Nel dicembre del 2001 il mondo conobbe Harry Potter.
Malgrado il primo libro della saga, “Harry Potter e la pietra filosofale”, fosse stato pubblicato già nel 1997 fu l’adattamento cinematografico della Warner a scatenare il fenomeno globale.
Milioni di ragazzini invasero le sale cinematografiche di tutto il mondo e misero piede per la prima volta ad Hogwarts. Un intero mondo magico si mostrava al pubblico, un mondo non lontano dalla realtà come una Terra di Mezzo: i maghi erano in mezzo a noi, nella nostra realtà, si camuffavano da babbani e nascondevano le loro scuole e le loro case con sortilegi.
Era ovvio che la fantasia di tutti finì per sperare di poter entrare in contatto con quel mondo così vicino, è normale che chiunque abbia visto il film stia ancora, segretamente, dopo 21 anni, sperando nell’arrivo di una lettera portata da un gufo che riveli “Ehy, sei un mago e sei ufficialmente iscritto ad Hogwarts. P.S.: Scusa il ritardo, ma il gufo si era perso”.
Così, frustrati dalla mancanza di questa comunicazione ufficiale, innamorati di quel nuovo mondo, molti hanno sperato in videogiochi capaci di far vivere, almeno in parte, il mondo magico. Eppure, come direbbe il saggio Silente “È sbagliato rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere”.
Poche settimane prima dell’esordio nelle sale cinematografiche, il videogioco “Harry Potter e la pietra filosofale” era già su tutti gli scaffali per PC, Game Boy Color, Game Boy Advance e per Playstation.
Pubblicato da EA il gioco contava varie case di sviluppo e di questo, purtroppo, ha decisamente sofferte. KnowWonder ha sviluppato la versione PC, Griptonite, ha lavorato sulla versione Nintendo e Argonaut Games invece si è occupata di quella Sony. Questa scelta lavorativa ha trasformato il tie in in quattro videogiochi completamente differenti: dal JRPG di Playstation al puzzle game di Nintendo.
Nonostante le incongruenze tra le varie piattaforme e gli evidenti problemi tecnici, il primo videogioco riuscì nel suo intento principale, permettendo ai fan di rivivere i primi passi di Harry, andando quindi a scoprire una Hogwarts più che credibile.
Il giocatore doveva assistere alle lezioni per apprendere nuovi incantesimi utili alle esplorazioni del castello, doveva soddisfare le richieste dei professori per ottenere punti preziosi per far vincere a Grifondoro la coppa delle case, salire su una scopa per una partita di Quidditch e rapportarsi con tutti i personaggi visti sul grande schermo fino a rivivere lo scontro finale con Voldemort in carn… polvere e ossa.
Inoltre, il titolo aveva il grande merito di aver preso ispirazione tanto dalla versione cinematografica che dall’originale letterario. Addirittura intere fasi di gioco erano basate sugli eventi presenti soltanto nel libro, con personaggi come Pix che finalmente potevano comparire sullo schermo.
Chi si era accontentato del film poteva, così, vivere avventure nuove e chi, invece, era già andato oltre leggendo il libro aveva la soddisfazione di vedere trasposti personaggi ignorati dal grande schermo.
Questo mix di elementi ha certamente avuto appiglio nel cuore dei giocatori tanto che, al giorno d’oggi, sono in molti a ricordare con affetto il titolo; questo lo si può evincere dal gran numero di appassionati che sono convinti della reale esistenza dell’incantesimo flipendo all’interno dell’universo potteriano.
L’anno dopo “La camera dei segreti” confermò il successo globale della saga e, questa volta, il mondo videoludico si fece trovare pronto. Il videogioco tie-in prese il meglio della versione passata e le varie software house si trovarono a poter collaborare al fine di creare un prodotto omogeneo ed efficace.
