Il 20 gennaio la saga di Hitman tornerà sui nostri schermi attraverso il terzo capitolo della sua serie reboot (qui la scheda del gioco), che ci permetterà ancora una volta di prendere il controllo di uno dei più famosi e letali killer della storia del videogiochi, un vero e proprio simbolo dello stealth game.
Per celebrare degnamente l’evento, abbiamo deciso di scavare negli annali per raccontare la storia di sei serie o giochi che in passato ci hanno fatto provare il brivido di diventare vere e proprie macchine di morte al servizio di una causa o di un obiettivo.
Infilate la vostra miglior tuta da infiltrazione e seguiteci in questa storia fatta di sotterfugi, doppiogioco, violenza e persino qualche risata.
Corvo, il protagonista di Dishonored, non è un vero e proprio assassino professionista, bensì un valoroso soldato che si ritrova al centro di una vicenda oscura che rischia di colpirlo soprattutto da un punto di vista personale.
Messo di fronte a un complotto e allo spietato omicidio della sua imperatrice, Corvo deve attraversare una città sporca, in rovina e sull’orlo della crisi per eliminare una serie di traditori e, al tempo stesso, riconquistare il suo onore.
Con questo titolo del 2013, che in poco tempo è riuscito ad affermarsi come nuovo piccolo classico dell’action stealth, Arkane Studio ha confezionato uno dei migliori compromessi fra gioco di infiltrazione e fps con componenti ruolistiche che si possano trovare sul mercato, in grado di permettere al giocatore una libertà d’azione vasta e capace di mettere alla prova la sua “creatività”.
Opera prima del game designer Gōichi Suda (conosciuto col nome d’arte Suda 51), Killer7 ha già in sé tutte le caratteristiche che di lì a poco avrebbero fatto di No More Heroes un grande gioco.
Come NMH, Killer7 utilizza una confezione tecnica in cell shading in grado di rispecchiare lo spirito del gioco e, come il suo successore, è un gioco che si diverte a shakerare il crime thriller con la commedia psichedelica.
Il gioco, uscito nel 2005, ci metteva nei panni di Harman Smith, attempato killer professionista con l’importante missione di distruggere l’organizzazione terroristica Heaven Smile.
C’è solo un particolare: la personalità di Harman Smith, “divisa” in sette identità distinte corrispondenti ai sette personaggi che possiamo guidare durante l’avventura, ognuno con una sua specialità.
Il risultato è un action atipico, dalle atmosfere pulp e assurde, da qualche parte fra un anime e un buon film di Tarantino.
“Successore spirituale” di Killer7, No More Heroes gioca praticamente nello stesso campo, innalzando però se possibile il grado di follia, dato che si parla sempre di assassini assolutamente improbabili.
Se in Killer7 eravamo di fronte a un assurdo e geniale manga, No More Heroes sconfina nel demenziale mettendoci nei panni di Travis Touchdown, tipo assurdo che decide di sconfiggere un esercito di assassini professionisti con l’obiettivo di scalare la classifica dei migliori killer mondiali, guadagnando soldi per… per comprare videogiochi, fumetti e action figures.
Sì, avete capito bene.
Fumetti, action figures, videogiochi.
Eh, già.
Grazie probabilmente alla follia del plot e alla formula action, No More Heroes è in breve diventato un gioco di culto, in grado di diventare un cult tanto forte da meritare un largo seguito e due sequel, di cui uno in arrivo a breve.
Lasciando la follia di Suda51, arriviamo a tematiche ben più adulte con Velvet Assassin.
Uscito nel 2009, Velvet Assassin ci portava negli anni della Seconda Guerra Mondiale alla guida di Violette Summer, spia britannica infiltrata nell’Europa occupata dai nazisti.
Bloccata in un letto d’ospedale dopo degli eventi misteriosi, Violette ricorda le sue missioni più importanti, tutte incentrate sull’uccisione di alcuni ufficiali tedeschi. Non dovete però aspettarvi soltanto “il solito stealth game”. A causa dei traumi subiti infatti, Violette si ritrova sospesa in una strana dimensione onirica nella quale distinguere realtà e visione potrebbe essere impossibile.
Da un punto di vista videoludico, Velvet Assassin non era certo un gioco innovativo: strutturato in una serie di missioni da affrontare con la tipica visuale in terza persona tipica dell’action/stealth di quegli anni (Hitman docet), il giocatore era chiamato ad affrontare una serie di livelli lineari muovendosi di soppiatto e neutralizzando silenziosamente le minacce.
Il risultato è un action stealth tanto imperfetto in alcune meccaniche quanto affascinante, in cui non mancano accenni all’orrore del nazismo.
Presenza forse scontata eppure necessaria, Assassin’s Creed è stato senza dubbio il gioco che ha portato il modello del “killer-protagonista-di-videogiochi” a un livello di popolarità senza precedenti grazie a una serie ultradecennale che ha dato un grande apporto all’evoluzione di più generi, con una struttura da open-world ad aree, approccio stealth e un gameplay che permetteva al giocatore di vivere un’avventura serrata e cinematografica.
Grazie a questa formula, AC è riuscito a far risaltare la sua mitologia profonda e originale, che prende spunto da una delle organizzazioni più misteriose e affascinanti della Storia, la Setta degli Ḥashashiyan.
L’iconico risultato è un’epica fantastorica i cui protagonisti utilizzano l’arte dell’omicidio per servire una causa superiore, che può cambiare i destini dell’umanità.
Fra dubbi morali e teorie del complotto, Assassin’s Creed si è imposto come uno dei blockbuster per eccellenza.
Infine, non potevano mancare due parole sulla serie di IO Interactive di ritorno il 20 gennaio.
Attiva fin dal 2000 con il primo episodio della primissima serie, quella di Hitman è una saga che ha rivoluzionato il concetto di stealth game grazie alla libertà d’approccio data al giocatore.
Raccontando le storie dell’Agente 47, carismatico assassino geneticamente modificato al centro di un complesso conflitto fra organizzazioni criminali e politica, nel corso dei suoi otto capitoli principali Hitman ha immerso i giocatori in un universo narrativo cupo, brutale ma estremamente elegante, che ha saputo miscelare in modo magistrale spy-story, fantascienza e noir.
In questa serie di avventure, praticamente ogni missione di gioco è stata in grado di dare al giocatore decine possibilità di uccisione, da quelle più silenziose e “soft” a veri e propri attentati sanguinari.
Una saga tanto centrale nella storia del gaming da meritare un reboot, il cui terzo episodio non mancherà di accontentare i fan di lunga data e di continuare ad appassionare nuove generazioni di giocatori.
Bene, queste sono le sei saghe basate sulla tenebrosa figura del killer che secondo meritano di essere giocate. Ce ne sono davvero per tutti i gusti, fra giochi dal tono serioso, epopee ambientate in universi fanta-storici e veri omaggi alla follia tarantiniana. E siamo certi che, anche una volta terminata la seconda saga di Hitman, assassini spietati continueranno a dominare lo scenario dei videogiochi ancora per molto tempo (e non parliamo solo di Assassin’s Creed).
Intanto quanti di voi giocheranno Hitman 3?
This post was published on 13 Gennaio 2021 12:00
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