“Just like the wind I’ve always been
Drifting high up in the sky that never ends
Through thick and thin I always win
‘Cause I would fight both life and death to save a friend…”
[Castlevania: Symphony of the Night Original Game Soundtrack – Cynthia Harrell]
Sia ben chiaro. Io ADORO Dracula morto e contento.
E’ uno di quei film che guardi poche volte, se va bene una volta all’anno, ma che non ti delude mai. I tempi comici azzeccati, le battute sagaci e l’interpretazione sempre sul pezzo del compianto Leslie Nielsen ne fanno un’opera sempreverde.
La premura in merito al soggetto in questione, Dracula per l’appunto, è di non rischiare di cadere nei soliti clichè. Sì, va bene, i vampiri sono stati presi come soggetto in decine e decine di saghe e racconti, modificando e/o alterando la loro stessa natura a seconda della narrazione in atto (lo so che state pensando ai vampiri sbrilluccicosi!), ma proprio per questo motivo il rischio di rendere stucchevole questo genere di personaggi è molto alto.
E raccontare una saga lunga come Castlevania, cercando di far cogliere le sfumature proprie della saga stessa, non è impresa facile. La possibilità, o meglio il rischio, di realizzare una serie splatter senza un solido valore aggiunto era alta, con la conseguenza inevitabile di ottenere l’ennesimo titolo capace di attirare solo i veri appassionati del genere, e spesso nemmeno quelli.
ATTENZIONE, DA QUI IN POI GLI SPOILER FIOCCANO.
L’opera di Netflix, invece, si è rivelata azzeccata.
Anche la quarta stagione, uscita il 13 maggio scorso, non ha fatto sfigurare una serie che, già dalla prima stagione uscita nel 2017, aveva fatto drizzare le antenne agli spettatori. Pur solo con 4 episodi, è riuscita a raccogliere l’essenza e l’atmosfera della saga videoludica ed a riversarla sul piccolo schermo.
Sebbene la terza stagione non abbia riscosso un grosso successo, quest’ultimo capitolo ha decisamente alzato il ritmo, sconvolgendo le vite di tutti i protagonisti e regalandoci un finale di tutto rispetto, riuscendo a chiudere in maniera dignitosa l’arco narrativo di tutti i protagonisti.
Per chi non avesse ancora visto la serie (male, molto male!), eccovi un breve riassunto.
Ci troviamo in Valacchia, regione della Romania. La gente vive col terrore delle tenebre e con un malsano fervore religioso, ma nonostante ciò tutto sembrerebbe girare in maniera decente.
Certo, la gente muore di fame e di peste, ma potrebbe succedere di peggio… e difatti succede MOLTO di peggio.
Scambiata per una strega per via delle sue cure miracolose, quando in realtà usava semplici strumenti scientifici (ma si sa, scienza e religione, una volta, non andavano molto d’accordo), la moglie di Vlad Tepes, Lisa Tepes, viene condannata al rogo per eresia. Il marito, una volta tornato a casa da un lungo viaggio, verrà a scoprire dell’accaduto, beh… non la prenderà molto bene.
Convinto a fare quel viaggio dalla moglie stessa, con l’intenzione di fargli capire che al mondo c’è anche del buono, Vlad alias Dracula decide, con molta sobrietà, di sterminare completamente la razza umana. Quisquilie, insomma.
Inizia quindi a radunare un esercito composto da fidati (più o meno) generali vampiri ed una schiera immensa di creature della notte (mostri di vario genere, aspetto e potere), e comincia di lì a poco la sua opera di bonificazione della razza umana.
Nel frattempo, in un villaggio sperduto della zona, l’ultimo rampollo della dinastia Belmont, il giovane e rampante Trevor, decide di riprendersi dal suo costante stato di ubriachezza molesta ed inizia a sterminare creature della notte e, occasionalmente, qualche umano che gli sbarra la strada. Trevor infatti fa parte di una famiglia che da generazioni combatte i mostri, e che spesso venivano accusati loro stessi di attirare questi mostri sulla terra, causando morte e distruzione.
Nonostante l’odio della gente (solo inizialmente, quando poi capiscono cosa è in grado di fare, vedi come cambiano idea in fretta), Trevor inizia a girare per la Valacchia, cercando di bloccare l’orda di creature della notte che Dracula sta rilasciando ad ondate in tutto il paese. Durante le sue imprese, a lui si uniscono Sypha Belnades, una giovane maga che diventerà la sua compagna, e Adrian Tepes, il figlio di Vlad e Lisa Tepes, conosciuto dai più come Alucard.
Sì, Alucard è Dracula scritto al contrario. La scelta del nome (o meglio, del soprannome) sta nel fatto che, mentre Dracula vuole distruggere gli umani che considera alla stregua di bestiame, Alucard vuole invece salvarli in quanto li considera esseri suoi pari. Quindi, anche a livello di morale, è esattamente il contrario del padre.
