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Speciali

La rinascita digitale del retrogaming: valorizzazione o perdita?

Quel tempo in cui i videogiochi erano ammassi di pixel di difficile comprensione è ormai lontano, ma permane ogni tanto il desiderio di riprendere i vecchi titoli: il retrogaming attira ancora una larga cerchia di giocatori che non sembrano volersi separare dagli albori del mondo videoludico.

Vediamo come si è evoluta la fruizione del videogioco di vecchia data nel corso degli anni, con le dovute attenzioni alle nuove modalità di accesso al retrogaming e al futuro di quest’ultimo.

Collezionismo e retrocompatibilità

Col passare delle generazioni è sempre più raro mettere le mani su console e giochi autentici, per non parlare poi del doversi procurare un vecchio televisore a tubo catodico o gli adattatori necessari a un attuale utilizzo delle piattaforme fisse retro fedele all’originale.

A mantenere vivo l’interesse per questi prodotti è dunque uno spirito collezionistico e nostalgico, magari con un occhio di riguardo a eventuali rialzi di prezzo futuri e dunque a un guadagno.

Fino a una decina di anni fa, collezionare console retrogaming (che non erano nemmeno così “retro” a dir la verità) era una delle poche vie per avere effettivamente accesso a quei giochi. Sebbene esistessero già gli emulatori, in alcuni casi non vi era modo di rivivere le emozioni di quei titoli tramite canali ufficiali, se non appunto recuperando la console o cartuccia specifica.

D’altra parte, molte console sono state rese retro compatibili, cioè in grado di leggere cartucce o dischi pensati per i modelli precedenti: si pensi ad alcune versioni specifiche di PlayStation3 in grado di leggere quasi tutti i dischi delle console precedenti, al Nintendo DS dotato di un apposito slot per le cartucce GBA o a Nintendo Wii che prevedeva la retrocompatibilità coi giochi per GameCube. Per quanto si tratti di una funzione decisamente apprezzabile, capiamo bene quanto sia limitativa.

Primi passi

La digitalizzazione del retrogaming è un fenomeno portato sempre più avanti dalle stesse case videoludiche che, da un po’ di tempo a questa parte, stanno riproponendo le loro antiche glorie in formati moderni o digitali.

La miglior mossa di Nintendo è stata sicuramente la linea Virtual Console, un progetto che – se portato avanti adeguatamente – avrebbe risolto molti dei problemi sopracitati. La casa di Kyoto iniziò nel 2006 a portare su Nintendo Wii i vecchi titoli delle sue console precedenti tramite questo servizio (ispirata da Xbox Live Arcade che faceva la stessa cosa, ma per le note console Microsoft). Le versioni digitali di titoli retrogaming venivano così distribuite legalmente a piccoli prezzi, ma badate bene, “venivano distribuite”: Virtual Console su Nintendo Wii ha infatti cessato di esistere con la chiusura dei server nel 2013, mentre alcuni titoli erano già spariti dalla lista ancor prima dell’addio definitivo.

Quando il servizio è stato riproposto su Nintendo DS era stata resa disponibile una vasta gamma di titoli (quelli Pokémon venduti anche in speciali edizioni con codice in box fisico), ma quelli per SNES sono stati introdotti solo con il New Nintendo 3DS e molti di quelli Game Boy Advanced non videro mai la luce sull’iconica console a due schermi. Consideriamo poi che tali titoli andavano acquistati nel Nintendo eShop, anche da chi li aveva già ottenuti magari su Wii, rendendo quindi più comodo ricorrere alle illegali vie dell’emulazione e tenere direttamente tutti i giochi su un unico dispositivo. Per non parlare del flop di Virtual Console su Wii U nel 2013, con una libreria di titoli praticamente identica a quella di Wii e la necessità di ricomprarli (almeno a prezzo scontato) se si trasferivano i dati dalla vecchia console.

Sorge dunque un problema di conservazione videoludica già ampiamente trattato in un precedente articolo. Neanche il digitale spesso riesce a salvare il retrogaming che cade vittima di un sistema obsoleto che vede le aziende produttrici disinteressarsi della tutela dei propri vecchi successi, lasciando il tutto in mano ai giocatori che, purtroppo privi di licenze, riescono almeno a salvare pezzi di storia videoludica efficacemente.

Un problema ecologico

Si pensi alla sorpresa che suscitò l’annuncio del Nintendo Classic Mini: NES, una versione compatta e moderna dell’iconica console della Grande N che permette di giocare 30 noti titoli senza bisogno di cartucce, ma godendo comunque dell’esperienza completa grazie al controller incluso che riprende fedelmente l’originale.

