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Speciali

Coffee Talk: Avere uno Starbucks fantasy non è mai stato così bello | #Indie

Vi racconterò una storia: in una calda serata di fine Agosto, ho deciso di fare l’elenco di tutti i giochi che ho a portata di mano e che non ho ancora giocato e che vorrei giocare. A Steam, Origin, GOG ed Epic si aggiunge anche l’Xbox Game Pass. Categorizzando proprio i giochi di quest’ultimo che noto un gioco da una copertina interessante: Coffee Talk.

Coffee Talk è un titolo indie sviluppato da togeproductions e rilasciato per PC, PS4, Xbox One e Switch che per pochi euro ci offrirà l’opportunità di essere proprietari di un “coffee shop”, una specie di Starbucks, aperto tutte le notti e di offrire un riparo e una bevanda calda a chi si fermerà al nostro bar.

Per aggiungere pepe alla trama, Coffee Talk prende luogo in una Seattle di un universo narrativo in cui il mondo è costellato delle razze fantasy più disparate, Vampiri, Lupi Mannari, Elfi, Nani ecc.

Continuando la storia, noto la bizzarra natura del gioco e lo scarico. Lo installo, ci gioco e me ne innamoro.

Adesso vi spiego il perché.

Semplice e leggero

La prima cosa che si può notare di Coffee Talk è la sua leggerezza. È un gioco estremamente semplice. I clienti si presenteranno, faranno delle richieste e noi prepareremo loro le bevande cercando di soddisfare le loro richieste. Avremo a disposizione ben dieci ingredienti e tante combinazioni possibili.

Le richieste potranno presentarsi in modi diversi: ci sono drink specifici, che ci toccherà provare a indovinare se non sono già presenti nel registro o non li abbiamo già scoperti noi; oppure in richieste sui singoli ingredienti e sul sapore (ad esempio: Qualsiasi drink con il limone, o qualcosa di dolce e freddo).

Il gioco offre in oltre due modalità: “Endless“, quindi una modalità senza storia dove mettere alla prova la nostra capacità da Barista o ci sbizzarriremo a creare nuove bevande, e “Storia“.

La modalità endless è divertente e creativa, ma la modalità storia è dove il gioco brilla.

Dieci personaggi in cerca di barista

Parte del cast di personaggi unico e interessante

Tutta la trama girerà attorno a degli eventi, intrighi che avverranno davanti ai nostri occhi e avranno come protagonisti gli stessi clienti a cui serviremo da bere.
Infatti il Coffee Talk, nome del bar anche in gioco, offre al cast insolito di personaggi un luogo e la compagnia giusta per cambiare la propria vita, fare nuove amicizie e risolvere problemi in famiglia.

Noi non faremo altro che dare consiglio, dall’alto della nostra saggezza e neutralità da barista, e i drink giusti che aiuteranno a calmare, o citando il gioco stesso a “parlare al cuore delle persone“.

Il nostro potere sulla storia sarà quello d’influenzare parte degli eventi con i drink giusti e se faremo il nostro lavoro correttamente riusciremo ad avere un impatto sulla vita dei nostri clienti.

Adoro quanto il gioco abbia dei discorsi reali

La trama di Coffee Talk è semplice ma è carica di emozioni e mi ha trasmesso una costante nostalgia di un luogo che non esiste, spingendomi a desiderare di avere un luogo come il Coffee Talk a portata di gambe, dove poter fare amicizia, bere bevande e magari anche confidarsi con qualcuno.

La magia dell’indie, come il latte nel caffè

Sì, possiamo fare le milk art e no, non serve a nulla

Coffee Talk insomma è il perfetto gioco indie. Ora vi spiego il perché

Non solo la trama ci offrirà qualcosa di malinconico e dolce, come una tazza di caffè in un pomeriggio freddo e piovoso, ma gli autori hanno spesso inserito all’interno dei dialoghi degli elementi calzanti anche nella vita reale. Non sono mancati infatti i momenti in cui ho sorriso e ho figurativamente abbassato il cappello agli autori per i messaggi detti.

Come ad esempio un discorso sui videogiochi e sul loro adattamento a cinema tra due personaggi, uno dice: “Alcune storie possono essere raccontate solo tramite questo[i videogiochi] medium“. Molto calzante per il gioco stesso. Ma la trama toccherà anche argomenti più standard, da problemi di razzismo in una relazione ad amicizie insolite o problemi in famiglia. Dalle sole interazioni con i personaggi noteremo quanta corruzione c’è nel mondo al di là delle quattro mura del bar e quanto questo possa diventare una zona franca.

La natura indie del gioco permette infatti di sperimentare, di provare qualcosa di diverso dal solito. I limiti della natura indie, del budget e della grandezza del gioco sono presi e trasformati in occasioni per portare qualcosa di unico. La grandezza contenuta del gioco è proprio ciò che fa funzionare l’esperienza.

Vi immaginereste mai Ubisoft o Bethesda a fare un gioco con una tale poesia?

Ed è proprio qui che i giochi indie rompono la barriera del possibile. Esperienze piccole come Coffee Talk sono quelle che ci toccano l’anima e ce le portiamo dentro. Esperimenti, brevi indie sviluppati con il cuore sono un toccasana per chi ama il genere videoludico. Portano il genere ad evolversi e ad allontanarsi dalle strutture, spesso autoreferenziali, dei AAA. Coffee Talk alla fine è un gioco di qualche ora con un gameplay semplice, una grafica modesta e una trama lineare eppure lascia qualcosa al giocatore.

Un po’ come fa Kind Words, Coffee Talk invita dunque a il giocatore a riflettere, prova a lasciare qualcosa oltre alla breve esperienza ludica, sfonda la quarta parete e invade la mente e il cuore del giocatore facendo toccare con mano l’amore e la cura messi nel creare il gioco.

Non escludo che in futuro io possa tornare tra le quattro mura di quello che ormai è il mio coffee shop preferito.

Conclusioni

In conclusione Coffee Talk è una esperienza che mi porterò dietro a lungo. Il gioco fa compagnia e catapulta nell’atmosfera così bene da quasi far sentire il sapore del caffè quando lo si gioca. E poi, nel frattempo vi fate una cultura sulle bevande da coffee shop!

This post was published on 20 Ottobre 2022 12:30

Pasquale Monniello

Game designer, Dungeon master nonché Informatico. Ho imparato a giocare al computer prima di saper leggere, imparando a memoria i tasti da premere e le icone da cliccare. Passo almeno metà della mia esistenza a giocare o a creare esperienze di gioco.

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