Apprezzabile la scelta stilistica, a parer mio. E non suona nemmeno male.
Dopo una serie di peripezie, pericoli, uccisioni e sangue (davvero TANTO sangue), i nostri eroi riescono ad uccidere Dracula. Ma nonostante ciò, la guerra non sembra finire, anzi.
Uno dei generali di Dracula, Carmilla, decide di cogliere la palla al balzo e di proseguire l’operato di Vlad. Insieme alle sue 3 sorelle inizia una scalata al potere, radunando eserciti ed organizzando incursioni ed assalti in giro per il paese. Oltre a lei, anche un vecchio fedele di Dracula, Isaac, ha ambizioni più elevate rispetto a quanto non avesse prima della morte del suo padrone. Egli infatti è un uomo conosciuto anche come Forgiatore Diabolico, in grado di creare creature della notte dai cadaveri delle persone.
Mentre Carmilla ed Isaac iniziano a costruirsi i propri eserciti (la prima aiutata da Hector, altro Forgiatore Diabolico assoggettato al suo volere), Trevor, Sypha e Alucard decidono di prendersi del tempo per loro. Ma mentre Alucard inizia a soffrire la solitudine nel castello del padre, Trevor e Sypha fanno la conoscenza di Saint Germain, un vecchio viaggiatore che millanta di essere un prode alchimista. Questo incontro porterà i due ragazzi, dopo varie e macabre scoperte, a capire che qualcuno sta cercando di riportare in vita Dracula.
Le storie proseguono accompagnate da orrori e fiumi di sangue, fino a quando, durante lo scontro finale all’interno del castello di Dracula, Alucard, Trevor e Sypha assistono impotenti alla rinascita (perlomeno temporanea) di Vlad Tepes “fuso” con la moglie, il tutto causato da un ambizioso Saint Germain che, influenzato da un’entità che si scoprirà poi essere La Morte, decide di compiere un rituale terribile al fine di rivedere la sua amata.
In un modo o nell’altro, l’ibrido Vlad/Lisa sembra volatilizzarsi e sparire di nuovo, mentre Saint Germain riceve un colpo mortale che lo scaraventa al suolo. Trevor, in un ultimo disperato tentativo di salvare la situazione, riesce a mettere in salvo Alucard e Sypha, e decide di sfoderare i suoi attributi cubici ed affrontare in singolar tenzone La Morte, che si rivela essere un’entità antichissima simile ai vampiri, ma che si nutre di morte. Ella infatti aveva spinto Saint Germain a riportare in vita Dracula in quanto, quest’ultimo, era il suo principale pusher di cibo raffinato.
Ma nonostante la disparità di forza, Trevor Belmont riesce ad uccidere questa potente ed oscura entità, a costo della propria vita…
…o perlomeno questo sembra essere fino al gran finale, dove i tre amici si ritrovano di nuovo insieme e decidono di fondare una piccola città ai piedi del castello di Dracula, ora in possesso di Alucard.
E Dracula? Durante una scena finale si vedono Vlad e Lisa arrivare presso una locanda, felici, con l’intenzione di approfittare di questa loro seconda occasione per poter vivere serenamente e girando per il mondo. E possibilmente lontano da roghi o paletti appuntiti.
La trama rispetta in maniera abbastanza fedele la linea “canonica” della serie videoludica, dove in quasi tutti i capitoli il membro di turno della famiglia Belmont deve sconfiggere Dracula ed il suo esercito del male. Ma a differenza del videogioco, questa serie ha quello che, potremmo definire, un lieto fine.
Nei vari capitoli di Castlevania, causa sicuramente l’intenzione di lasciare un cliffhanger al quale allacciarsi col capitolo successivo, il finale era quasi sempre aperto (o non del tutto chiuso), con il solito iter di “resurrezione” di Dracula che vuole conquistare e/o distruggere l’umanità, ed il Belmont di turno impegnato ad impedirglielo.
Sì, l’originalità non è la qualità principale di questa serie.
I personaggi dell’anime, Trevor, Sypha ed Alucard, sono apparsi tutti e tre nel videogioco Castlevania III: Dracula’s Curse, un platform a scorrimento old style ambientato nel 1476, dove dobbiamo comandare il nostro Belmont a sconfiggere (indovinate?) Dracula per impedirgli (indovinate?) di conquistare il mondo.
In questa versione del gioco, tuttavia, a differenza dei precedenti capitoli dove era possibile comandare soltanto il protagonista, è possibile switchare tra più personaggi, ognuno con una propria peculiarità. I personaggi in questione sono, come anticipato, Sypha ed Alucard, più un terzo personaggio, Grant Danasty, pirata dalle doti acrobatiche notevoli.