Malgrado l’evoluzione tecnica assente rispetto alla versione di un anno prima, l’esperienza offerta da “Harry Potter e la camera dei segreti” era una reale immersione nel mondo magico con minigiochi, eventi di trama basati sul film e tantissimi segreti da svelare in giro per Hogwarts.
Interessante anche l’aggiunta dei duelli: scontri tra maghi a suon di incantesimi con lo scopo di mettere K.O. l’avversario.
Nella pratica si trasformava in una sorta di partita a ping pong dove bisognava intercettare il colpo avversario e rilanciarlo al mittente con potenza e velocità maggiorata.
Qualcosa che, comunque, riusciva a reinterpretare i primi scontri visti nella saga cinematografica, ma ben lontana da un coinvolgimento più action.
Il secondo titolo introdusse anche il gioco del Quidditch attraverso un videogioco piuttosto semplice: una corsa a tempo attraverso alcuni cerchi.
Su questa base, cavalcando il successo, nel 2003 EA pubblicò un videogioco a tema con l’ambizione di creare un vero e proprio PES a cavallo di scope volanti.
Purtroppo (o per fortuna) il titolo non ebbe il successo sperato a causa di controlli macchinosi e una certa ripetività di fondo, facendo quindi accantonare la serie.
Nel maggio del 2004, a ridosso del terzo film, EA pubblicò “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban“.
In tutto e per tutto un “more of the same” del secondo titolo, ma con una veste grafica completamente migliorata per adattarsi alle nuove console (PS2, Game Cube).
Con questo titolo i giochi iniziano a staccarsi quasi del tutto dalla parte letteraria e a concentrarsi solo sulla cinematografica: molte scene vengono riproposte fedelmente, basti pensare allo scontro con i dissennatori nella foresta.
Il quarto film segna uno spartiacque nel mondo di Harry Potter: Voldemort torna in vita, un giovane studente muore, i mangiamorte evocano il marchio nero.
La vita di Hogwarts inizia a sembrare una bolla di pace all’interno di una realtà in cui esistono maghi torturati fino alla follia, traditori e maledizioni imperdonabili. Nel mentre Harry si cimenta in un torneo secolare con prove potenzialmente mortali.
Il quarto videogioco non poteva più ricalcare i suoi predecessori facendo vivere la scuola magica e la sua quotidianità.
Per questo motivo EA propose un nuovo approccio con un videogioco action a livelli. Attraverso vari scenari si ripercorrevano le prove del torneo Tremaghi e la preparazione di Harry, fino ad arrivare al tragico finale. Tra le grandi novità c’era la possibilità, per il giocatore, di scegliere il suo personaggio giocabile con cui affrontare il dipanarsi del gameplay.
La possibilità di scegliere un personaggio tra i tre protagonisti ha aperto nuove strade per il gameplay: era possibile, ad esempio, concatenare incantesimi con i compagni di strada creando effetti diversi o, comunque, più potenti. Il giocatore controllava un solo personaggio, mentre gli altri due erano controllati dalla CPU.
Il gioco, tuttavia, disponeva anche (prima volta nel franchise) di una modalità cooperativa in locale in cui i giocatori potevano scegliere più protagonisti ed affrontare insieme le missioni principali. Unica pecca era che alcune missioni erano bloccate per questa modalità poiché, per trama, solo Harry poteva affrontarle.
La trasformazione, nonostante l’introduzione della cooperativa, non piacque e inutile girarci intorno: li capiamo. In fondo per quale motivo uno dovrebbe accettare di non poter più girare liberamente per Hogwarts? Per un titolo action mediocre?
Con i due tie-in successivi si cercò di ritornare alla vecchia formula.
In “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” Hogwarts è riprodotta quasi in scala ed è possibile visitare ogni suo anfratto e, persino, volarci sopra; idem per quanto riguarda “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”.
