Come ogni anno, a Luglio è stato rilasciato il capitolo annuale di F1 22, il gioco di guida basato sulla classe regina dell’automobilismo. Questo titolo è il primo episodio in cui il ciclo di sviluppo avviene totalmente sotto l’egida di Electronic Arts… l’impronta si vede e non di certo in positivo.
Avrei voluto scrivere una recensione, ma il rigetto tra bug e monetizzazione forzata è stato così forte da non riuscire ad essere oggettivo. Per questo voglio considerare questo uno speciale, una finestra nella mente di un fan deluso, sperando che entro qualche mese il gioco diventi più stabile e ci porti a scrivere una degna recensione.
F1 è un gioco a cadenza annuale, e gli aggiornamenti durante l’anno tendono ad essere quasi esclusivamente fix e poco altro.
Ciò ci aiuta nel tracciare una linea su dove eravamo rimasti, e su quale sia la direzione intrapresa in questo nuovo capitolo. Innanzitutto bisogna evidenziare come la modalità storia, chiamata in F1 2021 “Braking Point” è totalmente assente (e chi ha letto la mia recensione in passato sa quanto sia stata la mia feature preferita).
Questa scelta è stata in realtà motivata da Codemasters, la quale ha spiegato come una storia del genere sia lunga e complessa da sviluppare, e che farà probabilmente ritorno a cadenza periodica. Un peccato, ma personalmente sento di potergliela far passare, in quanto da game developer so quanto sia una scelta difficile ma obbligata. Preferisco avere una storia fatta bene ogni due anni che una tirata via ogni anno.
Al netto di questa mancanza, tutte le feature che avevamo lasciato sono ancora presenti, con tante aggiunte in più. La prima e personalmente più soddisfacente è finalmente l’introduzione del supporto VR, una feature che è ormai uno standard per il settore dei giochi di guida e che da almeno cinque anni veniva richiesta a gran voce dai giocatori. Bisogna dire che è ancora molto acerba e funziona sul modello di Assetto Corsa, ovvero il gioco continua ad essere su schermo e fa indossare il caschetto al giocatore solo in gara, ma per essere un primo supporto e su un engine custom, ce lo facciamo andare bene.
La seconda aggiunta importante per questo nuovo capitolo sono le supercar, ovvero auto di lusso che possono essere guidate sia in modalità carriera che in alcuni eventi. Come da pronostico, oltre all’estetica e ad un minimo di variazione sul tema, queste supercar al momento hanno poco da offrire. Nonostante siano dei bolidi, avendo a paragone le auto di F1 sugli stessi tracciati quando si sale a bordo di una di queste bestie da centinaia di cavalli sembra comunque di essere su un trattore. Il sound è appagante e l’estetica è folgorante, ma la soddisfazione alla guida è pressoché nulla.
Avrei preferito di gran lunga un ritorno delle vecchie auto di F1: pazienza se sono le stesse ogni anno, io le macchine le voglio guidare, non guardare!
Parlando di guida vera invece, quella delle auto di F1, bisogna riconoscere un notevole impegno nel voler migliorare la sensazione di immersione durante i weekend di guida. Sono state aggiunte feature richieste da molto tempo come gli errori durante i pit-stop, usura più realistica dei componenti, giri di formazione e posizionamento in griglia; hanno addirittura aggiunto il timing per entrare nella piazzola del team durante un pit-stop! Insomma, tutte feature che strizzano l’occhio ai giocatori che vogliono vivere la vera esperienza del weekend di guida in ogni suo minimo particolare, imprevisti inclusi.
Proprio parlando di giri di formazione e pit stop, una nuova aggiunta in questo 2022 è la modalità broadcast. Questa modalità, quando selezionata, andrà a cambiare la visuale in tutti i momenti in cui il pilota non è in diretta competizione. Giri di formazione, ingresso ed uscita dal pit, momenti con safety car in pista sono tutti perfetti esempi di quando si passerà dalla visuale dentro l’auto a quella televisiva. Il risultato finale è una feature esteticamente carina che potrebbe piacere al pubblico meno hardcore ma che, a conti fatti, cambia davvero poco l’esperienza complessiva.
Il modello EA è un modello molto divisivo, che mette il giocatore al centro dell’arena ma che lo trasforma anche in una vacca da mungere.
EA è una compagnia che fa del guadagno la sua priorità, un obiettivo da raggiungere tramite le proprie IP ed i propri prodotti digitali.
Poco importa se le varie fan base vengono regolarmente calpestate, EA utilizza quella che è la strategia più americana che si riesca ad immaginare: giocando a questo titolo sarai al centro del mondo, ma a che prezzo?
Effettuato il primo accesso a F1 22 per la prima volta si diventa immediatamente (ed in maniera irritante) parte di questo nuovo ecosistema gioco. Tutto ciò avviene tramite quella che viene chiamata “F1 Life“, la creazione di una sorta di hub virtuale in cui il giocatore potrà visualizzare il proprio avatar-pilota all’interno della sua abitazione, con tanto di scelta di ornamenti e supercars collezionabili tramite le varie esperienze di gioco.
