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Speciali

PlayStation Store limita l’acquisto di giochi PS3: è un’occasione mancata?

Il passaggio da una generazione videoludica all’altra è un momento particolare, tanto in grado di proiettarci in una nuova dimensione del gioco, più sofisticata e in grado di rimodernare profondamente il medium, quanto di ricordarci con un po’ di malinconia il tempo che passa, i giochi che invecchiano e i titoli che ci lasceremo alle spalle.

Certo, quella entrante è una generazione in cui uno dei più grandi successi della storia vedrà una sua quarta edizione-GTA V-e nella quale farà la sua comparsa lo strumento dell’upgrade, un passo avanti verso la creazione di giochi destinati a “rimanere”. Tuttavia, man mano che la gen va verso la sua conclusione, molti sono i videogiochi-anche classici-che rischiano di andare in pensione durante il passaggio, e non tutti potranno godere di strumenti in grado di farceli recuperare con semplicità nei prossimi anni.

Soprattutto dopo alcune notizie degli scorsi giorni.

PlayStation Store esclude i giochi PS3 e PS Vita

Tutto parte da due notizie, provenienti da Microsoft e Sony, che arrivate a distanza di un paio di giorni fanno luce su un aspetto forse non centrale ma interessante del passaggio generazionale: il destino dei giochi delle old gen su PlayStation 5 e Xbox Series X|S, sembra diverso.

Che significa “il destino delle old gen”?
Come detto non parliamo di giochi della scorsa gen riproposti nelle remastered o updates, ma di qualcosa che forse è ben più interessante (per quanto si tratti di un interesse un po’ più “intellettualoide”, forse): tutti quei giochi di due, tre generazioni fa che oggi non sono più accessibili con semplicità ai giocatori ma che in teoria lo meriterebbero, anche soltanto per il fatto che il pubblico ha spesso dimostrato un amore per la ricerca e la cultura del “gioco vecchio” e poiché le piattaforme odierne potrebbero forse far sì che ciò accada, potenti come sono.

Il PlayStation Store come lo conosciamo oggi

Sappiamo per esempio che Xbox Series X e S permetteranno ai giocatori di scaricare sulle console di ultima generazione i giochi di Xbox 360 e di importarne i salvataggi gratuitamente, senza più pagare il servizio Gold.

Di fatto, come specificavamo nella news in merito (che trovate qui), Xbox Series X e S saranno macchine che permetteranno agli appassionati di videogiochi di aprirsi a un parco di titoli appartenenti a tre generazioni, permettendo al giocatore di saltare fra le diverse epoche del gaming in maniera molto semplice.

E il fronte PlayStation?

PlayStation 5 avrà, a quel che sembra, una vasta retrocompatibilità con la generazione che si sta chiudendo, proponendo anche una vasta collezione di classici PS4 che saranno disponibili con la nuova versione di PlayStation Plus. Tuttavia, conferma sua una spiacevole caratteristica, ovvero il difficile accesso a titoli della generazione immediatamente precedente a PlayStation 4, ovvero PS3.

Per di più, è notizia di ieri che lo store PS5 non permetterà più l’acquisto dei giochi PS3 e PS Vita sul nuovo PlayStation Store Desktop (qui la news), fatto che porterà inevitabilmente i giocatori a dover acquistare e scaricare i singoli giochi sulle console native.

Il tutto per dare più risalto ai giochi più recenti e sofisticati.

Una gloriosa PlayStation 3: quanti di voi ce l’hanno ancora?

Certo, si tratta di un limite di poco conto se pensiamo che in caso abbiate ancora una PS3 non vi servirà altro che effettuare l’acquisto dallo store e giocare in tranquillità (diverso il discorso su PS Vita, il cui store sembra chiuso dal 2016).

Inoltre, qualora aveste accesso a PSNow, il servizio di gioco in streaming e in abbonamento di PlayStation, potreste tranquillamente trovare molti giochi della vostra infanzia pronti al gioco su PS4.
Tuttavia, per quanto aggirabile, qui la questione sembra di “filosofia del gioco”, con da una parte Xbox impegnata a “preservare” le pietre miliari della sua storia e a consegnarle alle nuove generazioni e dall’altra Sony che restringe questa possibilità.

