“Stranger Things” è, sicuramente, una delle serie di maggior successo prodotte da Netflix e, ad oggi, una delle più famose al mondo arrivando in pochi anni a competere con mostri sacri del calibro di “Breaking Bad” e “Lost”.
I personaggi della fittizia cittadina di Hawkins sono entrati immediatamente nell’immaginario dei fan, diventando vere e proprie nuove icone della cultura POP. I motivi sono chiari: riferimenti costanti e continui agli anni ’80, personaggi adolescenti, nerd e ben poco popolari con cui qualunque appassionato può empatizzare e, soprattutto, una trama coinvolgente che, pur con i suoi alti e bassi, riesce a tenere incollati allo schermo anche solo per curiosità.
E’ indubbio, però, che il personaggio iconico in assoluto è la piccola Undici, magistralmente interpretata dalla talentuosa Millie Bobby Brown che è riuscita a caratterizzare una protagonista non particolarmente originale in partenza.
Undici è dotata, presumibilmente sin dalla nascita, di poteri telecinetici. Per questo motivo, in tenera età, viene strappata dalle braccia della madre per venire cresciuta ed addestrata in un laboratorio gestito dai servizi segreti americani nella sperduta cittadina di Hawkins, nell’Indiana. Qui, il dott. Martin Brenner, che Undici chiama “papà”, studia numerosi bambini dotati di poteri simili e cerca di sviluppare maggiormente le loro capacità per renderli utili al Governo.
Il nome della ragazzina deriva solo dal numero che le viene impresso sulla pelle nella struttura: è l’undicesima bambina ad entrare nel programma. La piccola, però, si dimostra subito estremamente più potente degli altri, scatenando gelosie ed inimicizie per ottenere l’affetto e le attenzioni di Brenner. Qualcosa, improvvisamente, accade: i bambini del laboratorio, le guardie e molti medici vengono uccisi brutalmente e lei sembra essere l’unica superstite.
Passano altri anni nel laboratorio e la piccola sviluppa nuovi poteri, in particolare sembra in grado di viaggiare in altre dimensioni se immersa in una vasca di deprivazione sensoriale. E’ qui che iniziano le vicende della prima stagione di Stranger Things: il dottor Brenner sta usando i poteri telepatici di Undici per spiare alcuni russi quando, inavvertitamente, la bambina apre un portale per un’altra dimensione. Una creatura attraversa il portale ed elimina gli scienziati dando ad Undici modo di scappare nei boschi. E’ qui che viene trovata da Mike e dai suoi amici, tre giovanissimi nerd appassionati di D&D che, intanto, stanno indagando sulla misteriosa scomparsa di Will, quarto membro del gruppo.
I Duffer Brothers, sceneggiatori ed ideatori della serie, hanno dichiarato di aver immaginato Undici come un soggetto in grado di trasmettere un forte senso di pericolo e instabilità: «Undici non è una ragazza normale, e non è nemmeno una gentile aliena che raccoglie piante. Ha imprevedibili poteri soprannaturali che sicuramente metteranno a rischio i nostri ragazzi».
Hanno anche ammesso di essersi fortemente ispirati, nella creazione del personaggio, all’anime “Elfen Lied” ed al film anime del 1988 “Akira”. Non a caso la prima idea era che “Stranger Things” dovesse essere una serie particolarmente violenta e destinata ad un pubblico adulto.
Tuttavia, escludendo le ispirazioni citate dai fratelli Duffer, il personaggio di Undici e la sua storia possono essere rapportati a diverse controparti videoludiche. Certo, l’idea di una ragazzina con superpoteri e lati oscuri non è delle più originali, ma questi cinque giochi sembrano essere particolarmente somiglianti al personaggio dei Duffer, pur se quasi tutti i titoli siano precedenti al debutto della serie, nel 2016.
EarthBound, pur se quasi sconosciuto in Occidente, è stato uno dei titoli che ha segnato il mondo degli JRPG. In Giappone la saga è conosciuta come “Mother” ed ha debuttato su SNES nel lontano 1994, sviluppata da Nintendo. L’anno dopo ha debuttato negli Stati Uniti e nel Canada, riscuotendo ben poco successo. Solo nel 2013, attraverso la sfortunata Wii U, anche noi europei abbiamo potuto scoprire il titolo. Dal 2016 è reperibile anche una versione completa della saga per Nintendo 3DS.
