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Speciali

[UO Stories] – Come un niubbo divenne lord della gilda PvM più importante d’Italia

Giocare ad Ultima Online, negli anni in cui internet stava pian piano sbocciando, è stata una esperienza che ha segnato chiunque sia stato abbastanza fortunato da viverla.

Un poco per caso, e un poco per curiosità, dopo continue e pressanti richieste da parte del mio vicino di casa, alla veneranda età di 14 anni mi ritrovai su VenuS, uno dei più grandi e famosi shard d’Italia.

Era un mix di PvP, PvM, e player che costruivano imperi commerciali venerando solo il dio denaro. E poi c’erano i niubbi, quelli come me che erano entrati in gioco perché tirati dentro da qualche amico senza aver nessunissima idea delle dinamiche del gioco.

Ciò che contraddistingueva VenuS dagli altri shard era la totale libertà che data ai suoi giocatori: esisteva solo una zona no-frag in tutto il mondo, e i pericoli erano dietro l’angolo. Ma la vera bellezza di VenuS era la sua community, piena di quelli che oggi chiameremmo “content creator”. VenuS era un mondo a parte, con le sue dinamiche sociali, economiche e politiche, in cui i GM si limitavano a rendere il mondo abitabile, lasciando che si auto-regolasse (con le dovute eccezioni).

In principio era il ferro

I miei primi mesi su VenuS furono abbastanza frustranti.

La maggior parte del tempo la passavo macrando (oggi si direbbe skillando) il PG, cercando di far salire le skills tramite macro.

Ogni tanto andavo a fare un poco di PvM con i due amici che mi avevano fatto iniziare a giocare, ma nessuno sapeva davvero cosa stava facendo. Nessuno aveva la più pallida idea del fatto che diversi materiali davano bonus diversi, e che era possibile acquistare oggetti magici che facevano il quadruplo del danno a mostri di un certo tipo.

Andavamo nei dungeon con armi e armature in ferro, prendendo schiaffi a destra e manca. Ore e ore a menare NPC che sarebbero dovuti esser facili, per meno monete d’oro di quelle che avremmo guadagnato vendendo mele raccolte al mercato. Nonostante giocassero da due anni, non avevano mai messo piede nel forum hostato su M4D (per i più nostalgici) e non avevano la minima idea del mondo che si trovava oltre il gioco.

Li si parlava, le gilde si promuovevano, discutevano, e ovviamente si flammavano.
Se si voleva imparare a giocare a UO, si doveva passare dal forum, e ovviamente dalle gilde, che custodivano i propri segreti gelosamente.

Uno dei miei primi ricordi di UO. Io e i miei due amici in real che picchiavamo questo egyptian warrior con le armi in merdite. Ci abbiamo messo anni a tirarlo giù

La mia vita su UO cambiò quando finalmente entrai nel forum con lo pseudonimo di FreeFly, cercando qualcuno con cui fare PvM.

I miei amici in real erano dannatamente PvP oriented ed io, detto semplice, facevo cagare.

Preferivo molto di più le sfide che davano gli NPC, vari e con tante abilità, a quelle del frag frenetico. Da quel momento le strade mie e dei miei compari si divisero per sempre, loro continuarono le loro vite isolate dal resto, con sporadiche apparizioni, ed io cercai pian piano di farmi notare, con scarso successo, nella community. Mi avvicinai per la prima volta ad una gilda oltre un anno dopo aver iniziato a giocare a UO, candidandomi sul forum pubblico dei KwC, Knights of the White Colum.

Ero così giovane ed inesperto che mi ci vollero due anni a realizzare cosa volesse dire in italiano… Scelsi loro non perché fossero particolarmente fighi, ma perché erano gli unici che accettavano davvero i niubbi come me. Nonostante una attitudine da bimbominchia (molto comune, per onor di cronaca, sui forum del 2000), finalmente avevo una famiglia, una tag sopra il mio nome che diceva che si, facevo parte di un gruppo.

Non uno importante, ma non era una mia preoccupazione, finalmente non ero più solo.

Prime uscite con i KwC. Già si denota una certa serietà!

Nei due anni con loro scoprì le meraviglie del vero PvM e tante, tantissime cose che non avrei mai scoperto da solo o col mio gruppo di amici.

