“Una testa molle e tentacolata sormontava un corpo grottesco, scaglioso, con ali rudimentali; ma era l’aspetto complessivo che lo rendeva orribile. Alle spalle della figura s’intravvedeva una struttura ciclopica.”
H.P. Lovecraft
Così H.P. Lovecraft, il Solitario di Providence, presenta al mondo quella che diverrà l’icona di tutta la sua produzione letteraria: Cthulhu, gigantesca entità aliena assopita sul fondo dell’Oceano, nella città perduta di R’lyeh.
Fin dalla sua comparsa nel 1928 nel racconto “The Call of Cthulhu”, il più famoso dei Grandi Antichi ha ispirato artisti di ogni genere, facendo la sua comparsa in film, canzoni, giochi di ruolo e, ovviamente, videogiochi.
Andiamo a esplorare insieme quei titoli che hanno dato spazio alla figura di Cthulhu, a volte incentrando la struttura del gioco attorno alla sua colossale presenza, altre volte con simpatici cammei.
Call of Chtulhu: Dark Corners of the Earth è un gioco del 2005 uscito per la prima Xbox ad opera di Headfirst Production (l’anno successivo è stata poi rilasciata la versione per PC).
Il richiamo all’ambientazione lovecraftiana è qui palese fin dal titolo e nessuno si stupisce che, a un certo punto nel corso della trama, ci troveremo davanti proprio il Grande Antico tentacoloso.
Ambientato negli anni ’20, Dark Corners of the Earth è uno sparatutto in prima persona, che prevede però momenti spiccatamente esplorativi, con anche elementi stealth. Pur non brillando nella resa grafica, che appariva rigida e superata già all’epoca di uscita, è innegabile che il titolo centri appieno la missione di ricreare le atmosfere dei racconti di Lovecraft, dai quali attinge a piene mani.
I frenetici combattimenti, che comunque occupano buona parte del gioco, vedranno il nostro protagonista, l’investigatore privato Jack Walters, contrapporsi a orde di cultisti degli Dei Antichi ed entità decisamente meno umane.
Interessante il sistema di cura del personaggio che richiede al giocatore su quali zone del corpo concentrare le scarse scorte mediche; nota dolente, invece, il frustrante sistema di salvataggio a checkpoint che spesso costringe il giocatore a riaffrontare intere sezioni di gioco.
Due titani a confronto in questa avventura grafica del 2007 sviluppata per PC da Frogware.
In questo titolo, capitolo conclusivo di una trilogia dedicata all’investigatore di Baker Street, dovremo viaggiare fra Europa e Stati Uniti per risolvere un caso dai tratti inquietanti e sovrannaturali, fra rapimenti, manicomi e antichi riti sacrificali.
L’avventura ruota attorno alle classiche meccaniche “punta e clicca” applicate ad un’ambiente interamente 3D.
Nei panni di Sherlock Holmes e, in alcuni frangenti del fido dottor Watson, dovremo farci strada attraverso enigmi per niente scontati e anzi, spesso impegnativi, per arrivare a scoprire la verità su di un culto il cui scopo ultimo è proprio quello di invocare Cthulhu. Basterà l’arguzia del detective più famoso del mondo a fermare l’Apocalisse ed impedire il ritorno del Grande Antico?
Gioco del 2015 ideato da Neurocreativa e disponibile sia per Android che per iOS, “Cthulhu Virtual Pet” è fondamentalmente un Tamagochi con cui far crescere il nostro piccolo Grande Antico.
Si tratta ovviamente più di un passatempo che di un videogioco vero e proprio e difficilmente troverete in questo titolo un grado di sfida tale da impegnarvi seriamente.
Eppure risulta davvero divertente accudire il nostro piccolo Cthulhu, provvedendo al suo nutrimento, allenamento e pulizia; senza dimenticare il divertimento del nostro “cucciolo”, che dovremo far svagare a forza di città distrutte e navi affondate.
Carino il sistema dei mini-giochi, che permette di guadagnare i soldi con cui provvedere ai bisogni del protagonista.
Molto ben riuscita la grafica retro, chiaramente ispirata proprio al Tamagochi, e il ton sur ton verde, colore iconico dei malsani (e in questo caso cucciolosi) miti di Lovecraft.
“Magrunner: Dark Pulse” è un gioco targato Frogwares uscito nel 2013 per PC, e reso in seguito disponibile anche su Playstation 3 e Xbox 360.
Il titolo è chiaramente ispirato alle meccaniche di Portal, col nostro protagonista chiamato a superare vari livelli sfruttando il principio del magnetismo per far interagire fra loro gli elementi che lo circondano, attraverso la reazione fra le cariche positive e negative che lo caratterizzano.
Dax Ward, questo il nome del nostro alter ego, è chiamato a partecipare ad un contest per un prestigioso posto di lavoro nello spazio, che prevede il superamento di varie prove di logica incentrate sul magnetismo; la simulazione procede molto bene finché non fa la sua comparsa niente di meno che il grande Cthulhu, che trasforma l’ambiente attorno a noi in un incubo lovecraftiano.
