Mancano solo pochi giorni dall’uscita dell’atteso titolo della software house polacca CD Projekt Red, Cyberpunk 2077.
Le nuove generazioni di videogiocatori tendono a confondere il genere cyberpunk con l’omonimo titolo di CD Projekt Red. Questa confusione è lecita, ma è doveroso distinguere il genere di riferimento, che comprende in maniera più ampia svariate opere letterarie, cinematografiche, fumettistiche e videoludiche e il titolo atteso per questo mese.
Il cyberpunk è una corrente letteraria ed artistica nata agli albori degli anni Ottanta, come sottogenere dalla fantascienza. Basa le sue radici nell’informatica e cibernetica, il tutto condito da ambientazioni tipiche di una metropoli del Estremo Oriente, grandi corporazioni chiamate zaibatsu, crimine organizzato, e una visione abbastanza pessimistica del futuro, continua contraddizione tra ipertecnologia e decadentismo. Altro aspetto importante della corrente cyberpunk sono i riferimenti al rapporto uomo-macchina.
Tra i principali autori letterari è doveroso citare William Gibson, Philip K. Dick e Bruce Sterling. Con l’uscita sul mercato delle prime opere letterarie, il genere è stato ampliato ed arricchito grazie ad Hollywood: basti citare Blade Runner, Robocop, il disneyano Tron ma anche le grandi produzioni d’animazione giapponesi di successo come Akira, Ghost in the Shell non hanno fatto altro che alimentare il genere dando un’idea decadente di un futuro prossimo che è ormai vicino alla nostra realtà soggetta alla digital trasformation e all’adozione di quella che era considerata fantascienza, la realtà virtuale.
È interessante notare che nelle opere cyberpunk, sia letterarie che di altri generi, l’ispirazione architettonica e stilistica della vita urbana sia strettamente correlata a quella delle grandi metropoli asiatiche, in particolare giapponesi.
Negli anni Ottanta, il Giappone era al centro dell’innovazione tecnologica del tempo, le grandi industrie erano pronte a conquistare il mercato occidentale e il boom economico del paese (la “bolla” speculativa) contribuì al resto.
“Il Giappone,” come disse Willian Gibson, autore del Neuromante romanzo ambientato nella città di Chiba, grande agglomerato urbano a ridosso della più famosa Tokyo, “con le sue grandi metropoli, grattacieli, treni superveloci e commistione di colori a neon dava l’idea di un futuro prossimo“.
Il cinema e gli anime sono andati ad arricchire l’immaginario culturale di una Tokyo futuristica e avanzata a livello tecnologico, dando terreno fertile ad altre opere come quelle videoludiche che hanno contribuito ad alimentare il genere regalando ai videogiocatori esperienze uniche.
Noi di Player vi consigliamo alcuni titoli per ammazzare l’attesa in vista di Cyberpunk 2077.
Abbiamo pensato a dieci titoli storici dedicati al genere, consci del fatto di aver tralasciato titoli di uguale importanza ma che in ogni caso citiamo qui: Syndicate, Shadowrun, Omikron The Nomad Soul (il primo videogioco di David Cage), Remember Me di DONTNOD Entertainment (Life is Strange, Tell my Why, Twin Mirror), Ruiner, Observer: System Redux e molti altri che vi invitiamo di provare quanto prima.
Nell’immaginario comune, Hideo Kojima è legato alla sua opera più celebre, Metal Gear Solid.
Eppure il visionario game designer ha curato altre opere e uno dei suoi titoli passati più in sordina è stato proprio Snatcher, dichiarazione d’amore da parte dell’autore a Blade Runner.
E’ proprio grazie al film di Ridley Scott e al romanzo scritto da Philip K. Dick che il designer giapponese trova la sua dimensione videoludica ideale. Snatcher è una visual novel cyberpunk con immagini statiche e ispirate agli anime di quegli anni. Il protagonista è Gillian Seed, investigatore specializzato nella ricerca di androidi chiamati “Snatcher”, di stanza a Neo Kobe City, città costiera del Giappone, uno dei pochi insediamenti urbani rimasti dopo che cinquanta anni prima un’arma biologica conosciuta come Lucifer-Alpha ha ucciso quasi metà della popolazione mondiale.
Debuttò nel lontano 1988, sottoposto a varie censure per via delle scene gore e di nudo, su MSX2, PC Engine, Sega CD e successivamente su Playstation e Sega Saturn, con una grafica migliorata e l’implementazione di video in CGI.
Mai uscito dai confini giapponesi, oggi è considerato un vero e proprio cult. Già da allora, le influenze di Hollywood mettono in risalto le opere di Kojima: il designer di Setagaya ha affermato di essersi ispirato, oltre al sovracitato Blade Runner, ad Akira, The Terminator e Alien.
