Spesso gli store digitali offrono il download gratuito di giochi per un periodo limitato. Data la marea di scelte a disposizione in cui ci troviamo quotidianamente sommersi, sorge spontaneo chiedersi: lo metto in download? La redazione di Player vi aiuta a rispondere a questa domanda.
Non odiatemi se non ho letto Il trono di spade.
Il fatto è che dubito che Martin lo finirà mai, e mi sono promesso di iniziare il primo volume solamente se e quando vedrò uscire l’ultimo in libreria. La buona notizia è che non serve assolutamente conoscere la saga per potersi cimentare in qualche partita a A Game of Thrones: The Board Game – Digital Edition, in regalo su Epic Games Store fino a giovedì. Certo è che potevano dargli un titolo più breve, o meno didascalico!
Se non altro ci informa, qualora non lo sapessimo, che esiste un gioco da tavolo tratto da GoT, di cui questo gioco rappresenta la controparte digitale. Vale la pena scaricarlo? Scopriamolo.
“Al gioco da tavolo del trono o si vince o si muore”
Non ho esperienza del gioco da tavolo, ma nel mio passato di gamer alla ormai defunta Città del Gioco di Milano ricordo di aver provato Battle for Rokugan, uno scatolato dalle meccaniche molto simili al titolo sviluppato da Dire Wolf, che quindi forse è ispirato al boardgame di GoT (o magari è il contrario, non lo so). In ogni caso il titolo si presenta con una plancia che riproduce il Continente Occidentale (a sud della Barriera).
Il territorio è sezionato in regioni, ognuna delle quali divisa a sua volta in settori. I settori possono essere terrestri o marittimi; nel primo caso, possono contenere o meno roccaforti, città neutrali e porti. Vi sono poi i settori delle capitali, punti di partenza di ciascuno dei giocatori (umani o bot), ognuno interprete di una delle sei casate che si contendono il dominio su Westeros: Lannister, Stark, Greyjoy, Martell, Tyrell, Baratheon.
Scopo del gioco è, ovviamente, estendere i propri domini il più possibile per accumulare punti. qualora si conquistassero 7 tra roccaforti/castelli/città, si vince immediatamente. Tuttavia è pressoché impossibile riuscirci, a meno di clamorosi errori avversari.
Sebbene sia uno strategico basato sulla conquista territoriale, non ci sono obbiettivi segreti alla Risiko: al termine di 10 turni la partita finisce, e il gioco assegna un punteggio ad ogni giocatore sulla base di alcune variabili (numero di roccaforti/castelli, territori, scorte militari e numero di turno) e si decreta il vincitore. Tutto facile insomma. Quasi.
Il gioco è fortemente strategico e il suo sistema è stratificato quanto basta da non renderlo triviale: molti sono i fattori da tenere costantemente sotto controllo.
C’è un po’ di manageriale nella gestione delle risorse: le roccaforti possono fabbricare unità militari, ma solo entro limiti imposti dalle provvigioni e dal Potere conferitoci dai nostri territori (più ci espandiamo più risorse avremo, ovviamente); un po’ di tattica nel confronto con gli avversari, con i quali si possono intavolare trattative segrete (un semplice menù di comandi tramite i quali si possono proporre alleanze o segnalare minacce, il tutto in modo non vincolante, lasciando quindi spazio all’inganno e al cambio di bandiera, a proprio rischio e pericolo); un elemento di casualità dato dalle sortite dei Bruti, calamità che compare periodicamente al riempimento di un relativo indicatore, impegnando tutti i giocatori in offerte di Potere per arrestarne l’avanzata (con effetti variabili in caso di vittoria e sconfitta).
Infine, c’è un po’ di immancabile card game: ogni clan ha il proprio mazzo (7 carte ciascuno, sempre le stesse), dotate di un valore fisso di attacco più alcune semplici abilità extra.
Queste combinano la propria forza alle unità militari con le quali combattiamo un avversario in un settore adiacente al nostro, che sia per invaderlo o per difendere la nostra posizione. Le unità sono di 4 tipi: fante semplice, cavaliere (forza doppia), torre d’assedio (forza quadrupla ma incapace di ritirarsi e dunque destinata alla distruzione in caso di sconfitta) e navi.
Il gioco risulta approfondito da gestire ma grossomodo intuitivo, magari dopo qualche prima partita di inevitabile assestamento per immagazzinare tutte la variabili da tenere in considerazione. Ogni turno si articola infatti in quattro fasi distinte: nella fase del Continente, intervengono alcuni modificatori casuali, che possono fornire bonus o malus a uno o più giocatori, o semplicemente imporre condizioni particolari per il turno che sta per iniziare; segue la fase di pianificazione, durante la quale ciascun giocatore impartisce ordini alle proprie unità (supporto, attacco, difesa, accumulo di Potere o arruolamento), cercando di immaginare e prevenire le mosse altrui; Infine arriva la fase di risoluzione in funzione dell’ordine di turno: anch’esso non è fisso e anzi varia in funzione del Potere investito in esso.
“Il Netcode è oscuro e pieno di terrore”
Il genere di gioco è chiaro, credo che qualunque lettore possa capire se faccia per lui o meno. Personalmente l’ho trovato un giusto equilibrio tra complessità e accessibilità. Ciò che però risulta piuttosto problematico è il gioco online: finché ci si allena contro l’IA tutto funziona, quando si entra o si crea una lobby, però, iniziano i problemi. Il Netcode è infatti piuttosto instabile, con frequenti disconnessioni, proprie o altrui, anche in condizioni di linea stabile. Personalmente ho fatto una manciata di partite, e nessuna di queste è terminata con tutti i giocatori ancora collegati.
Fortunatamente, in caso di drop il giocatore viene sostituito da un bot, tuttavia la frequenza con cui ciò capita è preoccupante. È un fatto particolarmente avvilente tanto più che le sessioni di gioco non durano mai poco: anche impostando il timer al minimo disponibile, qualora fossimo noi gli host, ogni giocatore ha a disposizione almeno 60 minuti di tempo. Dunque avviare una sessione implica un investimento di tempo non indifferente: vedersi buttati fuori improvvisamente nel pieno di una partita o vedere i bot sostituirsi ai giocatori uno dopo l’altro costituisce una bella seccatura. Inoltre, si tratta del classico gioco che è un piacere provare in compagnia di gente conosciuta: c’è un sistema di chat integrato ma il tipo di gioco non stimola molto il suo utilizzo. Certo è che sarebbe una bella seccatura organizzare una bella serata ludica e veder saltare la partita improvvisamente!
Il verdetto
A Game of Thrones: The Board Game – Digital Edition è una buona trasposizione videoludica di un gioco da tavolo: unisce profondità strategica ad eventi randomici e meccaniche di conquista di territori tipica dei wargame.
Se solo il gioco online permettesse di godersi una partita dall’inizio alla fine senza buttar fuori qualcuno! Se siete proprio dei fan del genere, potete scaricarlo in attesa di aggiornamenti che correggano la situazione, ma tutti gli altri possono passare oltre.
Insomma questo A Game of Thrones: The Board Game – Digital Edition, lo metto in download? Sì, ma solo se possedete una santa pazienza in grado di sopportare un Netcode pessimo.