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Speciali

Ghost of Tsushima: Leggende – A caccia di demoni giapponesi in multiplayer

Ghost of Tsushima, uscito lo scorso luglio (qui la nostra recensione), si è proposto al pubblico come un open-world magari non in grado di rivoluzionare il genere a cui appartiene, ma capace di donare agli appassionati un’avventura di ampio respiro nel Giappone medioevale grazie a un mondo di gioco vivo e appassionante, un gameplay vario e divertente e una componente artistica d’eccezione.

Lo scorso 16 ottobre, a circa tre mesi dalla release, l’arrivo del DLC gratuito Leggende è arrivato promettendo di portare il titolo Sucker Punch nella dimensione multiplayer, raccogliendo la sfida di dover creare una modalità divertente e abbastanza innovativa a convincerci a riprendere in mano il pad, stavolta per sfidare i nemici fianco a fianco con altri giocatori.

L’ho provato, e questo è ciò che penso dopo un paio di avventure online.

Un tipico party di Leggende entra in azione contro orde di demoni

Dalla Storia alla Leggenda

Piccola premessa personale: negli ultimi mesi Ghost of Tsushima ha praticamente catalizzato tutta l’attenzione e la passione di un mio gruppetto di amici nerd letteralmente pazzi per l’epopea del buon Jin Sakai e dei suoi compagni. Quindi, quando Leggende è stato annunciato è stato annunciato, io, Giuliano e Federico abbiamo subito iniziato a pianificare qualche partita insieme, sperando che questa nuova modalità riuscisse a dare al gioco un multigiocatore tanto entusiasmante quanto lo story mode. L’altro pomeriggio, finalmente, ci abbiamo messo le mani sopra.

La prima cosa che ci ha entusiasmati è stato il cambio del setting e del tono del gioco. Facendo partire Leggende dal menù, la tavolozza di Ghost of Tsushima vira dai toni freddi ma leggeri dell’epopea di Jin a un rosso sangue dall’aspetto minaccioso e, soprattutto, dall’epopea storica a un dark-fantasy che affonda le radici nel folklore giapponese.

Il Samurai in primo piano entra in azione mentre il Cacciatore lo copre dall’alto

La voce di un vecchio bardo introduce la “sotto-ambientazione del DLC”: a differenza di quel che accade nella vicenda di GoT che già conosciamo, in Leggende la venuta dei Mongoli sull’isola nipponica si tramuta nell’invasione di un esercito di demoni corrotti a cui devono opporsi gli Spettri, qui non più guerrieri leggendari ma veri e propri spiriti protettori dell’isola. Nei panni degli Spettri, abbiamo quindi il colpito di creare gruppi di resistenza e lanciarci in uno scontro all’ultimo sangue contro le forze del male.

Credetemi: il lavoro di storytelling che introduce e accompagna il giocatore in Leggende è davvero in stato di grazia. La tavolozza di colori più dark, un design dei livelli che vira verso atmosfere oniriche (per non dire psichedeliche), i personaggi ritratti come demoni pallidi e dagli occhi senza pupille, ma soprattutto una voce narrante d’atmosfera si uniscono nella grande impresa di costruire una modalità multiplayer che definire “accessoria” rispetto al gioco originale sarebbe davvero un insulto.

A caccia di mostri

Quali sfide attendono quindi i coraggiosi spettri di Tsushima una volta superata la meraviglia per il tono dark di Leggende?

Prima di provare il DLC, la mia impressione come giocatore alle prese con la campagna di Ghost of Tsushima era quella che mi sarei ritrovato davanti a una riproposizione delle dinamiche di combattimento di GoT in una serie di arene co-op ispirate ma tutto sommato derivative, ma non è così.

Anzitutto plauso a Sucker Punch per la varietà di situazioni messe davanti al giocatore. Da una parte ci siamo ritrovati davanti a una classica modalità “rapida” basata su schemi nei quali ciò che conta è semplicemente andare contro i demoni e contrastarli (praticamente la classica modalità “a ondate”), ma accanto a essa c’è una vera modalità storia in co-op che potrebbe tenere impegnato il vostro party per settimane, anche grazie alla possibilità di rigiocare i diversi livelli per conseguire risultati sempre migliori.

