Scott Cawthon è un game designer texano con una pessima carriera alle spalle.
Dall’inizio della sua carriera ad oggi, ha proposto centinaia di idee in campo videoludico senza vederne molte prendere il volo: trame poco originali, design elementari e difetti variopinti hanno reso i suoi videogiochi pesantemente criticati o, peggio, ignorati.
Per anni ha tentato di emergere nel suo settore fallendo miseramente.
Tutto però è cambiato quando, nel 2013, toccò il fondo con “Chipper & Sons Lumber Co.” ovvero un’avventura grafica poco conosciuta che vede come protagonista un castoro.
L’aberrante character design del personaggio principale riusciva molto bene in un compito: spaventare i giocatori; più che un castoro amico dei bambini pareva di giocare con un infatti un animatronic satanico.
I giudizi impietosi che ne seguirono scalfirono profondamente la già fragile autostima di Cawthon, che si vide costretto a mettere in discussione la sua passione per i videogiochi. Decise di fare un passo indietro, ma prima si concesse un’ultimissima chance. Pensò infatti di riciclare il design del castoro, lo stesso spaventoso roditore che quasi lo portò a mollare tutto, inventando nel contempo una storiella cupa, semplice ma ben articolata.
Nel 2014 diede vita agli animatronics che noi tutti conosciamo facendo nascere, una volta per tutte, Five Nights at Freddy’s.
«Benvenuti al Freddy Fazbear’s Pizza, un luogo magico dove il divertimento e l’immaginazione prendono vita. Fazbear Entertaiment non è responsabile per danni a cose o persone»
– Phone Guy
Five Nights at Freddy’s è una serie di videogame survival horror punta e clicca.
Protagonista Mike Schmidt, un giovane appena ventenne che ha da poco cominciato a lavorare come guardia notturna al Freddy Fazbear’s Pizza. Il locale è famoso, oltre che per la pizza, per gli spettacoli di 4 animatronics: Freddy Fazbear, mascotte del ristorante, Bonnie il coniglio, Chica il pollo e Foxy la volpe pirata.
Questi pupazzi hanno una particolarità inquietante: non possono venir lasciati spenti troppo a lungo poiché questo potrebbe danneggiare in maniera irreparabile i servomotori.
Per questa ragione essi restano immobili nelle loro postazioni di giorno, muovendosi poi liberamente dentro la pizzeria durante la notte.
Il compito di Mike è quindi molto semplice: controllare che questi ultimi non facciano danni all’interno del locale, sopravvivendo nel mentre a cinque notti di lavoro caratterizzate da una difficoltà crescente.
Man mano che il gioco procede, tuttavia, Mike scopre alcuni dettagli sinistri circa il passato del ristorante.
Un messaggio nella segreteria telefonica lasciato dalla precedente guardia notturna, ad esempio, suggerisce infatti, che gli animatronics abbiano un passato oscuro se non proprio sovrannaturale. Il reale motivo per cui questi ultimi sono obbligati a non abbandonare la loro postazione mentre il locale è aperto al pubblico è decisamente più misterioso da quanto scritto sull’annuncio di lavoro.
Nel corso dei precedenti anni la pizzeria è stata teatro di inquietanti episodi, in particolare quello in cui cinque bambini scomparvero dalla circolazione Scopriamo infatti che la pizzeria fu, per più volte nel corso degli anni precedenti, teatro di inquietanti episodi, in particolare quello in cui cinque bambini, che si trovavano nella pizzeria insieme alle loro famiglie, scomparvero dalla circolazione. Il ritrovamento dei cadaveri fu sicuramente la parte peggiore: a pezzi e dentro le tute degli stessi animatronics, abbastanza da far vomitare anche il più duro dei poliziotti.
Questo comportamento si può ricollegare ad un difetto di programmazione per cui gli animatronics vedono gli esseri umani come semplici endoscheletri privi di costume.
Il loro obiettivo, come si può intuire, è quello di “infilare” forzatamente qualunque persona (in questo caso il nostro guardiano notturno) nelle vesti di un nuovo animatronic di Freddy Fazbear: un processo che porta a morte immediata a causa dei cavi elettrici e degli elementi meccanici taglienti di cui il costume è fatto.
Riuscirà Mike a portare a casa la pelle?
Nella trama originale, l’ingegnere William ed il, laureato in economia aziendale Henry, aprirono il Fredbear’s Family Diner nel 1967. Fred non era altro che il nome di un orso bruno peloso vera e propria mascotte del locale.
Ad indossare il costume era proprio Henry inizialmente e l’idea degli animatronics sarebbe arrivata solo successivamente.
I problemi nel Diner cominciarono subito l’introduzione di questi ultimi: William fu accusato di aver ucciso un bambino che piangeva appena fuori dal Diner perché impaurito da Fredbear l’orso. Le motivazioni erano più che futili: il pianto fastidioso, a sua detta, teneva i clienti lontano dal locale.
L’assenza di prove permise a William di venir rilasciato quasi subito, per sfortuna del vicinato; la situazione non accennava a migliorare.
William stesso decise di disegnare una nuova mascotte nel tentativo di far decollare la pizzeria, comprandosi nel frattempo l’affetto e la simpatia dei bambini; se in precedenza il commento medio era fredbear è noioso con la nuova mascotte le cose sarebbero cambiate.
William disegnò quindi Bonnie: un coniglio giallo e peloso che riuscì nella missione di dare un po’ di notorietà al locale, finalmente capace di raccogliere successo.
