sviluppato dall’italianissimo Poncle), perché Antonio e Pasqualina sono i nomi degli amici nostri. Perché è frenetico ma allo stesso tempo strategico e lascia spazio di interpretazione sulla scelta di come meglio posizionarsi, seguendo il ritmo compassato dello spostamento del nostro alter ego virtuale.
Ci premia in maniera adeguata e adrenalinica, come provare una minuscola scossa ogni volta.
Ci ricorda che le cose iniziano bene per poi complicarsi col passare del tempo, che non sempre va come avremmo voluto ma poi ci si ferma, si ricomincia e tutto può essere di nuovo bello come la prima volta.
Che talvolta basta poco alle cose semplici per finire ad essere quelle che ci danno di più.
E’ così che dovrebbe essere sempre l’amore.
This post was published on 16 Dicembre 2022 13:00
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