Inutile nascondere che la deriva horror appaia alquanto gratuita e mal contestualizzata, e il gioco si fa apprezzare più per la complessità degli enigmi, e per il buon comparto grafico, che per l’intreccio narrativo confuso.
Il titolo di Nicalis, apparso per la prima volta su Steam nel 2011 e distribuito ormai su ogni piattaforma videoludica esistente, non ha certo bisogno di presentazioni.
Noi ci soffermeremo su una delle molte trasformazioni che è possibile sbloccare col nostro piccolo protagonista: quella del Leviatano introdotta con l’espansione Afterbirth (2017).
Raccogliendo infatti tre oggetti fra quelli più iconici proposti nei Patti col Diavolo (come Brimstone, Pentagram, Abandon, ecc.) ad Isaac spunteranno tentacoli e alette da drago, rendendolo di fatto un piccolo Cthulhu; tecnicamente questa trasformazione porta come benefici l’ottenimento di due blackheart e la capacità di volare.
“Call of Cthulhu” è un gioco sviluppato da Cyanide nel 2018 ed uscito per PC, Playstation 4 e Xbox One; dal 2019, inoltre, è disponibile anche per Nintendo Switch.
Il titolo non lascia spazi a dubbi, circa l’ostentata ispirazione all’opera di Lovecraft e alle sue atmosfere da incubo.
“Call of Cthulhu” è un investigativo in prima persona arricchito da elementi rpg, in particolare un albero di caratteristiche da potenziare andando avanti nella storia.
La trama ci catapulta nel più classico dei cliché lovecraftiani: Stati Uniti, anni ’20, un detective con problemi di alcolismo. La necessità di accettare nuovi casi ci condurrà nella cittadina di Darkwater, un villaggio di pescatori caduto in rovina, per scoprire la verità circa la rovina della famiglia Hawkins, ufficialmente deceduti nell’incendio della loro villa.
Dal punto di vista del gameplay “Call of Cthulhu” pecca forse di un binario troppo marcato nel procedere della trama, con poche “scelte” vere e proprie lasciate all’arbitrio del giocatore; anche il comparto investigativo spesso si limita ad un’esplorazione attenta degli ambienti di gioco, in modo da sbloccare opzioni di dialogo che consentono di andare avanti nella narrazione.
Dove però il titolo dimostra il suo fascino è la capacità di ricreare perfettamente l’atmosfera di orrore cosmico che caratterizza tutta l’opera del Solitario di Providence.
I segreti di Darkwater si dispiegano davanti a noi, ci sentiamo sempre più piccoli e ignoranti di una verità cosmica troppo grande e spaventosa per essere processata dalla nostra mente che, non a caso, arriverà spesso a rifugiarsi nella follia.
Vi chiederete perché mai inserire il celebre fps a squadre di Blizzard in questa lista.
Solo per prendere atto del cammeo con cui gli sviluppatori hanno voluto omaggiare H. P. Lovecraft.
Nell’evento di Halloween del 2017, infatti, Blizzard ha introdotto la Cultist skin per l’eroe Zenyatta.
Svestiti circuiti e parti metalliche, il nostro monaco Omnic assume un sano(?) colorito viola e guadagna una faccia poliposa chiaramente ispirata al Grande Cthulhu.
Il gioco di carte più famoso del mondo videoludico ha dedicato nel 2016 un’intera espansione alle atmosfere lovecraftiane, chiamata non a caso “Sussurri degli Dei Antichi”.
Fra le molte carte uscite, non possiamo non citare C’thun, che già dal nome non fa mistero dell’ispirazione al grande Cthulhu: richiamo confermato anche dalla struttura tentacolare del mostro riportato sulla carta.
C’thun è stata una delle introduzioni più importanti dell’espansione, e per un periodo sono fioccati mazzi incentrati proprio sulla sua abilità di essere potenziato “a distanza” nel corso della partita, per poi rilasciare la sua forza direttamente col proprio grido di battaglia.
Ovviamente, come accade per tutte le carte di Heartstone, C’thun deriva dalla lore di World of Warcraft; nello specifico parliamo della parte di ambientazione relativa ai 4 Dei Antichi, introdotti nel 2006 con la patch 1.9 “The Gates of Ahn’Qiraj”.
È palese il riferimento alla cosmogonia di Lovecraft, poiché si tratta di 4 entità cosmiche che, confinate nelle profondità di Azeroth interagiscono col mondo esterno attraverso melliflui sussurri atti a corrompere le menti dei mortali.
C’thun è il primo Dio Antico di cui si ha notizia certa, ed è anche il primo a poter essere affrontato nel mondo di WoW, affrontabile dopo aver superato il Tempio di Ahn’Qiraj.
This post was published on 23 Marzo 2021 17:00
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