Sono passati ormai due mesi da quando Ubisoft ha lanciato Rocksmith+, e vi abbiamo già parlato in una corposa anteprima dei nostri primi approcci con questo nuovo titolo dal punto di vista di un chitarrista che voleva riprendere a suonare dopo tanti anni di mani e chitarre appese al chiodo.
A differenza del suo genitore Rocksmith, la nuova edizione plus vanta l’obiettivo di essere un software di apprendimento gamificato più che un vero e proprio videogioco, con tanto di servizio live in costante aggiornamento (e abbonamento).
Per questi motivi una recensione vera e propria di tale prodotto arriverà il prossimo mese, quando avremo accumulato sufficiente tempo per capire quali sono stati i cambiamenti nelle nostre abilità e nell’offerta di contenuti del servizio.
Stavolta concentriamo l’analisi di Rocksmith+ dal punto di vista di un neofita: erano anni che volevo imparare a suonare il basso ed erano già mesi che progettavo il suo acquisto con tanto di schemini e note sulle offerte di turno tra prodotti nuovi e usati. Dopo tante prove in giro tra negozi e amici, ho finalmente scelto il mio compagno di avventura: un Sire Marcus Miller V7 di seconda generazione.
Lezioni ed esercizi di Rocksmith+
Passare dalle 6 corde della chitarra alle 4 corde più ciccione del basso non è semplice come sembra. Questa almeno è la summa della mia esperienza al basso con Rocksmith+.
Da chitarrista ho sempre pensato che mi sarei trovato agevolato nell’imparare un nuovo strumento a corda dato che ha una logica simile alle chitarre, ma Rocksmith+ mi ha sbattuto in faccia la verità: conoscere le posizioni delle note sul manico del basso e saper pizzicare le corde non vuol dire saper suonare il basso.
Appena ho avuto modo di collegare lo strumento al PC mi sono subito fiondato nel catalogo di Rocksmith+ per imparare qualche canzone, con risultati iniziali molto al di sotto delle mie aspettative. I miei primi approcci col basso sono stati stancanti, con corde che friggevano continuamente (termine tecnico per indicare interferenze metalliche dovute al vibrare della corda sulle intersezioni tra i tasti). Credevo di aver sbagliato basso, ma quando poi mi sono spostato nella sezione lezioni di Rocksmith+, il software mi ha fatto capire fin dai primissimi video che sbagliavo completamente la posizione di entrambe le mani.
La mano destra, quella che pizzica le corde, non la muovevo bene da una corda all’altra, oltre ad alternare male le dita. Per la mano sinistra invece, la problematica era decisamente più complessa: a quanto pare esercitavo troppa pressione sui tasti, e in aggiunta ho capito che il basso richiede di poggiare i polpastrelli il più vicino possibile al cambio di nota invece che al centro del tasto come sono solito fare con la chitarra.
Da lì in poi il mio percorso di apprendimento del basso su Rocksmith+ ha viaggiato su una strada completamente spianata. Facendo attenzione a non friggere ancora le corde, buttando un occhio in più di riguardo alla tastiera e rallentando le tracce musicali per impararle bene a memoria è diventata un’attività piacevole che mi ha ricordato i miei primi momenti sulla chitarra. Insomma, da questo punto di vista Rocksmith+ mi ha fatto tornare adolescente, voglioso di imparare canzoni e un nuovo strumento.
Ogni lezione è composta da 2 o 3 momenti: in primo luogo c’è un video di un professionista dello strumento che introduce la tecnica o l’argomento di turno in maniera meticolosa e approfondita, poi c’è un momento presente esclusivamente quando si tratta di tecniche più avanzate in cui viene mostrato un video di una traccia per far visualizzare al giocatore cosa bisogna imparare, e infine c’è la traccia vera e propria che scorre sulla pista virtuale di Rocksmith+, dove visualizzare sotto forma di quadratini colorati i tasti da premere a tempo. L’apprendimento guidato da questo software prevede anche una sezione di Esercizi, consigliati da approfondire una volta imparate le tecniche ad essi collegati.
Sono consigliatissimi anche i video del canale YouTube di Rocksmith+, dove di tanto in tanto stanno comparendo anche videolezioni su canzoni e artisti, sperando che aggiungano queste componenti anche nel software.
Una nota a sfavore in questa struttura va trovata tuttavia nell’assenza completa di metronomo. Ogni esercizio e ogni video-lezione sono sempre legati a una traccia musicale. Imparare a suonare sfruttando la musica è fondamentale, ma lo strumento va imparato anche con il solo ticchettio di un metronomo nelle orecchie.
