Per il 14 dicembre 2022 CD Project Red ha annunciato, finalmente, l’aggiornamento next-gen per The Witcher 3: Wild Hunt. Il capolavoro, pubblicato nell’ormai lontano 2015, vedrà una nuova rinascita grazie a migliorie grafiche utili a non farlo sfigurare nella nuova generazione di console e PC.
Tuttavia, è stata introdotta anche una nuova aggiunta al titolo: dei contenuti, non è chiaro se si tratti di missioni secondarie o equipaggiamenti, collegati direttamente alla serie Netflix “The Witcher”, ormai prossima alla terza stagione.
La trilogia dello strigo Geralt è basata sui romanzi dell’autore polacco Andrzej Sapkowski, così come la fortunata serie TV: è la prima volta che la controparte videoludica prende ispirazione e cita il tie-in televisivo.
Eppure, il mondo dei videogiochi ha sempre visto simili influenze.
Era il 1986 quando su NES vide la luce il primo capitolo della saga Dragon Quest. Il capolavoro di Yuji Horii, che vide anche la collaborazione del “papà” di Dragon Ball Akira Toriyama, conquistò presto il successo nel Sol Levante, al punto da essere considerato il capostipite degli JRPG. Nel 1990 la serie contava già quattro titoli che riuscirono a conquistare anche il pubblico occidentale.
Si iniziarono a sviluppare anche altre produzioni collegate al franchise, in particolare libri e manga. Il prodotto di maggior successo arrivò nel 1989 con la nascita della serie anime “Il viaggio di Dai”, che arrivò in Italia come “I cavalieri del drago”. Il prodotto ebbe così tanto successo da convincere sempre più persone a provare i titoli videoludici per poter vivere le avventure di Dai in prima persona.
Per la prima volta furono i videogiochi a venire incontro alla serie TV. Per rendere i nuovi titoli più simili all’anime e, quindi, accontentare gli spettatori furono introdotte intere meccaniche di gioco e di combattimento che rivoluzionarono la saga arrivando immutate fino ai titoli più recenti.
Quando nel 1996 Satoshi Tajiri presentò al mondo i primi due titoli Pokémon, Rosso e Blu (Verde in Giappone), doveva ben conoscere quanto accaduto alla saga Dragon Quest e l’impatto mediatico che poteva arrivare dalla TV.
Si può dire, infatti, che la serie anime “Pokémon” sia nata con il principale intento di promuovere e pubblicizzare costantemente i titoli appena arrivati su Game Boy. Le avventure di Ash e Pikachu riuscivano a contestualizzare quelle nuove creature, a dar loro una forma ben più accattivante di come appariva attraverso i pixel dei giochi e, soprattutto, ad attirare le attenzioni ed i desideri dei bambini di tutto il mondo.
Se oggi Pokémon è uno dei franchise più redditizi al mondo e non uno dei tanti JRPG con mostri catturabili è, probabilmente, tutto merito del prodotto d’animazione che l’ha trascinato per anni.
Non a caso nel 1998, a meno di un mese dall’uscita dei nuovi due titoli, Argento ed Oro, venne pubblicato “Pokémon Giallo”. Si trattava di un vero e proprio reboot dei primi titoli, ma, stavolta, estremamente basato sull’anime: il giocatore non sceglieva il compagno iniziale tra i primi tre starter, ma gli veniva affibbiato un Pikachu capriccioso e restio ad evolversi; gli anonimi sgherri del Team Rocket vennero sostituiti dai ben noti Jessie e James; i personaggi visti nell’anime come Misty, Brock e Gary vennero maggiormente caratterizzati.
Da notare, poi, che la data di distribuzione in Giappone coincise con l’arrivo nelle sale del primo film basato sull’anime “Mew contro Mewtwo”.
Furono tantissimi gli appassionati che si lanciarono sulla nuova versione al solo scopo di rivivere precisamente la storia di Ash, comandare il suo ormai leggendario Pikachu e guardare l’intera terra di Kanto con la consapevolezza sviluppata dopo la visione dell’anime e le emozioni legate al primo film.
Questo legame tra anime e titoli videoludici è andato sempre più aumentando nel corso dei decenni: ad oggi non esiste un anime abbastanza noto che non abbia almeno un paio di adattamenti videoludici, spesso creati unicamente come fanservice.
Questi titoli tie-in seguono strettamente le vicende delle serie da cui sono tratti, al punto da venire costantemente aggiornati per rimanere in pari con esse. Basti pensare al fenomeno di Dragon Ball Xenoverse 2, titolo del 2016 che ancora oggi viene ampliato con DLC (ovviamente tutti a pagamento) ogni qual volta un personaggio nuovo appare nella serie Super o nei film.
