Videogiocare è una passione che può portare via molto tempo. Titoli particolarmente immersivi e strutturati difficilmente possono risultare godibili con sessioni di gioco di poche ore al giorno. Eppure, tra lavoro, studio e impegni sociali è sempre difficile riservare a certi titoli il giusto tempo.
Per questo è giusto approfittare delle vacanze per recuperare capolavori che, altrimenti, non potrebbero essere vissuti appieno.
Questi sono i titoli che, secondo noi, vanno assolutamente recuperati con abbastanza tempo e voglia di giocare a disposizione.
Sviluppato dal P-Studio di Atlus e pubblicato come esclusiva Sony nel 2016, Persona 5 è tornato sotto i riflettori negli ultimi mesi. Ad ottobre, infatti, il titolo è arrivato anche su Xbox, è attualmente gratuito per gli abbonati al GamePass, su Steam e su Switch. Si tratta dell’edizione Persona 5 Royal, una versione espansa del titolo che arrivò su PS4 nel 2019 aggiungendo alcuni personaggi ed un epilogo diverso alla trama principale, già particolarmente corposa.
Oggi, è quindi possibile godersi questo capolavoro JRPG su qualsiasi piattaforma. Un’occasione che chiunque non l’abbia provato o giocato in passato non può assolutamente perdersi.
Persona 5 è un titolo colossale che raccoglie l’eredità decennale dei giochi di ruolo orientali e la esalta sotto ogni aspetto. La trama potrebbe essere quella di un anime, non a caso alcune sequenze sono animate. Il protagonista, un ragazzo sedicenne dal passato turbolento, entra in possesso di un particolare potere: può entrare in un mondo parallelo dove i desideri delle persone prendono vita e plasmano la realtà, dove l’inconscio si fonde con i sensi e mostri prendono vita dalle più basse passioni. In questo mondo il giovane scopre subito che nei cuori di troppe persone alberga oscurità, un buio così grande da distruggere le vite di chi li circonda. Così, insieme ad alcuni compagni d’avventura, il protagonista decide di “rubare il cuore” di questi individui, sconfiggerli nel mondo parallelo per cambiare il loro animo nella vita vera.
Ogni personaggio, dai secondari ai nemici, è profondo e stratificato ed il giocatore non può fare a meno di voler scoprire di più su ognuno di loro. Anche considerato che il gioco alterna momenti di puro gameplay con combattimenti a turni in puro stile JRPG a sessioni di vita quotidiana in cui bisognerà utilizzare le ore diurne ripartendo il tempo tra studio, preparativi per le avventure e interazioni sociali utili ad approfondire il legame con i membri della squadra.
A molti potrebbe far storcere il naso l’eccessiva verbosità del titolo: i dialoghi sono tanti, forse troppi, così come le parti solamente narrative. Spesso potrebbero passare decine di minuti senza missioni o combattimenti, solo conversando con un comprimario al tavolo di un fast-food.
Per questo motivo è bene approcciarsi a questo capolavoro con molto tempo a disposizione, senza rischiare di restare frustrati per aver utilizzato il controller per una manciata di minuti o di dimenticare i tanti risvolti della trama dopo una lunga pausa dal gioco.
Il capolavoro di CD Projekt RED non ha bisogno certo di presentazioni. Uscito nel lontano 2015 il terzo capitolo della saga di Geralt di Rivia ha segnato la storia dei GDR, vinto premi su premi ed è ancora uno dei migliori titoli della scorsa generazione di console. Perché, allora, recuperarlo proprio adesso, a sette anni ormai dal suo debutto?