Per il basso inoltre ho riscontrato un’altra nota stonata di Rocksmith+: mancano tecniche importanti come lo slap e il pop. Uno dei motivi per cui ho comprato il basso era proprio imparare a slappare come Flea dei Red Hot Chili Peppers.
Utilissimo, ma basta?
Da quando ho iniziato questo mio percorso di apprendimento con Rocksmith+, la mia abilità al basso è passata dallo zero assoluto a qualcosa di decente in circa un mese. L’apporto delle lezioni e degli esercizi, unito alla possibilità di suonare sopra tracce reali sentendo il suono dello strumento già amplificato ed effettato, è sicuramente un vantaggio non indifferente. Io però dispongo già di una interfaccia audio esterna, che mi aiuta ad avere un suono più definito e meno artificiale rispetto al comodo Real Tone Cable venduto da Ubisoft+ di cui abbiamo già parlato in anteprima.
Per quanto possa far storcere il naso pagare un abbonamento mensile, si tratta comunque di un impegno economico inferiore rispetto alle lezioni private nella vita reale, le quali di solito hanno un compenso su base oraria. Di contro, con Rocksmith+ non si ha un feedback umano: se sto sbagliando qualcosa nel mio modo di suonare il basso, un maestro in carne ed ossa interverrebbe a correggermi immediatamente e il mio percorso di apprendimento continuerebbe più velocemente.
Questo è ancora più evidente quando ci si accorge dei limiti nella rilevazione dei suoni di Rocksmith+. Il sistema architettato dai creativi di Ubisoft, per quanto all’avanguardia e sicuramente più aggiornato del precedente capitolo, non fa differenze tra note prese in maniera sporca o più pulita e netta.
L’intelligenza artificiale non distingue nemmeno tra le tecniche di suono, per esempio non c’è differenza se si esegue un hammer on, un pull off o una normale plettrata (ed è normalissimo, uno strumento artificiale come potrebbe mai comprendere se state pizzicando la corda o se la state solo facendo suonare tramite pressione successiva di un tasto con l’altra mano?). Se si è eseguita la tecnica giusta, sta solo all’orecchio del giocatore; quando si tratta di neofiti come è possibile distinguere una tecnica ben eseguita da una sbagliata?
Le problematiche finora discusse rientrano comunque nel gioco di pro e contro che si valutano quando si decide di iscriversi a un servizio. A seconda delle proprie esigenze una persona valuterà se gli conviene imparare uno strumento tramite Rocksmith+ o tramite lezioni private.
Ciò che sembra essere un grande svantaggio di Rocksmith+ è proprio il catalogo di canzoni di cui abbiamo già discusso in sede di anteprima: nonostante le circa 8000 tracce, sono davvero poche le canzoni note, in netta antitesi con quanto costruito col precedente capitolo di questo software.
Ubisoft ha deciso di puntare sulla quantità invece che sulla qualità!
Oltre alle tracce intere, ogni mese vengono inseriti anche nuovi arrangiamenti, presumibilmente anche di canzoni già presenti nel catalogo, anche se ancora non ho avuto l’occasione di trovarne uno).
Dalla scrittura dello scorso articolo inoltre le introduzioni musicali sono state di una ventina di canzoni, ma di queste solo un paio sono davvero notabili (a proposito, grazie per aver inserito i Daughter, avevo voglia di imparare qualche arrangiamento alla chitarra!). Siamo sicuri che convenga puntare su 600 canzoni qualunque all’anno quando neanche tutte hanno trascrizioni delle tablature ma solo accordi?
In ogni caso Rocksmith+ continua a divertirmi. Di aiuto sono anche gli elementi gamificati come le ricompense stagionali, nonché le linee di basso e chitarra scritte dagli utenti. In prospettiva Rocksmith+ ha sicuramente molto più attrattiva rispetto allo stato attuale, dato che potenzialmente potrebbe costruire un bel patrimonio interessante fatto di una vasta libreria musicale e di un corposo catalogo di elementi di personalizzazione.
Personalizzazione che, come potete vedere dal video in alto, non passa solamente dalla colorazione e dalle forme delle componenti dello strumento utilizzato, ma anche nelle modalità di visualizzazione delle piste e delle tablature, o nella definizione delle catene di effetti da utilizzare.
Dopo una partenza che mi è sembrata molto tiepida e sottotraccia, sembra che Ubisoft stia aumentando gradualmente il tiro. Speriamo che il supporto necessario a Rocksmith+ venga sempre più amplificato così da raggiungere le sue piene potenzialità.