Si tratta di un GDR vecchia scuola, molto simile nelle meccaniche a Dragon Quest. La differenza principale è l’ambientazione negli anni ’90 e l’ironia costante e, spesso, sopra le righe. I personaggi combattono mostri impugnando mazze da baseball, yo-yo e padelle e l’intero gioco è costellato di battute e dialoghi ai limiti dell’assurdo.
Guardando bene la trama del secondo capitolo, Mother 2 (Conosciuto in Occidente solo come EarthBound) ha numerosi punti in comune con le avventure di Hawkins e lo stesso protagonista richiama molto, per i suoi poteri, la piccola Undici.
Tutto ha inizio quando un meteorite precipita nelle vicinanze di Onett, piccola cittadina nel paese di Eagleland, una versione surreale e cartoonesca degli Stati Uniti. Il giocatore veste i panni di Ness, un ragazzino di 13 anni dotato di particolari poteri psichici.
Il giovane si sveglia proprio per il frastuono dovuto allo schianto del meteorite e scende in strada armato di una mazza da baseball per indagare sull’accaduto. Incontra, così, Buzz Buzz, un essere estremamente simile ad un ape che dice di provenire dal futuro. Buzz Buzz rivela a Ness che dieci anni nel futuro un’entità maligna chiamata Giygas arriverà sulla terra assoggettando oggetti, animali e persone e distruggendo l’intera vita sul pianeta. La creatura rivela che solo Ness, grazie ai suoi poteri, ed altri tre giovani dotati come lui avranno la forza di contrastare l’entità maligna e salvare la Terra.
Inizia così l’avventura di Ness, tra compagni di avventura improbabile, gruppi di bulli da cui difendersi, mostri da sconfiggere e prescelti da salvare. Come nella serie TV Netflix, un piccolo gruppo di ragazzini male assortiti si trova ad essere l’unica speranza dell’umanità intera e tutta l’aspettativa è riposta nei poteri di Ness, così come Undici ed i suoi amici sono costretti a scontrarsi con creature infernali.
Inoltre, un altro punto in comune si trova quando, effettivamente, l’entità inizia a prendere il controllo di persone, oggetti ed animali. Una situazione drammatica e molto simile a quando avviene, nella terza stagione di “Stranger Things”, con l’attacco del Mind Flayer, un’entità che accresce il suo potere controllando ed assorbendo ignari cittadini di Hawkins.
La saga di Mass Effect non ha bisogno di presentazioni, ma è particolarmente difficile immaginare la space opera di Bioware in qualche modo legata al mondo di Stranger Things.
L’unico punto di contatto sembrano essere i poteri biotici, di cui moltissimi personaggi sono dotati e che si manifestano principalmente con la telecinesi. Il popolo alieno delle Asari è generalmente dotato di simili poteri dalla nascita mentre gli umani riescono a sviluppare poteri biotici se sottoposti a particolari radiazioni. Insomma, nulla di particolarmente speciale al punto da associarlo ad Undici.
Eppure, un personaggio del secondo capitolo della saga, pubblicato nel 2010, sembra richiamare in tutto e per tutto la storia della piccola protagonista.
Jack è uno dei membri del party ed il giocatore la conosce come un’assassina spietata, dotata di eccezionali poteri biotici e prigioniera in una carcere spaziale di massima sicurezza. Già le sue incredibili abilità ed i capelli rasati a zero richiamano molto Undici.
Conoscendo meglio il personaggio e svolgendo una missione affidata proprio da lei è possibile scavare nel suo passato.
Jack è stata prelevata a soli 4 anni dal suo pianeta natale e dalla sua famiglia dal gruppo di terroristi noto come Cerberus. Appena nata mostrò subito un potenziale biotico sorprendente poiché la madre aveva subito radiazioni mentre era incinta. Così, Jack venne chiusa in un laboratorio segreto sul pianeta Pragia al fine di sviluppare al massimo il suo potenziale.
Ogni giorno la bambina veniva torturata e stimolata in ogni modo possibile per testare i suoi poteri, ma non era sola. Altri bambini erano detenuti nella stessa struttura, tutti con poteri biotici simili. Il ruolo di questi compagni era quello di fungere da cavie: gli scienziati della struttura testavano su di loro gli esperimenti più pericolosi per evitare di rischiare la vita di Jack, definita “Soggetto Zero”, una preferenza che attirò sulla piccola l’odio di tutti.