Questo per chi è alla ricerca di una simulazione (come il sottoscritto) è aberrante ma non è tanto meglio nemmeno per il giocatore casual, che state tranquilli capirà ben presto di essere finito all’interno di una pressa per soldi. Dopo qualche decina di minuti nella modalità si capisce ben presto che il suo scopo principale è quello di mungere il giocatore attraverso collezionabili di tutti i tipi, dai colori del divano (che, udite udite, non sono gratis) ad altre cose. La voglia della software house di prendere il portafogli del giocatore per strizzarlo è davvero palese in più punti, purtroppo, e lascia davvero sgomenti.
Questa direzione si era in qualche modo già palesata in passato, con Codemasters che aveva inserito vari gadget estetici per il pilota e le livree personalizzabili. Mi viene da pensare che EA abbia deciso di acquisire gli sviluppatori inglesi proprio dopo aver subodorato il potenziale per questi framework con le microtransazioni: a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca.
E la cosa che mi fa ancora di più arrabbiare è che la voce che si sente all’inizio è quella di Natalie Pinkham, la preparatissima giornalista di Sky Sport F1 UK. Si era fatto un gran baccano per celebrare l’inserimento di una voce femminile a commentare il gioco, e la prima cosa che la si sente fare è la marchetta introduttiva che spiega “F1 Life”.
Non è che la voce femminile e conosciuta sia stata scelta appositamente per portare il giocatore in una comfort zone e farlo spendere di più in F1 Life?
Di nuovo, a pensar male si fa peccato, ma…
Proprio mentre scrivevo questo articolo, tra una pausa e l’altra, mi sono trovato davanti questo screen su Reddit, postato originariamente nella sub di Fifa e condiviso su quella del gioco ufficiale di F1:
Ora, Reddit non è famosa per l’onestà dei propri utenti e ciò che vediamo scritto sopra va preso con le pinze, ma dopo aver visto il gioco non fatico a crederci.
In F1 22 i bug storici, presenti da almeno 3-4 edizioni, continuano ad essere presenti e risultano essere sempre più invadenti. Le domande dei giornalisti sono insensate e fuori contesto, i muretti sono ancora invisibili, le auto ogni tanto prendono ancora il volo, capita di giocare a gare con 19 auto squalificate, ricevere penalità a caso e potremmo stare qui a dirne ancora di diverse.
Tutte cose che infastidiscono terribilmente i giocatori e che chiaramente gli sviluppatori non hanno nessunissimo interesse nel sistemare. Se avete giocato una qualsiasi gioco negli ultimi anni, saprete benissimo di cosa sto parlando.
La proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, la vedete nello screenshot qui sotto
Perché? Seriamente, perché?
Certo, F1 è un marchio registrato, e lo è probabilmente dal 1950, perché EA ha deciso di accoltellare nel terzo occhio tutti quelli con un minimo di OCD?
Fa male, non serve a niente, non aumenta il valore del brand.
Fa solo incazzare.
Mi sembra davvero troppo chiaro che il nuovo ciclo di F1 sia alla ricerca del mero denaro.
Sulla tuta del giocatore non compaiono più solo loghi fittizi come in passato, ma coi token si possono comprare accessori sponsorizzati da aziende reali come Brembo, e le supercar sono utilizzabili seriamente solo nelle “Pirelli challenges”.
Bisogna parlare chiaro e dire che questa roba al gioco non serve e che deriva solo dal fatto che il brand F1 stia cercando di tornare ai vecchi fasti. Fino a metà degli anni duemila la F1 era famosa per le sportellate, la guida al limite, il rischio, e la difficoltà di guida. Nel tempo però, per colpa di uno sviluppo tecnologico che puntava più alla velocità che alla competizione, la F1 ha perso il suo smalto e la sua capacità di attrarre fan. Oggi, grazie all’acquisto del Circus da parte degli americani di Liberty Media, la F1 sta tornando in voga: lo spettacolo in pista è in crescendo, i nuovi regolamenti aumentano la competizione tra i team, e le star del cinema e dello spettacolo fanno a gomitate per farsi invitare ai box. Il valore della F1 come brand non è mai stato così alto, e tutti stanno cercando di salire sul carro.
Sia chiaro, il problema non sono gli sponsor reali o la monetizzazione, ciò che delude è che questi elementi finiscano per essere importanti quanto le feature principali, che ci si dimentichi dello scheletro di gioco di guida per portare avanti un modello di game design predatorio nei confronti del giocatore. I pochi contentini non bastano a nascondere il menefreghismo verso il giocatore, visto (ancora una volta) come una banca da cui ritirare. La F1 è la mia più grande passione, ma in questa edizione 2022 ho provato quella sgradevole sensazione di rigetto e disgusto che fa capolino ogni qual volta si finisce per venir usati contro la propria volontà.
Per concludere, non mi sento di chiamare questa una recensione perché per recensire un gioco bisogna giocarlo, completarlo più volte, si devono analizzare tutti gli aspetto. E a oggi, questo F1 non mi dà nessuno stimolo di prendere il controller in mano.
L’anno scorso per recensire F1 2021 ho messo circa una sessantina di ore in archivio in una settimana per recensirlo, in F1 22 avrò accumulato circa quindici ore in due settimane forse.
Mi sento come dopo una discussione con la mia ragazza, certo che la amo ancora, ma per un poco, è meglio se stiamo separati.
This post was published on 19 Luglio 2022 12:00
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