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Speciali

[PlayHalloween] 5 leggende italiane che potrebbero diventare videogiochi

Ogni luogo popolato del pianeta, a qualsiasi latitudine, è caratterizzato da un insieme di credenze e voci popolari che per secoli hanno alimentato il suo immaginario collettivo e, di conseguenza, la sua produzione di storie. Spesso sono storie a carattere fantastico, con come protagoniste bizzarre creature dei boschi o figure tipicamente favolistiche, ma molte volte sono storie cupe, orrorifiche, che non starebbero male in un racconto dell’orrore.

Anche l’Italia ha il suo bel calderone di leggende macabre: castelli infestati, bizzarri culti religiosi, storie inquietanti tramandate di generazione in generazione. E molti non starebbero male in un bel videogioco a tema horror, survival o investigativo che sia.

Oggi vi proponiamo cinque leggende/immaginari collettivi di cinque diverse regioni della penisola che secondo noi potrebbero fare da spunto perfetto a un videogioco dell’orrore.

Pronti? Partiamo!

Trentino Alto-Adige

Le Alpi sono state per secoli un territorio inospitale nel quale leggende popolari spesso molto cupe e violente sono circolate anche per intimare alle persone di non avventurarsi fra i boschi e sulle alture con leggerezza.

Il Krampus rappresentato durante una festa dedicata a San Nicola (5 dicembre)

Tantissime sono le storie legate alle valli alpine, prima fra tutte quella del Krampus, demone del folklore montano delle zone di lingua germanica che si dice vaghi per i villaggi e le foreste derubando le fattorie e bambini. Si dice anche che nei periodi di carestia il Krampus vagasse confondendosi con umani che giravano vestiti con pellicce e manti di piume, prendendo di sorpresa i suoi cacciatori. La leggenda vuole anche che a scacciarlo sia stato niente poco di meno che San Nicola, versione/antenato “religioso” del nostro Babbo Natale, il che curiosamente ha reso il Krampus un “mostro di Natale”.

Oggi la figura del Krampus viene annualmente “celebrata” da feste popolari ogni 5 dicembre, giorno di San Nicola.

In che gioco lo vedrei

Il Krampus è una creatura feroce, un cacciatore dell’arco alpino che scende nelle fattorie a valle a caccia di cibo o peggio di bambini.

Proprio un ragazzo inseguito dalla creatura potrebbe essere il nostro alter-ego in un gioco survival, magari in un gioco ambientato in uno dei tipici freddi inverni di montagna, magari nel passato: isolato in una baita o un piccolo villaggio assieme a qualche PNG, dovrebbe fuggire e tentare di sopravvivere all’essere fuggendo attraverso vecchi appartamenti cigolanti, boschi inquietanti, stalle abbandonate, nella tipica prospettiva di un horror in prima persona come Outlast o Resident Evil 7, prospettiva che darebbe al giocatore la giusta carica di ansia.

Le atmosfere di Kona potrebbero essere perfette anche per un bel gioco horror ambientato fra le Alpi

E la conclusione potrebbe essere già pronta e sul tavolo: il nostro obiettivo potrebbe essere quello di fuggire e al tempo stesso trovare il buon San Nicola per chiedere il suo intervento contro il terribile demone.

Emilia Romagna

Questa regione è uno degli scenari horror italiani per eccellenza, soprattutto grazie ai film di un grande regista come Pupi Avati, autore de La Casa dalle Finestre che Ridono, che negli anni ’70 fece capire al mondo quanto le paludi del ferrarese, paesaggio lugubre e isolato, quasi alieno, fosse perfetto per una buona storia horror.

Le paludi attorno a Ferrara, tanto placide quanto isolate

Sono zone sperdute, preda della malaria sino al ‘900, intrise di una religiosità molto forte che alberga in chiesette di campagna diroccate e santuarietti sperduti in riva a fiumi stagnanti, queste zone sono attraversate da tantissime storie di creature soprannaturali, manifestazioni demoniache e, peggio ancora, terribili culti satanisti che combatterebbero la fervida religiosità di queste terre.

