La Teogonia di Esiodo intimamente fusa con l’Odissea omerica. Penso di non poter riassumere ulteriormente l’opinione che mi sono formato leggendo Zero: non soltanto un romanzo fantasy, ma un libro con colonna sonora, citando lo stesso autore, Valerio Giovine.
Quando mi è stata consegnata la versione d’anteprima, mi è stato raccomandato più volte di accompagnare la lettura con l’ascolto di una playlist creata ad hoc dallo stesso scrittore che, come ho scoperto poco dopo, è anche un musicista e compositore.
E allora cerchiamo le cuffie nel disordine pre-post-lockdown (non si sa), premiamo questo tasto Play sul cellulare, apriamo il libro e diamoci da fare.
Fin dalle primissime righe troviamo la misteriosa figura di Universo, una presenza costante ma intangibile, che dà vita al cosmo e in particolare alle Entità che fungono da protagoniste della narrazione: Luce e Oscurità, fratelli opposti sulla scala elementale ma inseparabili e affezionatissimi, per quanto delle entità eterne e immortali possano provare affetto come noi lo concepiamo.
Proprio le avventure di Luce e Oscurità costituiscono il punto focale della storia per gran parte del romanzo, mentre le guerre cosmiche, la creazione e la distruzione di corpi celesti e la politica interstellare fungono da scenografia per uno spettacolo al contempo umano, nelle emozioni trattate, e alieno, nella natura dei protagonisti e sulla scala inimmaginabile delle distanze su cui gli accadimenti si dipanano.
Attorno a questa danza tra fratelli, che dispongono di poteri apparentemente illimitati, ruota una schiera di comprimari, gregari, co-protagonisti e figure secondarie: gli elementi del creato, nella loro declinazione più pura ed elementale, nell’accezione che sarà familiare ai giocatori di ruolo e agli appassionati dei Forgotten Realms.
La materia, il pulviscolo interstellare, le comete, l’aria, la gravità: questi sono tutti elementi personificati, figli e figlie di altre entità o addirittura del Padre stesso, Universo.
In Zero di Valerio Giovine non mancano creature più tipiche del genere fantasy, come ad esempio i Centauri e le Sirene, a cui però viene attribuito un ruolo nettamente superiore rispetto a quello che siamo abituati a leggere: dominano vasti imperi intergalattici, regni in grado di sfidare, seppur brevemente, l’immane potenza degli stessi elementi cosmici.
Molti di voi, cari lettori, avranno ormai inquadrato una delle mie più grandi passioni: la mitologia in ogni sua forma. Pagina dopo pagina, Zero solletica proprio quella zona del cervello umano che elabora gli argomenti che preferiamo.
Un capitolo dopo l’altro mi sono ritrovato a gustare una fusione tra l’epica ellenica e le saghe scandinave con cui vi ho ammorbato intrattenuto (spero) con le analisi mitologiche della mia rubrica della Tana dell’Orso, per poi percepire una nota sottostante, una sorta di radiazione cosmica di fondo, costituita dalla cosmogonia greca: in Zero la natura primordiale ed elementale dei Titani si fonde con la volontà dominatrice e con l’ardente gelosia, se vogliamo, degli dèi dell’Olimpo.
Invece un’altra area del mio cervello, che immagino situata in un punto diametralmente opposto alla prima, è interamente votata al rifiuto della matematica. Sì, è la mia nemesi. E come ogni nemesi che rispetti, me la ritrovo ovunque: anche in un romanzo fantasy.
Lo so, il titolo (Zero) avrebbe dovuto darmi qualche indizio in tal senso, ma sono stato gabbato dalla promessa di un sacco di spunti e citazioni sulla mitologia. Una trappola in piena regola, per me irresistibile.
E allora, pur evitando gli spoiler, possiamo vedere che già nelle prime pagine si forma una sorta di dualismo tra lo Zero in copertina e l’Uno, l’assoluto, l’Universo.
Questo accade da una parte, mentre dall’altra abbiamo un’inversione della cosmologia dualistica tipica del Manicheismo e delle scuole di pensiero che da esso derivano: qui Luce e Oscurità non sono il Bene e il Male, eternamente impegnati in una lotta tra spirito e materia, ma sono fratelli.