Il videogioco ufficiale dedicato al film fa il suo debutto nel 1997, più di dieci anni dopo l’uscita sul grande schermo del film con Harrison Ford e Rutger Hauer.
Ambientato a Los Angeles nel 2019 (divertente considerare, ad oggi, che è un gioco ambientato ormai nel passato), segue le vicende di Ray McRoy, novello blade runner. Prodotto dai Westwood Studios, è un’avventura grafica point-and-click che riproduce in maniera fedele scenari e ambientazioni del film.
La grafica per l’epoca eccezionale e la riproduzione certosina di tutti gli elementi già visti al cinema (doppiatori compresi) hanno reso Blade Runner un videogioco di punta per il genere, vendendo nel ’97 più di un milione di copie, portandosi a casa anche l’ambito premio “GOTY”.
A lungo lontano dai riflettori, lo scorso anno il titolo è apparso sul GOG ed è prevista per i primi mesi del 2021 una remastered edition per PS4, Xbox One e PC.
I ragazzi di Cyberpunk 2077 hanno di recente twittato una dichiarazione d’amore per Deus Ex, uno dei più popolari videogiochi a tema cyberpunk, fonte principale per la loro ispirazione artistica.
Uscito nel 2000, l’avventura di Eidos è stata pietra miliare del genere per tanti anni, l’ibrido sparatutto con contaminazioni action-rpg ha avuto diversi seguiti tra cui Invisible War e altri titoli più recenti sviluppati da Eidos Interactive e pubblicati da Square Enix, Deus Ex: Human Revolution e Mankind Divided prequel del primo Deus Ex, con protagonista Adam Jensen.
Innesti cibernetici, hacking, azioni a là Matrix hanno reso Deus Ex una saga di culto per gli appassionati. E’ ispirato ad altri titoli di successo come System Shock e Thief, entrambi prodotti da Looking Glass Studios.
Al giorno d’oggi il primo capitolo della saga di Deus Ex è considerato uno dei capolavori assoluti del medium videoludico, forte di un gameplay incredibilmente profondo e di una narrativa di primissimo ordine, capace di combinare a più riprese la maturità delle tematiche cyberpunk ad una scrittura di ottimo livelo.
System Shock, antesignano di Deus Ex, era il primo titolo di ispirazione cyberpunk che combinava, per la prima volta, il genere FPS e gioco di ruolo. Il nostro personaggio è un hacker risvegliato dal coma in una colonia spaziale sull’orlo del caos.
L’A.I. della stazione spaziale orbitante “Citadel” ha preso il sopravvento e ha ucciso tutti gli umani presenti. Come se non bastasse, questa malvagia intelligenza artificiale che risponde al nome di Shodan, ha creato dai cadaveri, dei cyborg geneticamente mutati che andranno ad azionare un laser che, partendo dalla stazione spaziale, arriverà sulla Terra per annientarla, un po’ come la Morte Nera su Alderaan.
System Shock, e il suo sequel, possono dare l’impressione di essere invecchiati male rispetto ai videogiochi di oggi, non possiamo dire il contrario, con un sistema di controllo obsoleto e un’interfaccia non poi così user friendly.
La grafica per l’epoca era assolutamente il meglio che si potesse trovare in giro e System Shock era uno dei primi, timidi, approcci al genere cyberpunk, regalando una trama così variegata e ricca di colpi di scena, da far impallidire i blockbuster hollywoodiani.
Se state cercando un ottimo titolo con una trama completamente immersiva, noi vi consigliamo System Shock, il padre spirituale del più attuale e famoso Bioshock.
Come non parlare di videogiochi cyberpunk senza citare una pietra miliare delle avventure grafiche come Beneath a Steel Sky. Il titolo nasce dalla mente di Charles Cecil, che diventerà famoso da lì a poco per la serie Broken Sword, e Dave Gibbons che curerà la parte grafica e il character design, co-autore, insieme ad Alan Moore, di Watchmen. Beneath a Steel Sky esce nel 1994 ed è incentrato su Robert Foster, un uomo che cresce nelle lande desolate australiane e cresciuto da aborigeni.
Il suo villaggio viene attaccato e Robert, per un motivo non precisato, viene preso di peso dai soldati (che stermineranno il suo villaggio) e portato a Union City, una grande città-stato suddivisa in più livelli, ognuno dei quali ospita persone di diverse classi sociali.
L’avventura punta e clicca si dirama nei bassifondi metropolitani e nella realtà virtuale, con enigmi e una buona dose di umorismo che coinvolge e diverte il videogiocatore.