Che gioco dell’orrore vi ambienterei

Quest’atmosfera lugubre e ricca di misticismo, paranoia e misteri non sfigurerebbe affatto in un bel punta e clicca a tinte mistery come Necronomicon, indimenticato horror investigativo di Wanadoo Studios (lo stesso della serie di Dracula) nel quale dovevamo indagare sui Miti di Cthulhu nella spettrale Providence in fine anni ’10.

In uno scenario storico simile (basterebbe anche solo l’Emilia degli anni ’50), il nostro personaggio potrebbe essere il classico giornalista inviato dalla città per indagare su strani riti satanici in zona, che si ritroverebbe di fronte a un paesello quasi disabitato e con pochi residenti abbastanza inquietanti. Indagando nella chiesa e nelle abitazioni, potrebbe cominciare a capire che la situazione è molto peggiore di quel che credeva, fra strani segni di culti dimenticati o troppo terribili per essere rivelati al mondo e figure inquietanti che lo seguono, lo spiano, magari gli lanciano segnali inquietanti.

La casa dalle finestre che ridono, simbolo dell’horror di Pupi Avati (1976)

Uno scenario perfetto per un bel thriller paranoico, che lentamente scende prima verso la consapevolezza dell’orrore e poi verso la paura vera e propria. E la verità, in una situazione come questa, potrebbe non essere tanto liberatoria, quanto attentare alla Sanità Mentale del protagonista…

Lazio

Il Lazio purtroppo non è una regione molto attenta alla preservazione del suo patrimonio folklorico, ma pullula letteralmente di luoghi “strani” e leggende popolari davvero agghiaccianti. Permettete però a chi scrive di fare il facile e di immaginare un gioco dell’orrore su un posto che conosce molto bene: il castello di Bracciano, imponente maniero quattrocentesco sulle rive del lago omonimo a nord di Roma.

Castello di Bracciano: imponente, vero?

Fortezza straordinaria, che domina i colli più alti della città da secoli, oltre a essere un bellissimo esempio di architettura difensiva tardomedioevale secondo una leggenda sarebbe stata anche la “residenza” di una vera e propria serial killer: Isabella de’ Medici, moglie del signore di allora e accusata dal volgo di aver assassinato vari suoi amanti gettandoli in un pozzo colmo di lame affilate all’interno del quale… eh, beh, non scendo certo nei dettagli.

Di recente, una serie di studi storici hanno concordato sul fatto che l’intera leggenda fosse una gigantesca fake news per screditare la povera nobildonna, che tra l’altro sembra non aver mai messo piede a Bracciano. Tuttavia, la leggenda secondo la quale nel castello ci sarebbe un complesso trabocchetto progettato per assassinare in maniera pulita amanti divenuti testimoni scomodi fa sempre un certo effetto e rimanda alla figura della contessa Bathory, fra le più famose serial killer del rinascimento europeo.

Come riambientare questa leggenda?

Il castello di Bracciano è un esempio perfetto di maniero tardomedioevale, citato da storici, architetti e critici d’arte, perfettamente conservato e ricco di luoghi successivi.

Layers of Fears: quanti colpi vi ha fatto prendere?

Basterebbe anche solo immaginare cosa accadesse se per un malaugurato motivo il protagonista si ritrovasse bloccato per una notte fra le sue immense sale, braccato dalla presenza della serial killer, per avere il canovaccio perfetto per un escape-game simile a Layers of Fears nel quale l’unico obiettivo potrebbe essere la fuga disperata da un destino terribile e segnato.

E presto, in una situazione del genere, anche la mente potrebbe giocare brutti scherzi.

In poco, un castello così magnifico potrebbe tramutarsi per il giocatore in una vera e propria prigione opprimente.

Puglia

E qui veniamo a uno degli scenari più suggestivi in assoluto.

Terra di culture che si incontrano, di profonda religiosità e di paesaggi tanto belli quanto ancora una volta isolati e misteriosi (soprattutto in aperta campagna), la Puglia ha una vastissima tradizione folklorica anche e soprattutto cattolica che vede come protagonista esorcismi, malocchio e fatture varie (vedi Il Legame, horror Netflix uscito in questi giorni). Una tradizione da cui discende anche quella della taranta, ovviamente.

