La stagione di Gates of Oblivion si fa bollente: dopo le Fiamme dell’Ambizione (il dungeon pack Flames of Ambition) e la zona esplorabile di Blackwood, ora l’arco narrativo dei Cancelli di Oblivion ci porta il secondo dungeon pack dell’anno, ossia The Elder Scrolls Online: Waking Flame.
Come da tradizione, questo DLC aggiunge due nuovi dungeon alla pletora di quelli già presenti nel gioco e nei capitoli precedenti: tra i già ricchissimi contenuti PvE di ESO si inseriscono ora anche il Red Petal Bastion e The Dread Cellar.
Chi ha sottoscritto l’abbonamento ESO Plus si troverà il DLC Waking Flame già in saccoccia, mentre per noi altri si presenta la consueta scelta:
I giocatori delle piattaforme Xbox One, Xbox Series X|S, PlayStation 4 e PlayStation 5 hanno dovuto aspettare l’8 Settembre, mentre chi gioca su PC, Stadia o Mac ha potuto usufruire dell’Update 31 e del DLC Waking Flame già dal 23 Agosto.
Vedremo tra non molto le novità introdotte da questo aggiornamento parallelo, ma nel frattempo tocca ai due nuovi dungeon di questo DLC.
Ve lo dico subito: di questo dungeon ricorderete l’atmosfera e l’ambientazione, più che le fight con i boss che, ricordiamolo, si dividono in tre obbligatori e tre opzionali. Aggiungo che Red Petal Bastion, posto nella regione di Glenumbra, mi ha ricordato un po’ le meccaniche di Black Drake Villa del DLC Flames of Ambition, a partire dall’identico modo in cui si attivano i boss opzionali.
Una veloce occhiata alla lore: il nobile ordine dei Cavalieri della Rosa d’Argento, o Knights of the Silver Rose, ha protetto per secoli il mondo di Tamriel dalle forze di Oblivion; sennonché ora, non si sa bene perché, hanno iniziato a saccheggiare santuari e luoghi consacrati, depredandone le reliquie sacre e ammassandole all’interno del Bastione stesso.
Il filone a cui mi sento di ascrivere questo dungeon è più un horror molto soft, con una vaga sfumatura comica: oltre alle solite influenze daedriche più tradizionali, stavolta abbiamo a che fare anche con una delle entità che preferisco nell’intera (e sconfinata) lore di The Elder Scrolls. Sì, mi riferisco ovviamente al caro, vecchio, zio Sheogorath, Principe Daedrico della Follia.
Se i tre boss opzionali si riducono a un mero artifizio per ottenere dei buff, e se le ultime due boss fight vere e proprie sono esercizi di coordinazione e poco più, il primo boss è davvero interessante: Rogerain the Sly userà abilità dal sentore lovecraftiano come Vuoto Inenarrabile, Cancello del Caos e Piogge del Caos, ma ci regalerà anche una citazione diretta del franchise di Alien con l’abilità Belly Buster, che emerge dal Vuoto Inenarrabile (Unspeakable Void).
Soprattutto, però, Rogerain trasformerà un PG a caso in… una capra. Sì, Goatification trasforma un personaggio in una simpatica capretta, che può decidere di sgranocchiare un iconico Sweetroll per buffare e curare il party, oppure di incornare il Chaos Gate lì vicino.
Se la modalità Normal è affrontabile un po’ da tutti, mi sento di augurare buona fortuna a chi proverà a completare le modalità Veteran e Hard Mode di Red Petal Bastion (o dell’altro, se è per questo) con un party casuale.
Anche in quest’ambito rimaniamo nel seminato, con tre set di equipaggiamento più un monster set:
Ovviamente tra le ricompense abbiamo, oltre ai set, anche una serie di achievement, titoli, pet e collezionabili. In ordine sparso: i titoli “of the Silver Rose” e “Seeker of Artifacts“, body marking e tatuaggi assortiti della linea Shattered Chivalry, poi anche il pet Scorion Pyreling e perfino un nuovo colore per la palette delle tinte disponibili, Moonshadow Orchid.
E qui la situazione cambia (cit.): la mia esperienza The Dread Cellar è stata diametralmente opposta rispetto a quella con Red Petal Bastion. L’ambientazione di questo secondo dungeon può risultare piuttosto prevedibile: oscurità, mostri, sale delle torture, mostri infuocati e creature orripilanti. Normale amministrazione, per The Elder Scrolls Online.
Questo dungeon, situato nella regione di Blackwood, è in grado di brillare per altri aspetti: in particolare nelle meccaniche degli scontri, che riescono a bilanciare difficoltà e innovazione senza scoraggiare i –relativamente– nuovi giocatori, senza per questo annoiare i veterani. Ad ogni modo va detto, in tutta onestà, che ho trovato Red Petal Bastion ben più semplice rispetto a The Dread Cellar.
In breve ci ritroviamo ad aiutare dei Maghi Imperiali in un indagine alla ricerca della verità su questa prigione che, almeno in teoria, avrebbe dovuto essere abbandonata, ma di recente sembra emanare strane energie arcane: è così che ci ritroviamo a barcamenarci tra antichi segreti dell’Impero, ragni giganti senza testa, pericolosi evocatori, titani fatti di magma e i consueti quanto cupi boss opzionali.
I cultisti della Waking Flame non ci renderanno la vita facile, e lungo il cammino riusciremo a portare alla luce il ventre molle dell’Impero: diciamo solo che evidentemente la trattativa Stato-mafia non è una prerogativa nostrana.