Fondamentale per me fù capire che il warrior, unico PG che davvero amavo, non faceva così schifo come pensavo: si potevano utilizzare una serie di espedienti per far si che, con un poco di esperienza, fosse utile come tank nei dungeon, quasi sempre dominati da bardi e ammaestratori di draghi.

Ma la cosa che più ho imparato, più su me stesso che sul gioco, era che ero una persona competitiva fino al midollo.

Lo staff organizzava quest su base settimanale, e vincevano sempre le solite due-tre gilde, mai noi. Nonostante il nostro caro lord Rowin, di cui conservo un ricordo umano fantastico, continuasse a professare calma sostenendo che una piccola gilda come la nostra doveva accontentarsi di partecipare, il mio lato competitivo proprio non riusciva a sopportarlo.

Da un lato c’erano i KoC (acronimo di cui non ricordo proprio l’origine, ma ricordo perfettamente a quale parola inglese furono spesso associati), allevatori e tamatori che campavano vendendo lalli (cavalcature) rare a cifre esorbitanti, un monopolio.
Erano praticamente gli unici che sapevano dove questi cavalli si potevano trovare, e puntualmente andavano a far scorta, lasciando agli altri solo i vendor con i cavalli base.

Dall’altro c’erano i Taok, seguaci dell’omonimo Dio, campioni incontrastati nella risoluzione di quest e maestri indiscussi del PvM coi draghi. Erano uno spettacolo da guardare, orde e orde di personaggi, con delle tute rosso fuoco e uno stormo di draghi al seguito. Erano imponenti e maestosi, ma non erano noi, e la cosa mi faceva bollire il sangue nelle vene.

Io ed il mio fedele warrior, in mezzo a una masnada di player esperti. L’unico KwC abbastanza matto da corrergli dietro

Gli anni passarono, e noi, nonostante i tentativi, continuammo a sucare pesantemente.
Dopo l’ennesimo anno in cui rischiai di bocciare, con la gilda che perdeva sempre più membri e la frustrazione che aumentava (oltre che ad una Jail di un mese per furto account di un KoC, nonché mio vicino di casa in real), decisi di prendermi un poco di tempo lontano da UO.

Chi ha giocato a un MMORPG sa quanto questa cosa sia ciclica, ma all’epoca, nella vita di un sedicenne, sembrava un passo importante allontanarsi da un mondo così totalizzante. Salvai tutti i miei averi in un account, e disinstallai.

Se non puoi batterli, unisciti a loro

Passano alcuni mesi e, come ogni tossicodipendente che non sa staccarsi dalla propria droga, torno a giocare.

Il mondo che trovo però è molto cambiato: i KwC sono praticamente spariti, e molte persone sono cambiate nelle posizioni di comando all’interno delle gilde. Mosso da motivazione nuova, invece di affiliarmi ad una delle nuove gilde ricominciando da capo, stavolta provo il colpo grosso: faccio domanda per entrare nei Taok.

A capo della gilda si trovava una ragazza, Vania, Lady of Taok. La mia reputazione all’epoca non era propriamente “linda”, sia per la storia del furto di account sia perché all’epoca in cui ero KwC gliene feci passare di cotte e di crude: facendo PvM, cercai di sabotarli in ogni maniera durante le quest, facendogli perdere non so quante centinaia di migliaia di monete d’oro in draghi morti. Insomma, non mi presentavo benissimo.

A distanza di anni non ho ancora capito cosa spinse Vania ad accettare la mia richiesta visto che il vice-lord, suo compagno all’epoca e ora mio buon amico mi ha ammesso in seguito di non essere stato favorevole. Ma insomma, le stelle erano dalla mia parte, e dopo anni e anni di PvM, ero finalmente nella miglior gilda d’Italia.
Ultima ruota del carro e sgherro di bassa lega, ma ero dentro.

Molti altri anni passarono, e momenti meravigliosi si alternano a periodi di magra. Vinciamo alcune delle “Quest di natale”, degli eventi dalla durata di tre giorni, in cui tutte le gilde, comprese quelle PvP, si sfidavano a colpi di quest e dungeon disegnati su misura per il periodo, con i poveri GM costretti a fare le 4 di notte perché i giocatori non andavano mai a letto.

Personalmente, dopo tanti anni col warrior, mi vidi costretto per manifesta evidenza a passare al Tamer, imparando finalmente il pg più sgravo che si potesse avere, e iniziando pian piano ad avere un ruolo in gilda, sia nello svolgimento delle quest che nel PvM classico.

