Scegli la classe di partenza un’altra volta, calati nel mindset meglio appropriato a incassare i colpi e le nefandezze che quel fato birichino “RNG Supremo” ha in serbo per te ancora una volta; passa in rassegna le tue carte un’ultima volta.
Che tu sia pronto o no, da questo punto in poi non si torna indietro.
Questo è più o meno ciò che può fluttuare nelle meningi del giocatore durante i primi 3 secondi di game (Almeno da quando, qualche anno fa, Slay the Spire ha aperto le porte dell’inferno) per chi agogna quel brivido celato nel dominio dell’ingovernabilità, anche questa rinchiusa in un genere chiamato amorevolmente Roguelike/Deckbuilder.
Questo genere è pregno di ottime idee che, su mobile, splendono ancora di più guadagnando in intuitività grazie ai controlli touch; questa caratteristica rende lo smartphone, di fatto, la piattaforma più comoda per chi vuole armeggiare con questo genere di titoli.
Andiamo quindi a scandagliare due esempi parecchio accattivanti tra quelli disponibili in free-to-play nei cataloghi degli store.
Con una grafica pixellosa e colorata, Rogue Adventure ripropone la formula che ha visto il fiorire del genere nel recente passato. Una volta deciso il sentiero da intraprendere sulla griglia che traccia il cammino proceduralmente generato della nostra avventura, affronteremo gli scontri in combattimenti a turni, scanditi da una limitata quantità di mana per giocare e sprigionare il potenziale delle nostra carte.
Ognuna raffigurante un bel personaggio dallo stile cartoonesco e ben riconoscibile, le carte che popolano il nostro arsenale hanno la facoltà di danneggiare direttamente i mostri nemici o porre degli scudi tra noi e loro per proteggerci dalle seguenti ripercussioni. A questo, chiaramente, vanno aggiunti infiniti altri effetti che scavano nella tradizione classica del CCG, come guadagnare bonus e malus, infliggere status alterati, rimpinzare le riserve di mana o andare a pesca di “proprio quella carta lì che mi serve adesso per proseguire in una data strategia“, e via dicendo.
Sotto questo aspetto c’è da sbizzarrirsi, tanto delle combinazioni possibili che tengono conto di tipologie e attributi delle carte, dando senso alla costruzione di mazzi tematici o per sfruttare le singole abilità di ognuna nell’insieme, inanellando all’evenienza combo lunghe da Modena al Kilimangiaro e partorendo parametri con cifre da capogiro.
Marchingegni necessari alla sopravvivenza nelle sempre presenti modalità postgame-numerate e che detto tra noi somministrano pure una copiosa dose di soddisfazione.
Run dopo run, andremo a sbloccare fino a una decina di classi selezionabili. Ognuna ci fornirà il suo starter-set di carte oltre che una skill di classe atta a indirizzare le scelte di costruzione del deck specie nelle primissime fasi, quei momenti fondanti in cui si prega a braccia aperte la divina RNG perché interceda a saziare la nostra sete di metagame.
Centinaia sono le carte, e altrettanto numerose le skills acquistabili presso i mercanti ove le biforcazioni della nostra griglia ci guideranno. Qui si potrà spendere la valuta locale per acquistare carte che non siamo stati fortunati di ottenere come reward dopo gli scontri o acquisire skills spendendo gemme, una valuta più rara che potremo ottenere imbattendoci negli scrigni del tesoro e guardando una pubblicità, il solo vero momento ad del gioco.
Gli sviluppatori, presenti su reddit, aggiungono e bilanciano le carte con periodici aggiornamenti. Un bel plauso a loro.
Jobmania in qualche modo rimescola le carte in tavola. E lo fa esasperando alcuni elementi per giungere a un’identità propria, una volontà che tendendo l’orecchio si può già scorgere dalle suggestive note che ne accompagnano la schermata di titolo.