Il mondo di Leggende: un incubo rosso sangue…

È proprio questo il cuore pulsante di Leggende, una “story-mod secondaria” dalle atmosfere nerissime che ricorda alcuni dei dettagli più gotici di un Inuyasha o un qualsiasi film di fantasmi giapponesi. La campagna è suddivisa in una serie di capitoli, a loro volta divisi in tre livelli, piccole storie in tre step all’interno dei quali il party è chiamato ad affrontare partite con una loro “lore” specifica (uccidere una strega che ha corrotto un villaggio, abbattere un mostro, liberare degli ostaggi). I livelli ricalcano più o meno le location viste in Ghost of Tsushima, ma con delle belle variazioni sul tema che promettono un gameplay vario e divertente.

Come in ogni buon multiplayer di questo genere, Leggende ci permette di personalizzare, far evolvere e ottimizzare il nostro personaggio, per il quale possiamo scegliere al momento fra quattro classi: Samurai (guerriero), Cacciatore (in pratica, una arciere provetto), Assassino (specializzato nello stealth) e Ronin (classe di supporto incaricata di curare i compagni).

Come vedremo fra poco, il gioco di squadra in Leggende è davvero importante, e coordinare e incastrare al meglio le diverse abilità potrebbe rivelarsi uno degli elementi basilari di una partita. Venendo alla “ciccia”, ovvero gli scontri, come potete immaginare il combat system non è diverso da quello di GoT, ma ci sono alcune piccole semplificazioni un po’ più “arcade”-come la possibilità di usare un’unica mossa speciale del personaggio, una per classe, al posto delle “Forme”-che tuttavia non intaccano affatto la spettacolarità dei combattimenti.

Infine, vi ricordate quando poco più su parlavamo della presenza di una voce narrante? Ebbene, questa non sarà un’accompagnatrice discreta e poco presente, ma interverrà narrando ogni cosa accade su schermo esattamente come farebbe un bardo. Cadiamo a terra e rischiamo di tirare le cuoia? Il bardo lo racconta, in diretta. Abbattiamo un boss? Il bardo è lì a raccontare questa storia, e così via.

E il risultato, ve lo garantisco, è davvero notevole.

Un gioco di squadra

Infine, l’ultimo plauso: quello alla gestione del party durante le partite.

Vi racconto un aneddoto, l’assalto della nostra banda a un villaggio abitato da una strega e dai suoi fedeli servi. Cuffie infilate, mano sui pad e sguardo concentrato, al primo tentativo ci siamo gettati verso il nemico facendo leva più sulla nostra abilità di guerrieri ben addestrati dalla campagna principale di GoT che sulla tattica. Grave errore: nei primi tre tentativi di gioco la storia è andata a finire male, malissimo, con i mongoli indemoniati intenti a banchettare con le nostre carni mortali.

A quel punto ci siamo fermati, guardati (virtualmente) negli occhi e deciso di approcciarci più tatticamente alla cosa, con il samurai (io) indietro, a tenere sotto controllo la situazione da lontano, e l’assassino (Giuliano-San) col compito di infiltrarsi nel villaggio e a piombare sulla strega con un attacco furtivo.

Il risultato?

Ragazzi, goduria pura, un’azione di gruppo perfetta e abbastanza tesa.

Alla fine obiettivo raggiunto, esaltazione come se piovesse e l’impressione che il multiplayer di Leggende sia davvero un ottimo modo per provare uno skirmish appassionante e brutale, con scontri forsennati e abbastanza al cardiopalma ma nel quale la pianificazione e il coordinamento non sono certo secondari.

Nobili guerrieri, molti sarebbero a questo punto i consigli, i piccoli aneddoti e le storie da raccontare e sono certo che nelle prossime settimane Leggende potrebbe presentare una bella e piacevole continuazione per le avventure di Jin Sakai.

Quel che spero è che una bella invenzione come la campagna co-op, al momento limitata a una decina di racconti, riceva un supporto per lo meno periodico che magari aggiunga nuovi scenari e sfide. Se così sarà, Ghost of Tsushima: Leggende potrebbe diventare un ottimo modo per passare i prossimi mesi in compagnia di amici e altri giocatori, all’insegna dell’onore, del coraggio e della lotta contro ondate di orrori soprannaturali.

Intanto, se avete ancora Ghost of Tsushima installato, consiglio spassionato: lanciatevi nella mischia.

Non ve ne pentirete.

This post was published on 21 Ottobre 2020 16:55

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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