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Speciali

Cyberpunk 2077 regala il successo a Google Stadia, ma a un caro prezzo…

Per una serie fortuita di eventi riguardo il lancio di Cyberpunk 2077, Google Stadia ha subito un incremento di abbonamenti che ha portato l’azienda a pubblicare un post sul blog con una notizia dolce-amara riguardo il futuro della tecnologia di cloud gaming in casa Google.

Approfondiamo in questo articolo la scelta venuta fuori dall’azienda americana attraverso il loro blog, cercando di inquadrare i motivi che hanno portato a una tale decisione.

Cyberpunk 2077 e Stadia Premiere Edition

Facciamo un passo indietro: lo scorso novembre, dopo aver già saputo di un paio di rinvii di Cyberpunk 2077, Google Stadia ha deciso di lanciare un’offerta incredibile per la sua versione del gioco: la Premiere Edition del servizio di cloud gaming in regalo con il pre-ordine di Cyberpunk 2077 su Stadia.

In molti non si sono lasciati scappare l’offerta, incluso il sottoscritto, in quanto la Premiere Edition è comprensiva di Google Chromecast Ultra e Gamepad ufficiale di Stadia, due tecnologie che insieme all’abbonamento Pro, almeno personalmente, sto ancora utilizzando molto.

Non vale ovviamente la mia sola esperienza nell’intero spettro di persone che hanno usufruito dell’offerta Cyberpunk 2077 + Premiere Edition di Stadia, ma il blog di Google ci conferma che l’iniziativa ha fruttato all’azienda un incremento dei guadagni e un cambio di prospettiva di cui parleremo tra poco, complice il lancio claudicante su console e i requisiti di gioco molto alti su PC.

Leggi anche: Cyberpunk 2077 tra crunch e decisioni dubbie: ombre su CD Projekt Red

La versione Stadia di Cyberpunk 2077 in questa maniera non solo si è rivelata un’offerta imperdibile, ma anche un ottimo compromesso. E nel lungo termine, alcuni giocatori hanno continuato a rinnovare l’abbonamento e a fare acquisti sullo store di Stadia, attratti da ulteriori offerte o semplicemente dal poter giocare a titoli altrimenti non usufruibili su altre piattaforme per un qualsiasi motivo. Sempre mettendo in campo la mia esperienza, io ho approfittato di NBA 2K21 a 19€, e lo sto giocando ancora ogni giorno. Ormai sono arrivato al secondo abbonamento consecutivo pagato a Stadia, e a quanto pare non son l’unico soddisfatto dal servizio reso finora.

Le conseguenze di Cyberpunk su Stadia

La buona notizia rivelata dal blog di Google Stadia, è che l’iniziativa lanciata con Cyberpunk ha convinto Google a continuare a investire in questa tecnologia. A tal proposito riportiamo alcune parole scritte da Phil Harrison, vice presidente e general manager di Google Stadia.

Abbiamo lanciato Stadia con l’obiettivo di rendere i vostri giochi preferiti immediatamente disponibili ovunque voi vogliate giocarci. Con il recente lancio di successo di Cyberpunk 2077 su Stadia, con il gameplay disponibile su tutti i tipi di dispositivi, tra cui iOS, con il crescendo della nostra lista di integrazioni con YouTube, e con le nostre espansioni globali, è chiaro che la tecnologia di Stadia è stata dimostrata e funziona su larga scala. Avere i giochi in streaming su qualsiasi schermo è il futuro di questo settore, e continueremo a investire in Stadia e nella sua piattaforma di base per fornire la migliore esperienza di cloud gaming per i nostri partner e le comunità di gioco. Questa è stata la visione di Stadia fin dall’inizio.

Harrison conferma di star espandendo continuamente le infrastrutture di Stadia e sta puntando ogni sforzo di questa divisione di Google nell’aiutare sviluppatori e publisher a trarre vantaggio dall’infrastruttura del cloud gaming. Secondo quanto dice il vice presidente, è possibile che nel prossimo futuro vengano pubblicati giochi in esclusiva su Stadia, costruiti unicamente sull’infrastruttura del cloud gaming di Google. Per Harrison si tratta di un business che aiuterebbe l’azienda nel lungo termine da un lato, e che influirebbe sull’evoluzione dell’industria dei videogiochi dall’altro.

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Ma le conseguenze di Cyberpunk 2077 su Google Stadia hanno avuto anche un caro prezzo: per potersi permettere questo nuovo passo in avanti nel cloud gaming, l’azienda ha deciso di chiudere i propri neo-nati studi di sviluppo interni. In altre parole, Google Stadia ha deciso di dedicarsi interamente ai giochi di terze parti.