Parallelamente, per puro diletto, costruì un piccolo impero della pesca: grazie ad alcuni sistemi implementati di nascosto e che scoprì per primo, fui in grado di macrare un pescatore al quadruplo della velocità, pescando pescetti magici a ripetizione e facendo centinaia di migliaia di monete d’oro con le mappe del tesoro.

La gente veniva al mio vendor e comprava ogni scorta che ero in grado di produrre, e la tag Taok sopra la mia testa incuteva se non altro timore reverenziale.
Ma non è stata la pesca a rendermi ricco su VenuS….

Quando i GM si accorsero che avevo finalmente capito il trucco per tirare su le skill del pescatore, si divertirono a farmelo notare. Come? Comparendo di tanto in tanto sulla mia barca, pescando con me.

Uno dei sistemi di cui il nostro scripter andava più orgoglioso era quello delle aste.
Chiunque poteva mettere ciò che voleva all’asta, per un periodo di tempo custom e alla cifra che voleva. La cosa era già comune su altri shard, ma la sua interfaccia rendeva il tutto estremamente semplice.

Verso la fine degli anni 2000, venne deciso che anche i chest delle case abbandonate, dopo il crollo, sarebbero finiti all’asta, in maniera completamente anonima e senza sapere cosa ci sarebbe stato dentro. Un pomeriggio di noia decisi di puntare su uno di questi chest, e a 10 minuti prima della scadenza un tipo di nome Joe, di cui non ricordo il nome sul forum, per farmi ripicca decise di rilanciare del minimo. Joe era la mia “nemesi”, era il flamer per eccellenza, incallito giocatore PvP, pronto a tutto pur di rompere le palle al prossimo.

Visto lo sgarbo, decisi di ricambiare il favore alla prima occasione utile. Non l’avesse mai fatto….

Un paio di giorni dopo, vinsi un’asta contro di lui, ottenendo una vincita fuori da ogni possibile immaginario.

Il lotto conteneva il chest dell’ex lord di KoC (quelli dei cavalli, ve li ricordate?), uno che aveva fatto la storia del server e che da poco si era allontanato.

Al suo interno, la luce: una collezione completa di tutti i cavalli esistiti in gioco, dai più comuni ai più rari, compreso un cavallo di cui ne esistevano solamente quattro esemplari conosciuti. Avevo fatto jackpot, divenni nell’arco di un pomeriggio il giocatore più facoltoso (e più odiato, soprattutto dal povero Joe che si mangiò il fegato a ripetizione per anni) di tutta VenuS.

Ricevetti persino delle offerte in moneta vera, circa 150 euro a cavallo per i tre cavalli leggendari, una cifra folle per l’epoca! Ma ovviamente non cedetti, quella collezione era la mia rivincita, e decisi di tenerla in bella, bellissima esposizione sul tetto di casa, così che tutti potessero sapere che FreeFly vom Pikkio [Taok] era il giocatore più ricco del mondo, persino più di Ser Corang.

Il tetto del mio palazzo principale, finemente decorato in maniera oscena con alcune delle pelli più rare in commercio. Chi ha i soldi difficilmente ha anche gusto….

Ma la ricchezza si sa, può anche portare alla depressione.
E complice un primo anno di università non entusiasmante e la separazione con la mia ex dell’epoca (che avevo iniziato ai segreti di UO), mi presi la mia seconda pausa da VenuS, stavolta lunga più di un anno.

E venne il giorno….

Il vero valore di Ultima Online era (ed ancora è, per chi gioca ancora) riuscire a creare legami che andassero oltre il semplice giocare insieme.

Alcuni dei miei amici di più lunga data li ho conosciuti su VenuS, e sono rimasti parte della mia vita anche a distanza di anni dall’ultima volta che abbiamo loggato.

Non c’è da soprendersi se, sotto la loro pressione, nel 2012 tornai a giocare. VenuS aveva perso molti dei suoi giocatori nel tempo, e le cose non andavano benissimo per i Taok.

Mi chiesero dunque di tornare a far numero per qualche quest ogni tanto, e dare una mano coi nuovi arrivi. Nulla di troppo complicato, ma si sa, non si può chiedere ad un alcolista di prendere un sorsetto ogni tanto senza metterlo a rischio, e da un giorno all’altro, mi ritrovai di nuovo giocatore a pieno titolo.