Giochi vintage e facilità d’accesso: perché è così importante?

Prima di andare avanti, affrontiamo la domanda principale: perché sarebbe così importante oggi permettere ai giocatori contemporanei di accedere a titoli vecchi anche di dieci anni per giocarci comodamente in poltrona?

I motivi sono tanti, e di varia natura.

Anzitutto perché oggi dare vita a un’operazione del genere è abbastanza semplice e l’azione di Microsoft con i giochi 360 sembra dare un segnale in questa direzione. Se è vero che le nostre console assomigliano sempre più a centri di intrattenimento a 360° grazie ai quali avere un approccio col divertimento quanto più ampio possibile, la capacità di queste macchine di darci accesso con facilità con giochi classici come Bioshock o Fallout New Vegas deve essere tenuta di conto, anche alla luce di altri due fattori.

Bioshock (2007): non fosse stato per la remastered di qualche anno fa, forse fra qualche sempo sarebbe stato destinato a sparire dagli store next-gen

Primo perché il giocatore è da sempre una categoria di utente e cliente “con memoria”.

Secondo, per un motivo ancor più commerciale e banale: come i nostri zii, fratelli maggiori o qualcuno dei nostri genitori tiene ancora al suo NES conservato in soffitta anche le generazioni più giovani iniziano ad avere un patrimonio videoludico da conservare.

Giochiamo a Ghost of Tsushima, ma se abbiamo più o meno trent’anni è naturale ricordare benissimo un Obivion o un Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, e magari teniamo ad accedervi ancora anche solo per farci quattro risate sul tempo che passa. Non è un caso se nel 2019, prima purtroppo dell’esplosione del caos del Covid, tanti siano stati i progetti indipendenti annunciati attorno a servizi di distribuzione digitali di giochi indie e retro, a significare l’estremo interesse dei giocatori a questo tema.

La risposta delle major a questo tema era quindi molto interessante.

Quando nei giorni scorsi ho letto della possibilità di vedere giochi 360 su Xbox Series X e S ho sorriso, affascinato, per un motivo semplice: classici come Alan Wake potranno avere ancora molto da dire all’interno della collezione dei giocatori e funzionare da pietra di paragone anche per i più giovani. Un qualsiasi titolo “esclusivo” per PS3 non avrà lo stesso destino.

Xbox sembra tenere molto alla conservazione della nostra “memoria videoludica”, garantendo di poter giocare anche a titoli 360.

Solo a me sembra che tutto questo getti un po’ di tristezza attorno al lancio di PlayStation 5?

Infine, come se non bastasse, un ultimo interrogativo circa la non facilità di recupero dei giochi PS3 sulle console successive: quanti di voi hanno ancora delle PlayStation 3 pienamente funzionanti?

Come vorrei gli Store del futuro

Credo che il non prevedere dei modi efficaci per giocare i classici del passato in maniera semplice attraverso le console delle prossime generazioni sia una questione abbastanza interessante e sulla quale vale la pena argomentare.

Credo anche che, come un cinefilo comprendere un film d’azione contemporaneo senza uno sguardo a Lo Squalo di Spielberg, inquadrare un gioco next gen senza capire da dove sia partito il percorso che ha portato alla nascita di quel titolo renda l’esperienza di gioco monca, soprattutto per coloro che vivono il gioco nella maniera più genuina e “dotta” possibile.

Nessuno pretende un deliberato atto di bontà da parte delle major, volto alla conservazione del patrimonio videoludico, ma uno store in cui sia possibile recuperare facilmente giochi del passato per poi goderceli potrebbe quasi portare a una piccola crescita del giocatore.

Sony sembra voler guardare piu’ al presente e al futuro che al passato. Scelta giusta?

Andare avanti di generazione in generazione, perfezionare il medium, rendere il gioco sempre più sofisticato sarà sempre più semplice, ma se le major non preserveranno i pilastri e le tappe che ci hanno portato fino a questi buoni risultati non avremo perso tutti quanti qualcosa di molto importante e bello?

This post was published on 19 Ottobre 2020 15:34

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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