L’arrivo di Project Triangle Strategy, annunciato in pompa magna all’ultimo Nintendo Direct, ha risvegliato in molti giocatori la voglia di giochi di ruolo strategici, un sottogenere che ha avuto tantissimi esponenti sia in Occidente che in Oriente. Ovviamente, come succede anche con i classici RPG, l’approccio al gameplay è differente a seconda della regione geografica che si prende in considerazione e anche in questo caso si sono create diverse scuole di pensiero.
Project Triangle Strategy ha acceso gli animi dei molti appassionati di RPG strategici perché, oltre ad avere una splendida grafica in HD-2D presa in prestito dal motore di Octopath Traveler, ricorda molto da vicino Final Fantasy Tactics, titolo che è rimasto nel cuore di tantissimi amanti di questo genere e sempre opera di Square Enix (all’epoca ancora Squaresoft).
I Tactical Role Playing Game (TRPG) appartengono a un genere rimasto nell’ombra dei tradizionali RPG dal punto di vista del grande pubblico, ma hanno saputo costruirsi una fanbase che con il tempo è cresciuta sempre più, specialmente negli anni ’90, quando il genere ha vissuto un periodo d’oro grazie alla nascita di alcune IP rimaste nella storia.
Man mano che il videogioco diventava sempre più diffuso, i TRPG sono stati un po’ dimenticati, specialmente a metà degli anni 2000, quando anche i JRPG più tradizionali faticavano a imporsi su un mercato in cambiamento. Soltanto pochi baluardi hanno continuato a proliferare in Giappone.
Fortunatamente i generi nel mondo dei videogiochi hanno dimostrato di non morire mai, ma al massimo di cambiare e innovarsi, come è successo in passato per le avventure grafiche o i picchiaduro; attualmente, stiamo assistendo a un’iniezione di nuovi titoli TRPG.
Al momento Nintendo Switch sembra essere una delle console che abbraccia con più favore la variante orientale di questa categoria, a cominciare da una delle sue IP storiche, Fire Emblem, fino a diversi altri progetti interessanti tra cui, appunto, il futuro Project Triangle Strategy.
Questo genere nasce in Giappone negli anni ’80, parallelamente agli RPG più classici. Uno dei primi titoli a introdurre una griglia di movimento che definisse i movimenti dei propri personaggi a ogni turno fu The Dragon and Princess di Koei.
Il gioco uscì nel 1982 su PC-8001 e presentava alcune idee che sarebbero state uno dei cardini del genere. L’influenza occidentale non mancò nemmeno, e come Wizardry è stato un’ispirazione per Dragon Quest, la stessa cosa si può dire di Ultima III e Tunnels of Doom per i TRPG.
Nel 1988 uscì Silver Ghost di Kure Software Koubou, un altro precursore del genere che permetteva di comandare diverse truppe in battaglie che univano strategia in tempo reale a elementi da action RPG. Nel 1989 uscì invece Master of Monsters di SystemSoft, che univa il fantasy ed elementi magici a un combat system tattico. Il titolo permetteva anche di aumentare l’esperienza delle truppe utilizzate in battaglia.
L’affermazione di questo sottogenere si è avuta però soltanto nel 1990, quando uscì Fire Emblem: Shadow Dragon and the Blade of Light, vera pietra miliare della storia dei videogiochi e tutt’ora tra i titoli più importanti della scuderia Nintendo. Fire Emblem fu sviluppato da Intelligent System e fu il primo gioco che unì realmente gli elementi da RPG alla Dragon Quest (una storia che si sviluppava battaglia dopo battaglia e personaggi principali ben caratterizzati) a un gameplay tattico che prendeva spunto da Famicom Wars, strategico puro sviluppato sempre dallo stesso team.
Fire Emblem introdusse un’importante meccanica, rivoluzionaria per l’epoca: i personaggi non erano più pedine sacrificabili e intercambiabili, ma se venivano uccisi in battaglia rimanevano morti per sempre e la cosa poteva influire non soltanto sulle battaglie successive, dove si doveva fare a meno di un personaggio dalle caratteristiche uniche, ma anche sulla storia stessa, il cui finale cambiava a seconda dei personaggi rimasti in vita.
Il primo Fire Emblem, all’epoca, non uscì al di fuori del Giappone. Curiosamente è arrivato da noi solo 30 anni dopo, infatti a dicembre 2020, per festeggiare il trentennale della nascita della saga, è stata pubblicata su Switch una versione tradotta con alcune migliorie nella grafica e nelle meccaniche per renderlo più appetibile per i giocatori moderni.
