Midjourney e le IA similari che si improvvisano artisti sono l’argomento più discusso del momento: tra artisti reali indignati e opere generate da software che vincono concorsi d’arte si sta creando tutta una nuova corrente di pensiero sull’arte che deve ancora trovare un suo preciso posto nel mondo. Inserire una frase in una macchina e attendere che questa elabori un disegno può definirsi arte? Chi è davvero l’artista? Quali diritti ha il creatore sulle immagini create? Insomma ci sono talmente tante cose da chiedersi da far campare di rendita un avvocato specializzato in diritto d’autore.
Le domande che mi hanno portato a questo articolo però sono altre, ovvero: come sarebbero i personaggi più famosi dei videogiochi elaborati da un’intelligenza artificiale? L’ho chiesto a Midjourney e ora sono pronti a mostrarvi le risposte in questo piccolo tour fotografico che mette in mostra sia le potenzialità che i limiti delle IA!
COME HO OTTENUTO QUESTE IMMAGINI? Prima di iniziare ci tenevo a spiegare anche come ho lavorato: Midjourney offre possibilità di elaborazione e ritocchi praticamente infiniti. Potevo scrivere davvero qualsiasi cosa, per la creazione di queste immagini però mi sono limitato ad inserire il nome del personaggio in questione con qualche specifica sullo stile o aggiunte per rimanere in tema, niente di troppo complesso. Questo proprio per andare alla base e vedere quali rappresentazioni pesca la macchina per restituire le immagini. Alcune sono più veritiere, mentre per altre diciamo che l’IA si è presa qualche licenza poetica. Per realizzare l’esperimento, ho sottoscritto un mese di abbonamento a Midjourney e provato a creare fino a prenderci la mano e avere dei risultati soddisfacenti. N.d.r. La cosa che più mi ha fatto male è che Midjourney funziona su Discord, che personalmente reputo uno strumento del demonio, ma questa è un’altra storia.
Iniziamo con un grande classico, Super Mario, ritratto in uno di quei momenti che faticherei a definire “migliori”. Forse sta immaginando la sua vita come un grande loop che non ha mai fine, dove Bowser continuerà a rapire la principessa e lui sarà sempre costretto a salvarla. In questo esperimento l’IA ha centrato i colori del personaggio e anche i tratti caratteristici come il cappello e i baffoni. Per lo stato d’animo diciamo che è andata molto lontana dal Mario a cui siamo abituati.
Midjourney ci regala una Aloy dai tratti più giovanili. Quasi una bambina, lontana dalle preoccupazioni a cui l’ultimo Horizon Forbidden West ci ha abituato. In questo caso l’esperimento è andato oltre le più rosee aspettative: a parte qualche incertezza con le pupille (con cui Midjourney arranca un po’) la protagonista dell’esclusiva Sony è riconoscibilissima sia nei tratti somatici, come i capelli rossi, che nei vestiti.
A quale videogiocatore non è rimasto impresso l’immenso uomo con lo scafandro conosciuto come Big Daddy? Quello proposto dall’IA si avvicina al Big Daddy che conosciamo ma con uno scafandro alternativo. In questo caso non si trova nelle profondità di Rapture ma su quella che sembra una piccola passerella emersa. Sullo sfondo le cime dei palazzi, di quella che potrebbe essere un’ipotetica Rapture, attendono un visitatore ormai svuotate dall’acqua che le riempiva. È un’immagine particolare, di un mondo in cui l’acqua sarà sempre di meno e le creature nascoste negli abissi torneranno sulla terra.
Il disonorato, la guardia del corpo che sfruttando i poteri dell’Eterno ha rimesso al suo posto il legittimo erede al trono. Midjourney restituisce una versione fedele del personaggio e volendo ancora più steampunk di quanto immaginato dai design di Arkane nel gioco. Con una maschera che fatica a distinguersi dalla faccia dell’uomo.
In questo caso l’IA centra appieno la richiesta ma quello che restituisce è un mix delle due Samus Aran di Metroid che siamo abituati a vedere: quella con l’armatura e quella senza. In questa immagine Samus è inscindibile dalla Tuta Energia o almeno dalla versione della tuta elaborata da Midjourney, che riprende i colori classici ma mostra un design tutto nuovo.
Per realizzare questo lavoro, oltre al nome della più famosa avventuriera dei videogiochi, abbiamo inserito anche un dettaglio sullo stile: volevamo che l’immagine assomigliasse ad una pittura rupestre. Il software ha quindi deciso di darci un’immagine di Lara nel pieno dell’azione dentro quello che pare un tempio o una tomba. Il volto non è visibile, ma è possibile riconoscere l’abbigliamento che l’ha resa famosa nei vari Tomb Raider.
In questa immagine l’IA non ci ha dato Ezio, nonostante quella che dovrebbe essere una Firenze sfocata sullo sfondo, ma quello che potremmo quasi definire il suo simbolo: le vesti bianche e rosse da assassino. Il volto del personaggio è qualcosa di incomprensibile (e anche un po’ creepy) e le sue mani sono un tutt’uno con la tunica. Eppure Ezio traspare, così come l’essenza di Assassin’s Creed. Trasuda da sotto il cappuccio su quel completo bianco, anche se la classica divisa da assassino non è più presente da tempo nella serie.
Per quanto mi riguarda, uno dei personaggi più interessanti della storia dei videogiochi. Nella versione di Midjourney, Elizabeth è quasi una statua di cera illuminata (o accecata) dal credo del Profeta: Padre Comstock. La luce alle sue spalle però potrebbe anche essere l’occhio del vigile Songbird. A proposito, confusi dal finale di Bioshock Infinite? Qui abbiamo provato a spiegarlo, DLC incluso.
