La sempre maggior richiesta di applicazioni e videogiochi ha incrementato a dismisura la richiesta di artisti digitali nel corrente millennio, ma è vero che si tratta pur sempre di un settore nuovo e tutt’ora in sviluppo. In molti, chi per professione e chi per passione, si saranno affacciati al mondo dell’arte computerizzata, ormai disponibile su qualunque dispositivo dotato di uno schermo touch o su pc tramite le più pregiate tavolette grafiche, ma il disegno è un hobby che può essere coltivato anche in tenera età e ciò l’ha sempre reso il tema ideale per videogiochi istruttivi e innovativi.
Le console però non sono sempre state in grado di ricevere input tattili, dunque gli sviluppatori hanno dovuto sperimentare per lungo tempo periferiche alternative che rendessero possibile o più agevole il disegno digitale sulle loro piattaforme. Ripercorriamo l’evoluzione dei videogiochi di disegno, tra fallimenti e piccoli successi che porteranno al perfezionamento di questo genere.
Gli albori dell’arte digitale si scorgono negli anni ’60, periodo di produzione delle prime animazioni realizzate al computer: un esempio fu “Kitten“, un breve video di un gatto pixellato realizzato nel 1968 da un gruppo di fisici e matematici sovietici. Per quanto basilare, fu uno dei primi progetti a mettere in evidenza le potenzialità del digitale che furono poi sviluppate nei decenni successivi per essere applicate a svariati settori. Negli anni ’80, con l’avvento delle prime tavolette grafiche e dei primi software appositi, Disney rilasciò Basil l’investigatopo, il suo primo lungometraggio a utilizzare in maniera estesa l’animazione digitale, tecnologia che manterrà negli anni a seguire per la realizzazione de La Sirenetta e de Le Avventure di Bianca e Bernie (il primo a essere realizzato interamente al computer).
Fu nel 1984 che la Apple Computer iniziò ad aprire le porte dell’arte digitale alle masse: il Macintosh, infatti, permetteva di acquistare separatamente – alla modica cifra di 195$ – MacPaint, il primo software da disegno per PC. Non molto distante da Microsoft Paint, rilasciato dalla rivale l’anno seguente, il software Apple permetteva di realizzare disegni digitali in bianco e nero utilizzando i classici strumenti o alcuni interessanti pattern di pixel.
Sarà poi Wacom, azienda giapponese, a specializzarsi nella produzione di tavolette grafiche e a portare sul mercato la Wacom Intuos nei primi anni 2000. Da periferiche costose e di nicchia queste si sono ora evolute in dispositivi molto più ricercati e accessibili: che sia tramite pc o da un dispositivo mobile, tavolette, penne con sensori di pressione e software di disegno si sono moltiplicati a dismisura per adattarsi alle esigenze del nuovo mercato.
Se nel 1984 era già possibile disegnare su usando un mouse, perché non trasformare quello strumento in un joystick e creare una console che faccia lo stesso, ma sul proprio televisore? La LJN – azienda americana produttrice di giocattoli – pensò che ciò fosse effettivamente possibile e creò così LJN Video Art, una console creata appositamente per disegnare in digitale sulla tv: peccato che il lancio fu accompagnato da una serie di madornali errori, a partire dalla pubblicità ingannevole che mostrava disegni impossibili da realizzare con la console.
Il controller era ingestibile, tanto sensibile da spostarsi incontrollabilmente per tutto lo schermo e particolarmente scomodo da usare a causa del bottone posto proprio in cima al joystick; il software poi non conteneva un secchiello di riempimento che avrebbe reso più semplice almeno la colorazione dei disegni preimpostati integrati nella cartuccia di gioco. Per la cronaca, non si potevano neanche salvare i disegni: probabilmente la peggior console mai inventata.
Anche le prime note console fisse tentarono di portare l’arte digitale nelle case dei loro clienti, ma i primi tentativi furono abbastanza scadenti: su NES arrivò Videomation nel 1991, un gioco di disegno – per di più esclusiva nordamericana – che si giocava con il classico controller, mentre su SEGA Mega Drive lo stesso anno usciva Art Alive!, più completo della controparte Nintendo, ma sempre molto embrionale.
Tra gli altri esperimenti artistici su NES troviamo Color A Dinosaur, il cui nome dice già tutto sul suo contenuto, e Win, Lose o Draw, un primo tentativo di party game ispirato al pictionary ben realizzato per i tempi. In realtà esisteva già anche una cartuccia dedicata a Pictionary, ma consisteva unicamente nell’indovinare disegni realizzati dalla CPU e non prevedeva dunque che a disegnare fosse l’utente.
