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La disputa tra Sony e Microsoft per Call of Duty dimostra che i giocatori che fanno console war sono dei fessi | #Netiquette

Non facciamo tanti giri di parole. Se mentre vedete Sony e Microsoft scannarsi per Call of Duty, pensate che fare console war tra di voi piccoli comuni mortali sia ancora sensato, allora non avete davvero capito niente e vi qualificate per quello che siete: dei cretini. La disputa tra i due colossi per chi debba accaparrarsi la serie bellica più famosa del panorama videoludico non è una giustificazione ai litigi infantili che sono all’ordine del giorno sui social tra giocatori che non hanno null’altro da fare che infastidirsi a vicenda, trascorrendo il loro tempo – a ben vedere non tanto prezioso – che potrebbero riempire… fatemi pensare, ah sì, giocando ai videogiochi di cui tanto si professano appassionati. Per fare un esempio.

Perché è così che molti di questi fenomeni da tastiera stanno interpretando la guerra tra Sony e Microsoft: se due aziende così importanti fanno console war, allora perché non dovremmo farla anche noi? Ve lo devo davvero spiegare il motivo per cui la vostra chiave di lettura è una grandissima stron****? Sony e Microsoft non stanno facendo console war, stanno facendo “company war”, e non per misurarsi il pene e vincere il Johnny Sins Award, ma perché in ballo ci sono milioni di dollari. Mentre voi fate “gne gne” a chi ha una console diversa dalla vostra, Phil Spencer e Jim Ryan stanno cercando di togliere all’altro una fonte di guadagno che voi neanche immaginate. Ed è giusto così, si chiama concorrenza.

Call of Duty: il pomo della discordia

Cerchiamo di contestualizzare ciò che sta avvenendo, anche se appare tutto molto più semplice. Microsoft acquisisce, spendendo una barca di soldi, Activision Blizzard, una delle compagnie più influenti del mercato videoludico. Le sue IP sono tra le più giocate sul globo, dunque, tra le più acquistate: World of Warcraft, Overwatch, Diablo, Crash Bandicoot, Starcraft, Candy Crush Saga e… Call of Duty.

Ora, avviene che Phil Spencer, amministratore delegato della sezione gaming di Microsoft, fa delle affermazioni molto precise con cui rassicura i fan PlayStation e la stessa Sony sulle sue intenzioni circa la serie bellica:

A gennaio, abbiamo fornito un accordo firmato a Sony per garantire Call of Duty su PlayStation, a parità di funzionalità e contenuti, per diversi anni oltre l’attuale contratto con Sony, un’offerta che va ben oltre gli accordi tipici del settore dei videogiochi. – Spaziogames

Già qui iniziano i primi sfottò tra giocatori molto furbi: “Ahahah, hanno speso un sacco di soldi e non riescono neanche ad assicurarsi Call of Duty in esclusiva. Visto, Microzozzi?”, di tutta risposta: “Siete dei Somari, vi lasciamo lo zuccherino, voi continuate a pagarlo, noi l’avremo sul Gamepass gratis”. Scambi di un certo spessore che erano destinati solo a peggiorare perché il Call of Duty affair non si chiude mica qui con tarallucci e vino.

Senza star qui a parlare troppo del controllo operato dall’Antitrust su questa acquisizione, il vero punto di rottura arriva solo pochi giorni fa con Jim Ryan, CEO di Sony Interactive Entertainment, che scoperchia il vaso di Pandora pubblicando la vera proposta fattagli da Spencer da lui ritenuta inadeguata e irrispettosa della storia di PlayStation.

Microsoft ha offerto di mantenere Call of Duty su PlayStation solo per tre anni dopo la fine dell’attuale accordo tra noi e Activision. Dopo quasi 20 anni di Call of Duty su PlayStation, la loro proposta era inadeguata su molti livelli e non ha tenuto conto di l’impatto sui nostri giocatori. – Uagna

“Solo per tre anni”. Questa la parte dell’accordo che a Jim Ryan non è andata giù. Stando alle sue parole, Spencer avrebbe mentito quando ha affermato di voler lasciare la serie su PlayStation ancora per diversi anni. A questo punto, la disputa si fa molto più feroce con il boss di una delle maggiori compagnie videoludiche del mondo che mette sul tavolo qualcosa che, in teoria, dovrebbe rimanere riservato. Sì, Microsoft e Sony stanno davvero combattendo una guerra per aggiudicarsi un videogioco. E no, non è una console war tra quindicenni, è molto di più.