Qualcosa però andò storto. I bambini, riuscirono a ribellarsi attaccando i propri aguzzini. Fu diramato subito l’ordine di eliminare tutti i soggetti e proteggere “Zero”, ma era troppo tardi: nello scontro la cella di Jack era stata danneggiata, liberandola. La giovane colse subito l’occasione per sfogare la rabbia di anni di torture e soprusi e con i suoi poteri trucidò le guardie. Gli altri bambini si avvicinarono a lei per sentirsi protetti, ma fraintese le loro intenzioni e, temendo volessero fermarla, uccise anche loro. Così, dopo aver eliminato quasi tutti i residenti del laboratorio, fuggì da Pragia rubando un’astronave.
Da allora visse all’insegna della violenza, uccidendo e tradendo, senza mai fidarsi o creare legami in una vita dissoluta ed all’insegna di ogni possibile eccesso. E’ così che Shepard l’accoglie sulla sua nave per una missione suicida volta a salvare la Galassia.
Nel corso dell’avventura Jack inizierà a scavare nel suo passato, chiedendo persino di tornare su Pragia per far saltare in aria la sua vecchia cella e chiudere i conti con il passato. E’ proprio visitando di nuovo il laboratorio che sarà possibile scoprire cosa accadde la notte in cui fuggì.
Il personaggio avrà un’evoluzione radicale, legandosi sempre di più ai compagni di squadra e sarà possibile anche intessere una relazione romantica con lei.
Se sopravvivrà alla fine del secondo capitolo, in Mass Effect 3 sarà possibile ritrovarla come insegnante in una accademia per giovani dotati di poteri Biotici e sarà pronta persino a dare la vita per i suoi allievi.
Più che a Undici, Jack è rapportabile a Uno, il primo soggetto studiato nel laboratorio di Hawkins e conosciuto come il villain principale della serie: Vecna.
In particolare, anche Uno nel momento in cui riesce a liberare i suoi poteri all’interno del laboratorio sfoga la sua furia uccidendo guardie e bambini con i suoi poteri telecinetici, prima di essere inaspettatamente fermato dalla piccola Undici e scaraventato in un’altra dimensione.
Anche considerando che Vecna, come Jack, continuerà ad uccidere e covare odio, il legame tra i due personaggi è incredibilmente forte.
Sviluppato dallo studio svedese Tarsier Studios, Little Nightmares è stato una delle più grandi sorprese del 2017. Già noto per aver creato alcuni livelli di LittleBigPlanet, il team è riuscito a coordinare una veste grafica in stile claymation ad una narrazione horror estremamente inquietante e disturbante, in grado di trascinare il giocatore in un universo cupo e grottesco.
Il giocatore si trova nei panni di Six, una bambina estremamente gracile e minuta avvolta in un impermeabile giallo. La piccola si risveglia bruscamente a bordo di una nave “Le Fauci”, abitata da creature gigantesche e mostruose che si dimostrano subito estremamente aggressive.
Il gioco consiste in un platform-puzzle in cui l’obbiettivo è quello di percorrere i lugubri corridoi e scomparti della nave evitando gli assalti delle creature e risolvendo enigmi ambientali per procedere, illuminati quasi solo dalla fiammella di un accendino che la piccola Six regge tra le mani tremanti.
Eppure, malgrado le apparenze, la minuscola bimba nasconde una profonda oscurità. Per tutto il gioco Six è accompagnata da una fame perenne, insaziabile ed il giocatore è portato a credere che sia segno di malnutrizione e di ingiurie subite. Man mano che si procede, però, la fame assume connotati sempre più preoccupanti, come se qualcosa si liberasse in Six ogni volta che riesce a nutrirsi, come se la sua vera natura avesse bisogno di carburante per mostrarsi.
Infatti, nel finale, quando la bambina sembra essere fuori pericolo, la fame si muta in altro, in ferocia. Una mostruosità covata e del tutto simile a quella dei suoi aggressori, un orrore che ricade su due creature innocenti che le avevano solo teso una mano amichevole.
E’ evidente che Six, oltre al nome numerico, sia molto simile alla prima idea che i fratelli Duffer avevano sul personaggio di Undici. Come la piccola protagonista di Little Nightmarese, la ragazza avrebbe dovuto covare qualcosa dentro, forse quel suo stesso potere così forte che prima o poi si sarebbe rivoltato contro i suoi stessi amici. Protagonisti innocenti all’apparenza, ma incubatrici ignare di un male ben peggiore di quello che affrontano.
Già autori di capolavori come Max Payne ed Alan Wake, gli sviluppatori di Remedy hanno creato, nel 2019, Control: uno sparatutto in terza persona ambientato nello stesso universo di Alan Wake, ma unico per le meccaniche e lo stile narrativo.
