Immergersi nel mondo creato dalla Rockstar senza lasciarsi travolgere dalla storia americana è impossibile quanto leccarsi i gomiti.
Non parliamo di un mondo magico o di un futuro lontano, per sentirsi dentro gli stivali luridi di Arthur Morgan bisogna addentrarsi tra i fili del tempo, a caccia dei personaggi e degli intrecci storici che hanno plasmato la frontiera e la fantasia del team dietro il capolavoro del 2018.
Indossate pure il vostro logoro cappello, pulite e ricaricate le armi, fatevi un sorso di Moonshine e riempitevi le tasche di carne. Ci aspetta una lunga cavalcata indietro nel tempo.
I due volti della Van Der Linde gang
Cominciamo con la banda al centro di Red Dead Redemption II: la gang dei Van der Linde capitanata dal magnetico Dutch.
Prima, però, una piccola premessa: molti elementi presenti in RDR2 raramente sono basati su una singola reference. Spesso sono incroci di diverse figure o avvenimenti storici, amalgamati con cura allo scopo di ottenere situazioni e personaggi originali, vivi e perfettamente contestualizzati.
La gang dei Van der Linde non fa eccezione, ed è stata influenzata da diverse bande attive durante il declino dell’Old West, come i Dalton o i Doolin–Dalton Gang, ma le somiglianze più influenti e palesi le possiamo riscontrare tra le gesta della banda del leggendario Jesse James e il noto Mucchio Selvaggio(Wild Bunch) di Butch Cassidy.
C’era una volta Butch Cassidy e il Mucchio Selvaggio
Diverse caratteristiche di Dutch Van Der Linde e la banda sembrano essere pescate direttamente dalla vita di Butch Cassidy e la sua temutissima gang: il Mucchio Selvaggio.
Butch Cassidy viene descritto dai suoi contemporanei come un leader innato, affascinante agli occhi di chiunque l’abbia incontrato: una descrizione facilmente sovrapponibile a Dutch Van Der Linde, modellato come una figura prorompente e carismatica sin dai primi minuti di gioco.
Le influenze non finiscono di certo qui: nel Giugno del 1899, Butch Cassidy e il Mucchio Selvaggio, rapinarono un treno della Union Pacific a Wilcox, nel Wyoming.
Nello stesso anno, durante il primo capitolo di RDR2, assieme alla banda dei Van Der Linde rapineremo il treno privato di Liviticus Cornwall ad Ambarino.
Anche all’atto pratico i piani sono molto simili: nella realtà la band di Butch Cassidy cercò di fermare il treno prima che questo potesse attraversare un ponte, nel videogioco invece le cose non vanno come previsto a causa di dinamite difettosa. Fortunatamente per il giocatore la situazione è ancora gestibile, costringendo il giocatore a lanciarsi fisicamente sopra il treno. In entrambe le rapine passeggeri e conducenti non collaborano con i rapinatori, portando le gang ad utilizzare nuovamente la dinamite nel tentativo di svuotare le casseforti.
Nella storia vera, il milionario che gestiva la Union Pacific, E. H. Hermann, una volta appresa la notizia sulla rapina decide di assumere gli uomini della Pinkerton National Detective Agency al fine di rintracciare il Mucchio Selvaggio.
Il rancore crebbe così tanto da portare Hermann ad alzare la taglia di ognuno di loro: da 1000 dollari arrivò addirittura a 10.000 dollari a testa; vi ricorda qualcosa?
Nel gioco, Liviticus Cornwall (che esattamente come Hermann è un milionario proprietario del treno) ingaggia i Pinkerton per dare la caccia alla gang, dando inizio ad una catena di eventi sempre più tragici e opprimenti per la compagnia dei Van der Linde.
Anche il Mucchio Selvaggio fu al centro di una situazione critica molto simile: dopo essere stati braccati dagli agenti della Pinkerton, infatti, Butch Cassidy e il suo braccio destro Sundance Kid finiscono per fuggire in Sud America.
Anche questo evento è presente a suo modo nel titolo: dopo una rapina in banca fallita durante il quarto capitolo, i Van Der Linde vengono braccati anche loro dai Pinkerton, costringendoli a scappare salpando verso Cuba, ma i piani anche stavolta non vanno come previsto. A causa di un naufragio ci ritroveremo sulle rive della fittizia isola di Guarma, ispirata a diverse isole dell’America del Sud e in modo particolare a Cuba.
Quel treno per Jesse James
Un altro legame con la storia lo troviamo nella spettacolare rapina del secondo capitolo, molto simile ad una delle ultime imprese di Jesse James e la sua banda. Nella realtà I fratelli James fermarono un treno a Blue Cut, in Missouri, dove una curva piuttosto larga costringeva i mezzi a rallentamenti importanti. Ciò rendeva, di fatto, i vagoni facile prede per la banda. Nel gioco, la rapina avviene subito dopo una curva molto simile.