Il successo di Fire Emblem portò poi alla creazione di diverse saghe che tentarono di imitarlo; alcune ci riuscirono meglio delle altre, entrando nella storia di questo genere. Shining Force fu la risposta di Sega e nel 1992 arrivò su Mega Drive con il primo capitolo di una saga che sarebbe andata avanti per molto tempo. L’ambientazione fantasy e lo stile del gameplay ricordavano molto il titolo di Nintendo, ma la serie seppe conquistarsi una buona fetta di appassionati grazie alle sue storie avvincenti.
Super Robot Wars ebbe invece un grande successo in Giappone, per l’unione in un solo gioco di tanti robot iconici degli anime, come Mazinga, Gundam, Getter Robo e molti altri, e per un gameplay da RPG tattico a turni che permetteva di utilizzare questi famosi robot in battaglie intergalattiche.
Anche la Squaresoft dell’epoca, che già dominava nel campo dei JRPG, iniziò a guardare a questo sottogenere, realizzando Bahamut Lagoon.
Poi acquisì la software house Quest, responsabile della serie Ogre Battle, il cui primo capitolo arrivò anche in Nord America nel 1993 ottenendo un discreto successo, anche se presentava elementi da RPG in tempo reale più che a turni. Nel 1995 uscì Tactics Ogre: Let Us Cling Together su Super Nintendo, ma solo la versione per PlayStation arrivò anche in Occidente, ottenendo un buon successo. Venne realizzato anche un capitolo speciale per Nintendo 64 chiamato Ogre Battle 64.
L’attuale Square Enix continuò la sua corsa alla conquista del mondo dei TRPG con Front Mission, una saga che lasciava spazio a un’ambientazione più moderna rispetto ai classici contesti fantasy, fatta di battaglie tra mech e unità dotate di tecnologie avanzate.
Front Mission ebbe un discreto successo, arrivando ad avere oltre quindici titoli dedicati tra capitoli principali e spin-off (non sempre di genere tattico).
Nel frattempo anche Konami si mosse in questa direzione e propose Vandal Hearts, uscito nel 1996 come uno dei primi titoli della appena nata PlayStation di Sony. Il gioco presentava un gameplay molto simile a quello di Fire Emblem e un’ambientazione fantasy piuttosto classica, ma ebbe un discreto successo soprattutto in Occidente proprio per essere risultato tra i primi titoli per la neonata console. Vandal Hearts permetteva anche di modificare la storia a seconda delle scelte fatte nei dialoghi, cosa che portava a diversi finali. Nel 1999 ne uscì un seguito, sempre su PlayStation, che non ebbe la stessa fortuna del primo capitolo.
Il culmine dell’esperienza fatta dalla Squaresoft dell’epoca arrivò con Final Fantasy Tactics, versione in chiave tattica del famoso RPG.
Uscito su PlayStation nel 1997, cavalcò l’onda del successo di Final Fantasy VII inserendo tra i personaggi giocabili anche Cloud Strife. Il gioco, però, sviluppato a contatto con i veterani dell’ex software house Quest, fu un punto d’incontro tra Final Fantasy e Tactics Ogre, con un gameplay tattico che si fondeva con il famoso Job System della saga di Squaresoft e una storia molto ben narrata.
Da molti fan è ancora considerato uno degli apici del genere e venne poi ripubblicato 10 anni dopo su PSP in una versione migliorata chiamata Final Fantasy Tactics: The War of the Lions. Nel frattempo, nel 2003 era uscito uno spin-off per Game Boy Advance chiamato Final Fantasy Tactics Advance, ambientato, come il precedente, a Ivalice, lo stesso mondo fantasy di Final Fantasy XII e Vagrant Story.
Nel tempo, poi, altre saghe lasciarono il loro segno nella storia di questo avvincente sottogenere. Tra le più particolari ricordiamo Sakura Wars, che al suo gameplay da RPG tattico univa elementi tratti dalle visual novel e dai dating sim, in cui il protagonista può corteggiare le ragazze presenti all’interno del gioco. La saga fu per la maggior parte un’esclusiva delle console Sega, tra Saturn e Dreamcast, con alcune eccezioni come il terzo e il quinto capitolo. Nel 2019 è uscito un reboot di questa saga, arrivato anche in Occidente al contrario dei precedenti cinque capitoli, che non uscirono mai al di fuori del Giappone, anche se presenta un gameplay action abbandonando gli elementi strategici.