Il 14 dicembre 2022 il gioco è tornato a nuova vita con una importante operazione di “restauro”. CD Projekt ha aggiornato il titolo per sfruttare la potenza delle nuove console in commercio e delle nuove schede grafiche. Un’edizione rinata di The Witcher 3 che potrebbe benissimo essere considerata una remastered. Texture migliorate, ray-tracing, 60 fps garantiti sono solo alcune delle migliorie che proiettano il capolavoro verso un nuovo futuro di successi. Da considerare anche alcuni miglioramenti del combat system al fine di renderlo più scorrevole e “moderno”, una nuova telecamera più immersiva e l’aggiunta di nuovi contenuti che richiamano direttamente la serie Netflix sullo strigo: nulla di eccessivo, qualche armatura nuova ed una missione secondaria inedita, ma quanto basta per accendere la curiosità anche per i vecchi appassionati in cerca di novità.
Un’esperienza che potrebbe attirare nuovamente nel mondo di The Witcher chi ha già consumato il titolo, con la voglia di rivivere l’avventura con occhi nuovi, in tutti i sensi. Soprattutto, però, un invito per chiunque non abbia avuto ancora la fortuna di giocare il capolavoro targato CD Projekt che adesso potrà scoprire un titolo mastodontico e tecnicamente al passo con le uscite più recenti.
L’unico problema, se così vogliamo definirlo, è che le vicende di Geralt si estendono per centinaia di ore in un continente enorme e ricco di segreti da svelare. Anche solo la più banale delle missioni secondarie potrebbe richiedere ore per essere completata al meglio, soprattutto se goduta con immersione e senza rush sfrenati menando fendenti. Serve molto tempo libero per salire in sella a Rutilia e cavalcare verso un castello o una grotta, in cerca di mostri da cacciare o streghe da spogliare.
Stacchiamoci un attimo da titoli immersivi per passare ad un altro tipo di intrattenimento. I quattro titoli che compongono la prima stagione di “The Dark Pictures Antology”, di Supermassive, non sono certamente dei capolavori. Non sono nemmeno un grande esempio di titoli narrativi, Until Dawn o il recente The Quarry, entrambi degli stessi sviluppatori, sono ben più di una spanna superiori alla tetralogia antologica.
Eppure, i quattro titoli hanno un loro preciso fascino. Man of Medan, Little Hope, House of Ashes e, l’ultimo, The Devil in Me vogliono essere un’antologia, appunto, delle più classiche storie horror, una reinterpretazione di ciò che il grande schermo ha propinato per decenni.
Forse la scrittura, in molti casi, fa buchi, forse i personaggi non sempre hanno reazioni comprensibili o logiche, forse il gameplay è fin troppo elementare con quick-time event elementari e le diramazioni delle scelte non sono certo quelle di un Detroit; ma nessuno va a vedere un horror con gli amici per analizzare la trama o per trovare la coerenza narrativa nelle scelte dei protagonisti. Si cerca qualche morte violenta, jump-scare, anche senza contesto, che facciano saltare dalla sedia e una storia che riesca a coinvolgere quanto basta da comprendere il contesto, magari con qualche colpo di scena inatteso.
Questi titoli rispettano esattamente questi dettami: è divertente vedere come le scelte portino, nei modi più insensati, alla morte o alla salvezza dei nostri “amati” pupazzi virtuali, è appagante sviluppare antipatie e simpatie nei loro confronti, è interessante cercare di comprendere il mistero o il dramma che guida il mostro di turno.
Il vero punto di forza, poi, è la modalità “serata cinema”: fino a quattro giocatori possono giocare insieme interpretando ognuno personaggi differenti. Questo, probabilmente, è il modo ideale per godersi la Dark Pictures Antology. Le scelte di un giocatore ricadono non solo sugli avatar, ma sugli altri giocatori, si ride insieme dei buchi di trama e si resta concentrati in sessioni di gioco più pericolose per la paura di perdere il proprio protagonista.
Quindi, in queste lunghe nottate passate tra amici, al posto della classica tombola o della solita commedia, scoprire i quattro titoli può essere un modo diverso per rilassarsi e giocare insieme.