A Blue Cut, uno dei banditi affiliati a Jesse James, si fermò sui binari e agitò una lanterna, segnalando al treno di fermarsi. Nel gioco, invece, è Arthur a mettersi sui binari con il fucile bene in vista.
Una piccola curiosità, questa volta non di carattere storico: la regia e i toni delle cutscene presenti in questa missione sono dichiaratamente ispirate alla scena d’apertura del film del 2007, diretto da Andrew Dominik, con il titolo più lungo del west: “L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford”. Piccolo appunto: se siete in astinenza da atmosfere western vicine a RDR2, potete trovare una lista che soddisferà i vostri bisogni proprio qui.
Un altro punto di contatto tra Arthur e la sua banda con la storia di Jesse James è sicuramente la faida sanguinosa con i Pinkerton; adesso andiamo a scoprire da vicino chi sono questi ultimi.
Pinkerton infame, per te solo lame
La Pinkerton National Detective Agency, come avrete ormai capito, è una reale agenzia d’investigazione ed è attiva ancora oggi. Venne fondata nel 1850 a Chicago, Illinois, e durante gli anni 70 dell’800 l’agenzia lavorò direttamente con il governo per individuare e perseguire criminali lungo tutto il suolo statunitense. Questo fino al 1893, quando una volta emanato l’Anti-Pinkerton Act venne vietato l’impiego dell’agenzia a qualsiasi servizio o funzionario governativo.
Così i Pinkerton si limitarono a lavorare privatamente, spesso anche per grandi imprenditori, come accade nel mondo di RDR2 in cui vengono assoldati dal ricchissimo e bastardissimo Cornwall. Allan Pinkerton, fondatore e leader dell’agenzia, pare che odiasse particolarmente Jesse James, tanto da affrontare la caccia al criminale come se fosse una vendetta personale.
L’esempio più eclatante di questa faida è datato Gennaio 1875, quando i Pinkerton finiscono per fare irruzione nella fattoria del noto criminale causando l’esplosione di un ordigno incendiario.
Jesse James non era in casa e l’ordigno finì per uccidere Archie P. Samuels, il fratellastro minore, facendo poi saltare in aria il braccio destro della madre Zerelda.
Anche se Allan Pinkerton non ammise mai di esserne stato il responsabile, è stato successivamente incastrato da una lettera redatta prima dell’accaduto con una vera e propria confessione relativa alle intenzioni incendiarie nei confronti della famiglia James.
Il ricco, brutto e cattivo Leviticus Cornwall
Il personaggio di Leviticus Cornwall sembra essere basato su diversi aristocratici dell’epoca, come l’industriale Andrew Carnegie (proprietario delle ferrovie Leland Stanford), l’imprenditore Cornelius Vanderbilt e il magnate John D. Rockefeller; quest’ultimo fu possessore della Standard Oil Company, società molto vicina alla raffineria d’olio di proprietà del nostro magnate, ovvero la Cornwall Kerosene & Tar.
Cornwall non è solo uno dei cattivoni del gioco, ma è quasi una rappresentazione antropomorfa della violenta industrializzazione dell’epoca e del capitalismo imperante statunitense che deformò per sempre il suolo americano. Questa corrente portò ad una divisione sempre più netta tra le classi sociali, senza dimenticare il costante massacro dei nativi americani.
Il mio nome è Rain Fall: la tragica storia dietro i Waipiti
Come altri personaggi del gioco, il capo tribù Rain Fall trae ispirazione da molteplici personaggi storici. La stessa tribù Waipiti si basa su diversi gruppi di nativi americani, ma la connessione più forte la troviamo sicuramente con la tribù dei Lakota.
La stessa lingua Lakota viene infatti utilizzata brevemente ogni volta che Rains Fall parla nella sua lingua madre.
Tra i dialoghi e le varie tragedie che colpiscono Rain Fall, oltre l’influenza dei Lakota, si nascondono diverse informazioni interessanti che ci permettono di avere un’idea sui numerosi e insulsi stratagemmi utilizzati dal governo statunitense per ferire i popoli nativi in favore del mero profitto.
Quando ci viene presentato Rain Fall il capo dei Waipiti accenna a una serie di trattati mai rispettati che li portarono a spostarsi contro la loro volontà da una parte all’altra del suolo americano.
Una malsana operazione cominciata con l’Indian Removal Act, convertita in legge nel 1830 dal presidente Andrew Jackson, che autorizzava il presidente a negoziare con le tribù di nativi americani del sud riguardo la loro rimozione nei territori federali, noti anche come riserve. Tuttavia, come sappiamo, questi negoziati erano pregni di corruzioni, inganni e imposizioni disumane.