Nintendo ovviamente non poté fare a meno di infilare il proprio idraulico preferito anche in un gioco di disegno, ed ecco che nel 1992 arriva Mario Paint, forse una delle esperienze artistiche più complete per quei tempi: il gioco metteva a disposizione dei disegni da colorare con una moltitudine di strumenti e sfumature, era possibile stampare letterine, personaggi della serie Super Mario o elementi naturali per realizzare piccoli quadretti; era persino possibile disegnare un MIDI da far suonare a un Mario salterino, proprio come in alcune mappe del molto più recente Super Mario Maker.
Su Nintendo 64DD – periferica per N64 in esclusiva giapponese – era invece possibile giocare alla serie Mario Artist, nata nel 1999. Shigeru Miyamoto credeva fortemente nel progetto, tanto da farne realizzare non uno, ma ben 4: Art Studio, Talent Studio, Communication Kit e Polygon Studio. Il primo, Art Studio, fu rilasciato in bundle con il 64DD e l’apposito mouse, e voleva essere un seguito per Mario Paint con ancora più strumenti e adesivi, nonché la possibilità di animare e collaborare con altri utenti online. Talent Studio fu invece più un antenato di Tomodachi Life o altri titoli Nintendo di stampo prettamente nipponico, infatti era possibile personalizzare il proprio avatar 3D liberamente o persino inserire una foto del proprio volto sul modello! Il Communication Kit fungeva da DLC, aggiungendo alcuni strumenti a Mario Art e Talent Studio e dando la possibilità di condividere le proprie creazioni in rete, tuttavia, il servizio di rete Randnet fu disabilitato dopo appena 14 mesi. Polygon Studio è invece da considerare il primo e praticamente unico editor 3D su una console Nintendo: intuitivo e arricchito anche da alcuni minigiochi nei quali utilizzare il proprio modello personalizzato, permetteva di progettare schemi papercraft da farsi inviare a casa. Purtroppo, la suite creativa per NES vendette circa 7500 copie segnando un colossale fallimento.
Curiosità: parte dell’interfaccia, alcuni suoni ed effetti di cancellazione della pagina sono stati poi ripresi in Wii Photo Channel, canale del menu Nintendo Wii dove era possibile modificare le proprie foto con disegni, adesivi e filtri o risolvere puzzle (riprendendo i minigiochi delle serie Mario Paint e Mario Artist).
Il 2004 segna una grande svolta nel mercato videoludico con l’uscita di Nintendo DS, la prima console portatile dotata di due schermi dei quali uno touch screen. L’introduzione di questa nuovissima tecnologia, che ai tempi non era affatto diffusa come oggi, aprì le porte a tante nuove meccaniche di gioco, portando alla luce titoli sempre più curati e innovativi che ne sfruttassero al massimo le possibilità. Per farvi qualche esempio, nel 2005 uscì Big Brain Academy, da poco approdato in una nuova veste anche su Nintendo Switch, oppure Cooking Mama l’anno successivo che rientra tutt’ora tra i più memorabili titoli per la famiglia DS. Dall’allenamento mentale alla cucina, ma le possibilità erano davvero infinite avendo la possibilità di scrivere, disegnare e tracciare segni specifici sullo schermo!
Ecco che l’arte diventa nuovamente interesse di Nintendo con Art Academy, pubblicato in realtà solo nel 2009, ben 5 anni dopo il rilascio della console. Art Academy rappresenta a oggi la massima espressione di un gioco di disegno, fondendo un software completo a lezioni ad hoc che aiutavano davvero a migliorarsi e padroneggiare le tecniche pittoriche. Il software era completo di ruota dei colori, livelli, strumenti, matite e pennelli di varia forma e dimensione dall’effetto realistico. La serie tornerà su Nintendo 3DS con New Art Academy, una versione migliorata con nuove lezioni e più feature, e altri titoli in collaborazione con noti brand, da Pokémon a Disney.