Torniamo per un istante a quei fatidici primi 3 secondi di cui si parlava a inizio articolo: nel caso di Jobmania mi sa che non bastano. Questo perché la scelta su quale classe usare per la run si dipana in due,:dovremo difatti scegliere sia un Job sia un Hero.
Volendo fare una conta precisa, la somma di Jobs e Heroes va verso l’ampio centinaio e la cosa ci renderà ulteriormente felici visto che, questi ultimi, rappresentano ogni singolo avatar incontrabile nel dungeon come avversario.
Scendere in un merito di tale portata è impensabile ed è effettivamente difficile arrivare a dire che l’equilibrio tra le infinità di abbinamenti concepibili sia voluto o sia semplicemente rutto del caso. Ci limiteremo a riportare, che nella cospicua quantità di ore che ho dedicato al titolo, mi sono sempre divertito nel bene e nel male a scegliere tra gli Heroes più forti che avevo a disposizione abbinandoli ai jobs che mi sembravano più fighi.
Il Job fornisce le prime carte (qui denominate Abilities e trattate come singoli attacchi o tecniche prive di rappresentazione grafica unica); durante la discesa nell’Eternal Dungeon si otterranno quindi nuove Abilities con cui costruire il deck, ma attenzione, perché sarà possibile incappare anche in nuovi Jobs. Sarà possibile gestire, in contemporanea, fino ad un massimo di 3 jobs diversi.
Le Abilities non hanno effetti pirotecnici: si paga il costo in punti azione, si conta il numero di danni o il quantitativo di scudo generato e si continua.
E’ possibile guadagnare dei bonus grazie a un contatore combo che aumenta quando se ne giocano in sequenza diverse dello stesso attributo ma difficilmente faremo affidamento su qualcuna in particolare per cambiare le sorti di un turno.
Inoltre il loro output è legato alle stats dell’Hero che si è scelto: maggiore la statistica dell’eroe nell’attributo di una abilità, più potente sarà il suo effetto.
Ogni avatar mette anche in campo delle abilità passive e una finisher. L’appeal maggiore del titolo sta certamente nell’utilizzo sapiente dei nostri jobs, che se alternati in posizione “attiva” nel corso della battaglia possono contribuire largamente a potenziare e estendere le combo.
Per gestire il suo cargo merci di contenuti il gioco si affida ovviamente a un gacha system predisposto a dispensare eroi e materiali. Materiali utili per l’elaborazione dei nuovi lavori nel sistema di sintesi incorporato. E, a proposito di “sintesi“, credo difficilmente smetterò mai di meravigliarmi al pensiero che nel Play Store e nell’App Store esiste una serie di giochi adibiti esclusivamente a sintetizzare roba, racchiusi in un genere chiamato amorevolmente Merge Games. Ma ne riparleremo un’altra volta.
Ciò detto, Jobmania risalta tra i suoi colleghi per un raffinato senso estetico, dai menù, ai disegni alle icone dei jobs. I personaggi attingono dal mondo videoludico alla mitologia fino alla cultura pop, basta citare robe come Dark Vader, Oblivion Knight, Amazon Prime per rendersene conto. Esplorando il dungeon verrà fuori un accenno di lore misteriosa e bizzarra, perfettamente in linea col tutto, e anche l’aspetto sonoro, seppur minimale e di un loopposo preponderante, contribuirà a generare una atmosfera.
Tanto consigliato per chi ha voglia di qualcosa sopra le righe e dalla folle originalità..
This post was published on 25 Ottobre 2022 12:30
Grandi notizie per tutti gli appassionati delle grandi feste e dei momenti memorabili: il capodanno…
Siamo stati a Francoforte per un'anteprima di Dinasty Warriors: Origins alla presenza del director del…
Recensione de I Figli della Grande Inang-Uri, un GDR masterless di worldbuilding cooperativo ambientato sul…
Poco più di un mese alla fine del 2024 ed è tempo di bilanci: quali…
Apple è pronta a cambiare tutto in vista del lancio del prossimo iPhone 17, con…
Per quanto riguarda Postepay c'è una funzione che non tutti conoscono e che forse non…