Uno degli esempi più brutali è indubbiamente la deportazione forzata, una delle tante, della popolazione Cherokee, avvenuta nel 1831. La tribù fu costretta ad abbandonare le proprie terre, nonostante la mancata approvazione del consiglio Cherokee e del capo della nazione.
Non ci fu alcuna vera negoziazione e, durante la marcia forzata, morirono di fame, freddo e malattia almeno 4.000 nativi, ovvero un quinto della popolazione Cherokee.
Dei circa 100.000 nativi americani costretti a trasferirsi tra il 1830 e il 1850, ne morirono almeno 15.000.
La lista di trattati infranti ai danni dei popoli nativi è davvero lunga.
Una deviata tradizione statunitense che ebbe inizio nel 1778 con il trattato di Fort Pitt e che ebbe fine nel 1871, quando il Congresso degli Stati Uniti dichiarò che le tribù native non sarebbero state più riconosciute come nazioni indipendenti, e quindi escluse dalla possibilità di stabilire trattati con il governo degli Stati Uniti.
Nel gioco, il magnate Leviticus Cornwall stringe un accordo con l’esercito per cacciare i Waipiti dalla loro riserva, in modo da poter trivellare il terreno ricco di petrolio. Per costringerli ad abbandonare la loro terra, l’esercito utilizzava diverse tattiche intimidatorie, alcune presenti anche nel gioco: come rubare cavalli, vandalizzare luoghi sacri e impedendo l’arrivo di forniture mediche.
I Waipiti, ormai stremati, vengono così costretti a fuggire verso il Canada per evitare la persecuzione dell’esercito statunitense. Anche l’amaro ritiro in Canada dei Wapiti si basa su evento storico: di fronte a morte certa, verso la fine della Guerra delle Black Hills, dopo che gli Stati Uniti avevano inviato migliaia di rinforzi, Toro Seduto decise di condurre gran parte della tribù Lakota oltre i confini canadesi.
Assalto alla piantagione
Durante il nostro viaggio con Arthur ci troveremo spesso a percepire quanto il mondo di RDR2 sia estremamente curato e credibile in ogni suo aspetto, rispecchiando in maniera maniacale la paesaggistica e l’architettura del tempo.
Diverse sono le città o luoghi dove possiamo riscontrare una forte connessione con edifici realmente esistenti, alcuni ancora visitabili e altri ritratti ormai soltanto nei libri di storia. Alcuni degli esempi più eclatanti è possibile scovarli mentre soggiorniamo a Rhodes, la città afflitta dalla faida shakespeariana tra le famiglie proprietarie delle piantagioni: i Braithwaite e i Gray, cadute entrambe in disgrazia economica dopo l’abolizione della schiavitù.
L’abitazione dei Gray, Caliga Hall, potrebbe essere basata su qualsiasi piantagione del sud-est americano prendendo elementi qua e là da diverse strutture simili come avviene per molti edifici sparsi per la mappa. È anche innegabile che ci sia una forte somiglianza con la Shirley Plantation della Virginia, costruita all’inizio del 1700 e circondata da piantagioni una volta dedicate alla coltivazione del tabacco, esattamente come avviene nelle terre dei Gray.
Oltre alla facciata quasi identica, è possibile notare delle forti somiglianza con l’entrata frontale e gli edifici minori che circondano la villa. Inoltre, entrambe le piantagioni si affacciano sulla riva di un fiume: Caliga Hall verso il fiume Kamassa e Shirley Plantation verso il fiume James.
Anche per quanto riguarda la famiglia rivale, i Braithwaite, possiamo trovare nella loro villa un’ancora concreta con l’architettura statunitense: la piantagione di Oak Alley, situata in Louisiana e costruita nel 1830.
La piantagione andò in crisi dopo l’abolizione della schiavitù, ma, a differenza dei Braithwaite, il proprietario di Oak Alley decise di vendere la piantagione per sanare i propri debiti. Oggi Oak Alley esiste ancora ed è aperta al pubblico, divenendo un cruciale punto di riferimento per chiunque volesse addentrarsi nella storia locale.
La chiamavano Saint Denise
La cavalcata nella storia continua e da Rhodes arriviamo alla magica e oscura Saint Denise, senza ombra di dubbio fortemente basata sulla New Orleans del tempo. Oltre ad averne ereditato lo stile architettonico francese, possiamo notare esplorando la fumosa città diversi dettagli davvero peculiari.
Se passeggiando per Saint Denise vi soffermate sui marciapiedi potrete notare delle piastrelle dove sono riportate i vari nomi delle vie proprio come avveniva a New Orleans; qui le piastrelle furono posizionate lungo i vari marciapiedi a partire dal 1870.
Altra forte somiglianza riguarda il cimitero di Saint Denise, davvero simile al più grande tra i cimiteri di New Orleans (quello di Saint Louis).