Si vogliono bene, al punto da rischiare la propria esistenza per aiutarsi l’un l’altro. E allora Spirito e Materia possono benissimo essere entità come loro, che collaborano per il bene del Valde, e per mantenere un sano equilibrio nel vasto ed eterno Impero di Universo.
Mi fermo qui, con una riflessione che può scaturire già passeggiando tra gli scaffali di una libreria e dando un’occhiata solo alla copertina e alle prime due o tre pagine, senza addentrarmi in quello che scoprirete soltanto dopo aver letto le oltre 550 pagine che compongono l’armonia scritta da Valerio Giovine.
Passiamo ora alla parte più soggettiva di questa recensione: le mie impressioni.
Un lettore distratto e poco abituato ai romanzi fantasy può apprezzare questo libro? No, credo proprio di no. Lo stile ampiamente descrittivo, le tematiche trattate e un ritmo non proprio rapidissimo andrebbero a scoraggiare chi magari preferisce una narrativa d’altro genere.
Chi però apprezza senza remore le letture impegnative, in grado di prenderci delicatamente e di trasportarci pagina dopo pagina in un cosmo formato da lampi di luce che si trasformano nelle note di una melodia lunga eoni, scandita da pause di oscurità e inframmezzate da oceani di pulviscolo intergalattico, probabilmente amerà questo Zero di Valerio Giovine.
Le illustrazioni di pregio, disseminate qua e là tra i capitoli, sono state disegnate sempre dall’autore, e -come dicevamo- le stesse colonne sonore che accompagnano la lettura sono state composte sempre dal poliedrico Valerio Giovine.
La Playlist su Spotify che è stata allegata alla mia copia del romanzo mi ha convinto a reinstallare quell’app che, da strenuo sostenitore dell’intrinseca superiorità della solida realtà del PC fisso rispetto ai dispositivi mobili, avevo eliminato tempo fa.
Qui sono certo che l’autore verrà a rigarmi la portiera dell’auto, ma in quella playlist io sento musica classica che si fonde con canti gregoriani, con un contorno di musica etnica e una spolverata di symphonic metal.
Valerio, perdonami. La mia Astra è parcheggiata lì. Fa’ pure.
Ho già premesso che quella che stringo tra le zampacce è una versione pre-stampa, non quella definitiva. Relativamente a quell’incarnazione devo dire, per onestà intellettuale, che la fluidità e la scorrevolezza della lettura sono state un po’ ostacolate da qualche magagna sul fronte linguistico.
Di recente mi è passata sott’occhio anche una versione ufficiale, cioè quella messa in vendita con tanto di CD allegato, e la revisione linguistica sembra aver migliorato notevolmente l’esperienza del lettore spaccapal- generalmente attento all’ortografia e all’uso consapevole della punteggiatura.
Ora il karma (o l’Universo?) mi punirà e in quest’articolo verranno fuori settemila refusi, state a vedere.
Questo libro va a collocarsi sullo scaffale della lettura di evasione in senso stretto, insieme a tutti quei romanzi che mi permettono di smettere di pensare alle scadenze, alle notifiche, alla precarietà, al futuro incerto e a gran parte degli allegri pensierini che affollano le capocce della mia, forse nostra generazione.
L’epica greca e le saghe scandinave, tanto per citare due generi letterari del passato, per quanto mi riguarda sortiscono lo stesso effetto di questo Zero. Un altro punto a favore è costituito dall’assenza di stereotipi triti e ritriti: quando incontriamo un trope letterario impiegato in modo più tradizionale, si tratta quasi certamente di un chiaro richiamo alla mitologia o alla filosofia del nostro mondo.
Se volete, per concludere, gustarvi il viaggio di un immortale alla scoperta della maledizione / benedizione della mortalità, e guardare il mondo con occhi nuovi, come se foste bambini seppur dotati di poteri in grado di ridisegnare il cosmo, allora Zero è senza dubbio il romanzo che vi consiglio di leggere in questi giorni bui.
This post was published on 25 Ottobre 2020 16:53
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