Il giocatore interpreta Jesse Faden, una giovane donna che da bambina, insieme al fratello, assistette ad un evento soprannaturale che distrusse la cittadina in cui viveva. In seguito all’episodio il fratello, Dylan, scomparve nel nulla e lei entrò in contatto con un’entità, Polaris, che entrò in lei fornendole poteri particolari prevalentemente legati alla telecinesi.
Ormai adulta, Jesse, guidata da Polaris con cui riesce a comunicare costantemente, scopre che il fratello è ancora vivo ed è prigioniero nel Federal Bureau of Control, un dipartimento speciale del Governo americano che si occupa di prevenire, studiare e contenere fenomeni soprannaturali in tutto il mondo.
Quando mette piede nella Oldest House, sede del Bureau, però, Jesse si trova nel bel mezzo di una crisi: il direttore si è inspiegabilmente tolto la vita, mentre agenti e scienziati sono privi di senno e controllati da un’oscura entità che li rende aggressivi e pericolosi. Così, la giovane è costretta a risolvere la crisi e salvare i superstiti pur di ottenere maggiori informazioni su suo fratello e trovarlo dopo anni di ricerche inutili.
Controllare Jesse offre realmente la sensazione di utilizzare una Undici cresciuta e particolarmente consapevole dei propri poteri e, soprattutto, armata di una pistola magica. Un viaggio, come in Stranger Things, tra creature mostruose, segreti di stato e dimensioni parallele che invadono la nostra distruggendola.
Altro grande punto di contatto con la serie Netflix sono proprio gli anni ’80: l’FBC sembra fermo nel tempo con macchinari vecchi di oltre 30 anni ed un arredamento desueto. Persino gli oggetti alterati, muniti di poteri particolari, trovati in giro sono tutti estremamente vintage, da un jukebox a un telefono con la cornetta, fino ad arrivare a una paperella di gomma in grado di teletrasportarsi.
Quando Quantic Dream annunciò la nuova avventura grafica Beyond: Two Souls le aspettative erano altissime. Tecnicamente eccellente per il tempo, il 2013, una premessa narrativa convincente e, soprattutto, un cast Hollywoodiano con Elliot Page nei panni della protagonista e Willem Dafoe.
Tuttavia, una scrittura traballante e fin troppo confusionaria, gravi buchi di sceneggiatura e l’ininfluenza delle scelte del giocatore fecero presto sorgere critiche nei confronti del titolo e rimpiangere Heavy Rain, precedente capolavoro del team.
Tuttavia, la storia raccontata da David Cage è estremamente simile in molti punti a quella della nostra Undici.
La protagonista, Jodie Holmes, nasce con particolari poteri psichici che vanno dalla telecinesi al controllo mentale. Queste doti non sono realmente sue, ma di Aiden, una misteriosa entità che la possiede, che comunica con lei e che la protegge a tutti i costi, anche contro la sua volontà. Infatti, quando i poteri della bambina diventarono pericolosi per gli altri, i genitori decisero di affidarla al dottor Dawkins, uno scienziato del dipartimento delle Attività Paranormali della CIA. L’uomo studia per anni Jodie, allenando i suoi poteri e facendole quasi da padre.
Simile agli esordi di Undi? Non è finita…
Il vero scopo di Dawkins è creare il “condensatore”, un macchinario in grado di aprire un varco tra il mondo reale e l’aldilà, chiamato “Inframondo” ed abitato dalle anime. Molto simile al Sottosopra, vero? Jodie, tramite Aiden è collegata all’Inframondo e, infatti, nei momenti di maggiore agitazione viene spesso assalita da mostri fatti d’ombra che fuoriescono e tentano di ucciderla.
Il collegamento della ragazza è indispensabile perché il condensatore si guasta e l’aldilà rischia di collassare ed invadere il mondo dei vivi: solo Jodie ha il potere di fermare il processo e sigillare il portale.
Come se non bastasse, in una parte del gioco Jodie ha i capelli rasati ed indossa un camice proprio come Undici al laboratorio, oppure come non considerare l’incontro telepatico tra la protagonista di Beyond e la sua vera madre, ormai in coma: una scena estremamente simile all’incontro, sempre telepatico, tra Undici e sua madre, anche lei in stato vegetativo.
Persino, in modo identico ad Undici, Jodie sanguina dal naso se utilizza troppo i suoi poteri.
Alla luce di tutto questo è improbabile che, un minimo, i fratelli Duffer non abbiano dato uno sguardo, anche marginale, alla sfortunata opera di Quantic Dream, anche solo per le numerose immagini riportate nel telefilm.
This post was published on 23 Novembre 2022 12:30
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