Uno degli aspetti che più caratterizza la nostra Denise è la sua pesante e invadente industrializzazione, aspetto che condivide anche questa volta con la New Orleans del periodo, ai tempi una delle città più grandi e industrializzate degli Stati Uniti.
Infine, le due città sono legate anche dalla posizione geografica: Saint Denise si affaccia sul fiume Kamassa ed è circondata dal fiume Lannahechee, mentre New Orleans si affaccia sul fiume Mississippi ed è circondata dai laghi Pointchartain e Borgne.
Canta coi lupi
Abbandoniamo la civiltà per dedicarci ad esplorare alcuni sentieri secondari e più angusti, ma non per questo meno correlati alla sanguinosa e affascinante storia degli Stati Uniti.
Tra le tante rapine in cui ci ritroveremo coinvolti, finiremo per incrociare una ricca cantante lirica di nome Chester Damsen dalle disturbanti qualità canore, diretta a New York per esibirsi nientemeno che a Broadway. Scoprendo qualcosa di più su di lei, anche grazie agli splendidi quotidiani forniti dal gioco, è possibile notare più di un legame con la soprano Florence Foster Jenkins.
Anche lei di ricche origini, Florence è stata una cantante fortemente derisa dalla critica e ricordata, dalla storia e dai suoi contemporanei, per la sue deplorevoli capacità vocali. La sua unica pubblica esibizione avvenne nel 1944, alla veneranda età di 76 anni, presso il Carnegie Hall di New York.
Nonostante il sold out avvenuto diverse settimane prima dell’esibizione, la performance della settantenne venne accolta con distinto sarcasmo e critiche sprezzanti. Cinque giorni dopo, ebbe un infarto e morì il mese successivo.
Mezzogiorno di sangue: i Bloody Aberdeens
Tra gli svariatissimi personaggi secondari sparsi nel mondo di RDR2, basati su figure davvero esistite, alcuni dei più memorabili sono senza dubbio gli Aberdeen.
L’incestuosa coppia, formata dai fratelli Bray e Tammy Aberdeen, che possiede una fattoria di maiali a Lemowyne. Se li incontreremo durante il gioco ci inviteranno a cenare con loro, e se accettiamo finiremo per bere un drink drogato che metterà KO il nostro Arthur.
Al risveglio ci ritroveremo senza un soldo, precisamente in una fossa comune piena dei resti delle vittime degli Aberdeen e con un cadavere addosso come coperta.
Gli eccentrici Aberdeen sono molto probabilmente ispirati ad una famiglia di serial killer realmente esistita nota come Bloody Benders. La famiglia, di origine tedesca, era composta da John Bender, sua moglie Elvira e i loro figli, Kate e John Jr., quest’ultimi pare fossero amanti proprio come gli Aberdeen.
La dolce famigliola possedeva una locanda, la Wayside Inn, situata lungo la Osage Road: una zona, nel mezzo del Kansas e il Missouri, dove vennero assassinati decine di viaggiatori tra il 1869 e il 1873. L’edificio degli orrori era formato semplicemente da un’ampia stanza, divisa da una tenda in due zone. Nella parte anteriore, la più spaziosa, si trovava l’area adibita a locanda, mentre nell’altra era situato l’alloggio della famiglia.
Alle spalle della tenda divisoria, nella zona dove alloggiava la famiglia Bender, venne trovata una botola che portava ad una cantina dalla quale proveniva un forte e disgustoso tanfo, provocato dalla terra pregna di sangue. Nove corpi vennero trovati all’esterno della Wayside Inn, e tutti presentavano le stesse ferite: cranio sfondato e gole tagliate, ma, successivamente, alla famiglia vennero attribuiti oltre 20 omicidi.
Il modus operandi pare fosse sempre lo stesso: i Bloody Benders ospitavano le proprie vittime, attirate da un pasto caldo e un riparo dal freddo. I Bender le facevano sedere con le spalle rivolte alla tenda che separava la locanda, e durante la cena, mentre Kate Benders distraeva le vittime, venivano colpite alla testa con un martello. Dopodiché i corpi venivano gettati in cantina attraverso la botola, per poi tagliargli brutalmente la gola, assicurandosi così la morte del malcapitato.
Infine, la vittima veniva spogliata di ogni oggetto di valore. Una cosa è certa, se fossimo incappati nei veri Bloody Benders, non ci sarebbe stato alcun risveglio, soltanto un game over.
Questa era l’ultima tappa del nostro viaggio nel tempo, ma ci tengo a precisare che sono ancora numerose le connessioni storiche all’interno dello splendido mondo creato dalla Rockstar.
Il viaggio potrebbe essere ancora molto lungo, e chi lo sa… Forse un giorno cavalcheremo di nuovo assieme.