I titoli occidentali non hanno recepito allo stesso modo tale evoluzione. Durante tutti gli anni ’90 e gli inizi del 2000 le serie, prevalentemente animate, hanno visto solo trasposizioni mediocri create solo per accaparrarsi i soldi dei fan più accaniti o di utenti molto giovani e poco critici. Come dimenticare la serie di videogiochi su Buffy l’Ammazzavampiri.
C’è da dire, però, che un motivo va trovato anche nella natura stessa delle produzioni occidentali: se gli anime shonen offrono innumerevoli combattimenti facilmente riadattabili in un videogioco, le serie nostrane non hanno mai offerto spunti simili.
Eppure, l’ultimo decennio ha visto lo sviluppo smodato delle serie TV e delle piattaforme di streaming, una crescita che inevitabilmente ha influito maggiormente anche sul medium videoludico.
Minecraft non è un titolo che ha bisogno di presentazioni. Il sandbox a cubi di Mojang Studios, pubblicato nel 2009, è sicuramente uno dei videogiochi più conosciuti al mondo al punto che sono veramente pochi i canali YouTube che non abbiano almeno un video o una serie sul titolo.
Nel 2017, ormai con 9 anni alle spalle, Minecraft si preparava ad approdare anche su Nintendo Switch. Per rimodernare il titolo in vista della nuova console fu ideata la collaborazione con una altrettanto famosa serie animata, Adventure Time, che al tempo era arrivata alla stagione conclusiva.
La serie statunitense riusciva a incastrarsi perfettamente nell’universo di Minecraft: il protagonista, Finn, viveva in un mondo post apocalittico in cui era tornata la magia, si trovava a combattere i più classici mostri dei GDR in ambientazioni fantasy o completamente fuori di testa. Anche lo stile grafico, con disegni molto semplici e quasi stilizzati, non veniva danneggiato dai cubetti tipici di Minecraft.
L’espansione aggiunse skin con tutti i personaggi del cartone, armi e persino ambientazioni identiche a quelle viste nella serie. Adventure Time rilanciò, di fatto, Minecraft avvicinando al titolo tantissimi appassionati che avrebbero potuto rivivere le avventure di Finn e crearne di nuove.
Dead by Daylight è un titolo che ha sempre basato il suo successo sul rapporto con altri media. Pubblicato nel 2016, il titolo consiste in un survival horror asimmetrico multigiocatore in cui alcuni partecipanti interpretano i sopravvissuti, mentre un altro i panni di un mostro intenzionato a ucciderli.
Il gioco conta, oggi, oltre 30 contenuti aggiuntivi a tema di altri brand: da Resident Evil a film famosi come The Ring o Nightmare.
E’ innegabile, però, che uno dei DLC di maggior successo per il titolo è stato quello ispirato a Stranger Things, una delle serie Netflix di maggior successo nella storia della piattaforma. I giocatori potevano interpretare due dei protagonisti della serie, Nancy e Steven, e scappare dal terrificante Demogorgone. La campagna promozionale per l’aggiunta fu enorme, arrivando far tornare in prima pagina il gioco, che ormai era arrivato al suo declino online
Purtroppo non tutti i matrimoni hanno un lieto fine e nel novembre del 2021 Netflix ha ritirato i diritti, costringendo gli sviluppatori a cancellare il contenuto aggiuntivo.
E’ innegabile che il trend degli ultimi anni in qualunque media siano i vichinghi ed il mondo norreno e la nuova veste di God of War ne è la prova più tangibile.
Molta di questa rinnovata attenzione ai guerrieri barbuti la si deve sicuramente a serie TV come Vikings e The Last Kingdom che hanno saputo trasportare magistralmente le gesta vichinghe sui nostri piccoli schermi.
L’ultima reincarnazione della serie Assassin’s Creed, Valhalla, ha particolarmente beneficiato di questa moda, fondando su di essa il suo successo. Le avventure di Eivor richiamano tantissimi episodi delle serie citate, persino la caratterizzazione di alcuni personaggi è simile. Qualunque appassionato ha giocato Eivor con il solo scopo di rivivere le gesta di Ragnar e Uther.
Sono anni, ormai, che la piattaforma di streaming Netflix punta molto su produzioni ispirate a franchise videoludici. Non sempre si tratta di opere apprezzate come il già citato “The Witcher”, ma riescono comunque nel doppio scopo di attirare i fan dei videogiochi ed avvicinare nuovi giocatori ai titoli.
In particolare, si tratta di serie che non mimano la trama dei videogiochi, ma che, in genere, sono ambientate nello stesso universo narrativo, ampliandolo ed arricchendo di contenuti spesso a stento sfiorati nei titoli videoludici.