Torniamo alla piena immersione con una saga che ha segnato la storia del medium videoludico. La trilogia di Mass Effect deve essere, necessariamente, nel bagaglio culturale di ogni videogiocatore che si rispetti. Attualmente la Legendary Edition della saga è gratis per tutti gli utenti PS Plus e quale occasione migliore per riscoprire le avventure di Shepard?
La Legendary Edition racchiude l’intera trilogia in un’edizione rimasterizzata e corretta. Le modifiche tendono, soprattutto, a modernizzare il primo capitolo che, pubblicato da Bioware nel 2007, mostrava maggiormente i segni del tempo.
I tre capitoli che compongono la saga vanno giocati tutto d’un fiato, anche perché i salvataggi vengono conservati e condivisi da tutti e tre i titoli. Quindi, giocandoli insieme, si andrà a creare la propria, personalissima epopea spaziale, dove le scelte fatte avranno conseguenze fino all’epica conclusione.
Si tratta di un GDR Sci-Fi con importanti elementi action. In Mass Effect 2 e 3 la componente GDR cede sempre più il passo a meccaniche sparatutto molto più veloci e immediate. Ciò che si conserva in tutti i capitoli è la narrativa, basata principalmente sulle vicende di Shepard, comandante disposto a tutto pur di salvare la Galassia da una minaccia imminente, e di un manipolo di compagni che formeranno il suo equipaggio durante la missione.
Per godere appieno di questo titolo è necessario immergersi completamente nella space-opera, ascoltare ogni dialogo, anche il più superfluo, studiare la storia di un universo, di un futuro prossimo in cui il pianeta Terra è finalmente entrato in contatto con civiltà aliene ben più antiche ed evolute, lasciarsi coinvolgere dalla cultura di ogni razza e dai giochi politici che, in silenzio, muovono tutto.
Per questo c’è bisogno di tempo e calma per vivere le oltre 100 ore di gioco, volendo essere rapidi, necessarie a concludere la trilogia. Oltretutto, recuperarlo oggi porta ad essere preparati per il nuovo capitolo, annunciato da poco, che, a differenza dello sfortunato spin-off “Andromeda”, sarà collegato agli eventi della trilogia principale.
A proposito di sequel prossimi, non può non mancare un riferimento a Death Stranding con il secondo capitolo annunciato nelle ultime settimane.
L’ultima fatica di Kojima è un titolo che va sicuramente valutato con calma e, soprattutto, che va riscoperto dai videogiocatori. Quando venne pubblicato, nel 2019, le aspettative per il nuovo gioco del geniale padre di Metal Gear erano altissime e questo portò molti a restare profondamente delusi.
Sam Porter Bridges, protagonista interpretato da Norman Reedus, non è una spia o un soldato, ma un fattorino. Certo, un fattorino in un mondo post-apocalittico dove la pioggia consuma l’esistenza e la parete tra mondo dei vivi e mondo dei morti si è assottigliata, ma comunque un fattorino. Lo scopo principale del gioco è portare pacchi da un deposito all’altro percorrendo, spesso a piedi, chilometri e chilometri di lande desolate.
Eppure, dietro quelle lunghe camminate c’è un mondo da scoprire: c’è una narrazione unica e profonda, c’è una lore complessa ed articolata, nascosta in ogni singola consegna, ci sono personaggi caratterizzati magistralmente e una trama macroscopica che si dipana diventando sempre più imperante. Sam Porter non è solo un fattorino, ma il ponte tra vita e morte di un intero paese, così come Death Stranding non è un “simulatore di camminata”, come alcuni lo definirono, ma la dimostrazione di come un concept semplice può diventare una perla di rara bellezza se trattato nel modo giusto.
E’ probabile che molti detrattori non abbiano proprio giocato il titolo, basandosi solo su quanto visto in sporadici gameplay. Altrimenti saprebbero quanto può essere complesso “passeggiare” o programmare una spedizione, avrebbero capito quanto è profonda la narrativa al punto da non pensare più di star controllando un semplice fattorino.
