“Crazy, but that’s how it goes Millions of people living as foes
Maybe it’s not too late To learn how to love And forget how to hate
Mental wounds not healing Life’s a bitter shame
I’m going off the reails on a crazy trains…”
[Crazy Train – Ozzy Osbourne – Epic Records]
Come molti sapranno, purtroppo lo scorso 28 Maggio l’artista belga Benoît Sokal si è spento all’età di quasi 67 anni.
Oltre ad essere stato un fumettista conosciuto soprattutto per il suo personaggio più famoso, l’Ispettore Canardo, è stato anche l’autore di una saga di avventure grafiche che, sono sicuro, ha appassionato i fan dei punta-e-clicca.
Stiamo parlando di Syberia, una serie di avventure che narrano le imprese di Kate Walker, avvocato statunitense alle prese con la ricerca della misteriosa terra di Syberia, per l’appunto, dove leggende narrano che vi siano ancora in vita gli ultimi mammut.
L’avvicendamento di eventi straordinari ed incontri con personaggi stravaganti, uniti al fascino di uno steampunk mai stucchevole, ad una colonna sonora azzeccata ed a disegni meravigliosi (soprattutto nei primi due episodi della saga) hanno fatto entrare nel cuore di tutti i videogiocatori l’intera saga.
Lo scorso 10 Dicembre è uscito il quarto capitolo della saga, Syberia: The World Before, diretta continuazione del capitolo precedente che, al contrario dei primi due capitoli i quali hanno riscosso un successo notevole, ha lasciato molte persone con l’amaro in bocca. Colpa le diverse imperfezioni contenute all’interno del gioco, un doppiaggio che, anche in lingua originale, ha lasciato a desiderare (cosa ancora peggiore, NON è stato doppiato in italiano, a differenza dei primi due capitoli dove hanno collaborato fior fiori di doppiatori, tra i quali Stefania Patruno, Luca Sandri ed Emanuela Pacotto), un sistema di controllo impreciso ed una grafica, considerando l’anno d’uscita, già datata.
Insomma, un potpourri di cattive scelte.
La volontà di Benoît Sokal
Complice probabilmente una voglia di riscatto da un risultato deludente, la Microïds e Sokal si sono rimboccati le maniche ed hanno scritto un nuovo capitolo, con una scelta stilistica interessante (la trama si intreccerà lungo due linee storiche differenti), un sistema di controllo rivisto (si torna al vecchio punta-e-clicca) ed una grafica adatta ai tempi.
Seppur l’uscita anticipata del prologo, avvenuta l’8 ottobre 2020, avesse mostrato ancora alcuni piccoli difetti (una sync labiale non perfetta, rallentamenti e texture ballerine), aveva sicuramente messo in mostra le dichiarazioni di intenti del duo Microïds/Sokal; una voglia di riscattarsi e di mettere in pista un prodotto degno dei primi due meravigliosi episodi.
Con sommo rammarico, tuttavia, l’artista belga non avrà più la possibilità di vedere se e quanto il suo ultimo gioco otterrà il riscatto voluto. E ciò lascerà una profonda ferita in tutti i fans della serie.
Ma è giusto ricordare come Sokal, fin dal suo primo progetto, abbia dato un’impronta unica a tutti i suoi lavori, andando a rappresentare luoghi e posti immaginari che si vanno a fondere con il mondo reale, senza tuttavia rendere il tutto superficiale o inopportuno.
Potremmo definire l’insieme delle sue opere come l’Universo Sokal.
Avventure tropicali ad Amerzone
La sua prima opera, Amerzone: Il testamento dell’esploratore, è ambientata in un luogo tropicale del Sud America, che richiama fortemente l’Amazzonia (da cui deriva, molto probabilmente, il nome stesso dell’opera). E’ un luogo che trasuda mistero, avventura e caldo.
Tanto caldo.
In questa parte del mondo, Sokal ci racconta la storia di un giornalista, ritrovatosi suo malgrado nel ruolo di avventuriero/biologo, con la missione di riportare nella sua terra natìa un uovo che sta per schiudersi. E’ facile immedesimarsi nel ruolo del giornalista senza nome (unico protagonista nei suoi giochi a non avere un’identità definita), che da semplice spettatore delle gesta dell’avventuriero Alexandre Valembois si trova catapultato in un mondo non suo, con un incarico nobile che metterà in discussione tutto quello in cui credeva.
Se dovessimo posizionare Amerzone su una cartina geografica, considerando gli elementi che abbiamo a disposizione, e quindi foreste fluviali, un lungo fiume da raggiungere e vulcani da scalare, di certo potrebbe essere collocata in un punto tra Brasile, Perù e Colombia. L’immagine di un fiume ancora sconosciuto, messo in ombra dal più noto Rio delle Amazzoni, che conduce in una terra misteriosa che dà i natali ad una razza di rari e candidi uccelli, è di certo il paradigma dei più classici e celebri romanzi di avventura dell’inizio dello scorso secolo.