Entrambi i titoli sono caratterizzati dalla presenza di minigiochi in maniera simile a quelli che tanto avevano dato impressioni positive ai giocatori nei precedenti capitoli; in entrambi i titoli l‘integrazione dei minigiochi con la trama è particolarmente importante.
Parliamo comunque e soltanto di un’evoluzione del format già utilizzato per i primi tre videogiochi, ma ridotto all’osso. Bisogna girare per Hogwarts, svolgere le missioni principali per far avanzare la trama, apprendere gli incantesimi utili per proseguire e scoprire le sfide sparse per tutto il castello.
Qui diventò però palese una importante dissonanza tra i videogiochi e i film; se questi ultimi infatti avevano subito un qualche tipo di evoluzione, virando verso contenuti più adulti e maturi, i videogiochi erano rimasti ancorati a standard e idee più fanciullesche.
Il sesto film della saga è basato quasi interamente sul contrasto di sentimenti, sulle pericolose ambizioni di Voldemort e sull’onnipresenza di conflitti interiori; rappresentare il tutto permettendo al giocatore di girare per Hogwarts raccogliendo figurine magiche non è la scelta più intelligente da fare, senza poi parlare degli scontri magici piuttosto legnosi.
Se il quinto ed il sesto film davano problemi per l’importanza della trama fuori dalle mura di Hogwarts, figuriamoci la conclusione della saga in cui Harry torna alla sua scuola solo ed esclusivamente per una epica battaglia finale.
I videogiochi basati su prima e seconda parte del settimo film cercarono di raccogliere questo clima più adulto nel peggiore dei modi: “I doni della morte”, parte 1 e 2 decidono di presentarsi al giocatore come… sparatutto a scorrimento.
Ai maghi vengono concesse coperture, ricariche del poter magico, varietà di incantesimi e così via; se a tutto questo accostiamo uno shooter a là Gears Of Wars si nota fin da subito uno scarso numero di differenze. La visuale è in terza persona, particolarmente attaccata alle spalle del protagonista e si utilizza un sistema di coperture classico. Nel secondo titolo è possibile selezionare più personaggi rispetto al classico trio (Harry, Ron, Hermione), ma le differenze sono impercettibili.
Come è lecito aspettarsi non è stato un grande successo.
I due videogiochi LEGO a tema riuscirono a risollevare, in parte, la saga dal punto di vista videoludico. Il primo raccoglieva i primi quattro film, il secondo gli ultimi quattro. Il lavoro svolto da TT Games era, come al solito, impeccabile.
La stessa cura vista in serie come Star Wars e Batman, la stessa ironia divertente nelle espressioni dei mattoncini e, se vogliamo, maggiore epicità e fedeltà alla pellicola di quanto visto negli ultimi capitoli tie-in.
Il mondo di Harry Potter, del resto, si adatta molto bene al gameplay dei titoli LEGO: ad esempio, ricostruire un ponte crollato tramite mattoncini trovati in giro poteva essere giustificato con l’incantesimo “wingardium leviosa”.
Il pregio maggiore era sicuramente quello di far rivivere tutta la storia del maghetto, ma alleggerendola e rendendola più accessibile anche ad un pubblico di non fan. Le missioni si basano, principalmente, su l’esplorazione, piuttosto che sul combattimento, ma gli incantesimi hanno comunque un ruolo importantissimo per avanzare.
I due giochi non hanno particolari differenze essendo stati pubblicati a distanza di un anno l’uno dall’altro, 2010 e 2011. Il secondo, quello che abbraccia gli ultimi quattro film, ha aggiunto solo l’utilizzo delle pozioni per offrire buff al proprio personaggio ed una maggiore resa scenica degli incantesimi.
Importante che entrambi i titoli abbiano dato la possibilità di giocare, come da tradizione LEGO, nei panni di quasi tutti i personaggi della saga.