Quale occasione migliore per ricredersi e prepararsi al secondo capitolo? Anche considerando la l’edizione Director’s Cut, pubblicata nel 2021 per portare il titolo su next-gen, che oltre a modificare il titolo graficamente ha anche aggiunto dettagli, contenuti e missioni secondarie.
Il mondo Nintendo si prepara ad accogliere, il prossimo maggio, Zelda: Tears of the Kingdom, atteso seguito di Zelda: Breath of the Wild. E’ il momento, per chiunque non l’abbia ancora fatto, di prendere una Switch e mettere la mani sul primo titolo.
Il gioco, da solo, vale il costo della console ed offre un’esperienza videoludica mai vista prima. E’ un open world estremamente ampio, ma questa non è una novità. La peculiarità è come il mondo di gioco risponde alle nostre azioni grazie ad un motore fisico incredibile. Ogni elemento ha i suoi effetti: un fulmine in un lago ucciderà i pesci, un animale colpito da una fiammata rilascerà carne cotta, del vento sul fuoco scatenerà un incendio. Tutto questo non avviene in modo scriptato, ma è a disposizione del giocatore e del caso, in ogni momento.
Inoltre si aggiungono i poteri ottenuti dal protagonista Link che vanno a coordinarsi perfettamente con queste interazioni. Incredibile, ad esempio, l’effetto della stasi: un oggetto viene paralizzato per qualche secondo e se colpito, una volta scaduto il tempo, si muoverà in base alla direzione ed all’intensità dei colpi inferti.
Non si contano, poi, i segreti presenti. Mai evidenti, mai scontati, basati solo sulla voglia del giocatore di esplorare il mondo e le sue infinite possibilità, un premio a quanto ci si può divertire nei panni di Link.
Ovviamente, questo si traduce in centinaia di ore perse anche solo a scalare una montagna o a trovare il modo più originale di sbaragliare un gruppo di nemici. Per questo parliamo di un titolo da vivere in assoluta calma e con tutto il tempo di lasciarsi andare alla scoperta.
Il titolo che va assolutamente recuperato, giocato e rigiocato in queste feste è Elden Ring, capolavoro FromSoftware da poco nominato Game of the Year.
Anche in questo caso parliamo di un GDR caratterizzato da un’enorme mappa di gioco, ma con tutte le meccaniche tipiche della serie dei Souls. Il cuore di Miyazaki trasuda in ogni istanza di gioco: dalla difficoltà punitiva alla direzione artistica ineguagliabile, dalla lore cupa e nascosta nel mondo di gioco, alle mappe interconnesse. Ognuno dei principali dungeon sparsi nella mappa di gioco potrebbe racchiudere un titolo a sé.
Senza contare, poi, che alla costruzione della lore del mondo e alla storia delle casate ha contribuito George R. R. Martin, autore de “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”, e la sua penna è piuttosto evidente in moltissime istanze narrative.
A quasi un anno dalla sua pubblicazione, Elden Ring ha segnato la storia dei videogiochi, portando finalmente al successo globale i Souls e FormSoftware.
Oltre alle, più o meno, 150 ore per concludere la campagna principale, il titolo offre anche un corposo multiplayer sia PVP che cooperativo che è stato ulteriormente ampliato di recente. Infatti, l’ultima espansione gratuita ha introdotto i Colossei, aree di gioco in cui è possibile sfidare altri giocatori in scontri letali. Inoltre, i fan attendono l’annuncio, ormai certo, di un DLC che possa espandere ulteriormente il mondo di gioco ed approfondire la complessa lore.
Quindi, se avete molto tempo libero, tanta voglia di prendere botte da boss inespugnabili e di esplorare un mondo in rovina montate in sella a Torrente e iniziate a cavalcare tra le lande dell’Interregno.
Alzati Senzaluce!
This post was published on 17 Dicembre 2022 13:00
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