Dopo anni di attesa riempiti di meme di ogni forma e dimensione su Reddit, Paradox Interactive ha rilasciato la sua ultima fatica: Victoria 3. Nonostante non abbia avuto la fortuna di giocarlo in anticipo, non mi sono perso d’animo e ho subito iniziato a giocare il gioco, macinando ben 30 ore in cinque giorni.
Prima di raccontarvi la mia prima run, e perché Victoria 3 è un successo nonostante i suoi difetti, vi introduco un po’ il contesto:
Victoria 3 è un grand strategy che permette al giocatore di guidare una nazione dal 1836 fino al 1936, con attenzione particolare all’economia, all’industrializzazione e ai movimenti politici dell’epoca. Come ogni grand strategy che si rispetti, Victoria 3 fa della narrativa emergente il suo fulcro (il mio articolo a riguardo qui), ergo la storia che leggerete in questo articolo è tutta finzione e non vuole dire o indicare nulla di reale.
Per farvela breve, non c’è niente di politico, solo meme e risate.
Iniziamo.
Essendo io abitante della Terronia, ho deciso di giocare nella mia prima partita (seconda a dir la verità perché ho iniziato di nuovo dopo un po’ ma dettagli) il regno Borbonico delle Due Sicilie.
Breve riassunto dello stato del regno nel 1836: Totale assenza d’industrializzazione.
Tiro un sospiro e mi rimbocco le maniche.
Inizio a interfacciarmi dunque con l’economia del gioco, fatta di numeri, grafici e risorse.
Dopo circa venti minuti a grattarmi il capo capisco il segreto dell’economia: è la canzone del fiore!
Vi spiego, in Victoria 3 ogni edificio prende qualcosa, solitamente risorse, paga i lavoratori un certo ammontare e vende il prodotto di tale risorsa alla cifra di mercato. Se il prezzo della risorsa venduta è superiore alla somma dei costi totali, allora l’edificio cresce e l’impiego aumenta, altrimenti diminuisce. Semplice no?
Il casinomadò inizia quando il prodotto di alcuni di questi edifici è risorsa consumata da altri e mantenerli tutti in positivo senza fare i prezzi schizzare alle stelle; è un impresa ardua e rappresenta circa l’80% del gioco.
Un esempio banale è che per raccogliere ferro ci vogliono lavoratori e attrezzi. Per fare gli attrezzi ci vuole legno e ferro. Più avanti si andrà nel gioco più le tecnologie avanzeranno più il ciclo si farà complesso. In late game avremo l’acciaio che sarà centro e fulcro delle costruzioni e di molte tecnologie.
Per fare l’acciaio però ci vuole il ferro, per fare il ferro ci vogliono gli attrezzi (che più avanti richiedono acciaio e non ferro) e se il ferro non basta si usano gli esplosivi, ma gli esplosivi richiedono zolfo, ferro e carbone, tutti e tre raccolti con gli attrezzi e altri esplosivi.
Questo ciclo infernale di bilancio viene spezzato dal commercio, limitato dalla capacità del nostro paese di poter gestire dei convogli commerciali.
Tornano alla partita, inizio la lunga industrializzazione dell’Italia, e purtroppo mi accorgo che il sud Italia fa un po’ schifo, un po’ per infrastrutture, ma specialmente per risorse naturali. Il carbone e il ferro presenti in Calabria non sono abbastanza per farmi crescere in fretta, ergo da bravo individuo con l’ambizione di unificare l’Italia invado il Papa e conquisto tutti i suoi territori.
Ora che l’industrializzazione sta lentamente prendendo piede, i paesi Europei iniziano a rispettare il Regno delle Due Sicilie di più e mi avvicino sempre di più a essere riconosciuto come una grande potenza in Europa.
Ultime battute finali del primo ventennio di gioco sono la mia alleanza commerciale con l’Austria, di cui abuserò per ottenere a prezzi ridicoli risorse fondamentali alla mia crescita, e l’arrivo di Garibaldi alla corte dei Borbone offrendosi di guidare gli eserciti per l’unità d’Italia.
Beh, non avevo idea a cosa stavo andando incontro…
In tutto questo, ricordate che mentre unifico l’Italia una provincia alla volta, Napoli è ancora capitale e la Campania diventa il centro industriale dell’Italia, un universo molto parallelo.
Con la crescita economica la situazione politica in Italia inizia a cambiare. Dopo qualche anno segue l’entrata della Toscana e dell’Emilia Romagna nel regno rimangono soltanto i territori dei Savoia e quelli Austriaci. Prima di affrontare i due nemici più grandi in Italia, decido di dare un twist diverso al paese. Tutta l’industrializzazione portata negli anni infatti aveva fatto aumentare l’influenza degli imprenditori industriali e un po’ per comodità un po’ per evitare ribellioni decido di democratizzare il paese trasformandolo in una monarchia costituzionale munita di parlamento che approva le decisioni del Re.