Dal cuore dell’America al “Paradise” africano
Di certo anche l’Africa è stata scenario di numerosi romanzi e racconti di avventure. Dopotutto, la culla della civiltà è un ricettacolo di emozioni che coinvolgono tutte le sfaccettature dell’animo umano.
E’ in questa terra, infatti, che Sokal ambienta l’avventura intitolata Paradise. La storia racconta le travagliate vicissitudini di Ann Smith, pseudonimo di una principessa che, a causa di un grave incidente aereo, perde la memoria ma tenta, nonostante tutto, di ritornare a casa.
Tutto molto romantico ed avvincente, se non fosse per alcuni “dettagli” che portano l’avventura su toni più seriosi rispetto alle altre.
La nostra protagonista, infatti, in realtà è la figlia del tiranno di Maurania, un regno nel cuore dell’Africa dove una furiosa guerra civile sta portando caos e morte ovunque. Re Rodon, il padre della ragazza, ormai prossimo alla morte, richiama a casa la figlia da Ginevra dove stava studiando. Ed è lì che, a causa di un attentato da parte di alcuni ribelli, la ragazza perde i ricordi, ed è convinta quindi convinta che la sua casa sia a Ginevra, da dove era partita, e non in Maurania.
Accompagnata da un misterioso leopardo nero, Ann attraverserà un continente devastato da guerre civili e violenti scontri, che la porteranno lentamente a riacquistare i ricordi e, forse, a ricongiungersi con suo padre.
Purtroppo (ed è un purtroppo che va letto necessariamente su più livelli) le vicende narrate in Paradise accadono tutt’oggi in molte zone dell’Africa, ed è difficile poter dare una posizione verosimile al regno di Maurania. Ma avvalendoci del fatto che le sue opere hanno a che fare con il “cuore” delle cose, potremmo collocare tale regno proprio al centro dell’Africa stessa, nel cuore del continente nero.
Un noir su un’isola che sprofonda
Ci spostiamo repentinamente in un altro posto caldo, circondati da uno splendido mare, belle ragazze ed ecomostri architettonici.
Questa avventura, intitolata Sinking Island (letteralmente, l’isola che sprofonda), presenta diverse novità, sia dal punto di vista dello stile di gioco che dell’ambientazione.
Ci troviamo infatti nei panni del detective Jack Norm, inviato su un’isola maldiviana per indagare sulla morte dell’imprenditore milionario Walter Jones. L’intera avventura si svolgerà sull’isola ed all’interno dell’albergo di proprietà dell’imprenditore, nominato Torre di Sagorah (l’ecomostro di cui sopra).
La morte del ricco imprenditore, inizialmente imputata alla sua futura moglie, viene stravolta da una serie di eventi ed indizi che fanno rimbalzare i sospetti tra tutti i possibili imputati presenti sull’isola, rispettivamente i tre nipoti con rispettivi coniugi, l’architetto progettista dell’albergo, l’avvocato/curatore degli affari del fu imprenditore ed infine, come anticipato, la futura moglie accompagnata dal padre.
Il clima squisitamente noir, che strizza l’occhio in più occasioni ai racconti del genere (Agatha Christie intensifies), incorniciato in ambienti in stile art decò volutamente fatiscenti, richiama davvero tanto i classici romanzi gialli.
E perché allora “isola che sprofonda”?
Chiedetelo al grattacielo/albergo dall’estetica discutibile, che costruito probabilmente in economia sulla sabbia (ottimo terreno per delle solide fondamenta, eccerto!) sta inesorabilmente affossando. E sì, c’è anche una tempesta tropicale in atto che sta investendo l’intera isola e ne minaccia l’esistenza… ma è sicuramente colpa dell’abominio edilizio anche la tempesta.
Viene rivelato che la fittizia isola di Sagorah fa parte dell’arcipelago delle Maldive, per cui il collocamento dell’avventura è molto più semplice rispetto alle sue sorelle.
Nikopol: la “sorellastra” della famiglia
Questa volta ci spostiamo in Europa, più precisamente a Parigi, nel 2023, in un futuro distopico abbastanza prossimo dove l’intera capitale francese sta vivendo una situazione non propriamente tranquilla.
La città è assoggettata ai voleri del proprio presidente/dittatore che, allungando i propri tentacoli in ogni, dove tiene sotto controllo tutti i cittadini, rincarando la dose con false promesse, controlli asfissianti e paura.
Tanta paura.
Nel mentre, anche l’intero Pantheon egizio, a bordo della loro astronave a forma di piramide (giustamente), inizia a sorvolare la città, in cerca di qualcosa di vitale importanza per loro, e per la quale sono disposti a scendere a patti con gli umani.