Il motore grafico Virtual Theatre, piccola rivoluzione di quegli anni, aveva la caratteristica di muovere sullo sfondo i vari NPC in maniera indipendente dall’azione del videogiocatore, rendendo la vita della città viva e pulsante, proprio come ci si aspetta da una metropoli cyberpunk.
Cloudpunk è un avventura cyberpunk open-world che vi cala in una fumosa e vibrante metropoli, Nivalis, in cui il nostro obiettivo è fare da fattorini per una torbida azienda che da il nome al titolo.
Radia, la protagonista, è appena stata assunta per portare pacchi e sfrecciare a bordo del suo HOVA, la sua macchina volante, per i grattacieli ricchi di luci a neon ed ideogrammi giapponesi.
Un open world coinvolgente e con motore grafico voxel based, che si affianca comodamente a titoli come VirtuaVerse, The Red Strings Club ma anche a videogiochi più storici come Deus Ex o Syndicate.
Una trama profonda e mai banale, dilemmi morali e una ricercata colonna sonora synthwave vanno ad arricchire il titolo di Ion Games. Per il resto trovate la nostra recensione qui.
VirtuaVerse è un titolo cyberpunk tutto italiano. Un piccolo capolavoro che, se volessimo falsificare la sua data di rilascio, sembrerebbe essere uscito dagli anni Ottanta, gli anni dei VCR obsoleti e delle tute acetate, per difficoltà ed estetica.
Un’avventura grafica in pixel art davvero ben fatta, presenta una trama di denuncia sociale sull’uso scorretto della tecnologia e i suoi risvolti negativi nella vita delle persone, temi già cari a chi ha apprezzato la serie TV Netflix Black Mirror.
Una trama ricca di riflessioni ed una colonna sonora curata in maniera eccellente eleva VirtuaVerse ad essere una delle migliori avventure grafiche a tema cyberpunk: qui la recensione curata da Riccardo Galdieri.
The Red Strings Club è l’ennesima piccola perla indie nascosta. Il titolo non ha una trama lineare, bensì ci pone davanti una moltitudine di scelte morali, bivi decisionali che vanno a formare un’intricata rete di sotto-trame che sfociano in un unico finale.
In The Red Strings siamo artefici del nostro destino, siamo noi il bartender che si occuperà di fare nuovi cocktail per i dipendenti. The Red Strings Club nasce da un bar e al centro ha tre protagonisti, diversi tra loro.
Un noir che ci porta alla mente The Wolf Among Us per via dei richiami stilistici e il mix tra pixel art e cyberpunk che rende che ancora più squisito un titolo del genere che vi invitiamo caldamente a riscoprire.
Creato da One More Level, 3D Realms e Slipgate Ironworks, Ghostrunner è un ottimo ma estremamente punitivo hack ‘n slash in prima persona, ambientato in un pessimistico futuro squisitamente cyberpunk in cui l’umanità – o ciò che resta – vive relegata su una torre altissima.
Il protagonista principale è un ghostrunner senza nome, un abile soldato ninja capace di muoversi silente, ed in solitaria, lungo gli scenari verticali della torre, con l’obiettivo di arrivare in cima.
La katana ad alta frequenza rievoca un po’ la nostalgia di opere già viste circa venti anni fa, quali Metal Gear Solid o l’anime Alita Battle Angel. Malgrado non fosse un open world puro come Cyberpunk 2077, Ghostrunner è una perfetta riproduzione del genere malgrado la difficoltà alta e la formula one-shot, one-kill può essere non digeribile da tutti i tipi di videogiocatori.
Ve lo ricordate Far Cry 3? Sparatutto ambientato in un isola tropicale, avamposti, pazzi assassini e funghetti allucinogeni. Forse uno dei migliori capitoli del FPS Ubisoft. Eppure, non tutti sanno che Ubisoft ha creato uno spin-off del titolo che non è altro che una caricatura alle opere cyberpunk e una miniera d’oro di riferimenti alla cultura pop anni ’80 con quel retrogusto un po’ trash, un po’ B-Movie.
Se state cercando una cosa molto simile, evitando il pessimismo cosmico che contraddistingue quasi tutte le opere cyberpunk suddette, Blood Dragon fa proprio al caso vostro.
Il gameplay è preso di peso dal titolo canonico, così come la struttura degli avamposti, ma il team di Ubisoft ha trovato un modo, vincente, di dare ai videogiocatori una realtà alternativa in cui divertirsi.
Colonna sonora che sembra prodotta dai Daft Punk e Deadmau5, una valanga di citazioni a film quali Tron e Terminator e sicuramente tanto divertimento. Manca la grande metropoli, è vero. Ma in compenso ci sono davvero tanti cyborg e tanto neon da far male agli occhi.
This post was published on 9 Dicembre 2020 13:00
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