Anche Isaac ed Hector, i due Forgiatori Diabolici della serie, erano già apparsi in un videogioco dove li vedeva entrambi protagonisti. O meglio, Hector era il protagonista ed Isaac il suo diretto rivale. Il gioco, intitolato Castlevania: Curse of Darkness, è ambientato nel 1479, e segue gli eventi di Castlevania III: Dracula’s Curse (un sacco di maledizioni, in questa saga). Qui Hector, in cerca di vendetta nei confronti di Isaac, colpevole di avergli ucciso l’amata, decide di invadere il castello di quest’ultimo, insieme ad un’orda di fedeli ed oscuri seguaci. Nel gioco appare anche in più di un’occasione Saint Germain, che disturberà in maniera più che fastidiosa il nostro “eroe”.
Piccola digressione: il più volte citato Saint Germain si rifà ad un personaggio realmente esistito, il Conte di Saint-Germain, che si racconta aver avuto diversi interessi legati all’alchimia ed all’occultismo. Ed è stato citato in diverse opere, a fronte del fatto di come sia stato un personaggio molto interessante. Controverso, ma interessante.
Facendo un excursus su tutta la serie, Castlevania può senz’altro vantarsi di essere, con i suoi 35 anni di età, una delle saghe più longeve della storia videoludica. Anche se, come detto in precedenza, le trame dei vari capitoli non variano troppo tra loro, senza dubbio l’ambientazione, il ritmo e l’aura di terrore a 8-bit hanno fatto appassionare numerosi giocatori.
Tutto il franchise ha incassato, in questi anni, oltre 20 milioni di dollari, cosa che ha rimarcato ulteriormente l’accoglienza da parte dei suoi fan. Certo, è palese dalle vendite molto basse di alcuni capitoli che, in certi casi, sono stati realizzati prodotti non sempre all’altezza. Basti pensare alla differenza tra Castlevania: Lords of Shadow (uno degli ultimi della saga), con più di 1’700’000 unità vendute, contro le circa 40’000 unità di Castlevania: The New Generation (conosciuto negli USA come Castlevania: Bloodlines).
I più potrebbero imputare la differenza di vendite soprattutto alla differenza di età dei due prodotti (The New Generation uscì nel 1994, Lord of Shadow nel 2010), e che negli anni il numero di videogiocatori è aumentato sensibilmente. Vero. Ma se si pensa che un CAPOLAVORO come Castlevania: Symphony of the Night ha venduto più di 1’200’000 unità, ed ha solo 3 anni in meno di The New Generation (è stato prodotto nel 1997), capite bene come la differenza NON stia solo nell’età anagrafica.
La saga inoltre, con il capitolo sopracitato Symphony of the Night, è stata precorritrice di quel filone di videogiochi conosciuti anche come Metroidvania. Difatti, a differenza dei vari platform precedenti, dove si poteva andare avanti ed indietro (o spesso solo avanti) senza avere particolari interazioni con l’ambiente, se non quello di attraversarlo, in Symphony of the Night è stata aggiunto un aspetto in stile RPG, che consentiva un vero e proprio potenziamento di forza e, soprattutto, capacità sovrannaturali, che consentivano al protagonista (che in questo capitolo è Alucard) di superare barriere o pericoli altrimenti insormontabili, unito alla possibilità di tornare sui propri passi ogni volta che lo si desiderava.
Nel 2010 la serie è stata rilanciata con un reboot interessante. Il capitolo Castlevania: Lord of Shadow ha ricevuto un’accoglienza molto positiva, sia come vendite (come si è già detto in precedenza) sia come critica in generale, rendendolo ad oggi il capitolo più venduto dell’intero franchise.
La serie animata ha riscosso un notevole successo, tant’è che pure Rotten Tomato, sempre severissimo e spietato nei confronti di opere tratte da fumetti e videogiochi, ha valutato in maniera positiva Castlevania, rendendolo il primo della sua tipologia ad avere la sufficienza in campo cinematografico.
Inoltre, per il 2022, è previsto il seguito ufficiale della serie. Durante il Geeked Week, Netflix ha annunciato UN SACCO di serie potenzialmente golose, tratte da fumetti e videogiochi, tra le quali spunta pure il seguito di Castlevania, ambientato durante la Rivoluzione Francese nel 1792. Il gioco vedrà come protagonisti Richter Belmont (discendente di Trevor e Sypha) e Maria Renard, alle prese con… lo vedremo.
La cosa che (mi) lascia perplesso è che nel tweet ufficiale citano Richter come “figlio” di Trevor e Sypha, ma a meno che non abbia scoperto il segreto della vita eterna, vedo la cosa un po’ difficile, dato che le prime 4 stagioni sono ambientate tra il 1400 ed il 1500. Forse si tratta di un semplice refuso… o magari no.
Vedremo quindi. Attendo con trepidazione la serie.
Anche perché si parla di Richter Belmont. E quando si cita lui, il pensiero corre rapido e felice a Castlevania: Symphony of the Night.
Che bei ricordi.
This post was published on 9 Febbraio 2022 14:00
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