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Il teabag, spiegato bene | #Glossary

Nel vasto mondo dei multiplayer online è possibile trovare persone di tutti i tipi, inclusi personaggi bizzarri che cercano di umiliare gli avversari appena sconfitti con una pratica chiamata teabag o t-bag: un movimento pelvico del proprio avatar mirato a compenetrare le proprie parti basse nel cadavere di un avversario appena ammazzato in gioco.

Il teabagging nasce lontano dal contesto videoludico, ma si è inserito nelle pratiche multiplayer online sfruttando meccaniche involontarie di videogiochi di questo tipo, in particolare negli sparatutto in prima e in terza persona. In questo articolo indaghiamo sulla nascita e sull’evoluzione del termine teabag, con tutte le sue connotazioni positive e negative del caso.

Origini a luci rosse

Fin dall’alba dei tempi, nel perseguimento del piacere, l’umanità ha sperimentato diverse pratiche, talvolta anche codificandole. Si pensi al libro del Kamasutra, per esempio. È proprio in questo contesto di ricerca e codifica che nasce il teabagging, una tecnica nata consensuale da esercitare durante rapporti orali.

Il termine inglese teabag significa letteralmente “bustina del tè“, ma in questo ambito, metaforicamente, indica lo scroto maschile. L’atto del teabagging consiste, dunque, nel calare la metaforica bustina da tè sulla faccia del proprio partner.

Sebbene sia quasi impossibile rintracciare la nascita precisa del termine teabagging, c’è un momento esatto in cui è diventato popolare: il 1998. In quell’anno, il regista John Waters scrisse e diresse il film Pecker, una commedia americana dove un diciottenne con l’hobby della fotografia diventa malauguratamente famoso quando per errore finiscono nelle mani di critici d’arte dei suoi scatti assolutamente non professionali: inquadrature non standard, sfocature maldestre e situazioni sgradevoli come appunto il teabagging.

L’atto di trascinare i testicoli sulla fronte del partner… un passo di danza popolare che gli spogliarellisti maschi facevano ai loro clienti per ottenere mance all’Atlantis, un bar ormai scomparso di Baltimora.

Descrizione umoristica del teabagging nel film Pecker.

Il termine infatti, dalla messa in scena di questo film e dall’avvento del multiplayer online, ha gradualmente spostato il suo significato da pratica erotica consensuale ad atto goliardico, talvolta però sfociabile perfino in bullismo e umiliazione. Anche nei videogiochi.

Teabag tra poligoni virtuali

Come già accaduto per il termine frag, anche il teabag ha iniziato il suo percorso videoludico con videogiochi multiplayer come Quake. Nei deathmatch e in generale nelle partite online dove la componente competitiva era molto accesa, il teabagging è stato utilizzato sui giocatori sconfitti con intenti di umiliazione o provocazione. Il teabagging divenne una pratica molto comune anche su Counter Strike e, soprattutto, su Halo: Combat Evolved, il gioco che probabilmente l’ha reso famoso.

In questi giochi infatti era possibile accovacciarsi come meccanica di gioco, per poter sfruttare l’ambiente circostante per le proprie tattiche: talvolta ci si poteva difendere dietro un masso o un muretto, o più semplicemente si poteva mirare attraverso fessure situate più in basso rispetto all’altezza media del proprio avatar di gioco.

Succede che, in modalità di gioco come i deathmatch, ai giocatori appena sconfitti è concesso rinascere (o in gergo tecnico, respawnare) dopo un determinato periodo di tempo. Questo tempo, di solito, parte con la visuale in terza persona del proprio cadavere mentre la partita per gli altri giocatori continua ad andare avanti. È in questi momenti che il teabagging prende forma, con l’intenzionalità dei giocatori di infierire sull’avatar avversario appena caduto, mentre il suo controllore è costretto a guardare.

Polemiche e controversie

Oggi il teabagging si manifesta soprattutto nelle partite non classificate dove è possibile trovare giocatori dediti al trolling. Ma ci sono addirittura giochi come Splitgate che hanno un counter di teabag nei menu di gioco.

Non sempre, però, teabaggare può passare come una goliardata: ci sono stati casi in cui tale pratica ha sollevato polemiche e sdegno pubblico. Lo scopo di teabaggare è quello di simulare un atto sessuale in cui i genitali entrano in contatto col viso dell’avatar avversario. Dato che la vittima di questo atto non è consenziente, ed è anche impossibilitata a reagire, il teabagging è concepito da alcuni come un atto di dominazione e di manifestazione di potere mediante molestia, per quanto il tutto accada virtualmente e senza che ci siano effettivi genitali coinvolti.

Il teabagging accade anche durante le fasi di vittoria, in cui i giocatori possono celebrare e scaricare l’adrenalina con movenze, esultanze e azioni stupide. A volte, capita che tali azioni involvano proprio il teabaggare sui cadaveri degli avversari appena sconfitti.

Un esempio mal recepito da pubblico e critica è accaduto durante un torneo eSportivo di Overwatch nella primavera del 2018, in una sfida tra i Philadelphia Fusion e gli Shanghai Dragons. Durante uno dei match, il giocatore “Carpe” dei Fusion decise di teabaggare l’avversario “Chon“, ottenendo però come risultato commenti dispregiativi e continui buu dagli spalti per almeno 5 minuti.

Talvolta si è perfino parlato di incentivazione del teabagging da parte degli stessi sviluppatori, come nel caso di Splitgate o di Halo Infinite, durante una delle tech demo del 2021. Come racconta Bryant Francis di gamedeveloper.com (ex Gamasutra), gli sviluppatori di 343 Industries sembravano aver incorporato tra i comportamenti dei bot anche la possibilità di teabaggare i giocatori. I developer hanno poi raggiunto il giornalista, spiegando come l’occorrenza di queste azioni fosse solo un bug.

This post was published on 14 Luglio 2022 12:30

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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