La sfida però era portare il disegno anche su console fissa, ma come fare dato che né PS3, né Xbox 360, né Nintendo Wii erano provvisti di uno schermo touch screen (almeno non prima del 2012 con WiiU e Art Academy Atelier)? Ci pensa la Pipeworks Software a sviluppare uDraw Game Tablet, una tavoletta grafica per console, e non la sperimentarono solo per una delle suddette piattaforme, ma per tutte e tre! Probabilmente ai fini di massimizzare i guadagni – cosa non avvenuta –, ne realizzarono le varie versioni e riuscirono comunque a mettere sul mercato una buona quantità di titoli dedicati: dapprima uDraw Studio, un semplice software da disegno un po’ macchinoso, ma funzionale, poi il Pictionary (questa volta fatto bene) e dei giochi d’avventura e disegno con personaggi Disney, Marvel, Dreamworks e altri ancora. Riscontrò un modesto successo con i bambini, anche grazie alle suddette collaborazioni, ma non attirò un pubblico di professionisti o adulti appassionati per il prezzo troppo alto rispetto all’effettiva qualità del prodotto e per le numerose alternative ormai disponibili per altri dispositivi.
E Nintendo Switch? Lo schermo apre diverse possibilità, ma Coloring Book e altri giochini simili vanno bene solo per un pubblico estremamente casual e in tenera età. Sebbene a dir la verità non se ne sentisse alcuna mancanza, Collecting Smiles ha deciso di rendere anche l’ibrida della Grande N una tavoletta grafica con schermo a tutti gli effetti grazie a Colors Live e alla speciale Colors Solar Pen, penna con sensori di pressione che funziona quando collegata al jack delle cuffie della console.
Se non fosse per alcune lacune del software, per l’assenza di lezioni come quelle di Art Academy e per la penna che in assenza di schermo protettivo rischia di graffiare rovinosamente la console, sarebbe anche molto ben utilizzabile. Vi invitiamo a visitare la galleria sul sito ufficiale per avere un’idea dei capolavori che si possono realizzare con Colors Live e una buona dose di talento.
Come accennato pocanzi, la presenza del touch screen in Nintendo DS portò gli sviluppatori a trovare sempre nuovi modi per sfruttare le potenzialità della console portatile. Il disegno si trasformò perciò in meccanica per tantissimi titoli, primi tra tutti quelli della serie Drawn to Life, attiva dal 2007. I titoli della serie hanno in comune un ampio uso del disegno per personalizzare il mondo di gioco e i suoi personaggi nonché per proseguire nelle missioni che lo rendono a tutti gli effetti un’avventura RPG.
Come concept o come trovata di gameplay, l’arte è sempre più presente nei videogiochi, essendo ancor più sviluppati e conosciuti i software dedicati. In Okami vengono utilizzati dei tratti d’inchiostro per sferrare attacchi o risolvere puzzle, Splatoon invece è uno sparatutto, ma anche lì il colore è alla base del gameplay; numerosi sono poi i party game come Drawful, ideali per le serate tra amici – anche se qui la console viene utilizzata solo come tavola da gioco mentre i disegni vengono realizzati su cellulare, tablet o pc; un titolo indie più recente che vi raccomandiamo è sicuramente Chicory, avventura ricca di colore, arte e collezionabili che vi richiederà sia di realizzare piccoli quadretti, sia di sfruttare il vostro pennello magico per attraversare dungeon e sconfiggere temibili boss: un connubio davvero ben riuscito su Nintendo Switch!
Il futuro dei videogame di disegno risiede adesso nella realtà virtuale? Si parla tanto di metaverso, di nuovi universi digitali nei quali immergersi a 360° dotati di visori e sensori, allora anche l’arte non può che cercare il proprio posto in questo nuovo ambiente. Per primo Tilt Brush del colosso Google ha permesso con l’utilizzo di un visore di immergersi nell’arte, disegnando nell’aria pennellate tridimensionali per dar forma a opere a grandezza naturale. Quadri che si fanno ironicamente più tangibili nonostante il loro formato interamente digitale.
In uscita quest’anno anche Painting VR, dove però si disegna su una tela virtuale come se questa fosse realmente davanti a noi, così come in Graffiti Simulator o Vermillion, altri titoli per pc che sfruttano la realtà virtuale per far realizzare agli utenti le proprie opere d’arte digitali.
Tutte queste possibilità sono sicuramente divertenti, ma è indubbio che i software per PC e dispositivi mobili siano i più completi e versatili in circolazione. Dunque, con tutte queste opzioni disponibili è persino superfluo cercare nuove vie per disegnare anche su console o nella realtà virtuale, eppure si continua a farlo, per il fascino di poter disegnare ovunque e con qualunque cosa, per il gusto di trovare nuova ispirazione e fare arte in modi sempre diversi.
This post was published on 10 Aprile 2022 14:30
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