Disgaea di Nippon Ichi Software nacque nel 2003, nell’epoca PlayStation 2, diventando molto popolare grazie ai suoi toni umoristici e a un gameplay davvero hardcore che permetteva di spendere anche centinaia di ore di gioco per potenziare personaggi e oggetti e affrontare battaglie sempre più complesse. La saga è ancora oggi molto attiva tra seguiti e spin-off: a giugno 2021 arriverà, anche in Europa, il nuovo capitolo ufficiale, Disgaea 6.
Nella storia più recente ricordiamo la saga di Valkyria Chronicles di Sega, iniziata nel 2008 su PlayStation 3 e giunta nel 2018 al quarto capitolo. Il titolo riuscì a ritagliarsi una fetta nel mercato degli RPG tattici grazie alle sue qualità legate alla storia e a un gameplay dalle idee interessanti. Il titolo infatti presentava una mappa completamente in 3D dove era possibile muovere liberamente, nel proprio turno, le proprie unità. Ogni unità si poteva muovere finché aveva a disposizione degli action point, e il giocatore poteva mirare e sparare come se fosse un titolo action.
Questi sono alcuni dei titoli principali che hanno fatto la storia dei TRPG, ma come è ovvio è difficile racchiudere la storia di un intero sottogenere tanto vario e importante come quello degli RPG tattici in così poche righe. Sicuramente, però, conoscere questi titoli è un buon inizio per approcciarsi al genere.
La differenza sostanziale tra un RPG strategico e un RPG classico è legata soprattutto al sistema di combattimento. Gli RPG classici hanno solitamente un sistema a turni, come i tipici Dragon Quest e Final Fantasy, in cui si controlla un party di solitamente 3 o 4 personaggi e si scelgono i comandi d’attacco o di difesa con cui affrontare i nemici.
In un TRPG invece il combattimento si svolge in una mappa solitamente piuttosto ampia dove vengono posizionate le nostre truppe e quelle nemiche. In campo si avranno molti più personaggi che in un normale gioco di ruolo, proprio per simulare lo scontro, nella maggior parte dei casi, tra due eserciti. Una griglia di movimento, solitamente composta da caselle di forma quadrata (a volte anche esagonali), mostrerà di quanto è possibile spostare un personaggio o la distanza massima con cui si possono colpire i nemici tramite attacchi speciali o armi a lunga gittata.
Spesso anche la conformazione del terreno potrà offrire un vantaggio tattico, infatti colpire da una posizione elevata in molti giochi garantisce bonus alla gittata e al danno. Colpire alle spalle o ai lati e scegliere le truppe giuste da mandare contro quelle nemiche spesso sono altri aspetti fondamentali da tenere in conto per la vittoria, anche se possono variare a seconda del gioco.
La componente esplorativa è solitamente molto più contenuta rispetto agli RPG tradizionali, dato il focus legato maggiormente alle battaglie, che di norma durano molto di più.
Gli RPG strategici hanno dunque un combat system più stratificato e a volte più complesso di un normale RPG, dove solitamente non si tiene conto di aspetti come il posizionamento dei personaggi o la distanza.
Proprio per questo motivo numerosi titoli del nostro sottogenere vengono considerati piuttosto hardcore. Come per tutti i generi, però, anche qui ci sono titoli pensati per giocatori hardcore e che conoscono già le basi e titoli più indicati per i neofiti. Non esistono giochi impossibili da capire, basta solo fare un po’ di pratica. Se non avete mai provato un TRPG non è consigliabile iniziare ad esempio da un Disgaea, che presenta un sistema molto più complesso e stratificato della media.
L’ideale per un neofita sarebbe iniziare da un titolo come Mario + Rabbids: Kingdom Battle per Switch. Anche se è stato realizzato dalla divisione italiana di Ubisoft (ovviamente con il supporto di Nintendo), è un titolo adatto a chi non abbia mai provato un gioco tattico, proprio per la sua semplicità e immediatezza. Come ogni gioco Nintendo poi nasconde diversi livelli di giocabilità, infatti non mancano missioni avanzate più complesse che metteranno a dura prova le capacità strategiche di ogni giocatore, ma queste sono pensate soprattutto per chi vuole una sfida ulteriore.
Anche Fire Emblem: Three Houses è un ottimo punto per iniziare, per via di un sistema più accessibile rispetto al passato, che permette di scegliere se evitare le morti permanenti dei personaggi e la possibilità, nel caso di errori, di tornare indietro e ripetere dei turni già fatti. Insomma, i titoli per conoscere meglio il genere non mancano, nell’attesa di vedere altro del promettente Project Triangle Strategy.
This post was published on 27 Marzo 2021 14:00
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