Il matrimonio di Orfeo e…. e…. come minchia si chiamava?

Visto l’anno sabbatico appena trascorso, il mio tornare su VenuS fu accompagnato da una scarica d’adrenalina. Mi misi a fare in solitaria tutti i nuovi dungeon, documentandoli per la gilda, e quasi ogni pomeriggio dopo l’università organizzavo qualcosa per i nuovi arrivi, così da insegnar loro un po’ di mestiere.

L’avvenimento più importante avvenne però qualche mese più tardi. Vania, ancora Lady di Taok, mi scrisse sul buon vecchio ICQ (alla faccia tua, Discord) che mi voleva parlare.

Ci sentimmo la sera stessa su TeamSpeak (di nuovo alla faccia tua, Discord), e mi rivelò che era sua intenzione smettere. La mia ingenuità non mi permise di capire cosa stava per succedere, e candidamente le chiesi se aveva pensato ad un successore.

“Se la vuoi, la stone di gilda è tua”

Mi congelai.

In quel momento mi passarono davanti gli oltre 10 anni di gioco, i momenti da niubbo in iron coi miei vicini di casa, la jail di un mese, le quest perse, il buon Rowin, e tutto ciò che era stata la mia vita parallela su VenuS da quando ero poco più di un bambino, fino al diventare quasi un adulto.

Sono sempre stato competitivo, ma mai ambizioso. Il mio desiderio era fare il possibile perché la gilda funzionasse, ma mai e poi mai avevo desiderato diventarne Lord. Un onore tale per me era il coronamento di un percorso, da giocatore e da uomo, in cui l’ultimo degli ultimi si ritrovava a capo della gilda più importante del mondo. Certo, il nostro mondo, ma per noi era vero tanto e forse di più di quello che vivevamo a monitor spento. E in quel momento io ero in cima al mondo, pazienza se non c’erano più i 450 giocatori di media sempre connessi, la gilda era quella, le persone erano quelle, ed il mondo era quello.

Piccole celebrazioni per essere stati la prima gilda a raggiungere i 10 anni su VenuS. La gonna rosso-lava fu il regalo da parte dello shard.

Il mattino dopo vennero sbrigate le pratiche burocratiche con la comunicazione del cambio lord nella “Hall of Council”, forum dei lord di gilda, ed il mio pg ricevette ufficialmente la stone.

Non l’ho mai detto a nessuno, ma ricordo che quel giorno versai due lacrime.

Ricevetti l’onore più grande da colei che ammiravo, una persona che per anni aveva guidato tutti noi attraverso eventi di ogni tipo, dalle quest agli scandali di bugabusing, passando per crash dei server, litigate interne ed esterne, flame vari e chissà cosa.

Ora quel compito era mio, oneri e onori. Come nelle migliori storie fantasy, il piccolo ragazzino del villaggio, divenne finalmente re.

Lode a Taok.

Il sequel….. forse

Ciò che i film non mostrano mai è che quando il film finisce, è quando la storia davvero inizia. Potrei scrivere altrettanto se non di più dei tre anni in cui sono stato Lord di Taok, di come ho scritto quasi 30 pagine celebrative per ricordarne ogni singolo lord nella storia (pagine ormai perdute purtroppo), di come ottenni una divisa speciale e una statua in game per celebrare i 10 anni continuati di gilda (primi a raggiungere questo obiettivo), di come guidai il passaggio da VenuS a VenuS-2, la rinascita dello shard dopo un periodo di grande magra e di come, dopo aver passato la stone a mia volta ad un altro baldo giovane, divenni game master.

Ma questa è un’altra storia….

Lo screen più anni 2000 che potreste mai immaginare.

This post was published on 23 Marzo 2021 21:00

Riccardo "The Gametist" Galdieri

Da bambino non riuscivo ad addormentarmi senza che mio padre si mettesse vicino a me a giocare al PC. Per forza di cose, negli anni, ho fatto mio questo amore, divorando tutto ciò che poteva stare su un Floppy. Crescendo, questo amore è diventato una professione: ad oggi sono un Freelance Game Developer (con esperienza nell'ambito della gamification legata ai beni culturali) e dottorando in Interazione Uomo-Macchina per ambienti virtuali immersivi alla Scuola Superiore Sant'Anna. Quando non faccio follie come guidare una vecchia macchina da Londra alla Mongolia, vivo di videogiochi. Li creo, li studio, li recensisco.

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