La figura del recensore, così come quella dell’esperto di videogiochi in generale, è spesso mitizzata da chi magari non lavora nel settore videoludico. Chi guarda questo mondo dall’esterno, ovvero gli utenti che fruiscono di recensioni e approfondimenti ogni giorno sul web, spesso si dimentica che dall’altra parte c’è una persona normalissima come loro, che magari ha studiato e lavorato dietro le quinte per confezionare un prodotto quantomeno godibile da tutti.
Arrivare a recensire un gioco o scrivere per una testata giornalistica di settore non è un passaggio automatico che tutti i fan dei videogiochi compiono nella loro vita. A tutti piacerebbe esprimere il proprio pensiero sul proprio titolo preferito o dimostrare quanto ne sa di un determinato genere, ma non tutti magari sono in grado di scrivere correttamente un articolo di giornale o utilizzare la sintassi nel miglior modo possibile per rendere un discorso fluido e comprensibile da chiunque.
Nel mondo dei videogiochi, così come in tutte le discipline della vita in generale, esistono i concetti di teoria e pratica: uno non può esistere senza l’altro, ma allo stesso tempo sono due linee di pensiero opposte e complementari. Uno scienziato non può mettere in pratica un esperimento senza aver prima studiato in maniera teorica i processi di una reazione, un matematico non può risolvere un problema senza delle regole ben precise e così anche nel nostro mondo: non si può fare una recensione o un approfondimento videoludico senza aver prima assimilato delle nozioni importanti di TEORIA del videogioco.
A questo punto molti di voi potrebbero obiettare affermando che per fare una corretta recensione o un approfondimento completo bisogna innanzitutto giocare, ovvero provare con mano il prodotto per poterne parlare con cognizione di causa. Su questo non c’è ombra di dubbio, se hai un minimo di senso critico ti basta semplicemente giocare a un videogioco per poter esprimere il tuo parere personale, ma in quel caso non sei un recensore, non sei un esperto del settore, sei semplicemente un utente che arriva a delle conclusioni logiche basate sulla propria esperienza personale.
Completando il cerchio e la fine di questa lunga, ma doverosa, introduzione dico che per essere un bravo recensore e un esperto del settore a 360° accendere la console o il PC e stare ore e ore davanti allo schermo non è la soluzione; bisogna sviscerare il videogioco, imparare a conoscerlo, paragonarli ad altri dello stesso genere, conoscerne la terminologia, lo sviluppo, la tecnica e tutti gli aspetti teorici che ruotano intorno a esso.
Volete una dimostrazione di quanto detto? Vi presento questo appuntamento con la rubrica #BehindTheDesk nella quale analizziamo il duro rapporto che c’è tra due facce della stessa medaglia: il recensore e il videogiocatore.
L’autore di questo articolo (che sarei io) è un ragazzo come tutti voi che siete giunti su questo sito per leggere articoli, recensioni e approfondimenti sui videogiochi. Un appassionato, dunque, che ogni giorno vuole scoprire qualcosa in più su questo vastissimo mondo; una persona che come tanti ha iniziato sin da piccolo ad avvicinarsi a questa tecnologia che nel corso degli anni si è sviluppata sempre di più facendo passi da gigante.
È chiaro che da piccolo puntavo solo a divertirmi e a giocare con i miei titoli preferiti, mio padre mi comprò la prima PlayStation alla fine degli anni ’90 e da quel momento in poi è diventata una storia d’amore tra me e il videogioco, che dura ormai da quasi 30 anni. Quando ero un bambino nemmeno sapevo cosa volesse dire una recensione e un approfondimento e quindi puntavo a giocare e basta, senza analizzare i titoli del profondo; in poche parole: se ora lavoro con i videogiochi non lo devo ovviamente alla mia lungimiranza, ma a una serie di fattori che si sono sviluppati dopo.
Crescendo ho capito poi la differenza tra le varie piattaforme, il lavoro che c’è dietro lo sviluppo di un videogioco, i concetti di “sequel” e “prequel“, la classificazione dei diversi generi e tutti questi aspetti teorici che un semplice videogiocatore non è tenuto a conoscere, ma un recensore sì.
Quest’ultima frase racchiude alla perfezione il tema di questo articolo: chi scrive o parla di videogiochi a livello lavorativo non può prescindere da tutti questi aspetti che deve assolutamente conoscere per avere una visione totale dell’argomento di cui sta parlando, non si tratta soltanto di capire il videogioco, ma anche analizzarlo e saperlo spiegare al pubblico con parole proprie.
Io, come voi, ero un semplice videogiocatore che si è poi trasformato in un giornalista videoludico e recensore: questo passaggio non è ovviamente automatico, ma è frutto di un intenso studio teorico del videogioco. Per arrivare a scrivere questo articolo, così come molti altri che ho scritto, non mi sono messo a giocare per 24 ore di fila per conoscere a memoria ogni singolo videogioco uscito dal 1980 a oggi, ma semplicemente ho assimilato i concetti base leggendo, guardando video, immagini, parlando con altri esperti del settore, scambiando opinioni con loro e, una volta cominciato a lavorare, tutto il resto l’ha fatto l’esperienza con la scrittura di articoli e recensioni.