Ad esempio, la serie animata “DOTA: Dragon’s Blood” è sicuramente un prodotto mediocre, disprezzato dagli amanti del videogioco e generalmente ignorato dai normali spettatori. Eppure, ha avuto il merito di attirare di nuovo l’attenzione su DOTA 2, moba free-to-play del 2013.
Ovviamente, Valve ha pensato bene di sfruttare la visibilità derivata dalla serie introducendo un nuovo pacchetto di contenuti a tema. In particolare, tramite questo DLC è possibile sbloccare, trovando pezzi di equipaggiamento, Davion, protagonista della serie.
Diverso il discorso per quanto riguarda la serie Arcane. La serie animata ambientata nell’universo di League of Legends è risultata un successo globale. Basti pensare per quanti mesi “Enemy”, sigla cantata dagli Imagine Dragons, è stata in testa alle classifiche mondiali e in ogni radio.
Un successo che ha surclassato persino quello del videogioco, attirando milioni di spettatori che non sapevano nemmeno cosa fosse LoL.
Ovviamente, Riot si è fatta trovare preparata organizzando un enorme evento a tema Arcane con cui, per oltre due mesi, è stato possibile sbloccare le skin ispirate alla serie animata. In modo tale da coccolare i vecchi giocatori aggiungendo le estetiche dei personaggi interpretati dalla serie e, allo stesso tempo, attirare tutti gli appassionati della serie impazienti di interpretare la folle Jynx vista su Netflix.
Il caso Cyberpunk 2077 è tristemente noto, ormai. Pubblicato da CD Projekt RED alla fine del 2020 deluse i videogiocatori di tutto il mondo: il gioco non rispecchiava le enormi aspettative fomentate dai produttori e, inoltre, risultava ingiocabile sulle console di vecchia generazione.
Negli ultimi due anni il team polacco ha lavorato molto sul titolo, migliorandolo sotto molti aspetti, ma ormai il danno era stato fatto e la fiducia degli appassionati persa. Cyberpunk 2077 sarebbe rimasto sugli scaffali se, nel settembre 20220, non fosse arrivata su Netflix la serie “Cyberpunk: Edgerunners”.
L’anime, realizzato dalla studio Trigger, è ambientato pochi anni prima delle vicende del videogioco nella stessa Night City controllata dalle corporazioni e distrutta dalla povertà. La serie racconta, in modo spietato, l’ascesa e la caduta del giocane David, ma, soprattutto, mostra quanto è viva, marcia e tragica Night City.
Edgerunners fa quello che 2077 non è riuscito a fare: rendere viva l’ambientazione. Intere meccaniche di gioco che nel titolo diventano secondarie, impianti e cyberpsicosi, nell’anime sono elemento cardine della trama. La serie offre un contesto emotivo che il gioco non ha trasmesso.
E’ ovvio che dopo la fine amara dell’anime, tanti siano voluti tornare a Night City, questa volta consapevoli dell’ambientazione di gioco, consapevoli che potenziando il proprio personaggio con impianti l’avrebbero reso una macchina mortale, consapevoli di cosa voglia dire vivere e muoversi in una città spietata che calpesta costantemente i più deboli.
A pochi giorni dall’uscita della serie CD Projekt ha iniziato a registrare numeri record di giocatori attivi su ogni piattaforma. La rinascita di un titolo che stava per segnare il declino dell’intera casa di sviluppo.
Il team non se l’è fatto ripetere due volte ed ha subito introdotto una nuova espansione al titolo. Si tratta di pochissimi equipaggiamenti legati all’anime ed una brevissima missione per ottenerli, scoprendo anche qualcosa sulla trama della serie. Ad oggi, però, sulle immagini promozionali di Cyberpunk campeggia solo il pezzo di equipaggiamento ispirato ad Edgerunners.
Siamo evidentemente davanti ai primi casi di commistione così forte ed i nuovi progetti CD Projekt sono un un esempio lampante. Sono tante, tuttavia, le serie a tema videoludico annunciate che vedranno la luce nell’immediato futuro: The Last of Us e, persino, God of War.
E’ probabile che i futuri titoli saranno necessariamente influenzati da queste produzioni o, comunque, cercheranno di richiamarle anche solo con semplici easter egg. Allo stesso modo in cui oggi, sulla copertina di un romanzo, troviamo la linguetta che annuncia “Il romanzo da cui è tratta la serie…”, nell’immediato futuro potremmo trovare nelle anteprime dei giochi oggetti e personaggi che richiamano direttamente la produzione TV, magari anche solo un simbolo, come il giubbotto giallo simbolo della rinascita di Cyberpunk.
This post was published on 3 Dicembre 2022 12:30
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