Seguono anni di grandi riforme sotto la nuova politica, tutte riforme appoggiate dagli intellettuali, piccola borghesia e forze armate (guidate da un Garibaldi fortemente Repubblicano e Socialista). Ad esempio istituisco scuole pubbliche, forze di polizia dedicate ma soprattutto introduco le tasse proporzionali che riempiono le casse dello stato a discapito dei più ricchi.
Tutto questo fa estremamente contenta “l’intelligentsia” del paese. In Victoria 3 le fazioni influenti possono donare alla nazione bonus o malus al paese in base alla loro contentezza con le leggi e la situazione dello stato. Alla fine del ventennio di riforme, gli intellettuali, estremamente contenti, mi donarono un bonus di migrazione. Un misero 10% che avrebbe catapultato però le Due Sicilie, e l’Italia intera, in una età dell’oro che non abbiamo mai avuto (e non sono sicuro che meritiamo).
Quello che non avevo ancora realizzato è che a limitare la mia crescita era la mancanza di lavoratori; la crescita del regno delle Due Sicilie era bloccata da una crescita della popolazione troppo ridotta.
Ed ecco che si presenta la soluzione alle porte: con gli intellettuali a pubblicizzare l’Italia come il paese perfetto, o migliore in cui migrare (il contesto del +10% all’immigrazione), sono arrivate centinaia di migliaia di persone da decine di stati diversi in fuga da guerre o povertà, suona familiare eh?
Tutte queste persone erano esattamente ciò di cui avevo bisogno: riempiono velocemente le industrie e con il rinnovato vigore ordino a Garibaldi di conquistare il Regno dei Savoia che cade senza opporre reale resistenza. L’Italia è unita, o quasi!
Mancano ancora la Lombardia e il Veneto ancora in mano agli Austriaci.
Di lì a pochi anni la crescita dovuta all’immigrazione è così elevata da portare un aumento del PIL quasi dell’150% in 40 anni, alla fine dei quali, superando l’Austria in diversi campi invado finalmente i territori che mi spettano, combattendo da solo contro Russia Austria e Ottomani (una specie di prima guerra mondiale ma da 1v3) e vincendo, coniando la fine del Risorgimento.
L’Italia di questo universo nel 1910 è la seconda super potenza al mondo, il secondo PIL al mondo, uno dei paesi con gli standard di vita più alti e un esercito all’avanguardia, il tutto grazie all’arrivo di tanti immigrati.
Per darvi un’idea di quanti ne sono arrivati, all’interno dell’Italia multiculturale che ho costruito vi sono ben 23 culture diverse tra cui i nativi americani (Cree) fuggiti in Sardegna, afro-americani fuggiti in Lazio, Tamil in Puglia e così via.
Nota epica della partita è che la Gran Bretagna ha ricevuto ben due rivoluzioni popolari, una che l’ha trasformata in una repubblica l’altra che l’ha trasformata in una strana oligarchia comunista.
Che magia Victoria 3.
Concludo l’articolo con le mie brevi opinioni sul gioco alla fine della partita:
Victoria 3 rappresenta abbastanza fedelmente e con meccaniche interessanti sistemi estremamente complessi ma che permettono di descrivere accuratamente scenari realistici. L’economia è soddisfacente da gestire e c’è sempre qualcosa che manca o qualcosa che va storto a mettere pepe. C’è sempre qualcosa che si può migliorare e questo rende il gameplay estremamente “veloce”, per quanto uno strategico del genere possa esserlo.
In più l’aspetto politico è estremamente divertente e perfetto per la narrativa emergente, anche se magari non esattamente accurato.
Ahimé in queste trenta ore posso dire con certezza di aver sviluppato un odio per l’UI insufficiente, priva di aiuti per l’utente e che quindi si si presenta, purtroppo, come la problematica più palese del gioco.
L’intelligenza artificiale è molto poco intelligenza e la guerra e la diplomazia sono molto riduttivi e si trova molto velocemente come “battere” entrambi i sistemi. Ho fiducia che entrambi verranno ritoccati nelle prossime patch e DLC, ma intanto il gioco base è estremamente solido.
Nota finale di merito va all’abbandono dello stile “classico dei giochi paradox” di gestire le risorse (chiamato MANA, poiché rappresenta un limite numerico arbitrario posto alle azioni del giocatore) per preferire uno stile più dinamico dove anche andare in negativo su una delle risorse importanti del gioco può essere una strategia vincente.
Checché se ne dica di Victoria 3, un gioco paradox che al day one mi permette di vivere una storia come questa che vi ho raccontato, per me è assolutamente un successo.
Addio e grazie per il pesce.
Ricordatevi di entrare nel nostro server Discord e di mettervi il ruolo Paradox per poter partecipare alle future partite multiplayer e scambiarci screenshot e consigli.
This post was published on 3 Novembre 2022 18:30
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