Lo strigo è un personaggio che di media ne ha passati parecchi. Dai libri ai videogiochi, arrivando anche nelle serie TV e nei fumetti. La versione qui rappresentata dall’IA sembra essere disegnata a quattro mani con Mike Mignola, il creatore di Hellboy. Lo stile infatti pare il suo, mentre Geralt, come in The Witcher 3, è ritratto in uno dei suoi tanti momenti di riflessione.
Sempre pronto a tranciare demoni, il Doomguy di Doom Eternal ci viene restituito dall’IA con una nuova armatura luccicante, ancora pulita dal sangue infernale che la attende. Nell’immagine lo vediamo attraversare una porta, probabilmente i cancelli dell’Inferno, pronto ancora una volta a salvare l’umanità.
Vestito con mimetica e l’iconica bandana, anche il Solid Snake immaginato da Midjourney è un eroe che non distingue il suo essere dalla sua missione. Accostato ad un muro, evanescente come se dovesse mimetizzarsi con esso, Snake appare più giovane di come lo abbiamo lasciato su MGS4 ma il peso della sua missione è già palese nel suo animo.
Il cacciatore è uno dei personaggi senza nome più interessanti di tutta la produzione FromSoftware, un po’ come il gioco in cui è protagonista, Bloodborne. La versione di Midjourney riprende chiaramente i colori notturni di quello di spalle sulla copertina del gioco, ma lo immagina con una nuova veste. Nel tempo le sue mani sono diventate armi e lui è tornato nel campo dove anni (o secoli?) prima ha sconfitto Gehrman il Primo Cacciatore. Ad attenderlo però non c’è nessuna battaglia, solo i fiori rossi macchiati del sangue del suo antico rivale. Forse un, giorno, arriverà un nuovo cacciatore a farlo sentire una preda.
Midjourney ci ha restituito una versione orientale della Ellie che siamo abituati a conoscere. È persa in un bosco sfocato, uno dei tanti che ha attraversato durante la sua vita. Gli abiti sono quelli rimediati in un negozio abbandonato e la stanchezza che le pesa sul volto è quella che solo la lotta per la sopravvivenza infligge. Sul suo viso però non c’è solo quella, ma anche un flebile sorriso. Una luce di speranza rivolta al domani.
Cartoonesco e all’apparenza goffo, il pirata più temibile dei mari videoludici viene immaginato proprio come siamo abituati a conoscerlo: capelli biondi, barbetta incolta, camicia bianca e quel sorriso affabile con cui è riuscito ad ammaliare migliaia di giocatori (oltre che la bella Elaine). Nel vederlo non gli dareste un doblone bucato, ma è pur sempre l’uomo che ha sconfitto il pirata fantasma, zombi, demone LeChuck. A propostio, curiosi di scoprire finalmente il segreto di Monkey Island?
La strega dei capelli. È da questo assunto che Midjourney parte per immaginare la sua Bayonetta. La strega è in piedi, davanti alla luna, come siamo spesso abituati a vederla. Un vestito nero e oro che ricorda quello originale la ricopre, ma c’è anche qualcos’altro. Probabilmente una maledizione o un incantesimo andato storto. I suoi capelli sembrano avere il sopravvento ed è difficile scorgere i confini con la strega.
Protagonista, di una delle opere più belle del 2020, Zagreus appare qui in primo piano, accompagnato dai suoi colori ma anche dalla consapevolezza nello sguardo che non lascerà mai l’Ade, non è importante quanto ci provi. Interessante il dettaglio delle foglie della corona trionfale nell’angolo a sinistra. il personaggio originale le porta in testa, questo invece no, come se avesse da tempo abbandonato la lotta.
Un oggetto mistico, inscritto fuori dal tempo e dallo spazio. Una fascio di luce nel cosmo? Un potere divino? Una frattura nell’esistenza? L’Anello Ancestrale di Elden Ring è queste cose ma anche nessuna di questa. Midjourney prova a dargli una forma, immaginandolo su un terreno ai piedi di quello che potrebbe essere il Sacro Albero Madre, viste le radici dorate. Anche in questa forma però, il suo potere rimane tangibile, così come la brama che spinge gli dei ad averlo.
Quello restituito da Midjourney non è Pac-Man ma la sua essenza. Ci sono i colori al neon delle sale giochi, forme e design che potremmo ritrovare su un cabinato arcade degli anni ’80. E poi c’è lui, il protagonista, in tutto il suo giallo splendore. C’è qualcosa di strano però, la sua forma non è quella che conosciamo ma quella dei suoi acerrimi nemici. Allora è proprio vero quando si dice che: “o muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo!”
Chiudiamo con il più bel disegno, almeno per me, e anche il più specifico. In questo caso infatti non solo ho chiesto i due personaggi, ma anche che fossero al centro dell’immagine e in battaglia con un vecchio guardiano in rovina. Il guardiano non assomiglia a quelli del gioco, anzi sembra qualcosa di ben più spaventoso, colossale, diverso, ma allo stesso tempo azzeccato per lo stile della saga. Zelda e Link invece appaiono come figure astratte, ma con i giusti colori e sempre una accanto all’altro, pronti alla battaglia anche con il più grande dei nemici.
L’esperimento nella “mente” di Midjourney finisce qua, se vi è piaciuto condividetelo e chissà che presto non tornerò a scandagliare gli abissi creativi della macchina.
This post was published on 11 Settembre 2022 13:55
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