Non mi sono mai tirato indietro, neanche per argomenti e videogiochi che non conoscevo, anzi spesso esprimevo proprio la mia volontà di scrivere di titoli che non avevo mai giocato, non perché fossi sadomasochista, ma perché semplicemente avevo voglia di imparare e di conoscere e mettermi alla prova anche con aspetti che non avevo mai toccato con mano durante la mia infanzia e adolescenza.
Questa disamina ovviamente non è per dirvi che parlare di videogiochi è facile anche per chi non ha mai preso in mano un controller, anzi, è proprio il contrario: al fine di approfondire e recensire prodotti videoludici c’è ovviamente bisogno dell’esperienza pratica (altrimenti di che stiamo parlando?), ma questa deve necessariamente essere accompagnata da impegno e studio teorico per creare un articolo approfondito e da veri esperti del settore.
È giunto il momento di parlare di quel periodo della mia vita nel quale mi sono sentito l’uomo più felice e più preoccupato del mondo nello stesso momento.
Probabilmente dai lunghi paragrafi precedenti avrete già capito che non sono sempre stato un “casual gamer“, ovvero quel tipo di videogiocatore che in vita ha provato pochissimi titoli rispetto alla media e soprattutto fissato con una serie o un genere in particolare. Lo ammetto, io sono uno di quelli.
Per molti di voi magari sarà uno scandalo scoprire che una persona che scrive di videogiochi da 4 anni e ci guadagna pure, ha giocato probabilmente lo 0,1% di quello che il mercato videoludico ha offerto negli anni. Mi sto mettendo a nudo, ma lo sto facendo con cognizione di causa e per farvi capire che anche chi non ha un’esperienza pratica totale può diventare un recensore e giornalista, e ovviamente non stiamo parlando di raccomandazioni o corruzioni.
Io ho mosso i miei primi passi da giornalista videoludico su Pokémon Millennium, un portale che molti di voi conosceranno dato che è tra i più grandi siti di notizie per quanto riguarda il mondo Nintendo. Sono entrato in redazione nel 2018 e ben presto mi sono ritrovato a scrivere articoli, recensioni e approfondimenti che sarebbero poi passati sotto la lente d’ingrandimento dei vertici Nintendo. Volete sapere il mio grado di conoscenza del mondo Nintendo in quel momento? ZERO!
Ebbene sì, prima di entrare nella redazione non avevo mai giocato a un titolo prodotto da Nintendo e non avevo mai avuto una loro console in casa. Mi piacevano i Pokémon che avevo imparato a conoscere solo qualche mese prima del mio ingresso in redazione, ma non avevo mai toccato con mano un Game Boy o un Nintendo DS (a parte quello di mia cugina). Ero molto preoccupato di non essere all’altezza, ma rimboccandomi le maniche e studiando grazie al magico strumento di internet, sono riuscito a conoscere vita, morte e miracoli di tutte le serie principali Nintendo, ottenendo sempre più esperienza e arrivando a recensire anche first party della serie di Mario.
Un po’ mi pento di non aver mai giocato ad alcuni titoli del passato, ma questa è stata la mia prima grande prova che con l’impegno, lo studio e ovviamente la passione di base per i videogiochi, si possono raggiungere comunque grandi obiettivi.
Col passare degli anni ho scoperto sempre più nozioni che mi sono entrate nel cervello e non sono più uscite, grazie al ruolo di recensore ho iniziato a fare sempre più pratica, mi sono messo alla prova con articoli e approfondimenti per scoprire sempre di più un passato videoludico che in vita non ho mai avuto il piacere di scoprire: in poche parole, ho effettuato una vera e propria redenzione del videogiocatore e mi ritengo molto soddisfatto.
Siamo giunti al termine di questa lunga, ma doverosa trattazione ed è il momento di fare il punto della situazione: questo articolo non è stato fatto per ostentare la mia bravura, né per denigrare chi gioca ai videogiochi senza analizzarli. Il videogioco è un divertimento e come tale va considerato, il “videogiocare” deve essere un’esperienza spensierata, libera da qualsivoglia analisi o chissà quale critica costruttiva, ma è anche bene pensare che essere un esperto di videogiochi non vuol dire solo finire un titolo nel minor tempo possibile, platinarlo prima di tutti, battere ogni record, ma significa soprattutto conoscere il linguaggio e la teoria che circonda il mondo dei videogiochi.
Io non mi reputo un esperto di videogiochi, ma ho dimostrato di avere le qualità per scrivere una recensione o un approfondimento sul mondo dei videogiochi pur avendo giocato pochissimo in vita mia. Questo perché nel corso di tutti questi anni ho studiato, ho scoperto, ho letto, ho visto e scritto tanto su questo argomento e oggi posso ritenermi “uno che ne sa“.
Non abbiate paura di dire agli amici di non aver mai giocato a The Last of Us, non abbiate paura di dire in giro che preferite giocare ad Animal Crossing e Pokémon piuttosto che God of War e Red Dead Redemption, non abbiate paura di dire “io sono un recensore, scrivo articoli e approfondimenti sui videogiochi e ho provato pochissimi titoli in vita mia“.
Questo era il mio personale #BehindTheDesk, l’incontro di due realtà, a volte opposte, a volte coincidenti.
This post was published on 15 Settembre 2022 10:30
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