La quantità di denaro che ottennero i due soci fu tale, che un’azienda più grande decise di acquistare il locale e di aprire un franchising attorno ad esso. Henry e William lo vendettero senza pensarci troppo e si arricchirono ulteriormente; purtroppo come spesso il capitalismo insegna non tutte le cose belle vengono per rimanere. La società acquirente riuscì ad estrometterli dall’attività, accaparrandosi la gestione del ristorante.
Entrambi si ritrovarono così senza un lavoro.
William decise di voltare pagina ed interrompere qualsiasi rapporto con chiunque fosse coinvolto nel franchise, mentre Henry, che non sapeva cosa altro fare, chiese un lavoro e diventò la voce di Phone Guy.
«Un tempo potevano muoversi di giorno… Ma poi ci fu il Morso dell’87… Eh, già. È incredibile come il corpo umano possa sopravvivere senza lobo frontale.»
– Phone Guy
Freddy Fazbear Pizza’s è stato riaperto nel 1973 e presentando quotidianamente spettacoli con quattro animali mascotte: Freddy Fazbear, Bonnie, Chica la gallina e Foxy la volpe pirata.
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso: quando William scoprì le intenzioni dei proprietari di usare i personaggi da lui inventati per monetizzare il locale andò su tutte le furie ed iniziò a pianificare la sua vendetta ai danni di FFP.
Sotto mentite spoglie iniziò il suo lavoro come guardia di sicurezza diurna presso il locale.
William, detto anche the purple guy a causa del colore della sua uniforme passava le giornate in disparte, in posti poco illuminati nascondendo il volto sotto la visiera di un cappellino per evitare di essere riconosciuto. Nel 1980 decise di mettere in atto il suo piano attirando 5 bambini in una stanza sul retro e uccidendoli, nascondendone poi i resto all’interno del costume di Bonnie.
Le accuse dell’omicidio, contro ogni probabilità, ricaddero su Henry che quel giorno fu riprese dalle telecamere camminante con indosso uno dei costumi. Quest’ultimo riuscì comunque ad uscirne con limitate ripercussioni, dichiarandosi mentalmente infermo e ossessionato dai travestimenti.
In seguito a questa tragedia FFP chiuse i battenti e William fu licenziato di nuovo.
Nessuna sorpresa che un gioco dal gameplay e dall’ambientazione così originale e ben studiata nel dettaglio abbia generato fin da subito un certo scalpore sul web che, ovviamente, non ha potuto esimersi dal ricamarci sopra articolate creepypasta.
Ma la realtà è un’altra: pare infatti che Cawthon si sia ispirato ad un particolare avvenimento per costruire il contesto di questo gioco: il “massacro di Chuck. E. Cheese”.
Chuck E. Cheese è una catena di pizzerie americana che deve il suo successo ai prezzi da fast food e all’intrattenimento per bambini.
Si tratta infatti di una pizzeria con sale giochi, vasche di palline, castelli gonfiabili, scivoli e, rullo di tamburi, spettacoli di animatronics.
Il nome Chuck E. Cheese infatti è anche il nome del topo antropomorfo mascotte della compagnia; insieme a lui ci sono altri animatronics come Helen Henny la gallina, Munch The Monster il mostro viola o Jasper T. Jowls il cane chitarrista… vi ricorda qualcosa?
Esiste un caso di cronaca che potrebbe aver indirettamente ispirato la costruzione narrativa di Five Night’s At Freddy risalente al 14 Dicembre 1993. All’interno di un Chuck E. Cheese del Colorado 5 dipendenti sono stati uccisi dai colpi di un arma da fuoco.
Il responsabile, Nathan Dunlap, era un diciannovenne ex dipendente licenziato cinque mesi prima; da tutti definito come il peggiore ad aver lavorato lì a causa di una scarsa puntualità e di un impegno non particolarmente efficace.
Dunlap, ritenendo i motivi del licenziamento ingiusti, decise di soddisfare il suo incontenibile desiderio di vendetta con un quintuplo omicidio con arma da fuoco. Si salvò soltanto il supervisore che aveva consegnato a Dunlap la lettera di licenziamento, quel giorno assente dal ristorante. Eseguita la strage Dunlap rubò un ingente somma di denaro e cominciò una fuga che terminò poco dopo grazie agli sforzi delle forze dell’ordine. La giustizia, dopo un iniziale condanna a morte, commutò la pena in 108 anni di reclusione senza ergastolo, ponendo quindi la parola fine a questo triste caso di cronaca nera.
C’è chi crede che Cawthon abbia visto in questa storia delle analogie con i suoi insuccessi lavorativi e la sua fallimentare vita da game designer e che, l’uomo, si sia quasi sentito rappresentato dall’omicida di Chuck E cheese.
Per il resto viene piuttosto naturale analizzare le situazioni dei due franchise e trovarvi delle analogie.
Le morti dei cinque dipendenti per mano di Dunlap, infatti potrebbero aver ispirato la storia dei cinque bambini morti a causa degli animatronics, così come il locale stesso che ha rappresentato un po’ la base visiva per il che ispira allegria e spensieratezza, l’intrattenimento abbinato alla pizza ed i cinque animatronics.
Sebbene questi sembrino tutti dei riferimenti abbastanza chiari al Freddy Fazbear’s Pizza, Cawthon non ha mai confermato l’effettiva ispirazione del suo video ad un caso di di cronaca nera.
C’è da dire che forse non era nella posizione di poter fallire ancora e che, nell’eventualità di una simile dichiarazione, probabilmente il gioco sarebbe stato oggetto di forti critiche negandosi così il successo che, invece, ha guadagnato nel tempo.
This post was published on 18 Novembre 2022 12:30
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