Negli ultimi anni, a oltre un decennio dai Doni della Morte, il mondo magico si è ulteriormente ampliato. La saga Animali Fantastici, pur se non particolarmente amata dai fan, ha mostrato qualcosa di importantissimo: la magia esiste, esisteva prima di Harry Potter, prima di Voldemort ed esisterà quel mondo anche dopo la loro battaglia mortale nel cortile di Hogwarts, oltre i confini della scuola e persino oltre l’Inghilterra ci sono maghi e streghe che combattono guerre di cui non sappiamo nulla.
Una consapevolezza che ha aperto le porte a molti giochi da mobile come Wizards Unite, che tendevano a far immergere nel mondo magico il giocatore anche attraverso la realtà aumentata.
In particolare, quest’ultimo titolo fu presentato da Niantic come la versione “potteriana” di Pokemon GO. Le meccaniche di gioco erano pressoché identiche, così come l’utilizzo della realtà aumentata. Del resto, il titolo voleva sfruttare il successo cinematografico di Animali Fantastici e creare, così, una nuova app con creature magiche da catturare a suon di incantesimi ed avversari da sconfiggere a pochi passi da casa.
Tuttavia, mentre il mondo Pokemon si è sempre basato sul collezionismo compulsivo e sullo slogan “Gotta Catch ‘Em All”, un altro franchise non può attirare lo stesso interesse. Nonostante i 10 milioni di download Wizards Unite non è stata un’applicazione particolarmente amata ed utilizzata. Infatti, nel gennaio 2022 Niantic ha chiuso i server dedicati al titolo e l’app risulta impossibile da scaricare.
Soprattutto, l’ampiamento del mondo magico ha portato alla nascita di Hogwarts Legacy, in arrivo, dopo fin troppi rinvii, il 10 febbraio 2023 sulle principali piattaforme.
Un titolo che si preannuncia come il sogno di un vero appassionato: ambientato in una Hogwarts ben più antica di quella vista nella saga cinematografica, il giocatore potrà creare il suo alter ego mago, scegliere il suo percorso scolastico e morale, apprendere gli incantesimi più potenti e, persino, le maledizioni senza perdono. Il gameplay sembra molto più maturo dei titoli visti in passato, con violenti scontri di bacchette, avversari scaraventati in aria e creature infernali pronte a distruggerci.
L’ambizione di Hogwarts Legacy è quella di diventare, per il fandom di Harry Potter, ciò che “Knight of the Old Republic” fu per Star Wars. Il titolo, prodotto da Avalanche Software e pubblicato da Warner Bros, si presenta come un action GDR in cui il giocatore potrà scegliere il proprio avatar, un giovane mago iscritto alla scuola, la casa di appartenenza e le sue predisposizioni magiche.
E’ molto probabile, da quanto visto nei trailer, che col passare delle ore di gioco sarà possibile anche scegliere un vero e proprio allineamento, potendo scegliere persino di apprendere arti oscure. Non è chiaro se, come nel GDR a tema Star Wars, sarà possibile diventare un mago oscuro e, quindi, un personaggio totalmente negativo. Quel che è certo è che alcune missioni avranno scelte morali che caratterizzeranno lo sviluppo del personaggio.
Secondo quanto annuncia lo stesso sito ufficiale sarà possibile imparare incantesimi, distillare pozioni, coltivare piante e prendersi cura di animali magici e stringere legami ed amicizie con altri comprimari.
La trama, almeno all’apparenza, sembra complessa: siamo nel 1800 ed un gruppo di maghi oscuri mette in pericolo il mondo magico e gli studenti di Hogwarts alleandosi con goblin, troll ed altre pericolose creature. Al giocatore l’arduo compito di scoprire di più sulla cospirazione e fermarla.
Un gioco che, finalmente libero dal peso dei film e del nome di Harry Potter, potrà creare la sua storia e segnare un nuovo traguardo per il franchise. Sperando solo che ad avverarsi siano le speranze dei fan e non le paure…
This post was published on 4 Novembre 2022 12:30
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