Il mondo dell’arte figurativa è da sempre stato un grande alleato e una fonte d’ispirazione per il videogioco, sia che si parli di scultura e pittura, che del più recente fumetto. Di fatto, secondo vari critici il videogioco non è altro che un’evoluzione di questo filone espressivo all’interno di un contesto più interattivo, in cui il giocatore può letteralmente navigare all’interno di un’opera d’arte.
Oggi però vi raccontiamo cinque opere videoludiche che non si limitano a prendere dalle arti inquadrature, sense of wonder, meccanismi espressivi, ma scavano più in basso omaggiando lo stile artistico di vari artisti di diverse epoche. Ecco a voi quindi cinque videogiochi che omaggiano l’arte.
Uscito nel 2014, l’action rpg isometrico di Supergiant (Hades) è un atto d’amore per le storie di fantascienza distopiche e oniriche, ma anche per l’arte di Gustav Klimt.
Ambientato nella futuristica Cloudbank, Transistor ci mette nei panni di Red, giovane cantante della città. Quando un’oscura cospirazione si fa avanti per sovvertire il destino della metropoli, Red parte alla ricerca della verità e si ritrova a combattere orde di nemici meccanici. Fra le sue mani, una leggendaria arma, il Transistor. Il suo obiettivo, uno solo: scoprire la verità sulla spada e pacificare Cloudbank.
Attorno a lei, uno spettacolare ambiente di gioco che riprende le sue atmosfere dai quadri di Klimt e in particolare dal Ritratto di Adele Bloch Bauer e da Il bacio.
Uscito nel 2006, Ōkami è uno splendido omaggio alle stampe medievali giapponesi del periodo Edo, gli Ukyo, e in particolare ad artisti come Hiroshige e Masanobu.
All’interno di questa strepitosa cornice, che unisce l’onirismo del cel-shading con la ricchezza dell’arte del periodo, siamo chiamati a giocare con la mitologia shinoista interpretando niente poco di meno che Amaterasu, dea del sole, tramutatasi in uno splendido lupo bianco, risvegliatasi dopo un sonno di un centinaio di anni.
Obiettivo della dea e del giovane Susano sarà di battere il demone Orochi che, tornato sulla terra, minaccia di portare l’oscurità.
Grazie alla sua scelta artistica, Ōkami è un vero e proprio viaggio nel folklore nipponico in tutto il suo splendore, realizzato con uno stile grafico vivo e incredibilmente visionario.
Pochi giochi giapponesi possono dirsi iconici quanto le creature di Fumito Ueda, e l’action-puzzle game Ico si contende senza dubbio la palma d’oro con il suo “fratello minore” Shadow of the Colossus anche e soprattutto grazie al suo stile artistico.
Fra le ispirazioni di Ueda c’è inoltre un pittore in particolare: il nostro Giorgio de Chirico, maestro del surrealismo novecentesco, i cui dipinti ricchi di scenari enigmatici vengono omaggiati in vari e diversi frammenti della misteriosa fortezza esplorata dal protagonista, Ico appunto.
Ma il vero omaggio, per una volta, non è tanto nel gioco quanto nella sua copertina, con un artwork che riprende uno dei quadri più iconici di de Chirico: Nostalgia dell’Infinito.
È praticamente impossibile non vedere in The Bridge, pubblicato da Ty Taylor nel 2013, una sorta di versione videoludica delle opere di M.C. Escher, sia per il suo enigmatico plot sia per la sua impostazione di gioco.
Nei panni del protagonista, Nessuno, dovremo infatti muoverci in una splendida serie di livelli disegnati in scale di grigio nei quali non solo potremo guidare il nostro alter-ego, ma anche l’ambiente che ha attorno. La sfida del gioco sarà quindi quella di creare il miglior percorso possibile per Nessuno, attraverso una manipolazione del mondo di gioco davvero mozzafiato.
The Procession to Calvary è un piccolo gioiello di visual novel pubblicato nel 2020 dal dissacrante Joe Richardson, una storia paradossale che fa satira di temi come religione e guerra.
Soprattutto però, The Procession to Calvary è un vero e proprio viaggio nell’arte rinascimentale: nei panni di un’improbabile cavaliere alla ricerca della gloria (gloria da ottenere attraverso lo sterminio di decine di nemici), dovremo farci largo attraverso un vero e proprio collage di quadri dell’epoca, tramutati in uno scenario surreale e a bizzarro che ospita sacerdoti corrotti, tronfi e sanguinari guerrieri e popolani depressi.
Una vera e propria celebrazione dell’arte, in cui citazioni incrociate e trovate degne dei Monty Python o Monkey Island.
Se siete appassionati di arte, se morite ogni volta che entrate in una mostra o se semplicemente amate perdervi in giochi dal forte impatto visivo, questa lista fa per voi.
Tuttavia, siamo sicuri che nel mare di indie e simili potrebbe esserci sfuggito qualche gioco dai riferimenti artistici chiari quanto quelli delle opere che abbiamo raccontato: come sempre, aspettiamo i vostri consigli.
This post was published on 7 Settembre 2021 14:00
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