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Speciali

Il miglior videogioco di sempre non esiste, fatevene una ragione

Ai recenti Joystick Awards, Dark Souls è stato premiato come ‘miglior videogioco di sempre‘, categoria talmente ridicola che non meriterebbe neanche particolari disquisizioni, tuttavia è giusto spiegare perché questo premio non ha alcun senso.

Se fossimo al bar, certi discorsi potrebbero anche sussistere, ma la premiazione è avvenuta qualche settimana prima dei Game Awards che decreteranno il miglior videogioco del 2021. Una rassegna importante, dunque, in cui però è stato assegnato un premio a cui non riusciamo a dare una motivazione valida per la sua esistenza.

Il problema non è Dark Souls, che può vincere tutti i premi del globo terracqueo per quanto ci riguarda, non è neanche una questione di soggettività, il problema sta proprio nel ‘miglior videogioco di sempre’ perché concettualmente è sbagliato anche solo pensare che possa esistere un videogioco con il diritto di fregiarsi di tale titolo. Il videogioco migliore di sempre non può esistere per svariati motivi, tutti insiti nella storia del medium.

Ci sono troppi fattori in ballo – temporali, tecnici, di genere, evolutivi, economici, etc. – che non possono allinearsi per condurci a un singolo videogioco; i parametri stessi con cui si decide la bontà o meno di un videogioco non sono sufficientemente esaustivi perché legati a una visione troppo generica del medium e in continua mutazione. Inoltre, un videogioco non può rappresentare il meglio in tutti i parametri esistenti perché questi devono prendere in considerazione il genere d’appartenenza e il periodo di uscita del prodotto, durante il quale alcuni di questi parametri o non erano considerati o lo erano in modo diverso.

Un esempio lampante è dato dalla “banalissima” grafica perché anche l’aspetto visivo conta in un videogioco, nonostante lo slogan “la grafica non è importante” sia sempre di forte impatto. Il videogioco, comunque, va giudicato anche per quello, il punto è che la stessa grafica non è più un parametro universalmente uguale per tutti, visto che a oggi questa può essere rimpiazzata o, meglio, surrogata dall’estetica e, più in generale, dallo stile, dall’art design.

Il miglior videogioco di sempre, in teoria, dovrebbe avere ANCHE la miglior grafica/estetica/terminechepreferitevoi, ma questo significherebbe escludere a priori i videogiochi meno moderni. E se si esclude tutto un periodo storico, non si va a minare la credibilità del concetto stesso di miglior videogioco di sempre? Ci appare chiarissimo che sia così.

In un medium in cui la classificazione netta e su binari ben definiti sta pian piano sparendo, lasciando spazio agli ibridi e a nuove terminologie, ci sembra ancora più risibile arrogarsi in diritto di decidere il miglior videogioco della storia, perché se Doom è migliore di Halo, o viceversa, non si capisce come possa esserlo anche di The Elder Scrolls: Oblivion, dovendo soddisfare requisiti e target completamente differenti. Il medium si è evoluto in modo esponenziale nonostante la sua relativa giovinezza rispetto alle altre arti, provocando una netta discrepanza nello stesso genere: ad esempio, se Monkey Island ieri poteva essere messo a paragone con Broken Sword, oggi dovrebbe vedersela con Detroit: Become Human perché, in teoria, sono entrambi avventure grafiche. In teoria, ma nella pratica possiamo veramente dire che si tratti dello stesso genere? Chi lo stabilisce che uno sia meglio dell’altro?

Esistono poi videogiochi che per partito preso vengono considerati i migliori di sempre, senza se e senza ma, ad esempio Metal Gear Solid e Half-Life. Due icone, due titoli che hanno fatto la storia, che hanno influenzato con le loro idee l’intera industria. Tutto vero, ma anche in questo caso non possiamo affermare che siano i migliori videogiochi di sempre (tra l’altro, quale dei due sovrasta l’altro? E perché?) dato che il videogioco non è solo un’idea, è anche applicazione, non è un’arte passiva, è l’unica arte attiva, dal punto di vista del fruitore. Pertanto, possiamo noi oggi affermare con assoluta certezza che, sotto l’aspetto pratico, dunque di gameplay, pad alla mano, non ci sia niente di fatto meglio? I controlli, la gestione della telecamera, la fluidità nei movimenti, le animazioni, sono ancora tutti fattori appannaggio di MGS/Half-Life? Abbiamo i nostri dubbi perché se fosse così, significherebbe che il medium si è fermato, non ha fatto passi avanti, e non è assolutamente vero.

Un videogioco va comunque sempre valutato per l’epoca in cui esce, di conseguenza il suo valore non può essere trasposto anche nelle epoche successive in modo universale. Ancor più vero il contrario, perché un videogioco moderno non può essere ritenuto superiore per delle innovazioni impossibili da ottenere in un’epoca precedente.

Il concetto di migliore di sempre non è accettabile neanche nelle altre arti, perché dovrebbe esserlo dunque per il videogioco? Ladri di biciclette di Vittorio De Sica è il miglior film di sempre? Si è liberi di pensarlo, però, qualcuno deve spiegarci cosa abbia in comune un film neorealista con Frankenstein Junior di Mel Brooks, per dirne un altro che di certo non fa schifo. La Gioconda è il quadro più bello di sempre? Va bene, allora dobbiamo dedurre che gli artisti post-rinascimentali hanno sprecato il proprio tempo in qualcosa che aveva già raggiunto il suo apice, giusto? Non ha senso, non ha il minimo senso.

L’illogicità nel voler trovare il miglior videogioco di sempre è stata portata alla luce dagli stessi giocatori pochi giorni fa. Quando sono stati annunciati i possibili vincitori del GOTY, si è sollevato un vespaio per l’assenza di Forza Horizon 5. Molti si sono detti convinti, indignandosi, che l’esclusiva Microsoft non abbia avuto le stesse possibilità degli altri perché appartenente a un genere poco considerato, estremamente sottovalutato. Ebbene, chi stabilisce che il miglior videogioco di sempre non possa essere proprio uno sportivo o una simulazione? Gran Turismo, Flight Simulator, un gioco di calcio! Blasfemia!

Lo ribadiamo, è un problema di concetto, i parametri che fanno gridare al miracolo in un gioco sportivo sono inesistenti o irrisori in un titolo di qualsiasi altro genere, quindi, su queste basi non è possibile costruire un discorso costruttivo che cominci con: “il miglior videogioco di sempre è”. Un’opera del genere dovrebbe rispondere a tutte le esigenze di ogni singolo giocatore, dal più hardcore al più casual, coprendo ogni variabile.

Pensare che un unico titolo possa ergersi a capolavoro universale che trascende le epoche quando si parla di un’espressione artistica/d’intrattenimento complessa come il videogioco, è oggettivamente riduttivo. Non si comprende ancora oggi, all’interno della stessa community, la complessità del videogioco.


Leggi anche: Tanti videogiochi (di qualità) non saranno mai un problema

This post was published on 1 Dicembre 2021 10:30

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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