In tutto questo marasma di tecnologia, paura, intrighi e complotti, il nostro protagonista, Alcide Nikopol, cerca di sopravvivere dipingendo quadri e destreggiandosi per evitare guai. Ma quando questi intaccano nuovamente il suo “quieto” vivere decide di ribellarsi.
Letteralmente.
Stanco del regime opprimente nel quale è costretto a vivere, si mobilita insieme ad un gruppo di ribelli con i suoi stessi ideali, per riuscire a salvare quanto possibile un paese ormai allo sfacelo.
A differenza delle altre opere, questa avventura si basa sulla graphic novel La fiera degli immortali di Enki Bilal. Tuttavia, pur non essendo un’opera originale dell’autore belga, quest’ultimo si è occupato dell’intero adattamento, sia per quanto riguarda la trama del gioco (fedele alla graphic novel, seppur “semplificata” quel che basta per renderla ottimale), sia per la creazione degli enigmi sia, ovviamente, per tutto l’apparato di design e scenografia, dimostrando ancora una volta (se mai ce ne fosse stato necessario) di essere stato un artista poliedrico e completo.
Un’altra differenza rispetto alle altre opere è la collocazione dell’avventura stessa. Questa volta non è stata necessaria la creazione di una città distopica e lontana dal mondo, ma è stata presa una città reale (Parigi) e maneggiata quel tanto che basta per renderla quanto più tremenda e orribile.
Ma vista l’abilità con la quale l’opera è stata trasposta, merita di essere anch’essa inserita nel Sokal Universe.
Syberia e la voglia di riscatto
Rimaniamo sempre in Francia, più precisamente a Valadilène, un piccolo e remoto paesino immerso tra le Alpi francesi. In questo posto ha inizio la lunga ed appassionante avventura di Kate Walker, protagonista della celeberrima saga di Syberia.
Trovatasi sbalzata dalla caotica e moderna New York in un luogo appartenente ad un altro tempo, la nostra eroina si troverà coinvolta in una serie incredibile quanto impensabile di avvenimenti, che la porteranno da essere un semplice intermediario per un’importante trattativa economica, a trasformarsi via via in un’avventuriera fatta e finita, il tutto accompagnata da invenzioni in stile steampunk e da temperature che si fanno via via sempre più rigide man mano che il viaggio prosegue.
Partendo dalla Francia a bordo di un efficiente quanto bizzarro treno, Kate attraverserà tutto il continente, passando da Barrockstadt (città universitaria in sfacelo, probabilmente locata in qualche punto disperso della Germania), da Komkolzgrad (impianto minerario nel cuore della Russia) fino alla città termale di Aralbad (verosimilmente accostata al Lago d’Aral, lago salato di origine oceanica tra Uzbekistan e Kazakistan).
E questo solo nella prima parte della sua avventura.
Difatti, dopo la sua breve tappa nel cuore dell’Asia, il suo viaggio procederà dritto e spedito attraverso tutta la Siberia (quella reale), fino a trovarsi nelle coste a Nord del continente, dove solcherà il mare fino ad approdare sull’isola di Syberia, terra dei mammut e degli Yukol (antico popolo nomade, ammaestratori di questi pelosi pachidermi).
E se pensate che tutto questo incredibile viaggio è stato compiuto “solo” per realizzare l’ultimo desiderio di un geniale inventore, che per tutta la vita non ha fatto altro che sognare di vedere queste mastodontiche creature date ormai per estinte, il tutto acquista un chè di romantico ed introspettivo.
Chi di noi mollerebbe tutto per aiutare uno sconosciuto a realizzare il suo sogno di bambino?
Ai posteri la sentenza
Eppure Syberia è anche questo. Una storia di dedizione, di rispetto, di passione e di ammirazione.
E’ il sacrificarsi per un qualcosa di più alto, rispetto alla carriera, al denaro ed, in certi casi, anche all’amore.
E’ riconoscere la genialità nella mente altrui, anche quando questa è distaccata dalla consuetudine e dalla realtà.
E’ vedere con il cuore, al di là di ogni più solida apparenza, quanto il sogno di un’altra persona possa diventare importante anche per se stessi, anche quando questo sfiora l’assurdo o la follia.
E’ poesia. Romanticismo. Avventura. Amicizia. Forza. Coraggio. Passione.
E’ davvero molto di più di una semplice storia.
Seppur il terzo capitolo abbia lasciato delusi molti fan, è alta l’attesa e l’aspettativa per quest’ultimo capitolo della saga.
Non possiamo fare altro che il tifo per Kate, ed augurarci che l’eredità di Benoît Sokal possa perdurare ancora a lungo, accompagnando sia vecchi appassionati che nuovi giocatori in un universo ricco di avventure, scoperte ed emozioni.
Tante emozioni.