Una scena de Il Legame, l’horror di Netflix che riporta in auge il folklore pugliese

Musiche lugubri e intense, un sole battente che scalda e quasi soffoca e contrasta con antiche masserie dai corridoi lugubri e antichi e soprattutto storie di maledizioni di famiglia sembrano perfette per un gioco horror psicologico in cui niente è come sembra.

Che gioco dell’orrore vi ambienterei

In un contesto così misterioso, ricco di suggestioni e soprattutto in cui le piccole comunità possono nascondere tanti segreti legati anche alla causa di una maledizione, un giocatore potrebbe essere chiamato a indossare i panni non della vittima, ma dell’esorcista chiamato a risolvere un problema.

Arrivati in casa del posseduto saremo chiamati a capire come aiutare i posseduti, non solo studiando quali rituali utilizzare, ma soprattutto indagando sulle vittime, sulla famiglia e sul loro passato, magari girando per la casa con l’obiettivo di raccogliere indizi su chi abbia lanciato la maledizione. Il nostro ruolo ci imporrà dunque di analizzare tutti gli indizi, inoltrarci nella vita di degli sconosciuti e far collimare tutti gli indizi per trovare le risposte, per poi individuare la persona che lanciato la maledizione o agire con un esorcismo.

Piu’ o meno così doveva apparire la scena dell’esorcismo di un “tarantolato”

Attenzione però: spesso, scavando in situazioni del genere, ci si può ritrovare di fronte a segreti inconfessabili e renderci conto che gli stessi parenti della vittima possano essere pericolosi.

Sardegna

Regione fra le più selvagge del territorio italiano, la Sardegna non manca certo di luoghi misteriosi e di leggende folkloriche che potrebbero essere trasposte senza problemi in un film, un romanzo o un videogioco dell’orrore.

Barbagia, Sardegna, terra di siti antichi e misteri

Fra le tante, quella che più ha colpito l’autore di quest’articolo è la leggenda sarda della processione dei morti, una “figura retorica” molto presente nel folklore di tutto il mondo ma che in un territorio aspro, chiuso e nel quale persino i paesini e le città appaiono come inospitali, fa davvero impressione.

Si dice che in Sardegna vedere gli spiriti in giro non sia certo un fenomeno anomalo e la devozione popolare passa anche attraverso pellegrinaggi a luoghi dove i morti passerebbero. Addirittura si dice che le persone che stanno per morire potrebbero vedere loro stessi partecipare nelle processioni giorni o mesi prima della loro morte.

E che accadrebbe se il protagonista di un videogioco si ritrovasse a vivere un’esperienza del genere?

Come usare una leggenda del genere in un videogioco?

Questo affascinante mito popolare potrebbe essere alla base di un titolo magari non proprio horror, ma un thriller psicologico dalle lugubri venature soprannaturali. Il protagonista del gioco potrebbe vedere la processione, vedersi fra i defunti e capire che il suo destino è ineluttabile. A quel punto, magari, potrebbe scoprire di essere destinato a venire assassinato da qualcuno, e avrà quindi la possibilità di cambiare il suo destino e, perché no, trovare il suo omicida.

Sempre che possa scappare dalla sua fine, sia chiaro, o se ribellarsi alla propria morte sia davvero la cosa più giusta e sensata da fare: a volte, forse, andare contro il proprio destino potrebbe portare a conseguenze troppo grandi da sopportare.


L’Italia ha un vero e proprio patrimonio di storie, leggende popolari, location da brivido che costituiscono un’ottima fonte d’ispirazione per scrittori e sceneggiatori di storie fantastiche o horror, e che aiutano al contempo a riscoprire qualcosa dei vari territori.

In tutto il mondo questo tipo di folklore ha aiutato varie software house (spesso indipendenti) a trovare la storia giusta per titoli interessanti (il thailandese Home Sweet Home: tecnicamente mediocre ma capace di suggestionare e rielaborare le storie popolari), quindi sarebbe splendido che una cosa del genere accada anche qui, a casa nostra.

Queste sono solo cinque suggestioni horror che abbiamo scelto fra le migliaia, ma siamo certi che ce ne siano molte altre: quali leggende popolari delle nostre regioni vedreste bene in un videogioco, horror e non?

This post was published on 12 Ottobre 2020 18:02

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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