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Speciali

Slitterhead: commento al trailer del nuovo horror del padre di Silent Hill

I The Game Awards 2021 hanno offerto l’opportunità di dare una seconda, o terza, occhiata a progetti già ben consolidati nelle wishlist dei giocatori e scoprire titoli del tutto inediti, tra cui anche alcune nuove IP. Tra queste spicca il nuovo videogioco horror di un veterano dell’industria e del genere, Keiichiro Toyama. È stato mostrato per la prima volta, in formato video, Slitterhead.

Diciamocela tutta, gli appassionati di videogiochi horror hanno due padri, Shinji Mikami (Resident Evil) e Keiichiro Toyama (Silent Hill, Forbidden Siren), quindi non è sorprendente che il nuovo progetto di quest’ultimo abbia suscitato particolare interesse in chi da tempo chiede un nuovo capitolo ambientato sulla collina silente.

Era da un po’ che Toyama non mostrava qualcosa di suo (Mikami è tornato già da un po’ con The Evil Within e il prossimo Ghostwire Tokyo); un primo assaggio lo avevamo avuto a febbraio quando furono rilasciate alcune immagini di un misterioso titolo horror dall’autore di Silent Hill (qui l’articolo completo). Ora, a capo di un piccolo team, Bokeh Game Studio, Toyama è pronto a regalarci altri brividi lungo la schiena.

Chi ha visionato il trailer già sa che non c’è unicamente Toyama come sigillo di garanzia, ma anche Akira Yamaoka, compositore giapponese proprio dei classici capitoli di Silent Hill. I due, dunque, tornano a lavorare insieme, dopo che Yamaoka ha prestato la sua arte al team polacco Bloober Team per la realizzazione delle musiche di The Medium.

Non sappiamo molto di Slitterhead, tuttavia dal trailer possiamo comunque cercare di ricavare qualche informazione.

Il video inizia con un uomo che cammina tranquillo, fin troppo vista la desolazione del vicoletto in cui si trova, avvicinato da una donna conturbante che in pochi secondi mostra la sua vera natura, quella di mostro abominevole. La fine dell’uomo è presumibile: morte o, chissà, trasformazione. Infatti, non sappiamo se le persone che si tramutano in creature orripilanti siano state possedute da parassiti alieni o simili e facciano da semplice involucro o se questi mostri siano in grado di replicare la forma umana, come ne La Cosa di Carpenter. La mutazione della donna, tra l’altro, non sembra dissimile proprio da quelle che avvengono nel film cult.

Fin dai primi istanti il character design appare di altissimo livello, con trasformazioni da umano a mostro di grande impatto visivo, in grado di far percepire senso di disgusto in pieno stile horror giapponese che sa essere disturbante e splatter in modo ripugnante alla vista (a differenza dello splatter più americano che nel suo essere molto esagerato sa di finto).

È palese che ci sia un fortissima ispirazione ai manga di Junji Ito, autore di Tomie, modello di riferimento per produzioni di questo genere.

Possiamo quindi già da ora affermare che Slitterhead punterà su uno dei sottogeneri più utilizzati e apprezzati nel Sol Levante, il body horror, cioè l’ostentazione di mutazioni/deformità del corpo umano che nella sua perversità riesce addirittura a diventare affascinante.

Il trailer continua con una città assediata dai mostri che fanno a brandelli le forze dell’ordine, incapaci di frenare l’invasione. La sequenza in cui il poliziotto viene letteralmente diviso in due da una creatura ci ricorda, per estetica, i classici capitoli di Resident Evil, il 2 e il 3 nello specifico, con le strade conquistate dagli abomini e le luci della auto della polizia a illuminare la carneficina, ma soprattutto ci ha fatto pensare a Dead Space.

Alcune mutazioni sono chiaramente ispirate ai necromorfi sia nell’aspetto sia nelle animazioni, e non c’è da stupirsi perché Dead Space, uscito nell’ormai lontano 2008, è da considerarsi una delle opere horror più influenti dell’industria videoludica.

Il trailer poi ci presenta il protagonista, le sue sequenze sono molto importanti perché spaccano esattamente a metà l’esperienza del trailer, dapprima puramente horror, con il suo ingresso, invece, estremamente action. Slitterhead avrà entrambe le componenti, sarà fondamentale capire quanto queste siano state dosate in percentuale, perché il rischio di trovarci di fronte a un titolo che parte con l’intenzione di generare paura e tensione per poi relegare quelle sensazioni in un angolino c’è.

L’impronta action non è una sorpresa, a dire il vero, perché quando a febbraio furono pubblicati gli screenshot di cui abbiamo parlato all’inizio, lo stesso Toyama rilasciò dichiarazioni a riguardo:

Sto tornando alle mie radici, verso l’horror. Tuttavia, piuttosto che qualcosa di profondamente radicato nell’horror, voglio aggiungere una nota d’azione. Pur mantenendo gli elementi dell’horror, voglio che i giocatori si sentano euforici durante il gioco.

Il protagonista sembra un motociclista, non è chiaramente una persona comune senza abilità particolari (potrebbe esserlo all’inizio per poi acquisire poteri), è in grado di “evocare” una spada che si genera dal sangue. È forte, agile, sembra avere una padronanza innata del combattimento corpo a corpo.

Stando alle parole di Toyama, questa vena action dovrebbe permettere ai giocatori di divertirsi a giocare Slitterhead senza però perdere di vista il fatto che la prima regola è sopravvivere in un luogo senza vie di fuga invaso da mostri orripilanti. Quelli che abbiamo visto, inoltre, potrebbero essere nemici standard, non escludiamo che possano esserci creature più grosse e pericolose.

Il trailer termina con una panoramica su un centro residenziale, la telecamera si avvicina mostrando una donna che inverte la trasformazione, da mostro a gentile vicina di casa.

Gli ultimi secondi dovrebbero proprio rappresentare la dualità dell’esperienza di gioco, Slitterhead vivrà probabilmente di ritmi che si alternano repentinamente, con elementi di pura tensione e altri in cui il giocatore si sentirà più al sicuro grazie alla spada.

La speranza è che un guru dell’horror fatto bene come Toyama riesca a bilanciare l’esperienza senza incappare in uno degli errori delle produzioni più recenti, cioè stare nel mezzo, non prendere una posizione. Se deve essere horror, che lo sia davvero.


Leggi anche: Perché spero che il prossimo gioco di Toyama sia un j-horror

This post was published on 11 Dicembre 2021 12:55

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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