Lo stesso concept è stato riproposto col Nintendo Classic Mini: SNES e col Game & Watch dedicato a Super Mario, ma presto anche altre aziende hanno deciso di emulare le gesta della casa di Kyoto: il SEGA Mega Drive Mini, l’Atari Flashback e il C64 sono solo alcuni esempi di questa onda nostalgica. Peccato che questi dispositivi compatti siano più una trovata collezionistica che una rivoluzione, andando per di più a creare un impatto ecologico non irrilevante: il mercato videoludico fisico richiede l’utilizzo di molti materiali non rinnovabili e l’accumulo di console, grandi o piccole che siano, che diventeranno sempre più obsolete e inutilizzabili sicuramente non aiuta il pianeta.

Decisamente migliore il servizio Nintendo Switch Online che permette di giocare tantissimi titoli emulati sulla console ibrida, rendendo il retrogaming accessibile davvero a tutti se guardiamo al presente. Permane però il problema della conservazione che sarà limitata alla data in cui verrà terminato il servizio Nintendo Switch Online, tra meno di una decina d’anni volendo fare due calcoli.

Questo ritorno al passato dal punto di vista delle aziende è sicuramente un’intelligente strategia di marketing che sfrutta l’effetto nostalgia per incrementare le vendite e i guadagni, dando in pasto alle recenti console vecchi titoli con sovraprezzo per aumentare le entrate con la minima spesa. E così si finisce per acquistare ripetutamente lo stesso gioco di vent’anni fa quasi senza accorgersene, tra un abbonamento di qua e un porting di là.

Un nuovo modo di giocare

Ma dal punto di vista dei giocatori come cambia il modo di vedere il retrogaming? Certamente, chi ha una passione sfrenata per l’universo a 8-bit continuerà a collezionare i pezzi della storia dei videogiochi e probabilmente finirà per preferire l’esperienza originale rispetto alle rivisitazioni contemporanee.

D’altra parte però, il retrogaming è ora più accessibile a tutti anche dal punto di vista del gameplay, grazie ai punti di salvataggio personalizzati e alle altre funzioni introdotte nelle recenti versioni emulate che rendono più gradevole e immediato l’avanzamento in tali giochi. Si sta riscoprendo il piacere di giocare effettivamente a quei titoli che magari erano considerati dai più solo pezzi da collezione, cartucce da lasciare esposte sulle mensole, o per alcuni solo giochi obsoleti o complicati.

Viene meno la necessità di possedere gli originali – se non appunto per fini collezionistici – e si inizia a dare maggiore valore all’esperienza di gioco che i titoli di una volta fornivano. Liberati dai vincoli della tecnologia dello scorso millennio che allontanavano molti giovani da questi giochi, il retrogaming sta tornando più forte che mai.

Guardare al passato per apprezzare il futuro

Mentre si parla degli anni 80’/90′ con la nostalgia con cui gli adulti guardano indietro al loro passato, l’infanzia della Generazione Z (i nati tra il 1995 e i primi anni 2000) diventa sempre più retro. E si inizia già a parlare di retrogaming riferendosi al Nintendo DS, a PS3, a Wii Sports e a quel pezzo di storia videoludica che ha portato a una completa accettazione del videogioco come forma di intrattenimento valida e apprezzata, come Ottava Arte a tutti gli effetti.

Così dagli scaffali dei negozi spariscono le ultime tracce della loro esistenza per lasciare spazio alle ultime uscite che cresceranno una nuova generazione di appassionati, che abbastanza presto – data la rapida innovazione nel campo videoludico – si ritroveranno a fare questi stessi ragionamenti, guardando indietro alle loro prime esperienze con pulsanti e analogici.

In questo ciclo continuo, prendiamoci un po’ di tempo per rigiocare o provare per la prima volta qualche vecchia gloria, perché a tenerci legati a tutte le ultime novità videoludiche è anche il desiderio di scoprire dove arriveremo un giorno, quali nuove frontiere dell’intrattenimento sarà possibile raggiungere, avendo come punto di partenza pochi pixel che si muovono al nostro comando accompagnati da musica chiptune.

This post was published on 1 Marzo 2022 14:00

Gaia Tornitore

Nasce a Catania nel 1999 e si avvicina prestissimo al mondo videoludico giocando di nascosto con le console degli altri perché per la mamma era "una cosa da ragazzi" (adesso è lei a passare le ore su Animal Crossing). Quando riceve finalmente il suo personale Nintendo DS, completa il primo capitolo del Professor Layton e se ne innamora per sempre. Tra i suoi tantissimi hobby scopre per caso la passione per la scrittura dopo aver vinto il premio TaoTIM del Festival Internazionale del Libro di Taormina. Inizia a fare esperienza in varie redazioni e diventa Editorial Specialist nella community di Pokémon Millennium, dove resterà fino al 2023. Ha una grande passione per il canto e la musica che emerge spesso durante le dirette Twitch di @player_italia che si trasformano in piccoli concerti virtuali ogni sera. Scrive e produce canzoni per sfogarsi o per provare a vincere qualche contest dalla Corea del Sud, la cui cultura la appassiona da anni. La precedente fase nipponica non è ancora passata del tutto e riemerge ogni volta che qualcuno parla di anime e manga.

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