Forse chi va dietro a queste vicende con il moccolo al naso non ha ben chiaro che cosa sia Call of Duty. Può piacervi o meno, può darvi fastidio la sua annualità, ma non potete mettere in dubbio un dato di fatto incontrovertibile: la serie Activision muove una montagna di soldi. Ma secondo voi, Sony e Microsoft fanno tutto questo per capriccio o perché vi vogliono così tanto bene da non voler lasciare il giochino all’altro bambino? Vi svelo un segreto: a queste due aziende non gliene frega nulla se volete il peluche con cui dormire nella vostra cameretta. O almeno, gliene frega, ma per meri scopi commerciali.

Sony e Microsoft non sono i vostri genitori

Due numeri, bastano due numeri: 425 milioni di copie vendute e 30 miliardi di dollari. Ecco quanto è valso finora Call of Duty.

E vi sorprendete che Sony e Microsoft si stiano scannando? Loro si comportano così per salvaguardare il loro business, voi invece perché lo fate? Cosa ci guadagnate? Ve lo dico io: nulla. Continuerete a spendere soldi, a riempire le loro tasche, giustamente, se vi piacciono i loro prodotti è normale che li foraggiate, ma non vi sarà nessun bacio della buonanotte, non sono lì per quello. Sony e Microsoft non sono i vostri genitori, stanno cercando semplicemente di fidelizzarvi come clienti, di offrirvi tutto il meglio non per il vostro bene, ma per il loro tornaconto finanziario.

E non è cattiveria, in questa storia non ci sono buoni e cattivi, pertanto schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra non fa di voi paladini della giustizia, non vi mette su un livello più alto di moralità; quella di Sony e Microsoft non è una politica da opera distopica, non sono corporazioni in un mondo cyberpunk in cui l’essere umano deve solo obbedire (oddio, poi si potrebbe aprire un altro discorso qui, ma non è questo il luogo), è semplice sopravvivenza: le aziende devono fatturare, devono avere un bilancio in positivo altrimenti falliscono.

E sapete cose succede se le aziende falliscono? In primo luogo voi non potreste più farvi le seg** sui loro bellissimi prodotti, in secondo luogo migliaia di famiglie si ritroverebbero in mezzo alla strada, visto che quelle aziende danno lavoro a persone comuni come voi che adesso state insultando il vostro vicino perché lui non potrà giocare God of War: Ragnarok con la sua Xbox Series X.

Il succo della questione sta nel fatto che siete dei fessi. Eh sì, non posso dirvelo in modo diverso, indorandovi la pillola, perché come diceva il poeta: “Se uno è str****, non glie posso di’ stupidino”. Siete dei fessi dato che non vi rendete conto che state sprecando tempo e fiato per garantirvi una superiorità che non ha alcun significato, che non vi porterà ad aver alcun vantaggio. Volete smetterla di tirarvi la mer** addosso a vicenda come delle scimmie per conquistare una ragazza che non vi ca** di striscio? Non ci fate bella figura, anche se è palese che non vi importi, sembrate solo dei trogloditi.

Hai voglia poi a difendere a spada tratta il medium videoludico dai detrattori, voi la voglia la fate passare davvero, soprattutto quando chiedete a noi giornalisti di non scrivere titoli clickbait e di trattare l’argomento con articoli culturali che non inseguano le views. Per farli poi leggere a persone come voi? Potete anche andare a quel paese per quel che mi riguarda.


Leggi anche: I videogiochi horror che giocheremo nel 2023

Player.it consiglia: Death Stranding: la “noia” come scelta di game design

This post was published on 9 Settembre 2022 14:45

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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