Creare i migliori giochi di classe da zero richiede molti anni e investimenti significativi, e il costo sta salendo esponenzialmente. Data la nostra attenzione a costruire sulla tecnologia collaudata di Stadia e ad approfondire le nostre parnership commerciali, abbiamo deciso che non investiremo ulteriormente nel portare contenuti esclusivi dal nostro team di sviluppo interno Stadia Game & Entertainment, al di là di qualsiasi gioco pianificato a breve termine.

Il presidente di SG&E Jade Raymond lascerà a breve Google, e altri 150 sviluppatori lasceranno gli uffici di Stadia secondo le stime dei colleghi di Kotaku. Google supporterà ovviamente la buonuscita di tutti i lavoratori che finora hanno contribuito con il loro lavoro nei videogiochi di Google Stadia, ma la decisione lascia un po’ l’amaro in bocca per diversi motivi, uno dei quali è ben evidenziato dal giornalista Jason Schreier in questo tweet, del quale riportiamo una traduzione di seguito.

Lo so che è divertente scherzare su Stadia che implode e, sì, un sacco di persone avevano predetto che una cosa del genere sarebbe successa ma è difficile non essere infuriati con Google per aver assunto più di 150 sviluppatori di videogiochi solo per buttarli tutti via un anno dopo come successe con Google Glasses.

Perché Google abbandona lo sviluppo dei videogiochi?

Fa strano pensare che una delle aziende più importanti del mondo nel campo della tecnologia si tenga in disparte per quanto riguarda la creazione di videogiochi, quello che è considerato il medium del nuovo millennio, dopo appena due timidi tentativi che non hanno avuto il successo sperato. Ma come mai ci sono persone che avevano predetto un epilogo del genere, sulla scia di quanto successo con Amazon?

I videogiochi Tripla-A sono un grosso rischio, certo, ma un’azienda come Google sarebbe in grado di coprirne i costi tranquillamente. Sono in molte le personalità che si stanno abbandonando a commenti sarcastici a riguardo, come Jeff Grub, famoso scrittore e autore di videogiochi riportato nei tweet qui in alto, e ammetto che anch’io ho pensato le stesse cose prima di avere un confronto con altre persone nella redazione di Player.it e averci pensato bene.

Non si tratterebbe tanto di trovare un mercato già saturo di videogiochi e pieno di publisher che mangiano altri publisher (ricordate l’ultima bomba, Microsoft che ha acquisito Bethesda?), quanto piuttosto di una questione economica. Certo, se magari Google si fosse lanciata nella creazione di videogiochi uno o due decenni fa, forse adesso staremmo parlando di un’altra storia, ma il punto è che allo stato attuale a Google non conviene per niente in termini remunerativi mettersi a sviluppare videogiochi.

Google da sempre vende servizi, e i servizi sono molto più remunerativi dei videogiochi. Stadia ha provato a gettarsi nella dimensione creativa dei videogame, ma l’ha fatto rischiando pochissimo (e plausibilmente guadagnandoci anche meno), e ha constatato che per mettere su uno studio come le maggior aziende dell’industria videoludica non farebbe rientrare la sua divisione gaming dei costi. Creare un servizio che invece aiuti tutte le altre aziende a pubblicare le loro creazioni, rientra a pieno nella filosofia economica della più grande azienda tech del mondo.

Pensate a Valve che ha allentato la mano sullo sviluppo effettivo dei videogiochi per dedicarsi quasi interamente sull’infrastruttura di Steam, un servizio che gli frutta molti più ricavi della produzione di un videogioco. Si stima che da Steam, Valve nel 2017 sia riuscita a capitalizzare in un giorno ciò che uno studio di sviluppo medio riesce a guadagnare in 4 anni.

Leggi anche: Nel 2020 Steam ha avuto più utenti attivi di PlayStation e Xbox

A questo punto si potrebbe obiettare che Steam, così come ad esempio Epic Games, nonostante offrano servizi funzionino anche come studio di sviluppo. Ma stiamo parlando di due aziende che hanno un mercato circoscritto a un’unica industria, mentre Google è un mostruoso gigante tentacolare che si muove in più direzioni; e che ultimamente sta avendo problemi con diverse antitrust di più nazioni a causa delle sue enormi sfaccettature che la configurerebbero quasi come un monopolio. Come ha dimostrato il post nel blog di Google, il mercato dei videogiochi è sicuramente una buona opportunità per l’azienda big tech, ma esclusivamente dal suo punto di vista: quello dei servizi.

A rimetterci non siamo tanto noi giocatori, privati di qualche idea videoludica di cui sinceramente forse non sentiremo mai la mancanza dato che il mercato ne é stracolmo. Le uniche persone che hanno pagato il prezzo del successo di Stadia sono quei 150 sviluppatori costretti a lasciare la posizione di lavoro.

This post was published on 2 Febbraio 2021 9:00

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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