Riassumendo, se volessimo paragonare i dungeon di ESO: Waking Flame a quelli di Flames of Ambition come già fatto per il precedente, The Dread Cellar è più simile The Cauldron, al punto che vediamo anche il ritorno della nostra Dremora preferita, Lyranth, che ci aveva accompagnato proprio nel Calderone.
Anche in questo caso abbiamo una lunga lista di ricompense, destinate a chi completa The Dread Cellar nelle modalità Normal, Hard Mode o Veteran. I 3+1 set sono:
Non mancano gli abituali extra, come i titoli Incarnate e The Dreaded, gli achievement tra cui The Dread Cellar Conqueror, oltre agli stessi arredi e collezionabili dell’altro dungeon introdotto dal DLC Waking Flame, a cui si aggiunge il memento Agonymium Stone.
Se da una parte il DLC Waking Flame è a pagamento, sia che lo si prenda dallo Store sia che invece si abbia l’ESO Plus, dall’altra l’Update 31 è stato ovviamente messo a disposizione di tutti i giocatori.
Scorrendo le note della patch mi balzano agli occhi diverse modifiche in ambito PvP, come l’estensione della lista dei set a cui viene bloccato il proc limitatamente alle campagne No-CP di Cyrodiil e dell’Imperial City, oltre all’aggiunta di tre set all’elenco di quelli ottenibile tramite il sistema delle Rewards for the Worthy: il leggero Dark Convergence, il medio Plaguebreak e il pesante Hrothgar’s Chill.
Leggo anche di una doverosa modifica alla priorità delle interazioni del nostro PG: gli assembramenti di giocatori non ci impediranno più, forse, di interagire con oggetti come corpi lootabili e nodi di risorse. Ah, ora c’è un comodo tasto Reply sotto i messaggi di posta.
Per il resto abbiamo nuovi collezionabili e arredi, una montagna di bug fix e due nuove abitazioni acquistabili: Sweetwater Cascades, nelle lande dei gattoni Khajiit, e Doomchar Plateau, un appezzamento in bilico tra Malabal Tor e le Deadlands.
Soprattutto vedo una novità tecnica, al momento esclusiva per PC: il Multithreaded Rendering che, seppur in beta, ci permetterà di attivare un thread separato per il processo di rendering, così da alleggerire le CPU un po’ più datate rispetto alle GPU. Un’aggiunta che sembra fatta appositamente per me, aggiungerei.
Per le console è stata introdotta la possibilità di attivare le modalità HDR nel menu Impostazioni, è stato aggiunto il Dynamic Resolution Scaling. che dovrebbe regalarci un frame rate più reattivo e una risoluzione superiore con la Modalità Performance su Xbox Series X|S e PlayStation 5.
Bene: ora abbiamo completato i compiti istituzionali a cui un articolo di recensione dovrebbe assolvere. A questo punto mi sento in dovere di avvisarvi: senza un party premade è probabile che non vediate mai i boss opzionali dei due dungeon.
Col dungeon finder occorre molto, molto tempo per trovare un party, e per l’appunto i boss opzionali si skippano praticamente sempre, almeno in modalità Normal.
Mentre The Dread Cellar risulta divertente e ben strutturato, con un feeling cupo che strizza un occhio al genere di cappa e spada e l’altro a quello dell’horror cosmico, di Red Petal Bastion posso solo dire che non è l’opera meglio riuscita nell’illustre storia di The Elder Scrolls Online, ecco.
Concludo con una piccola riflessione: ESO è un MMORPG, e i dungeon pack non sono senz’altro il massimo per gli appassionati del lato RPG. Inoltre la formula adottata da Zenimax, che prevede un primo dungeon pack a sé stante, poi un’espansione vera e propria seguita da un secondo dungeon pack separato e, infine, da una seconda espansione, potrebbe spingere gli appassionati di narrazione, esplorazione, lore e role-playing a saltare a piè pari i DLC che contengono solo dungeon.
Ed è un peccato, perché alcuni di questi sono senz’altro validi, se vi piacciono i dungeon e l’attività multiplayer in genere. Vi lascio qui sotto il trailer di ESO: Waking Flame, per tirarci su prima delle speculazioni finali.
La Stagione del Drago è terminata con l’espansione Dragonhold, che ci ha portati nella parte meridionale della regione di Elsweyr, con draghi leggendari e altrettanto memorabili lore dump da mezza pagina per volta.
L’arco narrativo del Cuore Oscuro di Skyrim si è concluso con Markarth, un’espansione caratterizzata da uno spettacolare crescendo narrativo culminato in un finale esplosivo ed agrodolce, ma senz’alcun dubbio memorabile.
Come sarà il finale della stagione di Gates of Oblivion? Si vocifera che la prossima espansione, The Elder Scrolls Online: Deadlands, ci porterà in pompa magna nell’omonimo piano del Principe Daedrico della Distruzione: Mehrunes Dagon.
Forse riusciremo a costruire una testa di ponte nelle Deadlands, una fortezza fisica e spirituale come quella già eretta in Coldharbour? Non so se ripercorreremo in qualche modo i passi del gioco base ma, anche in seguito alla rivelazioni ottenute in particolare in The Dread Cellar, mi aspetto senz’altro una zona esplorabile ben caratterizzata tematicamente e visivamente, e -se permettete– spero anche in una storia altrettanto coinvolgente e accattivante. Sì, gioco gli MMORPG per la storia: fatemi causa!
This post was published on 10 Settembre 2021 15:28
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